giovedì, gennaio 29, 2009

Facebook

Il marito di mia cugina mi proposto oggi, via sms:

“ah con xxx (nomignolo affettuoso) stavamo vedendo di andare a vedere i ragazzi in Champions Leauge dai dai dai”

“XXX chi?” ho risposto io non riuscendo a capire a chi si riferisse.

“Ma si, Tec!”

Tec? Ed in quale contesto, i quale istante Max e Tec si sentono o vedono?

La risposta è una sola: Facebook.

Perchè questo drammatico calo di presenze (lettori e contributors) sul blog?

Perchè gli edonisti reganiani che si erano iscritti al Conciliabolo, passano ormai il loro tempo su Facebook. Aggiornano il loro profilo, flirtano con qualche gatta morta ed organizzano improbabili rendev vous con persone nei fatti estranee.

Questo è Facebook. Tec e Max hanno in comune le stesse cose che io ho con una lavatrice. Non posso pensare a due estremi piu’ lontani nelle mie conoscenze. Li vedo in tribuna arancione: Tec con le sue camicie da superfighetto, il suo ciuffo ribelle e le sue scarpine arrivate in nave da Londra mentre fuma sottili sigarette nervosamente e, in inglese, invita Ferguson a tornare ad Albione. Tutto mentre Max rutta rumorosamente dopo aver bevuto una birra e, in comasco, svillaneggia la famiglia intera di Ronaldo .

Insomma, vi invito a lasciare l’effimero Facebook e a tornare in lidi a voi piu’ consoni.

Gughi

mercoledì, gennaio 28, 2009

Rispetto

Su una rete locale un politico, stamattina, parlava a ruota libera dell’episodio di violenza consumatosi a Roma.

La colpa, diceva, è del clima diffuso di tolleranza per il reato dello stupro. Su Facebook, diceva riportando in maniera poco completa notizie di stampa, ci sono siti che inneggiano allo stupro di gruppo. Dobbiamo, ecco la soluzione, pensare ad interventi che partano dalle scuole.

Mi sarebbe piaciuto trovare, tra la corsa programmata, una lettura di McNab, la preparazione della frittata ai carciofi e pecorino e il tramezzino al salmone per stasera (lavorare su turni ha i suoi vantaggi...), 5 minuti per chiamare in diretta.

In primis i presunti (anche se pare un paio abbiano confessato) autori non sono italiani e quindi bisognerebbe pensare a interventi nelle loro scuole d’origine.

Poi spero che già da oggi a scuola insegnino il rispetto per l’altro sotto ogni forma. Immagino insegnino che con la violenza non si prende niente a nessuno.

Ma ciò che preciserei è che in una paese dove la donna è trattata come un corpo in ogni forma di comunicazione il minimo che può capitare è che la percezione che si ha della donna stessa sia quella di un oggetto da usare per soddisfare ogni tipo di desiderio ed esigenza.

Sarà trito ma la massificazione della sessualità e l’abuso del corpo della donna in ogni forma è una delle fonti. Basta seguire un po di tv la sera. Le donne sono nude. Anche nelle pubblicità piu’ innocenti (patate al forno surgelate, the freddo....) compaiono pezzi di carne e movenze da night.

Se uno capita in Italia e non è dotato di particolari strumenti intellettivi è già di suo è portatore di una sensibilità vicina a quella degli Unni sarà portato a pensare che in fondo anche noi non abbiamo poi tutto questo rispetto per le donne. E forse, dico forse, penserà che sia normale o forse non particolarmente grave violentare una donna. Basta vedere gli sguardi che vengono rivolti alle donne sia da immigrati hce da connazionali.

Dovremmo iniziare noi ad avere piu’ rispetto delle donne. E le donne a pretendere piu’ rispetto dai mezzi di comunicazione di massa.

La donna, nell’immaginario anche dei nostri fini politici di punta, è la segretaria, è la bella donna che ha bisogno di un soldato che protegga le sue virtù (riconducibili, per quanto ovvio, al suo aspetto). Perchè gli stranieri dovrebbero venire nel nostro paese? Ma per le belle donne, ovviamente. La donna italiana è la “gnocca” cui fischiare e che si gonfia le tette sino ad esplodere per apparire in tv. E’ l’oca dalla testa vuota che cerca di spiegarci perchè ha scelto di fare un calendario e mostrarsi nuda al mondo (La risposta è che deve pagarsi l’università).

Questa pozza in cui sguazziamo ha come portato le battute che spesso sentiamo, nei luoghi di lavoro, per strada, sui mezzi e ovunque, nei confronti delle donne. Negli Stati Uniti per allusioni che da noi sono all’ordine del giorno, si rischia una denuncia e la fine di una carriera.

Non voglio dire che la causa di tutto sia la mercificazione del corpo femminile e che un uomo, di fronte a tali epifanie del corpo, debba necessariamente trasformarsi in un violentatore.

Dico solo che il rispetto per l’altro, in ogni sua forma, inizia con la rappresentazione che dell’altro abbiamo e che ci viene data.

Guglielmo

venerdì, gennaio 23, 2009

I Demoni

Possiamo limitarci a percepire la vita come un indefinito sapore di sangue in bocca. Possiamo coglierne le sfumature nei colori del sole che inondano la strada che percorriamo od inorridire di fronte alle fosse oscure nelle quali affondano gli altri (incapaci spesso di riconoscere le nostre).

Possiamo fingere di riconoscerne il bouquet come un sommelier che incanta gli astanti assaporando nella coppa il legno della botte, la fragola del bosco ed il mirtillo selvaggio. Ma sempre, sempre, ci mancherà il quadro di insieme. Ci mancherà il perché delle parabole che percorriamo. Ci mancherà il senso. Sempre non avremo il piano completo di battaglia. Siamo destinati a combattere qui ed ora, nel piccolo quadrante che ci hanno assegnato.

Non posso che pensare questo vedendo mia nonna combattere con i suoi demoni. Non posso che sorridere trascinando fuori dalla stanza in cui siamo rabbiosi cani immaginari e bambini chiassosi e scalzi. Non posso che sorridere rispondendogli che mia figlia sta bene e che presto la porterò a farle visita. Che senso avrebbe spiegarle che il mondo è diverso da come lei, ora, lo conosce. Che non ci sono bambini con coi e che la contessa non ha mandato nessuno a dormire a casa sua.

Ma lei, con i suoi occhi ancora belli e cosi simili a quelli di Riccardo, è questo? E’ l’anziana signora che piange perché si sente minacciata dalla badante polacca e mi chiede aiuto? E’ la madre che non riconosce le figlie?

O è la giovane levatrice che ha fatto nascere pianisti di fama e che ha sfidato i suoi tempi per poter studiare? E’ la donna che ha guidato carri e cavalli e che da bambino si presentava con un regalo ogni volta che facevo una puntura? E’ la donna che ha aspettato, in due guerre mondiali, uomini che non tornavano a casa? Che ha stirato tonnellate di camicie e pantaloni? Che ha realizzato uno dei desideri della mia vita e che ha tirato su tre figlie facendone tre maestre?

Ancora, smarrito e logoro, posso ritrovare nella sua mente, un filo cui ricongiungere tutto.
“Ti ricordi a Gerusalemme?”
“Si…i soldati con i fucili…il Mar Morto…il deserto…”

Quante volte riconosceremo nella nostra vita, nel nostro destino, i segni della sua?

E l’unico balsamo, di fronte a quest’ultima folle ed insensata battaglia che la vita le ha riservato e che forse riserva a coloro che piu’ d’altri hanno saputo in silenzio sfidarla, è il saltellare di Federico verso il portone di casa.

Nell’istante di tenebra, ancor piu’ buio della notte che precede, altri raccolgono la bandiera caduta.

Guglielmo

giovedì, gennaio 22, 2009

Rivaluto Mourihno!

... se queste affermazioni sono vere!

mercoledì, gennaio 21, 2009

Forse forse

Questa è un tantino esagerata...qualcuno dati alla mano può commentare?

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martedì, gennaio 13, 2009

Problemino di aritmetica da terza elementare

Copio e incollo dal corriere.it:
"All'aeroporto di Fiumicino i primi banchi di check-in Alitalia hanno aperto già prima delle 5 nel settore internazionale per le operazioni di registrazione degli 80 passeggeri, di cui 3 in business class, del volo con destinazione Buenos Aires (AZ6680), un Boeing 777/200 capace di 291 posti che ha registrato una mezz'ora di ritardo. Lo stesso nell'aerostazione nazionale per il volo AZ2008 delle 6.30 diretto a Linate con 30 passeggeri, partito in orario. Subito dopo, nella fascia delle 7, è toccato ai collegamenti per Parigi (primo volo europeo alle 7 in perfetto orario, con 23 passeggeri), Milano, Vienna, e via via per tutti gli altri. "  
Il bambino ora calcoli la redditività del volo Roma - Buenos Aires saturato al 28%.
Per la cronaca, lo scorso dicembre ho preso il milano - new york, stesso aeromobile (777), in economica c'erano una trentina di persone...
bah!

tec

lunedì, gennaio 12, 2009

Innumerevoli e contrastanti

Secondo sua madre lo adoro e lo proteggo. Secondo Riccardo do sempre ragione a lui. Secondo mio padre, noto come la mano destra del diavolo, lo meno troppo (nei primi due anni e mezzo di vita ne ha prese quante Riccardo in quasi sei). Secondo alcuni lettori del Conciliabolo prediligo il mio primogenito (noto anche come “The Special One”). Per Archie sono una specie di aguzzino.

Forse, è tutto vero.

Perché Icus è un ragazzo capace di suscitare innumerevoli e contrastanti passioni. Non è uno, a differenza di suo fratello, che vuole essere amato. Non gli importa di essere una star o di essere l’anima della festa. Se ci sono parecchie persone in giro praticamente non parla incurante del giudizio altrui. Se qualcuno, per strada ( e non capita di rado) gli dice: “Ma se proprio bello!” lui lo guarda duro e, se non fossi certo che ha poco piu’ di due anni, pare dirgli: “fottiti!”. Del resto anch’io, se fossi cosi bello, non starei troppo a preoccuparmi del consenso altrui.

Icus non è uno che fa capricci. Quelli che un osservatore superficiale definirebbe capricci, sono in realtà studiate provocazioni. Sono test della mia resistenza e studi scientifici su ciò che accade nel mondo quando non facciamo ciò che il mondo si attende da noi. Uno dei suoi ultimi esperimenti si è svolto in un centro commerciale. Ci trovavamo su un ascensore zeppo di persone. Dal pian terreno dovevamo giungere al parcheggio situato sul tetto. Io e Federico ci trovavamo sul fondo. Ad ogni piano, con voce tranquilla, gli dicevo: “Fede preparati perché tra poco scendiamo….”. Arrivati al terzo piano, mentre la porta si apriva e forse con una punta di agitazione nella voce perché la folla da fendere era corposa, gli ho detto: “dai andiamo!”. Susanna e Riccardo intanto erano già usciti.

Lui, per tutta risposta e continuando a fissare dal cristallo le persone che, come formiche, si ammassavano parecchi metri sotto di lui, si è abbarbicato ad un palo di acciaio che sorreggeva il corrimano. Preparato alla sua performance e senza perdere la pazienza l’ho sollevato, prendendolo per la giacca, come un sacchetto della spesa trascinandolo fuori tra le risate generali. Lui, impassibile, mi fissava con gli occhietti azzurri come se fosse la cosa piu’ normale del mondo lasciando penzolare gambe e braccia a peso morto. Appena usciti l’ho posato per terra e lui, soddisfatto, è ripartito ridacchiando.

Ma la voglia di sperimentare spesso degenera in sfida aperta. È capace, in uno spazio aperto, di stare minuti a distanza di decine di metri fissandomi negli occhi. Io gli faccio cenno di venire verso di me e di seguirmi e lui, impassibile, fa cenno di “no” con il crapino biondo. A volte vorrei sbucasse alle sue spalle una tigre siberiana o in alternativa un Tirannosauro Rex in maniera che il nostro Steve McQueen scoprisse la sicurezza che da stare nell’orbita del proprio padre.

Susanna non affronta con piacere le difficili trattative in cui Icus ci trascina. Se restano indietro loro due ed Icus si cimenta nei suoi esperimenti allora poco dopo richiama la mia attenzione e a gesti mi fa sapere che proprio non vuole saperne di ingaggiar battaglia con Federico. Io devo tornare indietro e vedermela con lui. A volte, quando proprio perdo la pazienza, gli assesto un bello sculaccione. Di bello c’è che Fede non è uno che serba rancore. Piange un po e poi tutto torna come prima. Posso prenderlo in braccio e chiedergli uno dei suoi baci che, solo a me, dispensa con generosità. Posso parlargli nell’orecchio dicendogli qualsiasi cosa e lui, rapito, sta ad ascoltarmi (“Che segreto gli stavi dicendo?” mi ha detto Riccardo, con una punta di gelosia, qualche giorno fa in una libreria. “Niente Ricky…stavo parlandogli di Annibale e dei suoi elefanti…”. Ed in effetti commentavo con Fede la copertina di un libro).

Con sua madre, poi, ingaggia duelli memorabili all’ora del bagnetto. E piu’ si perde la pazienza e piu’ lui, nella lotta, si esalta. Piu’ lo si minaccia, si urla, ci si agita , piu’ lui si intestardisce. Non vuole asciugare i capelli. Li vuole asciugare ma prima di suo fratello. Li vuole asciugare ma dopo suo fratello. Li vuole asciugare ma in bilico sul cuscino….alla fine devo entrare in camera da letto e, avvicinandomi con una certa decisione, dirgli: “Devo darti una scaldatine alle chiappe?”. Lui, che spesso capisce quando la sorte sta per girare, si porta le mani sul sedere e, scuotendo la testa, si avvia verso il phon. A volte, invece, finge di avviarsi ma poi, con movimenti da bradipo, indugia e nicchia. A volte è davvero esasperante e l’unico modo per sbloccare la situazione è sculacciarlo.

Ma è lo stesso bambino che la mattino apre gli occhi e chiama: “Papi!”. E’ lo stesso bambino che entra nel lettone e, disinteressandosi delle moine di sua madre, si catapulta verso di me spalmandosi come su una fetta di pane e lasciandosi scaldare i piedini gelidi. E’ lo stesso bambino a cui do due pezzi di pane dicendogli: “questo è per tuo fratello” e che corre da Riccardo consegnandogli il pezzo che gli ho indicato anche se è più grosso. E’ lo stesso bambino che, a volte, ascolta e mette in atto con saggezza quello che gli dico. E’ quello che se dico “chi viene a comprare il latte con me?” corre a prendere le scarpe gridando.”Io papi!”. E quello che se prende qualcosa in un supermercato e mi chiede “compriamo?” e gli dico di no, torna indietro e posa esattamente l’oggetto dei suoi desideri dove lo ha preso senza recriminare (o quasi…). E se si fa un puzzle con lui o se montiamo insieme il suo trenino Tommmy si anima con un entusiasmo contagioso. (Quando stiamo pre finire il puzzle nasconde l’ultimo pezzo ed aspetta che io dica,”manca un pezzo” per estrarlo trionfante da dietro la schiena.)

Insomma….un tipo capace di generare innumerevoli e contrastanti passioni…

Guglielmo

in tremila fanno un casino...

 L'uaar (Unione Atei e Agnostici razionalisti) è balzata alle cronache in questi giorni per la fantastica campagna che sta per partire sugli autobus di Genova. Lo slogan della campagna è tosto, va giù diritto: "la cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno". Intanto "Dio" è scritto con la maiuscola... e questo è già un bel segno di rispetto. 
Ma vediamo un po' che seguito hanno gli atei e gli agnostici. Sul loro sito parlano della bellezza di 3.000 iscritti: urca! Una "prestigiosa" (cito) rivista, un sito con 6.000 visite al giorno (ammesso che siano contate bene, ma diciamo di sì, chissà che infrastruttura che hanno per gestire quel popò di traffico) e un forum con 2000 iscritti (quelli che frequento io di un'altra religione, quella della mela, ne hanno un pochettino di più).
Tra i servizi di punta lo sbatezzo, una prestigiosa iniziativa che ti ridona il peccato originale e che tra l'altro, come leggo sul sito, manda un segnale alle gerarchie ecclesiastiche.

Ora la mia domanda è: dove vogliono andare a parare? Possibile che il Vaticano dia tutto questo fastidio? Ora se effettivamente la maggior parte degli italiani ritenessero che il Vaticano ficchi troppo il naso nelle faccende italiote, non potrebbero esprimere la propria preferenza durante le elezioni?
Non vogliamo più i valori cattolici? ci sono le elezioni e fior di candidati che ci potrebbero accontentare. Mi sembra però che questa posizione non sia la maggioranza... ma una minoranza. Esigua.
 Capisco anche, e lo capisco molto bene essendo io un antidemocratico, che fastidio possa dare una maggioranza che non la pensa come me... ma è la democrazia, bellezza. E, purtroppo per questi atei, la maggioranza la pensa in modo diverso.

tec
ps: chi volesse un commento di un ateo più democratico, puo' andare qui.

Spaccare la monade in quattro

C'è proprio da tenersi la pancia per le risate...

mercoledì, gennaio 07, 2009

mai fidarsi delle mogli...

dopo giorni su giorni a saraccare sul nido comunale che vede il Matteo protagonista delle sue avvenuture, visto che secondo mia moglie, il suddetto asilo sarebbe riaperto il 12...
oggi a pranzo, in casa, visto che l'asilo "è chiuso" e io posso comodamente telelavorare senza sfidare nulla e nessuno... ho sentito l'assessore del comune di Milano parlare di asili nido aperti...
un'occhiataccia a mia moglie... e una domanda: " dove c@##o hai letto che l'asilo riapre il 12"?
una telefonata... e la conferma: l'asilo è aperto...
così Marta si fuma dei giorni di ferie per nulla...

Gughi, è ancora in garanzia? magari me ne danno due di 20 anni...

tec

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Massimo rispetto!

Massimo rispetto per tutte quelle persone che, stamattina, sono uscite malgrado la neve. Che non si sono voltate dall’altra parte ma hanno accolto la sfida che la natura ci ha lanciato e l’hanno affrontata.

Massimo rispetto per chi ha capito che la società va avanti e si regge solo se tutti fanno quello che devono fare anche quando sarebbe piu’ facile e comodo tirare su le coperte.

Rispetto per quelli che hanno preso una pala a prestito (bisognerebbe sempre possedere una pala) ed hanno liberato la loro macchina dalle morsa bianca. A tutti quelli che controsterzando, lavorando di freno a mano e ricordando le lezioni di guida degli zarri frequentati anni fa hanno controsbandato e fatto il “pendolo” nel fango sino al lavoro.

Massimo rispetto per gli spazzini che stamattina, aggrappati sui loro potenti mammuth sbuffanti, gettavano le mani nude nel ghiaccio e nella neve per caricare i sacchi della nostra immondizia.

Massimo rispetto per i pochi spalatori che, incuranti del disastro incombente, spalavano il loro pezzo di marciapiede. Gli scarponi immersi nella neve ancora immacolata e le bande gialle fosforescenti che scintillavano cercavano di ricondurre all’ordine il piccolo lembo di città loro affidato. Anche se tutto crolla, se ciascuno continua a fare ciò che deve, ce la si può fare.

Massimo rispetto per Silvia, la maestra di Riccardo, che si è fatta nella neve un buona ora a piedi per arrivare al lavoro dai suoi bambini. L’ho incontrata per strada e sorrideva come una che va ad una scampagnata nel Devonshire. Per lei menzione sul Conciliabolo, Kinder cereali dalla calza dei ragazzi ed i complimenti del Maresciallo. Una lezione ai suoi ragazzi che nemmeno all'università.

I pochi, gli orgogliosi, che oggi hanno mandato avanti la città sono quelli che ancora sanno riconoscere una sfida. Che nel mezzo della tormenta sanno che tutto andrà bene solo se tutti continueranno a fare ciò che devono.

Guglielmo

martedì, gennaio 06, 2009

Gughi ha le allucinazioni

telefonate, mail, sms... ci mancavano i messaggi su facebook: l'allarme lanciato da Gughi su di un fantomatico blocco del conci è frutto, as usual, della sua paranoia..
come si vede da questo post... è tutto ok.
Archie, confermi?

tec 

domenica, gennaio 04, 2009

L'ora dei Gentiluomini

L’Ora dei Gentiluomini comincia tra le 08.30 e le 09.00. E’ quando, sulla costa dove sorge il molo di Ocean Beach, California, vengono messe in acqua le vecchie lunghe tavole da surf da pensionati, vecchi sbirri e professionisti affermati. Per i rampanti che surfano prima del lavoro è “L’Ora Geriatrica”.

Il capo della polizia di Los Angeles, Daryl Gates, ha etichettato la criminalità della West Coast “La Mafia di Topolino”. A San Diego c’è troppo sole e per troppi giorni all’anno per pensare di fare le cose come la mafia dell’east coast. I cappelli, i soprabiti, i padrini ed il gergo da cinema vanno bene per ragazzi di Chicago, Detroit e New York non per quelli che sono cresciuti pescando il tonno sul Pacifico, surfando al ritmo dei Beach Boys ed infilando la mani tremanti nei costumi delle ragazze di La Jolla.

Donna, ormai a riposo, è una ballerina cinquantenne di Vegas. Un concentrato di classe, fascino e bellezza capace di godere la vita sino all’ultima stilla. Quando passa nei pressi della sua boutique, Frankie le porta sempre un dolce alla ciliegia senza panne ed un cappuccino con latte scremato. Stasera la porterà a cena.

Jill, la figlia di Frankie, è stata presa a Ucla per specializzarsi in oncologia. Ci vogliono un sacco di soldi per farla studiare ma, con quattro lavori, ce la si può fare.

Patty, l’ex moglie italiana, chiama due volte alla settimana per far sistemare il tritarifiuti che intasa con le bucce di patate che usa per fare gli gnocchi. Una punta di immotivata gelosia colpisce Frankie, l’ex marito, quando scopre che forse frequenta un altro.

Settimana prossima arriverà una tempesta. Frankie pensa sia meglio comprare in anticipo gamberetti per rifornire i ristoranti che si servono da lui. Ogni giorno fa il giro dei ristoranti per verificare che il suo servizio di lavanderia funzioni bene e che il pesce consegnato al mattino dai suoi ragazzi sia sempre fresco. Il negozio di esche al molo, per il quale si sveglia ogni mattina alle 3.45, lavora a pieno ritmo. Gli appartamenti che amministra sono sempre in attivo e ben curati.

Questa, pensa Frankie ogni tanto, è proprio una vitaccia. Ma è la sua.

Tutto questo sino stasera. Fino a quando non ha visto l’Hummer con due pivelli a bordo piazzato davanti a casa sua. Sino quando a qualche sbirro non è venuto in mente di scavare sulla morte del suo amico Herbie Goldstein (che tra parentesi l’ha iniziato al bagel alla cipolla). Sino a quando i federali, con l”Operazione Perizoma”, non hanno incastrato quattro consiglieri comunali di San Diego per tangenti.

Malgrado Frankie si tenga lontano da anni dal porno della Valley, dallo spaccio, dai locali notturni e dalla prostituzione qualcuno cerca di ributtarlo nella mischia. La mafia è già al buio da parecchio. Qualcuno deve solo spegnere la luce. E Frankie vuole essere solo Frankie Machianno. Ma la mafia non dimentica il nome che lui non vuole piu’ sentire. Già, perché lui è Frankie. Frankie Machine e questo è il suo inverno. “L’inverno di Frankie Machine”.

Queste sono solo le prime 64 pagine di un romanzo di Don Winslow. Le altre 254 scommetto scorreranno via come le onde che si infrangono tuonando nelle calette di Out Ta Sites, Bird Shit e RockSlide.


Guglielmo

Ps :Per chi vuole scendere invece nell’inferno personale di un maresciallo dell’Arma infiltrato tra i narcotrafficanti di mezzo mondo, suggerisco “L’infiltrato” di Carlo Brambilla. La storia vera di un carabiniere che per smascherare criminali e corrotti ha vissuto 10 anni sotto copertura. Solo con l’aiuto della sua famiglia è riuscito ad emergere dall’abisso in cui, per senso del dovere, era precipitato.
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