Radiomobile
Oggi pomeriggio (ho finito di lavorare alle 15) sono andato con la Susy e Riccardo all’Iper per mangiare un “bel gelatino”. Io ed il piccoletto ci siamo presi una bella coppetta e, insieme alla Susy, ci siamo fatti una passeggiata. Nel bel mezzo del vasto piazzale che è il cuore del Centro Commerciale stava, scintillante, una gazzella dei Carabinieri. Io e il piccoletto, ipnotizzati, ci siamo subito catapultati per un rapido sopralluogo. L’autista ed il capo equipaggio chiacchieravano con un amico e noi avevamo quindi modo di osservare bene il mezzo. Riccardo, il berretto azzurro di lana calcato sugli occhi, scrutava con occhio attento l’Alfa.
Tra una palettata di gelato e l’altra, con sguardo acuto ed una corona di cioccolato sulle labbra, sussurrava commenti da fine intenditore:
“E’ grande, eh papi?” diceva squadrando il baule.
“E’ grande si!” facevo eco io.
“E’ veloce, eh papi?”
“Veloce di brutto!” rispondevo.
“E’ grande il motore! Eh?” Buttava li scrutando il cofano.
“E’ una Alfa!” dicevo io
“Eh si! E’ un Alfa!” confermava con il moccio al naso ed il suo sorriso furbetto.
A quel punto l’irreparabile.
Dalle nostre spalle sbucava una vecchietta stampellata. In testa calato, a mo vaso da notte, un cappello marrone di lana infeltrita e lo sguardo di quella che sta per dichiarare guerra alla Moldova.
“Scusi, sa dov’è il Palazzolo?” ha detto con voce sofferente.
“Guardi, faccio scrutando la stampella e le scarpe ortopediche, deve costeggiare questa struttura, poi gira a sinistra ed è arrivata. Guardi che è lontanuccio…”
A quel punto lei, con la freddezza di Newman nello “Lo spaccone”, ha calato l’asso.
“Devo andare a trovare mia sorella che è molto malata. Devo andare! Non può accompagnarmi?!”
La signora, a mio modesto avviso, era il tipo di nonnina che sembra male in arnese ma poi scopri che, quando l’Enel fa l’assemblea degli azionisti, viene chiamata prima a casa dall’Amministratore Delegato per capire cosa voterà sul bilancio. In ogni caso, dopo aver consultato con uno sguardo la Susy, ho infilato le chiavi in tasca e sono andata a prendere la macchina. Mai, dico mai, scelta fu piu’ nefasta. Mentre la vecchietta mi intratteneva brevemente su una rapida riflessione sulla forza della fede (“Vede” diceva” ho detto al Signore che sarei venuta al Palazzolo ma che doveva aiutarmi. Ed ecco che è comparso Lei!”) e mi interrogava su come ci sente a diciotto anni (“Vede, mio nipote compie tra pochi giorni 18 anni. Lei che è esperto come ci si sente a 18 anni?” avrei dovuto risponderle “Parecchio incazzati e con una gran voglia di trovare qualche coetanea in vena di scoperte!” invece di “Momento chiave per la formazione dell’individuo, mia cara signora!”. Mentre mi poneva queste domande ho temuto che mi aggredisse con la stampella tentando di derubarmi ed ero pronto a piantargli una gomitata sul setto nasale tale da provocarle una frattura cranica multipla ) il mio diletto viveva il suo momento magico.
Infatti l’appuntato autista, commosso dalla passione del mio fringuellino, prendeva il professore in braccio e lo poneva, udite udite, al volante della gazzella. Il resoconto lacunoso e privo di lirismo della di lui madre impedisce di comprendere al meglio l’istante sublime ma, con l’aiuto della fantasia e delle frammentarie informazioni strappate al virgulto, posso immaginare l’imbarazzo misto ad orgoglio con cui il mio diletto ha preso possesso del mezzo. Lo vedo mimare un qualche inseguimento e spingere la 155 in controsterzo mentre, brandendo la paletta fuori dal finestrino, intima di fargli largo. La leggenda vuole che l’appuntato abbia poi acceso i lampeggianti e che il piccoletto li abbia fissati con l’intensità dedicata alle lucine lampeggianti del presepe. Ed io, preso nella tela del ragno, non c’ero. Io, mentre mio figlio calcava il sedile di una gazzella del Radiomobile, ero altrove. Ci fossi stato avrei fatto un servizio fotografico con il prestigioso cellulare datomi in dotazione da Archie. Avrei scelto la foto migliore e, messa sul pc, per settimane mi sarei pavoneggiato al lavoro.
La vecchietta, che impartiva benedizioni a raffica sul mio capo, ha detto che sarei stato ricompensato. Per ora ci ho rimesso. E di brutto.
Padri e futuri padri vegliate dunque, perché non sapete quando sui vostri figli calerà l’ala della gloria. Vegliate e non perdete l’istante fuggevole…
Il Maresciallo
Stamattina, mentre venivo al lavoro, il picoletto mi ha chiamato. Circolava per casa con il basco dei Carabineiri in testa ed al collo gli alamari dei congedati. Saltellava qua e là stimadosi tutto nello specchio in camera sua. Stasera gli spiego la scala gerarchica...