mercoledì, maggio 27, 2009

....c'è solo un capitano...



Domenica Maldini è stato contestato dalla curva. Le motivazioni che stanno dietro la contestazioni sono oscure. Forse non c’è solo ruggine tra il difensore del Milan e i pochi della curva che lo hanno contestato.
Forse c’è altro e nulla c’entra con il giocatore (biglietti, striscioni, merchandisng....).

Sta di fatto che il giocatore, emozionato e sotto pressione, si è lasciato andare a male parole e ad un gestaccio. Perdonabile.

Il gesto, che dalle riprese televisive non si vede, è stato mostrato su una tv locale in tarda serata di domenica. Sui giornali e sulle altre reti, anche nei giorni successivi, il gesto è scomparso. Se ne è parlato ma nessuno, forse per una forma di rispetto verso Maldini, ha mostrato l’immagine.

Alcuni giornalisti lo hanno difeso altri (vicini al Milan), per motivi non chiari, hanno fatto sgradevoli distinguo tra “il giocatore, che non si discute, e l’uomo...” sostenendo che Paolo non è stato offeso dalla curva ma solo oggetto di una precisazione.

Stamattina Paolo, tramite Corriere, attacca la società dicendosi deluso perchè la società Milan non ha commentato l’accaduto.

Su Tgcom (Mediaset) questa mattina compare la replica di Galliani (non possono parlarsi tramite telefono o corrispondenza bancaria come Moratti e Ibra e Moratti Mou) e la famosa foto...
Gughi

lunedì, maggio 25, 2009

Reminder

Lunedì è quasi finito... e oggi dovevo sentire il mio amico bach per una fantastica intervista!!!

AAA bach cercasi

Nel bosco

I bambini sciamano intorno all’autobus. I genitori, un po emozionati, aspettano di vedere i loro bambini salirci sopra. Riccardo, con lo stesso sguardo con cui osservava un tulipano o un vecchio motorino abbandonato da piccolo, osserva la scena. Da lontano, senza che si accorga, lo guardo. Osserva, con interesse, i bambini che corrono. E’ perso nei suoi pensieri. Mi sembra che non conosca nessuno e questo mi preoccupa. Orbita a distanza da noi, come se sapesse che a breve io e sua madre non saremo piu’ li. Si siede sui gradini dell’autobus. E’ impaziente di partire. Gioca un po con Icus e poi, quando viene dato l’ordine di salire, parte come un razzo.

“Riccardo! Non ci saluti?” gli urlo.

Torna indietro. Ci abbraccia e bacia e, senza ombra di dubbi o ripensamenti sul viso, parte.
Una mamma piange. Giriamo intorno all’autobus per vederlo dai finestrini. Lo troviamo. Sollevo Federico fino all’altezza dei sedili. Icus batte sui vetri. Ridono e si salutano. Mi sento un po stupido, ma mi viene un po di magone. Tra lui e la realtà non ci sarà il filtro che noi ogni giorno poniamo. Le difficoltà, le paure che dovrà affrontare nelle successive ore, saranno solo sue. Forse non ne incontrerà.

Lo immagino ragazzo che va via da casa e mi sembra di aver individuato nel mio cuore la porzione che si staccherà quando accadrà. Relego il pensiero nel futuro remoto ma, per esperienza, so che le cose che fingiamo lontane prima o poi capitano. Mi consolo pensando di riuscire a godermi i mie ragazzi piu’ che posso oggi.

Il bus parte e noi tre restiamo li, sull’asfalto già bollente. Icus, spirito pratico, si gode da figlio unico la sua mamma ed il suo papà. Per ogni cosa che ottiene, una paletta da mare ed una bottiglietta d’acqua dai nonni, si preoccupa di prenderne una per suo fratello. Anche a lui manca il suo filtro alla realtà.

Domenica alle 16.00 siamo in montagna. Appena ci vede, ci corre incontro felice. Mi abbraccia forte e mi stringe. Lo metto per terra. Indossa il cappellino verde. Subito si ricompone. Con una voce che mi pare un po forzata dall’emozione e dall’orgoglio, ci mostra la struttura. Come se si fosse preparato il tour ci mostra le stanze, i bagni e gli animali della fattoria attigua. Ci racconta cosa è successo e cosa ha fatto. Ha capito anche lui che ha fatto qualcosa di diverso.

“E’ andato tutto bene. La torcia è andata bene. Non l’ho rotta!”
Lo abbraccio ancora forte e gli carezzo la testa. Quasi mi sento in colpa, ma poi capisco che orgoglioso di aver mantenuto fede all’impegno di curare la mia torcia e della fiducia che gli ho accordato.

Saliamo in macchina e partiamo.
“Cosa ha detto la Simona? Mi sono comportato bene?”“Si...io e la mamma siamo fieri di te. Hai dimostrato che la fiducia che ti abbiamo dato era giusta.”
“Posso venire ancora?”
“Certo...come è andata la gita nel bosco di notte?”
“Era buio...avevo paura ad entrare...ma poi mi sono fatto coraggio e sono entrato. Ero mano nella mano con un altro bambino ma correva. Io andavo piano perchè volevo vedere i folletti...ho visto un grillo...”

Guglielmo

venerdì, maggio 22, 2009

siamo in Europa, non facciamo i provinciali

Le prossime votazioni saranno un bel dilemma, per chi ha sempre votato a destra. La credibilità di Silvio vacilla (lo so che Gughi pensa che più che vacillare stia proprio precipitando, ma non siamo qui a fare dei piccoli distinguo). I miei ex-amici di AN, capitanati da uno che in confronto il Marchese Badoglio era un coerente, hanno perso un qualsiasi appeal. Mi rimane di votare Lega. [No, Guglielmo, al centro o a sinistra proprio non riesco, mi si blocca la mano...]
Ma non è tanto del mio voto che vorrei veicolare la vostra attenzione, quanto su di un altro aspetto che penso ci accomuni tutti, indipendentemente dalla connotazione politica. E mi riferisco alle provinciali.
Sono anni che si parla di abolizione delle province. L'unico motivo che le tiene in piedi è che sono in ogni modo delle poltrone da assegnare ai kapò dei vari partiti. Mai che, in occasione delle votazioni, ritorni in auge il discorso... ecco io quest'anno, ammesso che vorrò votare per le europee, mi asterrò dalle votazioni della provincia. E parlo di astensione. Non andrò ad annullare la scheda. Farò come al solito un po' di casino in sede elettorale (come la gestiranno? ...cacchi loro).
Ma ritengo che l'unico modo per far capire che le province vanno abolite è NON votare.
Ad maiora,
Tec

giovedì, maggio 21, 2009

Mag

Mancano due giorni. Susanna ha munito Riccardo di sacco a pelo artico Decathlon, accappatoio, giacca a vento tipo k-way e cappellino da esploratore. L’impavido ha chiesto in dotazione una torcia elettrica. Scanso equivoci ho ritenuto opportuno munirlo di una Maglite Led (già in dotazione ai Marines degli Stati Uniti d’America). Lo strumento, di lunga durata e resistente, fa parte del mio personalissimo kit di sopravvivenza ed è completato da un coltellino svizzero modello “Soldier”.
Questa sera effettueremo delle prove sotto stress sull’utilizzo della torcia. Il piccolo dovrà mostrare, a occhi bendati, di saper smontare e rimontare la torcia e di conoscere i rudimenti del suo utilizzo.

Affidargli la Maglite è un segno di grande stima ed apprezzamento. Per rendere il momento solenne gli ho detto:
“Ricky, domani sera compro le pile nuove e facciamo qualche prova con la torcia”
“Si papi...” intanto il nostro continuava a canticchiare ossessivamente la canzone che canta Baloo nel libro della Jungla. Lo sguardo era di quelli carichi di adrenalina. Icus intanto, che si lamentava di non aver avuto un sacco a pelo pure lui, veniva ammansito con la promessa di un week end al fulmicotone.
Non volendo caricare il giovane esploratore di troppe responsabilità ho aggiunto:
“Ricky papà tiene molto a questa torcia. Tienila con cura. Non perderla. Non romperla. Però....se dovesse capitargli qualcosa non rovinarti la vacanza...ne compriamo un’altra...:”

E qui si apre un dilemma educativo: Meglio che sappia che gli affido una cosa cui tengo o meglio non caricarlo di inutili responsabilità cui non può far fronte?

Se non avesse sei anni gli fare l’esame del capello perchè, con gli occhi azzurri sgranati, continua a canticchiare la canzoncina di Baloo e ad annuire. L’euforia per la gita è alle stelle.

“Riccardo” gli dico” bada che questa è una prova. Se dimostri responsabilità io e la mamma ci fideremo ancora, ma se fai qualcosa di strano o ti comporti male allora è l’ultima volta che ti facciamo andare da solo...”

“Ti bastan poche briciole, lo stretto indispensabile e i tuoi malanni puoi
dimenticar...”.

Stamattina gli ho comprato salviette detergenti, spazzolino da viaggio e bagno schiuma.

Guglielmo

mercoledì, maggio 20, 2009

Storie di soldati

Qualche mese fa Piperno, sul Corriere, scriveva di libri di guerra. Non posso che essere d’accordo con lui nel dire che i libri che parlano dell’uomo in guerra sono i libri piu’ intensi. La guerra scarnifica l’esistenza riducendola all’essenziale. Gli orpelli, le illusioni i trompe l’oeil che abbelliscono sono spazzati via dalla devastazione. L’essenziale, “invisibile agli occhi”, è il palcoscenico dell’uomo in guerra. L’amore, la fame, l’odio, la sofferenza, la paura, la fede, la speranza...non vengono esaltate ma solo ricondotte allo loro reale dimensione.
“Tredici soldati”, “Il nudo e il morto”, “Dispacci”, “Banda di fratelli” sono solo alcuni dei libri sull’uomo in guerra.

Ieri ho preso in mano un libro che da molto tempo la scio in attesa. Si tratta di “Storie di Soldati” di Ambrose Bierce.
Bierce è uno scrittore americano vissuta a cavallo tra ‘800 e ‘900. Partecipò alla Guerra Civile americana e dopo una vita piena di traversie ed avventure si dedicò alla scrittura. I suoi racconti, da cui Berardi trasse ispirazione per un memorabile numero di Ken Parker, sono un gioco di specchi. Il destino, il caso, il sovrannaturale, il capovolgimento del reale sono sempre dietro l’angolo. La narrazione viene sconvolta all’improvviso e non manca di sorprendere il lettore piu’ smaliziato.
L’autore descrive il dolore e l’assurdità di una guerra combattuta tra vicini, fratelli e a volte padri e figli. (A Gettysburg il punto in cui due fratelli davvero combatterono l'uno contro l'altro con due divise diverse indosso è ricordato con un cippo che dovrebbe essere un monito per tutti i popoli).

Ma in questa guerra, ridotti appunto allo stato essenziale ed alle conseguenze piu’ drammatiche ed assurde, non fa altro che rintracciare ciò che sotto traccia percorre la vita di ogni giorno dove spesso il fato, il caso e l’assurdo la fanno da padroni. La guerra è solo lo strumento narrativo scelto per narrare l’umano. Chi ha combattuto o ha visto la guerra comecorrispondente sa che l'animo umano sarà nudo.

Bierce partì nel 1913 come corrispondente dalla Guerra civile messicana. Come uno dei personaggi dei suoi racconti, scomparve dalla faccia della terra inghiottito dalla guerra che cosi bene aveva saputo rendere nelle sue pagine.

Guglielmo

martedì, maggio 19, 2009

Uso improprio 2

Sto facendo la tesi. Ho bisogno di intervistare 36 ragazzi/e tra i 18 e i 30 anni... L'intervista dura un'ora e mezza , sono semlici domande su un paio di prodotti, e sarebbe svolta in università cattolica...

Se qualcuno rientrasse nel target e avesse voglia di dare una mano a una povera tesista me lo faccia sapere!!!

Uso improprio....

Se qualcuno, tra i nostri lettori, dovesse aver preso un bel voto in Diritto Privato....beh...

COMPLIMENTI E AVANTI COSI!

Gughi

Opel e lo stellone

Una valanga sta travolgendo SuperSilvio.

Prima Veronica, oggi la sentenza sul cao Mills. Infine la vicenda Fiat Opel che solleva interrogativi sul nostro Governo nella gestione Alitalia.

Piuttosto che vendere Alitalia gli stranieri abbiamo ceduto il pacchetto ad una cordata di affaristi, affossato Malpensa, creato una specie di monopolio e pagato costi sociali alti.

I tedeschi oltre a sbolognare Opel alla Fiat hanno, pare, pure ottenuto che non chiudano stabilimenti in germani e che il marchio Lancia scompaia. Le tensioni occupazionali derivanti dalla fusione pare si scarichino in Italia.

Delle due l'una: o Alitalia valeva meno di niente (e allora forse l'unica via era cederla al miglior acquirente...estero con garanzie) o forse l'interesse nazionale non è stato il principiop ispiratore della faccenda.

C'è di bello che la gente si sta svegliando. In piscina sentivo gente che criticava questa scelta del governo. Alla tv giornalisti un tempo fedelissimi ora criticano Silvio per come ha gestito la vicenda Ancelotti.

Insomma, che lo stellone si stia spegnendo?

Gughi

lunedì, maggio 18, 2009

A caccia di folletti

Riccardo scorrazza sul campo di calcio con la sua maglietta del Milan troppo lunga. Quando segna allarga le braccia, chiude i pugni e punta con gli indice verso il terreno. Quando segnano i compagni festeggia con maggior foga. Lotta a metà campo. Si getta in mischia ed usa il corpo per difendere il pallone. Se vede qualcuno libero gli passa la palla cercando di buttarla verso la porta. Ogni tanto, senza motivo e come tarantolato, cade a terra. Sabato prossimo, per la prima volta, andrà via da casa. Per una notte starà con altri bambini e gli animatori del suo gruppo di ginnastica. In una fattoria nella bergamasca guarderanno gli animali, con la torcia elettrica cercheranno folletti nella notte e si tufferanno nelle acque gelide di un torrente. Come nella “Banda dei cinque” vivrà la sua prima grande avventura. Gli ho detto che noi non ci saremo. Che dovrà ubbidire e pensare prima di fare ogni cosa. Lui, tranquillo, mi ha assicurato di sentirsi pronto e sicuro della scelta. Io no.

Alla sua età, già dormire a casa di una zia era un’epopeae. Mai avrei pensato di anda via per una notte. Mi chiedo se questa sicurezza la tra da noi o se è innata in lui.

Forse sabato ci chaimerà in lacrime e nel cuore della notte dovrò partire verso le valli bergamasche.

Staremo a vedere...

Guglielmo

venerdì, maggio 15, 2009

Modelli

A volte è bello ricordare i regali dei nostri genitori quando eravamo più giovani. Io ricordo con piacere:
- il trenino elettrico Lego
- l'orologio dell Folgore (il primo)
- un robot acquistato presso Schwartz a NY, e subito sfasciato (o quasi al Rockfeller centre).

Non che mi lamenti, ma non ho mai ricevuto regali davvero importanti.

venerdì, maggio 08, 2009

Stefano da Bollate

Qualche sera fa, mentre infuriava un monsone sulla nostra città, sono andato in piscina.
Avevo lasciato la mia Toyota al calduccio ed affrontavo i marosi con la mia Ibiza.

Di ritorno dalla piscina, sul culmine di un cavalcavia in curva, una macchina di fronte alla mia ha sollevato unìondata degna della costa bretone. Qualcosa, nella mia fida e vecchia automobile, si deve essere inceppatto perchè la vita è fluita via dal poderoso motore Volkswagen.

Sfruttando la debole inserzia sono riuscito, in piena curva, ad accostere.

Con lucidità ho cercato invano di far ripartire il mezzo. Ormai disperato sono sceso dalla macchina ed ho posizionato ottimamente (raccogliendo il plauso di una pattuglia dell'Arma ma anche dalla stessa un cazziatone perchè non indossavo il giubettino catarifrangente da gino) il triangolo.
Non potevao salire e non potevo arretrare. N0n potevao parcheggiare e tornare a casa a piedi perchè ero nel pieno del cavalcavia. Insomma insiemme alla batteria che continuavo a stuzzicare stavano anche scemando le mie possibilità di rientrare a casa in orari decenti.

Sotto la pioggia battente e tra i clacson dei passanti una 147 nera si è fermata.
"Ha bisogno?" ha gridato l'autista tra la pioggia.
"Ma, guardi non è che c'è molto da fare...."
"Allora, aspetti che parcheggio e trono da lei e vediamo il da farsi..."
Sono trascorsi diversi minuti. Nei quali, senzo incolparlo, ho pensato che il Buon Samaritano avesse preso la via di casa.
Quando ormai mi ero rassegnato a chiamare un carro attrezzi l'alfista è ricomparso.
Sotto la pioggia mi ha aiutato a spingere la macchina fin in vetta al cavalcavia. Abbiamo cercato di accendere il mezzo spingendolo. Alla fine, dopo quasi venti minuti, eravamo fradici e spossati. A fatica abbiamo lasciato la Seat in una piazzola di un benzinanio. Sono tornato a casa ed ho recuperato la Toyota per poter riaccompagnare quel ragazzo alla sua macchina.

Prima di scendere ho fatto solo in tempo a chiedergli il nome Stefano e il suo domicilio, Bollate e a drigli: "Grazie davvero. Le persone come te fanno tornare la fiducia nel prossimo..."
"No, no non è niente. é capitato anche a me un paio di settimane fa e non si era fermato nessuno. quando l'ho vista in mezzo alla strada...."
"Beh grazie, ancora...".

Sono tornato all'Ibiza che, giustamente, si è riaccesa al primo colpo. Ho riportato a casa le macchine e sono andato a dormire.

Prima di addormentarmi ho ringraziato ancora Stefano da Bollate, alfista.
Non perchè mi ha aiutato. Ma perchè mi ha fatto tornare la fiducia nel prossimo.

Gughi

Gughi

spam

anche lo spam si adegua alle mode del momento.
oggi, oltre ai vari viagra e cialis, ho ricevuto anche una mail che mi proponeva del tamiflu...
 
tec

sabato, maggio 02, 2009

Storia

Per questo week end sono in gita a berlino... sono partita con aspettative basse e devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa.

Berlino e' una citta' intrisa di storia moderna (ad esempio, roma e' ricca di storia, ma, come dice qualcuno, e' roba vecchia...). E' impressionante come si mescolino aspetti di modernita' che fanno somigliare berlino a una citta' americana e ricordi del passato, del 900, che ne ha caratterizzato la metamorfosi.
Sapevo qualcosa del muro di berlino, per quanto studiato a scuola, ma solo ieri e oggi mi sono resa conto di cosa volesse dire. Vedendo i musei che ne ricostruiscono la storia e gli spaccati di vita delle persone ti rendi conto di quello che le persone hanno vissuto realmente. Potra' sembrare retorico, ma tant'e'...

Comunque citta' stupenda, davvero, da vedere, assaporare e rivedere...
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