lunedì, ottobre 26, 2009

Sotto il sole

Anche ier, malgrado i duibbi, sono andato alle primarie. Ero dubbioso ma poi sono passato davanti alla mia sezione imbandierata. Ho visto le persone in fila, il sorriso degli scutatori e la gioia che regnava.
Tra quelle persone, cosi diverse da me sotto tanti apsetti, ho sentito qualcosa che ci univa.

La sola presenza di tutte quelle perossne stava a dire che non si dorme. Che sul Paese vigilano ancora milioni di persone che non sono state anestetiozzate ed addormentate. Malgrado la campagna per non andare a votare in molti hanno pensato che pur tra tutti i suoi limiti e le sue sotrture, il PD è ancora un partyito. Una forza du cui poter ripartire e cercare di fare qualcosa.

Guglielmo

sabato, ottobre 17, 2009

Fini si è bevuto il cervello

La notizia delle lezioni di Islam a scuola potrà essere superata, quanto a idiozia e scandalo, da quella del corso prematrimoniale a cura di Roman Polansky (non esiste ancora, ma di questo passo...).

venerdì, ottobre 09, 2009

Ogni tanto nel corso Storia dell'umanità compare un uomo....



The Nobel Peace Prize 2009

giovedì, ottobre 08, 2009

Alla fine

ce la si è fatta. Il politico è diventata la macchietta di se stesso. L'unica cosa che è stata in grado di dire è che son tutti comunisti, che il sistema è comunista e se stai attento pure vespa è un po' di sinistra.Il re è nudo,scoppiato e anche un po' rimbambito..Quand'è che Fini si mangerà i resti? Quando Bondi e Lupi lasceranno la barca che affonda?

ps. se è vero che il premier è un puttaniere allora si può dire anche che napolitano è comunista

sabato, ottobre 03, 2009

Le prime castagne d'ottobre

Ho seguito “Anno zero”, visto “Ndp” su La7 e stamattina ho comprato, subito dopo le prime castagne di ottobre, “Il Fatto quotidiano”. Tutto ciò per capire se, davvero, la libertà d’informazione nel nostro Paese sia a rischio. Tutto ciò per capire se l’Italia sia una nazione democratica. Basterebbe ascoltare poche parole di Carl Bernsetin (“Questo riporta a una sorta di stalinismo sovietico, non degno di quella democrazia che l’Italia cerca di essere”). E’ in quel “cerca” che già troviamo risposta. Noi non siamo una democrazia. Cerchiamo di diventarlo. Basta rileggere la storia d’Italia degli ultimi 50 anni per comprenderlo. Il rosario di tentati golpe, le stragi impunite, gli infiniti scandali finanziari, i silenzi, i martiri ammazzati a colpi di pistola e i furbi ed carnefici canonizzati, i magistrati fatti saltare per aria, i poliziotti uccisi e gli onesti perseguitati per capire che no, non siamo una democrazia. Che ciò che vediamo oggi non è che il naturale proseguimento di 50 di storia.

Ma cosa mi ha veramente colpito?

Gli occhi tristi della D’Addario.

Quella donna, anche con il suo voler sembrare piu’ vittima di quanto non fosse, mi ha fatto pena. Mi ha fatto pena immaginarla infilarsi, pare per mille euro, a bordo di una macchina dai vetri oscurati insieme ad altre donne e mi ha fatto pena immaginarla usata ed insonne, in queste notti, pensando a come uscire da questa storia. Intorno a lei, come avvoltoi, ci si accaniva, comandati a distanza, per farla apparire peggiore di quanto fosse. Incuranti che farla apparire peggiore di quanto fosse non rendesse un buon servigio a chi le ha aperto le porte di casa. E se si prova pena per l’umiliazione cui è stata sottoposta quella donna è sufficiente guardare la televisione ed i giornali per capire che tutte le donne sono vittime di una sistematica umiliazione cui non si capisce perché non si ribellino. Vedere all’ora di cena donne fasciate di nero o argento dimenarsi come concubine se soddisfa l’oscuro lato maschile non può non far riflettere sulla deriva morale (perché di questo parliamo) cui noi e i nostri figli sono sottoposti ogni giorno. Io, personalmente, sono nauseato dalla televisione e dai modelli che ormai piu’ senza pudore ci impone ogni volta che tocchiamo il telecomando. Mi hanno fatto pena i giornalisti impegnati in difese d’ufficio. Piu’ simili ad avvocati di parte che non a colleghi di Steinbeck.

Ed ho provato imbarazzo vero quando ho visto Zapatero di marmo di fronte alle domande che un suo conterraneo poneva al nostro premier e la maniera sprezzante con cui veniva liquidato.

A volte, vedendo qualche film americano, si resta sorpresi vedendo come spesso la trama si risolva quando il protagonista, un politico corrotto o coinvolto in qualcosa di poco chiaro (anche un “semplice” adulterio), inciampi in una minuzia. Gli scappa una parola di troppo, si trova una mail compromettente o il buono, ricordando un’affermazione fatta dal cattivo, riesce a scoprire una piccola incrinatura nella difesa. Tutto, da li crolla. Il malvagio è perduto. La sua fine pubblica, certa. Negli Stati Uniti, che molti dei nostri Conciliabers, adorano, è sufficiente fare un apprezzamento un po pesante per veder messa in discussione una carriera.

Non qui. Ci sono uomini politici di lunghissimo corso coinvolti in mille e piu’ gravissimi scandali che ancora vengono chiamati ossequiosamente “Presidente” all’inizio di ogni intervista e vengono interpellati come oracoli. Uomini dichiarati colpevoli di reati gravi che siedono tranquillamente sui propri scranni.

Quello che accade in questi giorni, il vergognoso tentativo di intimidire i pochi ancora degni di chiamarsi “giornalisti”, sarebbe bollato in ogni democrazia come antidemocratico. Leggendo i giornali o seguendo trasmissioni tv ancora si sentono invece sottili distinguo che puzzano piu’ di protagonismo che non di pulizia intellettuale.

Guglielmo
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