mercoledì, aprile 29, 2009

Pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
m entre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Eugenio Montale, "Ossi di seppia" 1916

giovedì, aprile 23, 2009

profondo rosso

E' inutile: basta un nanosecondo e va giù lungo. una botta al naso, al labbro e sul ginocchio.
il pavimento dell'androne che si riempie di grida e sangue. la bicicletta, incagliata misteriosamente fra l'ascensore e il pavimento è riversa.
Lo tiri su: zampilla come una fontana inondando se stesso e te di sangue.
Lo stringi forte a te, tanto il danno è fatto e forse non ci pensi nemmeno che stai sporcando un abito di sartoria, una cravatta di seta, una camicia e uno spolverino il cui costo complessivo è un insulto alla miseria.
Matteo urla e tu non sai che pesci pigliare, se non correre su a casa, buttargli la faccia sotto l'acqua gelata, con il primo effetto di farlo gridare ancora di più. poi prendi il ghiaccio e lo tamponi un po'. ma continua a sanguinare e non sai cosa fare, intanto ha smesso di piangere e ti guarda per trovare rassicurazioni. "papà ti ho sporcato!". E ride. "mica l'hai fatto apposta, matteo. Importante è che non ti faccia male niente.. guarda come siamo conciati.. ci cambiamo?".
"sììì!" grida lui con l'entusiasmo tipico dei bambini che dimenticano in fretta. Il naso e' ora tappato di rosso.
Getto tutto a lavare, pulisco il pavimento, ora più simile ad una macelleria che ad una casa.
Matteo sta bene, non riesco a pulirgli il nasino perchè appena ci provo, ricomincia a sanguinare.
"Andiamo all'asilo, ora?".
"Sìììì! con la bici, papà"
E cosa gli dici? no? Gli dici che può cadere e farsi male e farti fare tardi?

Rimonta in bici e lentamente ci avviamo verso l'asilo: matteo racconta e romanza la caduta, facendola apparire come un'avventura da raccontare alla sua fidanzatina all'asilo.
Ho un magone grosso così: non sono riuscito a proteggerlo. E per la prima volta, mi rendo conto che i figli, per quanto dannatamente tu lo voglia, non puoi sempre proteggerli.
Devono cadere e farsi male. Poi si rialzano.

Tra qualche anno, però, gli manderò il conto della lavanderia...

Tec

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mercoledì, aprile 22, 2009

Importante

L’agente immobiliare è arrivato puntuale. Indossava il vestito della cresima, un paio di occhiali con lenti piu’ adatte alla stazione orbitale dell’Esa ed un giubbotto di marca troppo stretto. La giacca, spiegazzata come la camicia dal colletto troppo piccolo, sbucava dal giubbottino.

Ha cercato subito di convincermi che la zona in cui si trova l’immobile è di gran pregio (essendo ignaro che per me il valore di una casa risiede nella distanza dalla Montagnetta di San Siro e dalla mia piscina preferita, cosa che rende la mia attuale abitazione in linea con le quotazioni di Marthas Vineyard) e poi, riferendosi al giardino condominiale, ha esclamato:
“E’ un giardino importante…”.

La parola “importante” si sente spesso in televisione. In particolare in bocca a giocatori ed allenatori di calcio. Fateci caso. Un’azione ben congegnata è “importante”. Un infortunio grave diventa “importante”. Un bel goal è importante non se fa vincere ma se è fatto in mezza rovesciata. Un girone di qualificazione difficile è importante. Dichiarazioni decise (“Mercoledì andremo a Londra a vincere”) sono importanti. Scelte drastiche (“Passo dal Milan al Chelsea”) sono importanti.

Insomma tutto, nel mondo del calcio, è importante. Sembra che ascoltandosi l’un l’altro in televisione si siano convinti che dire “importante” dia un certo tono. Ascoltate le persone che vi stanno intorno e conteggiate gli “importante”.

Il mondo del calcio ci da quindi lezioni di stile e di vita. Scopro infatti oggi sul “Corriere” che Balottelli è stato coperto di insulti non per razzismo ma perché è un provocatore. Tanto è vero che nella stessa partita Muntari e Vieira non sono stai fischiati (e per questo, malgrado il loro colore così scuro, dovrebbero ringraziare il pubblico di Torino). Ed in effetti i tifosi presenti allo stadio non è che per le strade di Torino insultino tutti quelli di colore. Magari solo quelli che li fanno incazzare. Insomma l’essere nero è un problema, una leva, che posso utilizzare per offendere e provocare uno. Come dire “Spilungone di merda”, o”quattrocchi del cazzo”. La controprova finale, se ancora non vi siete convinti dell’assoluta buona fede dei tifosi zebrati, sta nel fatto che quando un giocatore bianco si comporta come Mario (ma ancora non ho capito cosa ha fatto di cosi devastante, ma a furia di ripetercelo ci convinceremo che contro la Juve è stato davvero scorretto) tutti gli gridano “caucasico di merda” o anche “biancastro di merda”.

Sacchi e Platini ci dicono infine cose “importanti”: non è proprio razzismo. In effetti Mario non è stato costretto a spostarsi dal sedile di un autobus o costretto a bere in una fontana diversa dalla nostra. Semplicemente il colore della sua pelle, le sue origini (compreso il dramma familiare che lo accompagnerà per tutta la vita) sono stati presi a pretesto per farlo innervosire (questa si una cosa corretta ed “importante” da fare su un campo di calcio).

Quello che penso è che basti guardare Mario per capire tutto. Dio gli ha dato un talento ed una consapevolezza di se che dona a pochi in ogni generazione. È uno che a 18 anni ha guadagnato quanto guadagnerà quasi un singolo tifoso sugli spalti in tutta la vita. Gioca nella squadra piu’ affascinante del mondo. E’ uno che in campo se la gioca alla pari con gente che crede di aver il diritto di intimidire e picchiare i piu’ giovani. E’ un bel ragazzo. E tutto questo è toccato ad uno con la pelle così diversa dalla nostra…e forse è questo che davvero fa arrabbiare le orde che affollano gli stadi e che trovano spazio anche sul Corriere (“Niente razzismo e niente scuse”)

Se mio figlio avesse assistito alla partita e mi avesse chiesto “Papà perché gli urlano queste cose” non gli avrei risposto “Vedi Ricky, lui è un provocatore e la sua squadra sta vincendo e quindi per farlo arrabbiare tutti gli urlano queste cose e gli fanno il verso della scimmia”. Se il giorno dopo ripetesse le stesse cose ad uno che gli taglia la strada in macchina o a un compagno di classe con dui litiga, dovrei giustificalo. Gli risponderei invece e semplicemente “Vedi Riccardo, questo è razzismo. E di quelli importanti...”


Guglielmo

Gughi... se ci dovessero fischiare le orecchie...

sappi che le nostre mogli passeranno la giornata insieme. E mi sa anche domani...
Già le sento: "mio marito.. blablablabla.. e poi non fa mai.... e si dimentica... e blablablabla..."; " per non parlare di quando... blablabla..".
Insomma, comunque vada, stasera ci sentiremo dire: "Gughi fa questo e quello... e tu no"; "il tecnologo fa quest'altro e quell'altro... e te non te lo sogni nemmeno".
Siamo finiti.
Stasera appena torniamo a casa, la miglior strategia sarà l'attacco. Togliere loro qualsiasi possibilità di parola. Alla mal parata, inventarsi qualcosa e uscire di casa: potrebbe essere l'occasione buona per quella spedizione sul kilimangiaro....
 
tec
 

martedì, aprile 21, 2009

SuperMario

Quando uno stadio intero grida frasi razziste ed ulula come un branco di animali all’indirizzo di un uomo non ci sono distinguo da fare. Non importa che quell’uomo sia scorretto, forse arrogante.

Importa solo che per il colore della sua pelle venga umiliato e ferito nella sua umanità

Se un ragazzo di pari età avesse lo stesso atteggiamento, mi viene in mente Cassano o un Totti in forma, a nessuno verrebbe in mente ciò che è passato nella mente dei tifosi della Vecchia (nel senso che un tempo lo fu) Signora. Durante un Milan-Inter di Champions i tifosi dell’Inter riservarono un trattamento simile a Seedorf. Parte dello stadio, tra cui io, si dissociò e comunque mi sentii mortificato per il trattamento riservato ad un uomo corretto come Seedorf (ma anche fosse stato l’uomo piu’ scorretto del mondo la sua pelle sarebbe dovuta restare fuori dalla questione).

E chi mi sorprende di piu’ è Lapo. Malgrado la lezione che la vita gli imposto non ha ancora imparato che non si esprimono a mezzo stampa giudizi sugli altri e non si giudica sul sentito dire.
La giustificazione che “tanto anche Sissoko, Seedorf , Viera subiscono le stesse cose” non regge. Anzi. Mario è vittima di fischi non perchè scorretto, ma solo perchè nero.
Nel dettaglio penso che SuperMario, malgrado le provocazioni, sia restato serenop ed abbia fatto al sua partita.

E’ inutile non andare a Ginevra per Durban II e poi assistere a queste discussioni in cui tutto viene minimizzato e ricondotto al clima da stadio.

Alla fine ciò che resta di questa vicenda è solo il vecchio e odioso razzismo.

Gughi

lunedì, aprile 20, 2009

Macchine avanti tutta!

Immagino sia stato questo l'ordine che il Capitano del Titanic diede dopo il cozzo.

E così anche oggi, malgrado si inseguano dati negativi un giorbno via l'altro, malgrado la gente perda il posto di lavor, malgrado i consumi flettano la parola d'ordine sui media è: avanti tutta!
Il peggio, si dice alle spalle.

Cazzo, dico io, se l'effetto di questa crisi nella mia vita è che ho rinunciato alla serie 5 di Magnum P.I (ma non ho mancato la 8 in offerta...) allora non era una crisi così forte...

Questo ottimismo a piene mani che viene diffuso è in realtà il segno di quanto sia diffusa e profonda la crisi. I mezzi di informazione, come accaduto in recenti eventi (Iraq, 11 settembre...), si astengono dall'analizzare la realtà limitandosi a fare le grancasse dei Governi.

Ad esempio. I tassi di sconto bassi associati a all'emissione di liquidità come se piovesse significano una sola cosa: inflazione. I salvataggi e le iniezioni di liquidità avvengono con emissione di moneta. Su chi ricadrà il costo di questa crisi se non , per l'ennesima volta, sulle generazioni future?

Qualcuno ne parla?

Chi vigila?


Gughi

venerdì, aprile 17, 2009

Il Sacerdote

La stanza del notaio è tinteggiata di fresco. Sulle pareti prive di porte e finestre sono state allestite due scaffalature in acciaio lucido che arrivano sino al soffitto. La prima è riempita ordinatamente di faldoni rossi mentre sulla seconda trovano posto decine di volumi di giurisprudenza. Nel mezzo della stanza c’è un tavolo di cristallo da riunione invaso da riviste, codici e fogli. La controparte è in ritardo è cosi aspettiamo sul comodi divano di pelle nera. Alla parete un acquaforte che rappresenta cavalli sofferenti che affondano nel fango.. Arriva il notaio. E’ una donna di circa 60 anni. Se negli uomini che fanno professioni simili (in cui il professionista è simile ad un sacerdote che officia riti misteriosi) spesso prevale la sacralità (che sconfina quasi nell’arroganza) e l’esteriorità, nelle donne prevale la competenza e la sicurezza. Entra nella stanza. Mi alzo in piedi. Si accomoda sul lato corto del tavolo tra noi e la controparte (che ancora non si vede). Alle sue spalle la scaffalatura zeppa di codici e manuali. Se fosse un uomo l’incombente massa di volumi alle sue spalle, le leggi che ricoprono come edera ogni aspetto della nostra esistenza senza renderla in realtà piu’ certa, sarebbe il piedistallo di sapere sui cui poggiarsi. Il nostro notaio invece è vestito in maniera sobria. Indossa con disinvoltura diversi anelli ed una collana. Lei non si appoggia alla massa di leggi, codici e volumi ma è l’argine tra noi è loro. E’ il prisma attraverso il quale anche noi profani possiamo vedere un ordine nel caos.
Come ho fatto con una graziosa pediatra che visitava Federico, con un medico che esaminava la lastra del mio piede, con il meccanico che mi riconsegnava la Toyota ho buttato li “Le piace ancora il suo lavoro?”.
Compostamente, con il volto illuminato da un impercettibile sorriso, ha risposto:

“Si, mi piace ancora...malgrado tutto...malgrado le leggi che si accavallano e malgrado sia necessario essere elettricisti, ingegneri, idraulici per fare questo lavoro...troppi controlli.”

“Cosa le piace?”
“Il diritto societario...quello mi piace ancora...”
Per qualche minuto abbiamo parlato del ginepraio di leggi che regola molte attività e di come si regolino negli altri paesi europei.

Intanto è arrivata la controparte.
Il Notaio ci ha guidato con pazienza nei meandri dell’Atto. Ha risposto alle nostre domande, ha percepito i dubbi degli attori tranquillizzandoli e tradotto l’arido linguaggio tecnico in caldaie, stipiti e cantine.

Alla fine ho compreso che davvero ama ancora il suo lavoro.

Guglielmo

lunedì, aprile 13, 2009

Due fratelli

Riccardo corre. La sua ansia di consumare la vita mi innervosisce. Forse perché è lo stesso fuoco che bruciava me alla sua età. Vorrei fargli capire che spesso è meglio soffermarsi ad assaporare l’istante. Restare in silenzio ad assaporare ciò che, qualsiasi cosa faremo, non tornerà piu’. Le emozioni, le sensazioni ed a volte il senso di una vita si concentrano in un tempo limitatissimo. Quanti istanti possiamo contare in cui ci è sembrato che tutto ciò che desideravamo fosse li con noi?


Questa mattina ci trovavamo ai gonfiabili. Io, Riccardo e Federico. The One correva come un matto per provare tutti i giochi. Correva frenetico da un gioco all’altro. All’improvviso si girava, continuando a correre, guardandosi alle spalle. Trotterellando come un puledrino che godesse del solo scalpitare giungeva suo fratello. Riccardo allora si fermava. Piegandosi come faccio io con lui. Allungava il collo come una tartaruga avvicinando il suo volto a quello del fratello. Parlando piano, dolcemente, come si fa con un bambino, gli spiegava cosa avrebbero fatto di li a poco. Le scale di corda su cui si sarebbero arrampicati. Cosa avrebbero trovato dentro l’enorme bocca della rana che li avrebbe inghiottiti e come si sarebbero abbracciati per precipitare dallo scivolo. E se, dopo esser salito, si accorgeva che l’ascesa era troppo difficile per quelle gambine, tornava indietro spingendolo ed incitandolo.

“Buttalo, lo prendo io!” gridava un bambino ai piedi del gigantesco drago gonfiabile.

“No! Ha paura! Scende con me! Lo abbraccio io!” urlava Riccardo di rimando. E dietro la sicurezza e l’accurato calcolo del pericolo che stava dietro quella voce, mi sarei gettato anch’io. Sbucavano allora dal ventre del drago, di li a poco e legati dalle braccia e dall’amore che li unisce, i mie figli.

Ecco, se fossi Federico, penserei che quello è uno di quegli istanti.

Federico, che ancora non sa dare valore a ciò che non ha prezzo, continuava a orbitare intorno a suo fratello come fosse la cosa piu’ naturale del mondo. Come se tutti avessero un simile fratello. Alla fine ho preso Riccardo e gli ho detto: “Ricky vai pure dove vuoi con il tuo amico. Lo guardo io il Fede…”.

“Io vado nella piscina con le palline dei grandi. Tu stai con il papi in quella dei piccoli…ok?”.

Si sono separati.

Guglielmo
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