martedì, marzo 31, 2009

Domanda

Ma sono davvero già passati quattro anni dall'inizio del conci??

amicizia

drriiiin
"pronto", la voce è la solita, profonda...
"Gughi, ciao! sono io...", parto io, con voce suonante
"io, chi?!?" risponde lui, un po' scocciato di essere disturbato nella quiete di casa da chissàchi..
"il Tec! maporcamiseria! un'amicizia allo sbando... oramai si comunica solo via email... si dibatte per iscritto... e ci si dimentica del timbro della voce di un amico", abbozzo io.
"Tec, chi?", ribatte lui. e interrompe la comunicazione.

Sono qui, fisso il telefono e mi domando: perchè hai anche cancellato il mio numero dal tuo cellulare?

tec

domenica, marzo 29, 2009

Ma tu lo vedi?

Essere il padre della mente piu’ brillante del millennio comporta, a volte, alcuni momenti di difficoltà.

“Papà ma noi Gesù lo possiamo vedere?” mi ha chiesto all’improvviso.

“No…no Riccardo, Gesù è come Dio…non lo vediamo” ho risposto prendendo tempo.

“Ma tu lo vedi?”
"No..."
"Perchè?"

“Perché Dio non è come noi. Non è un uomo. Dio è grandissimo. E’ ovunque…dipende da te se vuoi vederlo o meno. Lui è in ogni cosa bella…in ogni cosa.”
“Vuol dire che se vedi una cosa bellissima è di Dio?”
“no…a me succede che quando vedo qualcosa di bello penso che Dio esiste è c’è un pezzo lui in quella cosa. Se vedo una coccinella penso che c’è una piccolissima minuzia di Dio in lei. Se guardo te e tuo fratello vedo un pezzo Dio. Dio è nel vento. Qualche mattina fa correvo sotto il sole. C’era un bel vento e si sentiva il profumo dei fiori e delle terra. Ho pensato che anche lì c’era un pezzo di Dio. Lo vedi quell’albero con quei fiori rosa?”
“Si…”
“Ecco se l’avessimo guardato ieri sarebbe stato spoglio. Ci sarebbe sembrato morto. Ora è arrivata la primavera e lui ha quei fiori bellissimi. Ecco quando lo guardo vedo Dio. Penso che solo Dio abbia potuto pensare ad una cosa simile…”
“Papà, ma è Gesù che decide il tempo che fa?”
“In che senso?”
“E’ lui che decide se c’è il sole o se piove?”
“No…volendo potrebbe. Ma lui ha deciso di lasciare che ogni cosa faccia quello che vuole. Lui ha inventato tutto, anche noi, e poi ha deciso di lasciar fare ad ognuno ciò che vuole…chi è il papà di Gesu’?”
“Dio”
“Ecco Dio è come un papà. Però non gioca con noi. Ma noi sappiamo che c’è. Lui ci guarda sempre e ci sta sempre vicino e se abbiamo bisogno possiamo chiamarlo. Anche se non lo vediamo sappiamo che c’è. E non lo vediamo perché è troppo grande. Molto piu’ grande di noi…”

Spero di non avergli confuso le idee.


Guglielmo

venerdì, marzo 27, 2009

Il Kurgan


Dopo aver attentamente valutato lo stato dell’economia globale, ho deciso di procedere con l’acquisto di un paio di Puma. Per avere la piu’ ampia scelta possibile mi sono recato in un grosso cubo di cemento, situato appena fuori Milano, farcito con decine di scarpe di ogni genere, taglia e colore.

La mia scelta, dopo circa un’ora di attenta analisi, è caduta su un paio di Puma 917 ( il nome si ispira al film “Le Mans” con Steve Mcqueen che guidava appunto una Porsche 917 ma che, non mi risulta, indossasse le mie spettacolari scarpe).

Con la scatola rosso fuoco, dopo una prova che coinvolto decine di modelli, mi sono recato in cassa.
Giocherellavo con la carta di credito quando ho notato che le procedure di pagamento erano ferme. La coda non fluiva come doveva e, chiaramente, era in corso un qualche problema. Con il solito piglio del grande cronista, mascherato da acquirente di Puma 917 (spettacolari nella loro livrea nero bianca), ho cercato di comprendere la situazione.

L’inceppo era rappresentato da un tizio alto circa una quindicina di centimetri piu’ di me e spesso come un paio di frigoriferi. Tra le mani nodose il nostro teneva un paio di scarpe nere classiche.
Il motivo del contendere risiedeva nel desiderio del Kurgan di cambiare le scarpe acquistate e negli ostacoli che la cassiera giustamente poneva (le scarpe erano chiaramente state usate. La suola era ricoperta di una spessa polvere bianca e la tomai presentava vistose rughe.)

La fiera e ligia cassiera, non riscendo ad arginare gli sbuffi del cliente, ricorreva a quello che immagino fosse il titolare.

Il vecchietto, un metro e sessanta di ometto guarnito con baffi bianchi, forte dell’impunità della sua età ripeteva tra se e se, senza rivolgersi a nessuno e tanto meno al ciclope. “No...No...non si possono cambiare...non si possono cambiare...sono state usate...”
“Le sto dicendo che non sono state usate! Ci ho camminato in casa!” diceva il Kurgan sottointendendo un minaccioso “stai dicendo che mento?”

L’ometto, in un dialetto sconosciuto, intimava alla cassiera di chiamare Enzo per dirimere la faccenda.

“Enzo...Enzo alla cassa!” urlava la prode nel microfono.

Mi aspettavo dunque di veder uscire dalle viscere del cubo di cemento un lottatore di sumo pronto a sistemare il gigante. Ero piuttosto soddisfatto perchè dalla mia posizione di secondo in fila non avrei perso un solo colpo dello scontro e non escludevo di aizzare la discussione con qualche intervento a cazzo (del tipo “Questo posto è una vergogna!”).

Ma da dietro scaffali delle scarpe da donna, circumnavigando l’espositore delle cinture, compariva uno slavato gagà in jeans attillato e camicia sbottonata. Solo con l’appoggio dell’aviazione avrebbe potuto impensierire il Godzilla in occhiali da sole. Dal canto suo, rinfrancato dalla misera apparizione di Enzo, che si limitava a costatare che le scarpe non poteva essere cambiate, il Kurgan iniziava a spazientirsi davvero agitandosi come un capidoglio spiaggiato. Il vecchieto, l’unico dotato di un minimo di coraggio, continuava a rigirare le scarpe ripetendo :”sono usate...sono usate...”
“Ci ho camminato in casa!” ruggiva l’armadio.
“E cosa ha in casa, un cantiere?” ribatteva il nonnino.

Anche Enzo, pur condividendo l’opinione dei colleghi ma non osando contraddire il ciclope, buttava li. “Sentiamo Lorenzo che dice...”

“Lorenzo...Lorenzo....puoi venire in cassa. C’è un problema con un cliente che vuole cambiare un paio di scarpe...” sussurava al telefono la cassiera.

Alla fine hanno ancorato la petroliera umana ad una cassa secondari permettendomi, un po dispiaciuto, di pagare le mie Puma.

Mentre uscivo dalla porta a vetri ho fatto in tempo a sentire rimbombare nel cubo: “Antonio...Antonio...Antonio alle casse....”.

Gughi

Dove andiamo?

"Non si può risolvere il problema dell'Aids con la distribuzione dei preservativi", che al contrario, "aggravano il problema"...

A volte ho qualche problema, come cristiano, a riconoscermi in queste affermazioni.

Concordo che la Chiesa non debba rincorrere il Mondo, ma almeno sappia dove sta andando...in particolare non capisco perchè tra tutti i peccati, quelli che paiono destar il maggior scandalo siano quelli legati alla sessualità.

Guglielmo

venerdì, marzo 20, 2009

Guerriglieri?


ma il sanpietrino che vola verso i poliziotti lo vedo solo io?

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giovedì, marzo 19, 2009

50%

Nel mio ultimo post, ho messo la foto di mio nonno e parlato del suo lavoro. Un paio di settimane fa, tornando dal lavoro, sentivo radio 24 dove si parlava di unicredit a .65. Mi sono detto: "massì, buttiamoci quattro soldi: se fallisce, perdo poco e comunque con tutto quello che ho perso.. se torna ai valori del 2008, vuol dire 6 euro ad azione". Ne ho scritto via mail a Gughi, invitandolo a fare lo stesso. Tra una cosa e l'altra le ho comprate ad un prezzo più alto di .65. Ora quotano 1.32. Due giorni di rialzi double digit... Il nonno diceva di comprare i bancari. E l'ho fatto.
Poi diceva un'altra cosa: vendi quando tutti comprano. E ho fatto anche questo: un ordine è appena arrivato sul mercato. Porto a casa più del 50% di guadagno. In pochi giorni.
Grazie nonno.
tec
ps: quando scenderanno a 1, le ricomprerò...
pps: Gughi se le hai prese, seguimi...

lunedì, marzo 16, 2009

Sotto il grembiule niente

Quando tre uomini si ritrovano da soli parlano sempre e solo di una cosa: donne.

Stasera io, The One e Icus (detto il Duca di Pomerania) ci siamo trovati intorno alla tavola. Susanna era a ginnastica. Sorbivamo una deliziosa minestra in attesa di un ovetto alla coque.

“Come va all’asilo?” ho buttato li.
“Insomma, così così…” ha risposto Riki.
“Come mai? Con Michela come va?(Michela, a detta delle rispettive madri, è la sua fidanzata)”.
Il Duca intanto, avendo notato che un po di brodo era gocciolato sulla tovaglietta, ci dava dentro con lo Scottex.

“Male! Non mi piace piu’! Non è piu’ la mia fidanzata!”
“Come mai?” ho detto fingendo sorpresa.

“No…No…fa troppo la matta! Va in giro! Urla!” ha detto con tono lagnoso.

La sera, sfinito dalla giornata, il volto di Riccardo si allunga e smagrisce. Gli occhi grigi, cerchiati dalle occhiaie, si muovono rapidi. Mentre parla è un susseguirsi di facce buffe. La voce continua a cambiare tono e ritmo. Sembra piu’ grande dei suoi sei anni.

“E quindi adesso?”
“Adesso mi piace Giulia.”
“Giulia? E come è?”

Il Duca intanto, che si è accorto che da troppo non gli rivolgiamo la parola, butta li: “C’era la Roby all’asilo oggi…Martina è una monella!”.

“si…si…” dico io e volto lo sguardo nuovamente su The One.

Lui, mimando i capelli, si mette le mani distese tra le tempie e le guance: “Capelli marroni, occhi azzurri, grembiule rosso….è timida…” dice concentrandosi “…timidisssssima….”
“Come fai a dirlo?”
“Quasi non parla nemmeno con me….è una leprotta (i piu’ grandi sono gli orsetti, come Riccardo, poi ci sono i leprotti ed infine i pulcini).
“Ma a lei piaci? Le hai detto che siete fidanzati?”
“Non so mica tutto! Lei ha detto di no. Dice che sono stupido.” Ha detto senza disperarsi, come se fosse un incidete temporaneo dell’esistenza. Spero che questa Giulia si ricordi dell’affermazione quando The Special One insegnerà all’M.I.T.

“Ricky, io in tutta la mia vita non ho mai visto un bambino come te…insomma non mi sembri stupido. Anzi…”

“Lei è piu’ brava di me! Lei non finisce mai in castigo. Oggi ero a tavola. Ho tolto il bavagliolo a Giulio e lui si è messo a frignare. Poi ho messo la mano così, ferma, davanti alla faccia di Christian e lui si è coperto la faccia cos’ come se volessi picchiarlo…sono finito a mangiare con i pulcini…”

“Insomma questa Giulia ti vuole bene?”

Per tutta risposta ha steso le braccia, stretto le mani a pugno lasciando che i due pollici, paralleli alla tavola, quasi si toccassero.

“Cosa vuol dire?” ho chiesto.
“Vuol dire “così così”….dice che sono stupido” ha detto spazientito.

Icus intanto ha finito la minestra. Si avvede che il piatto sottostante è sporco di brodo e, come d’abitudine per lui ed il Duca d’Edimburgo, pretende il cambio.

“Ma perché dice così…”

“Non so mica tutto! Perché faccio le facce e faccio ridere. A me piace far ridere gli altri…oggi a ginnastica ho fatto una cosa con la palla e ho vinto. Poi ho fatto questa faccia (la faccia in oggetto non avrebbe sfigurato tra i gargoil della facciata della Cattedrale di Notre Dame). Poi un altro bambino ha fatto la stessa cosa e io mi sono buttato per terra. E lei ha detto che sono stupido…”

Come prima non era disperato. Si tratta di Amor Cortese. Non è necessario essere ricambiati dall’amata.

Comunque per esperienza, quando una donna ti dice che sei stupido ormai è cotta ed è il momento di passare all’azione. Conscio che al tavolo con me erano sedute due macchine da guerra della seduzione ho ritenuto opportuno non metterli già al corrente di trucchi che si acquisiscono con gli anni.

“Riccardo tu devi essere come sei. Imparerai quando sarai grande quando è il momento di far ridere e quando no (Io ci ho messo trent’anni ma ad oggi ci sono momenti nei quali, per una buona battuta, non guardo nulla. Qualche settimana fa ad una collega che diceva di fronte ad una ventina di persone, parlando di una scossa recente, “L’altra sera ero a letto e ho sentito il terremoto!” ho risposto “Chissà da quanto che non sentivi il letto vibrare in quel modo…”. Mi sono fatto una nuova nemica…) quello che conta è che tu sia come devi essere. Non devi piacere a nessuno se non a te…”

Lui non si è mostrato particolarmente sorpreso dalla mia riflessione ed ha ripreso a mangiare.

Domani mattina, portandolo all’asilo, cercherò di capire chi sia questa Giulia che non solo pensa che la mente piu’ brillante del terzo millennio sia stupido ma pensa che nei prossimi 80 anni di aspettativa di vita possa incontrare un altro come The Special One…

Gughi

giovedì, marzo 12, 2009

Lo specialone

... è nervosetto! E come dargli torto... è scappato il pesce grosso!

giovedì, marzo 05, 2009

Mollare gli ormeggi

Archie si presenta puntuale con la solita mezz’ora di ritardo. Indossa un elegante vestito blu ed una camicia bianca. Ha tolto la cravatta ed in testa ha un cappellino di velluto Brooksfield. Si sfila la sua giacca a vento sciancrata di grande eleganza e praticità. Gli chiedo quanto ha pagato la giacca per sapere se anch’io posso permettermela. Sempre sulla difensiva immagina voglia fargli un concione sul consumismo. Non sa che nella mia personale classifica lui viene subito dietro, in ordine, sparso, a:

Riccardo detto “il Cuor di Leone” Sir Henry Morgan, William Bonney alias “Billy The Kid”, Guglielmo detto “il Conquistatore”, Alessandro detto “il Macedone”, John Steinbeck e ultimi ma non ultimi Michael Douglas e Sam Mendes (in qualità di mariti di K.Z, Jones e Kate Winslet.).

(la premessa è necessaria onde evitare che mi chiami mio padre dicendomi. “fossi stato tuo fratello ti avrei mandato a cagare dopo quel post” e per evitare che mi arrivi un sms di Archie” vaffanculo;-))

E’ contrariato perchè al posto dell’astronave galattica, in manutenzione, che utilizza come mezzo di trasporto gli hanno dato una Ford Focus. Lo sfotto un po immaginandolo al volante di una Focus Blu spazio. Posa sul tavolo un Blackberry ed un Nokia N-series. Mentre ordina una un birra rossa riesce a mandare sei sms ed un paio di mail con le quali garantisce la libertà di parola e comunicazione a metà della popolazione italiana. Cerco di impadronirmi del suo BlackBarry (del quale difficilmente riuscirei anche solo a sbloccare la tastiera) ma lui me lo strappa di mano come se all’interno contenesse i codici di lancio di un paio di intercontinentali custoditi nella montagnetta di San Siro. Aspetto che un paio di tizi del servizio segreto mi sbattano a terra e mi facciano sentire il freddo acciaio di una nove millimetri sulla nuca. Non succede nulla.

La serata decolla. Siamo io, lui ed un amico comune (con il quale Archie ha parecchio in comune). A sprazzi si parla di basket, routers, stremaing, chip, dual core e simili (mancava Tec e poi potevo anche dedicarmi all’ascesi mistica). A fasi ho partecipato al dibattito, in altre ho cercato di imparare ed in altre ho pensato agli affari miei (volevo armeggiare con il BlackBarry ma, come detto, non è stato possibile).

Alla fine della serata siamo uscito dal locale avviandoci verso le macchine. In distanza vedevo una specie di transatlantico argento ormeggiato al marciapiede. Una di quelle macchine che passeggi e dopo tre o quattro passi ti accorgi che, pur essendo ferma, ti è ancora al fianco.

“Scusa Archie ma non è una Focus...e’ una Mondeo Tdci 2200 con cambio automatico!”

“Guarda, qualsiasi cosa sia ha un cambio che non rende. Pur essendo automatico Senti le portiere? Vuote! Non ti parlo della tenuta di strada. Carente...va beh...speriamo mi ridiano in fretta la mia...”

Ha mollato gli ormeggi ed è partito.


Guglielmo

mercoledì, marzo 04, 2009

Angelo della nebbia

Sono dietro un telo bianco. Di fianco alla testa di mia moglie. Oltre il telo, persone che a malapena conosco, svolgono la routine del loro lavoro.

Scherzano.

La sala è fredda e pare che ogni rumore, ogni pensiero, venga assorbito dalle fredde piastrelle verdi.

Quello che sento non è un urlo. Quel debole vagito, non esiste un altro nome, fa scattare in me l’apprensione e l’impotenza che un padre prova nel tentativo di trattenere e proteggere quello spiffero di vita sfuggito da chissà dove.

Quel suono rauco e mucoso è quello di un essere fradicio che viene al mondo.

Strappato dalle profonde oscurità del ventre materno, dalle viscere di Dio, dal mistero stesso della Vita. Non chiede nulla. In fondo siamo stati noi ad averlo chiamato. Ad avergli chiesto di raggiungerci qui, in mezzo alla nebbia.

E' un piccolo angelo pallido e stremato. Gli occhi neri come il carbone

Sta bene? E’ sano? E’ lungo? Il peso? E’ bello? Di che colore ha gli occhi? Ha la fibrosi?

A questo penso.

Ed alla fretta che ho di portarlo via dall’ospedale. Come se li, dove la gente non solo nasce ma anche muore, fosse piu’ esposto alla durezza della vita. A casa, nella routine dei milioni dei bambini che nascono e crescono, sarà al sicuro.

Strappandolo, come pensano i cinesi, ai demoni, lo strapperemo per sempre da dove viene e lo faremo diventare nostro figlio. Al sicuro da ogni male.

Ma è già nostro figlio. Lo è sempre stato. Da quando ho visto quella piccola luce bianca brillare sul monitor.

Torno a casa. Mi addormento e sento che nella mappa del mio cielo dove prima c’era’un punto, minuscolo e pallido, ora c’è un buco della materia. Come se tutto quello che ha gravitato senza meta e senza perno per anni ora abbia trovato il centro. Il mattino seguente lo prendo in braccio. Pallido ed impalpabile come nebbia. Smarrito nella tutina piu’ piccola che abbiamo. La pelle rovinata dal lungo travaglio e il naso a patata. Non mi pare bello. Anzi. Ma e' li per noi.

Domani sono sei anni. Sei anni non sono tanti. Ma sono dopo i cinque. E fino a cinque si è minuzie. Ci si siede nel carrello. Si è portati in braccio. Si paga ridotto al cinema. Il tuo mondo finisce con tua madre ed inizia con tuo padre. Non devi dimostrare nulla. Nessuno ti chiede niente.

Da domani Riccardo entrerà in una nuova fase della sua vita. Stasera l’ho preso in braccio e l’ho piegato in due come un foglio di carta. Mentre rideva, e per l’ennesima volta gli raccontavo di come fosse arrabbiato quella notte che sua madre andò a prenderlo dietro la luna, stella lucente che si nascondeva allo sguardo di tutti se non al nostro, mi sono accorto che gambe e braccia scappavano ovunque. Che non potevo piu’ trattenere quel corpo tra le mie braccia. Che i muscoli delle spalle, del petto e delle cosce paiono quelli di un guerriero greco. Che non mi guarda piu’ come ancora mi guarda Icus e che la sua stima ed il suo rispetto dovrò guadagnarli ogni giorno. Sul campo. Finche me lo permetterà.

Tanti auguri Ricki, piccolo e pallido angelo della nebbia.

“Scelti da chissà che mano per essere buttati in mezzo alla nebbia…

“Angelo della nebbia”- L. Ligabue.


Guglielmo
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