mercoledì, gennaio 18, 2006

immigrati e integrazione

oggi ho avuto modo di stazionare fuori da un reparto di un ospedale per qualche ora, in alcune faccende affaccendato che qui esulano dal discorso...
premessa: dal pronto soccorso le persone vengono ora smistate direttamente al reparto di pertinenza.
ad un certo punto sono arrivate due donne cinesi. la paziente è stata risucchiata al di là di una porta, mentre l'accompagnatrice è stata lasciata fuori.
non parlavano italiano, le infermiere, non avendo poi tutto questo tempo da perdere, hanno lasciato l'accompagnatrice a se stessa.
la signora, per quanto si sforzasse di spiegarsi, non capiva cosa stesse accandendo a sua figlia. spiegandosi a gesti, ha cercato di capire da me, se la figlia fosse finita sotto i ferri o meno.
è integrazione questa? è integrazione arrivare in un paese straniero e vivere nella propria enclave? così da non poter interagire, non solo nei momenti estremi, ma anche nella vita normale?
ho provato pena e tenerezza per lei, ma ho anche provato tanta rabbia per chi, in qualsiasi modo, costringe questi poveretti a vivere queste situazioni.
tec
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