martedì, novembre 24, 2009

Travaglio!

Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io.

Fa ridere Feltri quando, con ignoranza sesquipedale, accusa i giudici di Strasburgo di “combattere il crocifisso anziché occuparsi di lotta alla droga e all’immigrazione selvaggia”: non sa che la Corte può occuparsi soltanto dei ricorsi degli Stati e dei cittadini per le presunte violazioni della Convenzione sui diritti dell’uomo. Fa tristezza Bersani che parla di “simbolo inoffensivo”, come dire: è una statuetta che non fa male a nessuno, lasciatela lì appesa, guardate altrove. Fa ribrezzo Berlusconi, il massone puttaniere che ieri pontificava di “radici cattoliche”. Fanno schifo i leghisti che a giorni alterni impugnano la spada delle Crociate e poi si dedicano ai riti pagani del Dio Po e ai matrimoni celtici con inni a Odino. Fa pena la cosiddetta ministra Gelmini che difende “il simbolo della nostra tradizione” contro i “genitori ideologizzati” e la “Corte europea ideologizzata” tirando in ballo “la Costituzione che riconosce valore particolare alla religione cattolica”. La racconti giusta: la Costituzione non dice un bel nulla sul crocifisso, che non è previsto da alcuna legge, ma solo dal regolamento ministeriale sugli “arredi scolastici”.

Alla stregua di cattedre, banchi, lavagne, gessetti, cancellini e ramazze. Se dobbiamo difendere il crocifisso come “arredo”, tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una “tradizione” (come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta “civiltà ebraico-cristiana” (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare).

Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”).

Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci - a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo.

Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli.

A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”. Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso. Ma, all’uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo. Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l’8 per mille, a batter cassa per le scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween, e le manca il tempo per quell’uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali.

da Il Fatto Quotidiano n°38 del 5 novembre 2009

lunedì, novembre 23, 2009

Possibile....

http://www.corriere.it/sport/09_novembre_23/balotelli_nazionale_fischi_cori_509d975a-d83f-11de-a7cd-00144f02aabc.shtml


che mi debba sentire vicino a fini?

martedì, novembre 10, 2009

Una cosa divertente che non farò mai piu'


Ci sono persone capaci di comprendere ciò che gli altri vedono ma non comprendono. Persone capaci di afferrare il senso nascosto delle cose, di leggere in controluce le situazioni e di intuire ciò che l’apparenza nasconde. Alcune di queste persone sono in grado di riportare queste impressioni su carta. Di trasmettere, grazie alla parola scritta, ciò che hanno provato e visto. E’ il caso di David Foster Wallace cui negli anni novanta fu commissionato, da una rivista patinata e ad alta tiratura, di scrivere un reportage su una delle leggendarie crociere sei giorni e sette notti ai Carabi. Dagli articoli è nato un libretto capace di tenervi svegli la notte. Un libro che vi farà ridere sino a farvi togliere gli occhiali, se li avete, per asciugarvi gli occhi. Che vi farà leggere e rileggere una frase per capire cosa vi abbia fatto ridere cosi cercando di smontare quel perfetto meccanismo narrativo. Un libro che vi tornerà in mente mentre correte sotto la pioggia ed osservate le rughe che l’acqua forma sull’asfalto nero ed i mucchi di foglie accumulate nei canali di scolo.

“Una cosa divertente che non farò mai piu” descrive l’opulenza, il consumismo ed il divertimento di una crociera di sette giorni. Ma non è solo questo. Quella nave di un bianco abbagliante, che solca i mari lasciando una scia non solo di spuma alle su spalle e che naviga sul vuoto assoluto dell’oceano, è la metafora della nostra società. Descritta non, come erroneamente dice la controcopertina, con satira spietata. Ma descritta quasi con pietà. Non c’è infatti compiacimento. Non c’è il trionfo dell’osservatore arguto e al di sopra delle parti. C’è il dolore per ciò che si vede. Per la disperazione che la notte scivola tra i passeggeri, per la sensazione di morte e decomposizione che emana dall’oceano stesso e da tutto ciò che a bordo sembra immacolato. Non a caso nelle prime pagine l’autore cita Moby Dick. Cita il capitolo in cui il mozzo Pip cadendo in mare, impazzisce per l’immenso vuoto in cui si trova a galleggiare. Penso che David Foster Wallace sapesse di essere anche lui un passeggero. Passeggero di una nave da cui, per mille motivi, non poteva scendere se non dopo sei notti e sette giorni.

Su internet si parla di lui come un genio. Ho letto solo un suo libro, troppo poco per poter condividere questa opinione. Non posso però fare a meno di pensare che in poche pagine riesce a far ridere e riflettere. E dalle pagine emerge la sua voglia di raccontare, di trasmettere parola per parola quello che tumultuosamente percepisce e che si agita nella sua anima. E’ prigioniero del narrare. E si chiude il libro rimpiangendo le mille questioni che lui ha rimandato. Le mille piccole avventure che non ci ha raccontato perché non ha avuto spazio, o forse la capacità, sembra quasi ammettere,di raccontare.

David Foster Fallace si è suicidato circa un anno fa lasciandosi dietro diversi saggi, molti racconti e pochissimi romanzi.

Non so perché si sia ucciso. Posso solo immaginare, per quel poco che lo conosco, che non abbia retto a tutto ciò che ha visto.


Guglielmo

mercoledì, novembre 04, 2009

Due!

Federico è sul letto che gioca. Mi siedo al suo fianco e gli dico: “chissà se c’è qualcuno che vuole un po di coccole…”
“Senza dire niente gattona sino sulle mie gambe. Lo prendo e lo appallottolo tra le mie braccia. Lui lascia le gambe e le braccia molli ed incassa la testa tra le spalle. Riccardo osserva la scena e si avvicina. Poggia la sua testa sulle mie ginocchia. Allora li prendo tutti e due e li abbraccio forte fingendo di morsicargli le orecchie. Loro urlano si fanno coccolare un po e poi scappano via.
Finiscono di vestirsi e usciamo di casa. Dopo qualche minuto in macchina, durante i quali non smettono di parlare, arriviamo a scuola.

Riccardo supera il cancello . Percorre il viottolo lastricato piegando la testa in avanti per bilanciare il peso dello zaino. Ogni due o tre passi si gira verso di noi. Federico lo segue con lo sguardo. Sorride ed agita la mano. “Ciao Iki!”.”Ciao Picius!” risponde il fratello. Continuano cosi sino a quando Riccardo non scompare dietro la porta. “Ciao Riki!!!” urla nel gelo Fede.
A quel punto è il turno di Federico.
“Io devo andare a scuola?”
“Si…” rispondo con cautela.
“Perché?” riprende lagnoso.
“Perché io e la mamma andiamo al lavoro. Riccardo a scuola e tu all’asilo”
“Ma io sono stanco….vado dalla nonna Terri….”
“La nonna non c’è.”
“ah…”
Mentre percorriamo le vie della città mi accorgo che osserva tutto con attenzione. Osserva i camini in alluminio risplendere nel sole ed il riflesso dei lampeggianti dei camion dell’immondizia sulle serrande dei negozi.
“Papà ho visto una mini con un cuore! Quando sono grande te la compro…”
“Grazie Fede…”

Arriviamo all’asilo. Lo cambio, gli metto il grembiule e le scarpe dell’uomo ragno. Lo porto in braccio sino alla soglia dell’aula. Ci abbracciamo forte e lo bacio sulla testa. Sorride ma è un sorriso forzato. Separarsi, per lui, è sempre spiacevole. Gli accarezzo la testa e vado.

Per loro la cosa piu’ importante è stare insieme. “E’ la cosa piu’ bella se stiamo sempre tutti insieme” mi ha detto un giorno Riccardo. Se andiamo a trovare Susanna al lavoro, quando esce dalla porta le, saltano addosso. La abbracciano e le fanno festa. Se io rimango in disparte, Riccardo apre con un braccio il cerchio che ha formato con il fratello e, sorridendo imbarazzato, mi fa cenno di avvicinarmi.

La sera, prima di addormentarsi, accendono le loro torce elettriche e dal letto lasciano che i fasci di luce si rincorrano sul soffitto. Quando entro in camera all’improvviso, si immobilizzano.

“Se non la smettete vado a prendere il matterello della pizza e vi sistemo” oppure “ se non la smettete vado a prendere un cane lupo e vi sistemo!”.
“Ha detto che prende il matterello…” dice Fede ridendo. Allora spengono le torce ma appena esco dalla stanza riprendono a confabulare a bassa voce.

Anche rimproverarli quando sono insieme è difficile.

“Siete una vergogna!” ha detto loro Susanna esasperata dasl loro comportamento in un negozio.

Siamo la vergogna del Kung Fu!” ha risposto Riccardo citando Kun Fu Panda.

Ridevano tutti e tre.

Guglielmo

domenica, novembre 01, 2009

Domande senza risposta

Perchè se viene condannato Silvio resta al suo posto? In quale Paese il presidente
del consiglio delegittima in questo modo la magistratura e nessuno dice nulla? E perchè un povero cristo dovrebbe rimettersi al giudizio di un magistrato?

Perchè basta che le borse, gonfiate dalla liquidità immessa nel sistema, crescano per dire che la crisi è finita? Perchè si parla di ripresa se l'unico parametro sensato, la disoccupazione, continua a crescere?

Perchè, malgrado si sia capito che qualcosa non funziona nel modello economico attuale, si pensa tutto possa continuare come prima senza che nulla cambi?

Su che base si pensa che questa crisi sia a "V" o a "U" (cioè con un rapida ripresa) e non a "W" (con una momentanea ripresa ed un nuovo tracollo)?

Perchè se il vaccino contro l'influenza A è sicuro, i medici non vogliono farlo?

Perchè Marrazzo è uno dei pochi a dimettersi? Perchè si dice "pereguitato" dalla stampa? Si aspettava un buffetto sulla guancia?

Non è che questa gente naviga in troppi soldi e quindi pensa sia normale spendere migliaia di euro a trans?

Perchè, essendo il video in giro da luglio, se tutti i giornalisti sapevano da settimane, tacevano? Ci danno solo le notizie che vogliono e quando vogliono?

Perchè Lippi non chiama Balottelli e Miccoli?

Perchè Bersani è comunista mentre Putin è un amico?

Guglielmo

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Di', puoi vedere alle prime luci dell'alba
ciò che abbiamo salutato fieri all'ultimo raggio del crepuscolo?
Le cui larghe strisce e brillanti stelle, nella battaglia pericolosa,
sui bastioni che sorvegliavamo, sventolavano valorosamente?
E il bagliore rosso dei razzi e le bombe che esplodevano in aria
hanno dato prova, nella notte, che il nostro stendardo era ancora là.
Di' dunque, sventola ancora la nostra bandiera adorna di stelle
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi?

He's Barack Obama!

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