sabato, dicembre 22, 2007

Buon Natale!

Polli in batteria. E’ questa l’impressione che ho avuto stamattina facendo la spesa. Che tutti noi, io e gli altri avventori, fossimo polli in batteria. Incassata la tredicesima eravamo già pronti a rimandarla al mittente. La gente arraffava di tutto. Riempiva i carrelli con frenesia. Le mani tremanti, pacchetti e confezioni in mano, valutava se ciò che aveva in mano potesse servirle. Nel dubbio, scagliava il pacco nel carrello. Un istante di serenità e via verso una nuova confezione ed un nuovo tremore. E’, nessuno lo neghi, una nuova forma di schiavitù. La schiavitù dell’avere e del consumare. Siamo pagati bene ma a patto che tutto ritorni in circolo. E siamo noi stessi a tenere viva la macchina . Non guardiamo con sospetto uno che estragga dalla tasca della giacca un Nokia dei primi anni del millennio? Se al lavoro dichiarate di possedere un Sony 28 pollici di 15 anni, che ancora fa il suo lavoro, venite guardato come probabilmente veniva guardato uno che 30 anni fa viveva nelle valli della bergamasca e dichiarava di non aver mai visto il Duomo.

La gente accatasta in casa (non mi viene in mete altro verbo) materiale elettronico che spesso resterà inutilizzato. Nella casa del piu’ disperato è possibile trovare un plasma 42 pollici comprato a rate ed un bel padelline orientato verso il satellite di Sky. Si comprano stronzate immonde per farne dono ad amici che nel migliore dei casi le ricicleranno, nel peggiore lo spediranno in discarica.

Gente male in arnese osserva con occhi avidi e lussuriosi gli ultimi N-Series della Nokia. Il cellulare in oggetto consente di navigare su internet e gestire una mole di dati ed informazioni impressionanti. Ma per un popolo che non legge piu’ e a malapena sa inquadrare eventi chiave della storia dell’umanità che utilizzo ha se non quello di chiamare a casa?

La pubblicità, la catena che ci lega ai nostri simili in questa enorme galera in cui instancabili voghiamo, è implacabile. Ci convince di avere necessità di possedere in casa un server per fare da back up ai nostri dati (quali?). Ci illude che la nuova A4 farà di noi un uomo diverso. Che un nuovo piumino ci slancerà. Che senza un orologio da 2000 euro non potremo fare nemmeno piu’ un passo. Ci convince che qualsiasi regalo faremo o riceveremo non sarà mai sufficiente. Non sazierà mai la nostra e l’altrui fame di roba. Ed allora possiamo solo continuare a comprare per consolare e consolarci del freddo che sentiamo nel cuore.

Stamattina, avendo adocchiato una confezione in sconto al 50% (9,90 euro) mi sono quasi convinto di avere una necessità impellente di salmone affumicato. Alla fine ho pensato al suo costo. Al mio salario orario ed ho pensato “Posso lavorare circa un ora per mangiare salmone affumicato a pranzo?”

Ora molti di voi penseranno: “La solita tirata natalizia del Maresciallo”. E’ uno dei sintomi che voi, come io del resto, siamo ormai insensibili alla realtà delle cose.

Ed allora, per farla bene, vi parlo anche dei bambini africani.

L’azienda per cui lavoro ha avviato una bellissima opera in un paese africano. Costruisce scuole, ha avviato programmi di vaccinazione dei bambini, combatte il diffondersi dell’Aids. Ogni tanto chiede ai dipendenti di sacrificare un numero di ticket (che poi viene addebitato in busta paga) per sostenere l’iniziativa. A scopo dimostrativo spiega cosa si può fare con un ticket di circa 5 euro di controvalore. In quel paese con circa 5 euro si fa prevenzione sui bambini, si permette ad un bambino di andare a scuola, mangiare, dormire al riparo e sfuggire ad un destino segnato. Per regalare una buona bottiglia agli amici ho speso circa un controvalore che va dai due quattro ticket.

C’è un senso?

Con l’arrivo della tredicesima, prima che evaporasse, ho fatto un piccolo bonifico ad un missionario in Guinea Bissau. Lo abbiamo conosciuto qualche anno fa in un incontro per adozioni a distanza. Mi ha colpito perché riesce a mandare alcuni giovani della Guinea a studiare in Italia con l’impegno di tornare poi nel loro paese a praticare la professione di medici, avvocati e ingegneri. Quest’uomo, stanco, malato ma indomito, sta costruendo una clinica per curare i piu’ poveri gratis ed i piu’ ricchi a pagamento. Sta creando un polo dove far lavorare dottori e dove curare corpi ed anime. Gli ho inviato una mail spiegandogli che avevo fatto un bonifico in maniera tale da esser certo che non si perdesse nella contabilità dell’ente che lui rappresenta e per farlo sentire meno solo. Dopo un giorno mi ha risposto ringraziandomi ed inviandomi una foto della clinica, sempre in crescita, ed una lettera dove racconta progressi e difficoltà della sua opera. Concludeva la mail ringraziandomi per la “generosa” offerta. Guardando l’importo mi sono sentito in imbarazzo perché l’offerta non era generosa ed ho pensato che la sua fosse una risposta standard.

Gli ho risposto ringraziandolo per le preghiere che prometteva per la mia famiglia e concludendo con una frase di circostanza. “Non è una gran cifra ma so che nelle sue mani diventerà molto piu' preziosa di quanto non lo sia per noi.”

Alla fine, dopo che avevo inviato la mail, ho riletto quella frase.

Non era di circostanza…

Buon Natale a tutti i nostri lettori!



Guglielmo

venerdì, dicembre 21, 2007

Come si fanno i deal

Tema: dati i seguenti due elementi, definire se c'è una connessione:
a) Sarko è in Italia.
b) Il cda di Alitalia decide che il compratore è AirFrance.
tec

giovedì, dicembre 20, 2007

Solo?

C'è qualcosa di sbagliato...
85%How Addicted to Apple Are You?

Looking for payday loan?

mercoledì, dicembre 19, 2007

volevo un(a) gatt(a)o ner(a)o....

L'avro' cantata milioni di volte a Matteo...
dati i recenti avvenimenti, mi piace un po' meno...

martedì, dicembre 18, 2007

56810 MW

Ieri record storico di consumi nel nostro bel paese, così solo una notizia di cronaca...

lunedì, dicembre 17, 2007

Laure!

La Manaudou è una nuotatrice francese. Qualche mese fa, per amore di un nuotatore italiano si è trasferita a Torino. Tra mille veleni e polemiche, legati alla sua rivalità con la nuotatrice italiana Pellegrini ed alla gestione della sua immagine e dei suoi allenamenti, è tornata da poco in Francia.

Contestualmente ha interrotto la relazione con Marin, il nuotatore italiano.

Come tutte le storie finite male, il loro amore è affondato tra liti, accuse e sospetti tradimenti.

Fin qui nulla di male. Nulla di strano.

Come il loro amore aveva incuriosito, perchè ostentato, così la sua fine è finita sotto i riflettori.

Solo che in questi giorni i due, incontratisi a bordo vasca, hanno litigato: lancio di anello e parole grosse.

I siti francesi accusano l’italiano di averla disturbata prima di una gara, quelli italiani accusano lei di averlo aggredito senza motivo (se non dichiarazioni poco galanti di lui...).

A completare il quadro, alcune foto osé di Laure finiscono su internet.

I siti italiani, Corriere e Repubblica in testa, si affrettano a pubblicare le foto di questa giovane donna incuranti del fatto che questi scatti abbiano natura privata. I siti francesi, Le Figaro e Le Monde, non solo non mostrano le foto ma nemmeno ne parlano.

I transalpini, che accusano l’ex fidanzato in ogni modo, mostrano un certo limite nel valutare e raccontare con obiettività la vicenda senza comunque darle eccessivo peso. Difendono la loro atleta in ogni modo?

Quello che resta sono quelle foto.

Siamo un Paese di guardoni che poco rispetto ha del corpo nostro ed altrui. La donna è a tal punto svilita che una ragazza, che magari con leggerezza, ironia o altro ha fatto scatti di quel tipo, viene messa alla gogna ed umiliata.

L’essere umano, l’atleta, la donna che è Laura Manaudou viene semplicemente buttata in prima pagina senza alcun rispetto. Il suo corpo mercificato. L’ho già scritto ma la mercificazione del corpo delle donne, la sua umiliazione ha raggiunto livelli preoccupanti,

In questa vicenda ciò che colpisce è ciò che siamo diventati: un popolo di guardoni.

Guglielmo

Tutto è relativo!

Perchè nessuno si straccia le vesti per questo?

domenica, dicembre 16, 2007

chiavi di ricerca

E' incredibile vedere quali chiavi di ricerca portino qui alcuni visitatori. Alcuni, affascinati dai nostri post, ritornano, altri proseguono nella ricerca di porno polacchi (che differenza c'è con quelli ungheresi?).
Altri ancora cercano notizie sulla loro "zia porca"; altri ancora cercano costumi da piratessa (sotto Natale?); qualcuno cerca libri sulla permalosità (hum, Gughi... quando ne scrivi uno?); qualcuno anzichè un libro cerca il significato del termine permaloso..
Qualcuno cercava "Yoghi e Bubu" e io pensavo li cercasse per il figlio/a, poi due righe più sotto la chiave di ricerca era "yoghi e bubu porno": ora passi la "zia che porca", ma yoghi e bubu.... dove andremo a finire?

ah, il più forte è il tizio che è capitato qui cercando "www.amiciobesi.it", qui siamo tutti perfattamente in forma....

tec

vediamo un po'

quanto tempo ci mettete ad accorgervi.
tec

venerdì, dicembre 14, 2007

Bollini

Una collega, utilizzando impropriamente la posta aziendale, ha inviato una mail nella quale invocava bollini benzina di un gestore particolare. Si trova infatti a pochi bollini, una decina, dall’ambito televisore al plasma che scoprirà a breve essere una puttanata colossale.

Siccome sono un bravo ragazzo e realizzare i sogni degli altri è sempre una bella soddisfazione mi è subito sovvenuto che in macchina avevo alcuni di quei bollini. Normalmente li rifiuto ma l’ultima volta, per pigrizia, li ho accettati insieme allo scontrino della carta di credito.

Utilizzando impropriamente la posta aziendale ho quindi mandato una mail alla collega. Lei, pervasa dal sacro fuoco del “gratis” mischiato al demone della raccolta punti, si è catapultata da me.

Dopo essermi informato sul target della sua raccolta (mica scoprire poi che sta per entrare in possesso di un’arma di distruzione di massa) le ho dato i bollini.

Le ho quindi spiegato che ho due macchine. Una la uso io ed una mia moglie. Ma la benzina la faccio ad entrambe, ho chiosato, e quindi di bollini ne ho parecchi. Ma la raccolta non la faccio.

Se mi ricordo” ho aggiunto “la prossima volta che faccio benzina me li faccio dare ancora”.

Sempre che non li perda nel caos della mia Toyota, sempre non li butti, sempre mi ricordi, ho pensato.

Qualche giorno fa ho fatto benzina. Mi sono fatto dare i bollini e li ho messi nel cassettino sotto al cambio. Oggi mi sono ricordato di portarli alla collega.

Utilizzando impropriamente la posta aziendale le ho inviato una mail: “Ho 4 bollini. Ti servono ancora?”

“SIIIIIIIIII!!!!!!Arrivo!” ha risposto.


La collega, ormai vittima dello “Stress da bollino” che l’ha, immagino, indotta a stivare taniche di benzina in cantina, mi avrebbe guardato come un simpatico mattacchione che spreca bollini come un demente.

Alle 10.30, sulla via della pausa, è passata dalla mia postazione. Nel mentre mi chiamava mia moglie.

La collega si è avvicinata, ha raccolto i bollini dalla scrivania e mi ha ringraziato. Io, mettendo in attesa Susy, le ho detto: “Te ne mancano ancora? Oggi devo fare benzina.”

“Si. Me ne mancano quattro. Grazie. E’ tua moglie al telefono?”
“Si...” ho detto istintivamente rabbrividendo.
“Ringraziala molto!”. La nostra deve aver pensato che vi fosse un intero disegno familiare per privarci del bollini benzina a favore del suo lungimirante progetto di acquisire un televisore al plasma.

Susanna, di natura sospettosa, mi ha quindi detto : “Con chi parli?”.

In sottofondo ho sentito un iceberg che si frantumava contro il pack nella Baia di Baffin.

“Una collega...”

“E cosa vuole?” la temperatura nella stanza era intanto scesa a meno 32.

“Le ho dato dei bollini benzina....deve prendere un televisore al plasma...bollini in cambio di favori sessuali, s’intende....”

Si è messa a ridere ed ha cambiato argomento.

Gughi

Auguri sinceri!

Ricevo una mail da un Residence dove ho soggiornato quest’estate con i mie cari.

Oggetto: Buon Natale

La famiglia XXXXXXXX
e tutto il personale del Residence XXXXXX
augurano un Buon Natale ed un Felice Anno Nuovo.


"Abbiamo visto sorgere la sua stella
e siamo venuti per adorarlo" (Mt. 2,2)



In allegato: Tariffario 2008


Guglielmo

venerdì, dicembre 07, 2007

Beaufort

Beaufort è un castello crociato nel sud del Libano. Dai tempi della Bibbia, sulla collina sui cui sorge, gli uomini combattono e muoiono. Beaufort, posizionato a 700 metri di altezza, è in una posizione strategica per il controllo dell’area sul confine tra Libano, Israele e Siria.

Dal 1982 al 2000 Tshal , l’esercito di Israele, ha occupato l’altura con una base costruita nei pressi della fortezza. Erez è un soldato. Un ragazzo di poco piu’ di 20 anni al comando di una compagnia di ragazzi. Interrati nel bunker che sovrasta le vallate sottostanti difendono il confine nord di Isralele dagli attacchi di Hezbollah. Ma la guerra che Erez e i suoi uomini combattono non è una guerra di movimento. Non è una guerra di bandiere che garriscono al vento e di carri che sfrecciano nel deserto rovente. Non è una guerra fatta di ritorni gloriosi in patria o di azioni eroiche. E’ una guerra di trincea. Gli uomini si logorano sotto il fuco dei mortai e dei katiuscia che la notte non danno tregua. Si vive nella paura di morire o, forse peggio, di perdere un braccio, una gamba o un occhio. A pochi chilometri da dove la differenza tra la vita e la morte la fa dove si è posato il piede nel mezzo della boscaglia che circonda la base, la gente beve cappuccini, prende il sole, fa l’amore, fa shopping in centri commerciali e non vuole sapere, non vuole ascoltare, di come si vive e si muore oltre confine con il Libano.

Dopo qualche settimana si torna alla vita civile come se quei giorni trascorsi in guerra fossero solo un’allucinazione. Ma la vita, gli amori, il futuro, tutto perde sapore. Si diluisce nell’odore del sangue, del sudore, del gasolio, della polvere da sparo, della morte che a Beaufort penetra nella carne. Una settimana e si torna alla fortezza. Varcando il confine tra Libano ed Israele si torna in trincea. La routine, la paura, la stanchezza e l’assurdità della vita militare (che chiunque ha assaporato anche per poche settimane la vita militare conosce) si superano solo con l’aiuto degli amici. Dei soldati fratello con cui tutto si condivide. E quando questi fratelli finiscono il servizio di leva è come se li si perdesse per sempre. Per purificarsi dalla guerra partono alla volta del Sud America per stordirsi di sesso, droga ed alcool cercando di dimenticare. Erez precipita giorno dopo giorno in un abisso che lo spinge a recidere ogni legame con la vita reale per dedicarsi al combattimento scoprendo che ciò per cui combatte non è la sua patria ma l’amore per la guerra e per quella guerra.

“Tredici soldati”, di Ron Leshem, parla di tutto questo. E’ un libro sulla guerra che Israele combatte per la sopravvivenza e del prezzo che tutta la società israeliana paga per questo: la sua gioventù e la sua innocenza.

E’ un libro duro pieno di spunti di riflessione. Una testimonianza di cosa diviene un uomo in guerra e di come smarrisce il senso della realtà. Un libro su Israele e sulla sua società.

"Benvenuti a Beaufort. Se esiste il paradiso, il panorama è questo, se esiste l'inferno, ci si vive così."

Il Maresciallo

Tra u pochino...

giovedì, dicembre 06, 2007

Sbuzzy. il permaloso

Federico è un ragazzetto permaloso. La permalosità della sua mamma e del suo papà è fluita nel suo sangue come fuoco. Appena gli si rivolge una parola con una lieve nota di irritazione o un’ombra di rimprovero il nostro eroe scatta.

Se ha qualcosa in mano lo scaglia per terra, si gira e si allontana a passi rapidi. In genere va nell’angolo piu’ lontano da dove si è consumato il rimprovero ed inizia a piangere e urlare.

Siccome ormai nessuno gli da piu’ peso, dopo qualche istante Sbuzzy si ripresenta al cospetto del colpevole piangendo come una fontana.

La permalosità arriva però a livelli esponenziali. Ieri, durante un incontro di calcio da corridoi durante il quale vagolava qua e la favorendo un po’ me un po’ Riccardo, Sbuzzy è stato sfiorato da una pallonata assolutamente casuale. Il pallone di spugna non lo ha minimamente scosso ma lui lo ha interpretato come un personale affronto.

Subito si è voltato verso di me piangendo e solo dopo qualche coccola ha ripreso a partecipare al gioco.

Alla permalosità Federico associa anche una tendenza alla prepotenza. Se suo fratello gioca con un computer lui lo deve avere. Sempre ieri, dopo aver sottratto il computer a suo fratello, l’ho rimproverato. Lui si è rifugiato sotto il tavolo in cucina imbronciato. Allora, per rabbonirlo, gli ho passato il suo computer di Winnie The Pooh sotto il tavolo. Con i piedini a salsiccia che si ritrova ricacciava il computer in mezzo alla stanza. Siccome l’ho ignorato per un po’ e non volendo cedere, continuando a stare sotto il tavolo, premeva alcuni tasti del pc con i piedi. Alla fine, per noia, ha ceduto.
Susanna mi rimprovera di non redarguirlo a sufficienza. Lo fa, dicendo che ho un debole per lui il quale ha a sua volta un debole per il suo “apà”. Quando torno a casa, e sente aprirsi la porta, lascia tutto quello che sta facendo e mi corre incontro gridando “apà! apà!apà!”. E’ davvero felice e mi segue per casa sino a che non lo abbraccio e gli faccio un po’ di festa. Sbuzzy è anche un bambino solare ed un giocherellone. Quando Riccardo inizia a fare il matto lui lo segue a ruota. Spesso Federico abbraccia suo fratello baciandolo e carezzandolo con un affetto senza pari e quando Riccardo è oggetto di rimproveri lui, immobile, segue la scena dispiaciuto.

Ho comunque riflettuto sulle accuse e credo di non avere un debole per uno dei due.

Ce l’ho per tutti e due....


Gughi

Food Miles

Non so se avete letto che in Inghilterra sui cibi vengono messe (solo in alcuni supermercati) le miglia che hanno dovuto percorrere per arrivare al consumatore, tutto questo per contrastare il global warming. Di fatti il traffico di persone o merci, produce CO2 temutissima per il suo effetto serra, in particolar modo la merce aerea inquina perchè introduce anidride carbonica direttamente nell’alta atmosfera.
A parte che questa tesi (diretta correlazione tra CO2 e global warming) è tutta da verificare, ma tutto queste serve perchè il consumatore acquistando un prodotto con tante miglia sul gobbone deve sapere che sta direttamente causando lo scioglimento dei ghiacci antartici, la moria della foresta amazzonica e la scomparsa della foca monaca in sardegna. Tutto questo acquistanto, chessò, dei fiori o della frutta che viene dal Kenya. Essì amici perchè gran parte di quello che acquistiamo è fornito dal Kenya (ovviamente frutta ortaggi e fiori). Riguardo a i fiori ad esempio un recente studio ha stimato che le emissioni di anidride carbonica imputabili ai viaggi aerei necessari per trasportare i fiori dal Kenya all’Inghilterra sono del 5,8% inferiori a quelle delle serre dei floricoltori olandesi che per la maggior parte dell’anno consumano quantità enormi di energia. E non finisce qui, Annan Cato, ambasciatore ghanese ha riportato che solo l’0,1% delle emissioni di anidride carbonica registrate in Gran Bretagna sono da attribuire al cibo importato.
Inoltre il signore Cato ha fatto un commento intelligente cioè ha sottolineato come boicottare i prodotti provenienti dall’Africa in nome della tutela dell’ambiente avrebbe effetti disastrosi sulle fragili economie di quel continente.
Insomma, in occasione di San Remo mandiamo tutti i soldi per far ripartire il Darfur, creando posti di lavoro, ma quando questi ci mandano con un aereo i loro prodotti non li compriamo perchè inquinano...

mercoledì, dicembre 05, 2007

Benvenuta!

E' nata Elisa, la mia ottava nipote!

Una nuova vita, una nuova persona.

Tra vent'anni, quando leggerà il nostro (ormai praticamente mio...) blog ripenserà a questa tiepida e tersa sera di dicembre in cui si è affacciata alla vita.

L'incredibile dei bambini è che finchè non arrivano non ci capacitiamo del loro esistere.

Solo quando qualcuno ci dice "E' nata!" improvvisamente capiamo che la nostra vita non sarà piu' la stessa.

Per questo Natale 2007 ci sarà anche lei!

Un legame, ed in fondo anche una piccola responsabilità, ci unisce a questa persona.

Noi a lei, lei a noi.

Guglielmo

Salari

Sarebbe bastato vederlo qualche sera fa a 8 ½. Se la folla scesa in piazza con la bava alla bocca per cacciare Prodi, incurante del mio voto e di qualche altro milione di persone, avesse ascoltato quelle poche parole allora forse avrebbero capito. Già perchè le poche parole pronunciate poco prima di chiudere la trasmissione avrebbero aperto gli occhi non solo sulle idee di Super Silvio ma su un modo di fare imprenditoria che coinvolge un po’ tutto il capitalismo italiano.

Berlusconi spiegava che i problemi dell’Italia risiedono nella mancanza di competitività. La debolezza del sistema è individuabile nei nostri salari. Troppo alti rispetto a quelli del vicino est Europa, dell’area balcanica e dell’Impero di Cindia (Cina e India).

Quindi vorrei chiedere al nostro ex premier, cosa dovremmo fare? Comprimere i nostri salari sul livello di quelli romeni? Dovremmo vivere come vivono gli operarti che a Shangai costruiscono grattacieli o come gli operai che muoiono come mosche nel Quandong?

E poi, vorrei chiedere, chi consumerà più nel nostro Paese quando i salari garantiranno la mera sussistenza?

Alla base di questi ragionamenti sui salari, che sono tra i piu’ bassi dell’Area Euro, c’è tutta una mentalità imprenditoriale tutta di casa nostra.

Le leve con cui competere sui mercati globali non sono qualità, innovazione, flessibilità, ricerca e via dicendo ma salari e tasse.

Meno salari e meno tasse uguale piu’ profitti. Perchè alla fine quello che conta è quello. Tutti parlano di Made in Italy, di qualità, di innovazione, di distretti industriali virtuosi ma poi, come ha mostrato Report domenica ma come già aveva scritto Saviano in Gomorra, costringono operai in nero nei sottoscala a fare borse che pagano 25 euro e che vengono rivendute a 400.

I 375 euro di differenza di prezzo a chi vanno? Non si potrebbe in minima parte destinarne parte a chi fa materialmente le borse per consentirgli di avere quel minimo di garanzie dovute ad un lavoratore? Si potrebbe garantire a queste persone di avere una minima pensione quando finiranno di lavorare? Su chi ricade e ricadrà il costo sociale di questi lavoratori?

Gli imprenditori cianciano di dollaro debole ma verrebbe da chiedere. Con che valuta pagano quello che importano dalla Cina? Con cosa pagano i lavoratori/schiavi che nei distretti industriali cinesi fabbricano televisori, computer, cellulari e via dicendo? In dollari...

Vogliamo dunque credere che le esportazioni sono tutte verso l’area dollaro? Non esportiamo in Francia, Germania, Spagna, Grecia o Uk e via dicendo dove del cambio euro Dollaro ce ne sbattiamo? Ed anzi il minor costo della merce che compriamo in dollari non consente maggiori profitti per chi poi rivende in euro?

Eppure per gli imprenditori il dramma è il dollaro forte. Soluzione: detassiamo, defiscalizziamo, riduciamo i salari, aumentiamo la flessibilità...

I bilanci delle grosse aziende sono tutti floridi. Il gas aumenta, il petrolio aumenta ma i bilanci delle società che importano e distribuiscono energie non conoscono flessione, anzi. Cosa significa? Significa che i guadagni aumentano perchè anche i prezzi al rubinetto aumentano in maniera piu’ che proporzionale al costo pagato al giacimento.

Il capitale investito rende, in proporzione, piu’ di quanto rende il lavoro impiegato. Perchè? Perchè i 375 euro della borsa fatta a Napoli finiscono al portatore del capitale e non alla manodopera che in giro per il mondo ha fabbricato la borsetta?

Insomma spesso ho l’impressione che dietro le menate sui salari, sul dollaro, sulle tasse, sulla competitività, sul Made in Italy ci siano i soliti interessi personali di pochi.

Guglilemo

lunedì, dicembre 03, 2007

La ricotta

Qualche giorno fa mi trovavo in un supermercato vicino casa. Al banco dei salumi un cartellino festante mi invitava, nell’ambito della settimana dedicata ai prodotti della Sicilia, al consumo di una porzione di ricotta.

La ricotta, venduta a qualcosina meno dell’oro per oncia sulla borsa di Honk Kong, veniva dalla Sicilia in aereo. Guardandomi intorno ho dunque notato dei carrelli, di quelli che appunto si usano per gli alimentari sugli aerei, da cui gli addetti traevano delizie della Trinacria.

In un’epoca dove si tolgono le lucine di “stand by” dai lettori Dvd per evitare inutili consumi, ha senso far arrivare, in una regione sommersa da decine di tipi di formaggi, la ricotta per via aerea?

Quanto inquinamento ha prodotto quella ricotta per giungere sulla tavola di qualche fine palato milanese? Una buona ricotta fresca lombarda forse non avrà il retrogusto di quella sicula (sempre, come in realtà credo, che non si tratti di una ricotta industriale...) ma sicuramente l’impatto in termini di costi per l’ambiente sarà sicuramente ridotto.

Cercando quindi di sensibilizzare l’opinione pubblica ho detto, a beneficio dei presenti in fila per alla gastronomia,: “Ma vi pare che la ricotta debba venire dalla Sicilia in aereo? Si parla di effetto serra e poi si compra ricotta che inquina come un Suv...”.

La signora al mio fianco si è subito allontana da me temendo, in una imminente carica dei celerini, di essere scambiata insieme a me per una black block.

“Le pare signora?” le ho detto con sguardo comprensivo da Siddartha.
“Io queste cose non lo so...” ha detto spaventata.
“Non c’è molto da sapere signora. Quella ricotta (che intanto andava a ruba nemmeno fosse gratis) è arrivata su un aereo!”
Ormai terrorizzata si è allontana da me accaparrandosi una confezione di ricotta.

La mia battaglia non ha dunque sortito effetti. Sono Pronto per una nuova campagna: la luce nei bagni.

Nella struttura dove lavoro vi sono diversi bagni ed ognuno ha, come ovvio, una sua luce. Questa resta accesa tutta il giorno anche quando al bagno non c’è nessuno. Che risparmio avrebbe l’azienda e l’ambiente se ogni volta, finito di usare il bagno, si spegnesse la luce?

E’ iniziata una nuova, dura, battaglia.

A volte però basta modificare un comportamento, anche banale, per avere risultati interessanti.

Gughi
Creative Commons License