domenica, ottobre 28, 2012

Il Tolstoj del Musocco

Riccardo ha 9 anni. E' alto e forte. Quando esce per andare a scuola infila la testa nel cappuccio della felpa della Nike e dondola verso l'ascensore. "Guarda che a quelli che camminano cosi, con il cappuccio sulla testa, la polizia spara..." Lui si sfila il cappuccio, torna il bambino che è, e ridacchia. Lo prendo alle spalle, avvolgo il suo torace con il braccio, e lui, dimenandosi con la forza di un tonno, si libera. Ha fatto tanti sport ed alla fine, senza che io insistessi, ha scelto il basket. Settimana scorsa ha partecipato ad un torneo. Difende a tutto campo come un indemoniato e si getta su ogni pallone. Si butta a rimbalzo, si gira e lancia il contropiede. Ogni tanto parte in palleggio, cambia mano con rapidità, e vola verso canestro e se gli avversari partono in contropiede lui si rifà tutto il campo di corsa per intercettare il pallone. Alla fine del torneo, i circa 30 bambini presenti, tre squadre, hanno partecipato ad una gara individuale. Il piu' veloce a correre da un lato all'altro del campo e segnare, eliminava gli altri bambini. Io, finita la partita, mi ero perso nelle pagine del Corriere e, quando ho alzato gli occhi, lui era in finale. Ha perso di un niente con un bambino di 3 anni piu' grande ed è arrivato secondo. Riccardo è bravo in matematica. Gli piace studiare storia. Quando ha qualche pagina da studiare, di domenica, lo interrogo. "Fammi la domanda..." mi dice già conoscendo la risposta. "Ma che domanda...dai..parti..." E lui parte. A volte lo interrompo e parto a spiegare, divagare, e lui, come faceva quando aveva una manciata di anni e lo portavo all'asilo, mi segue curioso e pieno di domande. E quando non basto piu' nemmeno io mi dice: "Papà tira fuori il computer e vediamo se c'è qualcosa su internet..." E allora ci perdiamo tra meridiani, paralleli, Greenwich e l'invenzione della ruota... Riccardo a scuola è bravo ma non ama scrivere. Ad essere generosi di potrebbe dire che ha il dono della sintesi ma quando uno descrive un'intera giornata trascorsa sul lago in gommone con: "Abbiamo fatto un giro in gommone con i nostri amici.." "Magari diciamo dove....diciamo che il gommone lo abbiamo montato insieme ai nostri amici e che in fondo è una bella metafora dell'amicizia...abbiamo aiutato un amico a realizzare un sogno ed alla fine quel sogno è diventato un po nostro...come è diverso guardare le montagne, la costa, dall'acqua..." "Abbiamo fatto un giro in gommone con i nostri amici...a Como...è stata una bella giornata." "Direi che Tolstoj ti fa un baffo...anzi...secondo me sei il Leone Tolstoj del Musocco..." E dopo averlo catechizzato sulla potenza della parola, sulla bellezza dello scrivere lui riprende: "Abbiamo fatto un giro in gommone con i nostri amici...a Como...è stata una bella giornata...non so cosa dire ancora!!!" Io, sconfitto, dico ridendo: "Sei il dispiacere di tuo padre..." Lui si offende e se ne va. Ogni tanto gli vado vicino e gli dico: "Riccardo...la tua mamma e il tuo papà fanno un sacco di sacrifici per te...puoi per favore ripagarli? Vuoi diventarmi una superstar della Nba? Se non riesci a star dietro a tutto lascia pure perdere la scuola e concentrati sul basket....cosi ci trasferiamo a Boston e io ti faccio da agente e autista..." Lui mi guarda e ride. Riccardo è un bambino curioso ed ogni cosa che la vita gli propone è qualcosa da provare, sperimentare e conoscere. Che si parli del condominio, del lavoro, di un libro, lui vuole sapere. E' un avido lettore, amante delle narrazioni e delle storie. Questa estate ha letto otto libri. E di ciascuno ha amato un personaggio e aveva qualche pagina da raccontare. Appena si alza prende un libro e si mette sul divano a leggere. Qualche giorno fa, con il ponderoso tomo delle "Cronache di Narnia" in mano si è avvicinato e mi dice mostrandomi tra le dita il pacchetto delle ultime 50 pagine: "Papà....tienimi un libro in canna che questo tra poco l'ho finito..." Riccardo ha 9 anni... Il Maresciallo

lunedì, ottobre 22, 2012

La Questione della Razza

Rosa ha 42 anni e vive a Montgomery, Alabama. E' la sera del primo dicembre. E' stanca e ha freddo. Sale sull'autobus semi vuoto e si siede. Dopo un paio di fermate salgono altri quattro uomini. Rosa non si muove, ma altre tre persone si alzano per cedere loro il posto. Rosa resta immobile. L'autista del bus lascia la guida e le intima di alzarsi. Rosa resta immobile. L'autista urla e la gente sul bus mormora. Qualcuno la prega di alzarsi. Finalmente Rosa parla: "NO". Sono le uniche parole che dice prima che la polizia la trascini a forza giu' dall'autobus. Grazie ad un avvocato e ad un reverendo, Rosa se la cava con dieci dollari di multa. Ma per un anno, per protesta, molti uomini e donne decidono di boicottare la società degli autobus di Montgomery riducendola quasi al fallimento. Rosa perde il lavoro ed è costretta, per le minacce, a cambiare città. Un anno dopo la Corte Suprema dichiarò incostituzionale la segregazione razziale. Era il 1955. E Rosa era nera. Ho raccontato questa storia a miei figli. Per far loro capire che a volte bisogna avere coraggio di dire "NO". Per far capire loro che se tutti la pensano in uno stesso modo, non necessariamente hanno ragione. "Ma davvero non potevano sedersi sull'autobus?" mi ha chiesto Riccardo. "Si...perchè erano neri..." "Assurdo..." ha detto The One. Durante una pausa caffè mi sono quindi recato alla Feltrinelli ed ho comprato loro un libro a fumetti. "L'autobus di Rosa" racconta di quel giorno. Di quella donna e del suo coraggio. Sono tornato a casa e l'ho mostrato ai ragazzi promettendolo che presto lo avremmo letto tutti insieme. Ieri Federico, che sta iniziando a leggere, girava con ilo libro sotto il braccio soffermandosi ogni tanto ad osservare i disegni. "Papà....ma questa storia è vera?" "Si Fede...è vera...." "Ma dimmi un po, che non mi ricordo....chi è che non poteva sedersi sull'autobus...i bianchi o i neri?" Il Maresciallo
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