domenica, febbraio 28, 2010

Gli ultimi dieci...

Ieri Riccardo era impegnato con una festa e impantanato in casa a causa della sua nota resistenza ad uscire se non per eventi definiti.

Con Von Piciarus sono dunque uscito per un giretto esplorativo. Io a piedi e lui, percolosamente, con il suo monopattino. Il nostro eroe, non per coraggio ma per incoscienza, procede a velocità soniche e, slalomeggiando sulle rampe in acciaio dei negozi a tra i passannti,si gira verso di me e mi sorride come per dire "hai visto come sono figo!".

Io, pur riconoscendo che ha un certo stile (la gente lo guarda ammirata per la fluidità e, quando capisce che sono il padre, mi sorride ed in genere dice qualcosa tipo "E' un piccolino ma va come un fulmine!"), gli urlo e fischio invitandolo a guardare avanti e a fermarsi quando quando si allontana troppo.

Poichè gli avevo promesso un filmetto siamo andati in un tempio dell'elettronica.

Gli ho messo in mano quattro dvd possibili e mentre, ne sceglievo uno per me, gli ho dato modo di riflettere sull'acquisto. Nel mentre siamo passati di fianco ad una coppia padre figlio (circa 10/11 anni).

Il padre, con un ciuffo alla "Grease", voleva comprare "Dorian Gray".

"Papà" diceva con pazienza il figlio "è vietato ai minori di 14 anni. Non possiamo comprarlo..se è vietato al cinema lo è anche a casa..."
"Sicuro? Sicuro? Dai che ce lo vediamo..." diceva il padre tentatore.
"Si papà, sicuro...prendiamo qualcos'altro..."
"E va bene....come vuoi!" diceva stizzito il padre.
Ho aspettato di vederli alla cassa aspettandomi che fosse il figlio a tirare fuori la carta di credito.

Scelto il film ci siamo diretti in macchina verso il mercato.

Rientrando dal mercato, le mani ingombre di ananas e pomodori (il verduraio ha tentato di vendermi tre cestini di fragole gli ho risposto parlandogli della recssione, della frutta e della verdura a chilometri zero. Adesso sapientoni postate qualcosa sull'ananas...in questo caso rientra nelle mie "politiche antifiammatorie di sostegno alle economie emergenti")ho sentito una voce chiamarmi nella tromba delle scale.

"Guglielmo!" mi chiamava dal secondo piano il mio omonimo (ma non si chiama Guglielmo...) figlio del signor Aldo "vieni su, che devo dirti una cosa".

"Intanto grazie per quello che tu e tua moglie avete fatto per mio padre...e poi guarda...guarda cosa ho trovato."
Ha aperto un cassetto della cucina ed ha tirato fuori un foglietto a quadretti con dentro dieci euro.

Una calligrafia sottile e stanca. Per metà corsivo e per metà stampatello:"Sig. Guglielmo. Acqua Allegra. 10 euro."

Sinceramente non so se davvero me li dovesse. La contabilità la teneva lui.


Erano gli ultimi dieci...


Guglielmo

venerdì, febbraio 26, 2010

Ferrea mole, ferreo cuore

John Wayne, un uomo tranquillo, nell’omonimo film, si trasferisce dagli Stati Uniti in Irlanda. Compra un vecchia casa in pietra e procede alla ristrutturazione. In pratica inchioda il tetto, ripara due finestre, da una bella spazzata per terra (in realtà la Maureen O’Hara in una indimenticabile scena) e pianta qualche cespuglio di rose. Poi il nostro eroe si dedica alla realtà locale scatenando infinite risse e scuotendo la sonnacchiosa contea natia. Ecco, questo sarebbe anche per me, un uomo tranquillo, l’ideale della ristrutturazione.

Ma davvero una ristrutturazione è cosi? Davvero John Ford pensava che una spazzata per terra, due rose ed una martellata potessero esaurire il tema?

Dopo un percorso ad ostacoli per vendere ed acquistare casa (la vicenda meriterebbe un romanzo) il vostro Guglielmo si trova ora di fronte allo scontro finale : la ristrutturazione.

Per preservare quel poco di equilibrio psichico restatomi, con il solito piglio antropologico da cronista con caschetto coloniale, affronterò la vicenda con l’occhio dello scrittore (del resto sono il piu’ grande scrittore del secolo che non ha pubblicato nulla di significativo…). Vi narrerò senza filtri censori questo scontro che mi impegnerà, nella migliore delle ipotesi, per i prossimi sei mesi.
Nel dettaglio la documentazione prodotta resterà a diposizione degli inquirenti se dovessi restare avvelenato, perito accidentalmente per uno scontro con un flessibile o una mazzetta da 3,5 kg o dovessi scomparire lasciando come unico recapito “Madagascar”:

Il tutto sarà corredato da una documentazione fotografica dei momenti principali dell’esecuzione dei lavori.

Ieri, in una boutique del bagno, chiedevo ad un venditore, gentilissimo, chiarimenti sul manufatto necessario a lavarsi i denti, farsi la barba e lavarsi mani e faccia. Detto manufatto ho pensato di poterlo chiamare “lavandino”. Il venditore, che mi aveva finito di dire “ è un concetto di lavabo che a ben vedere giustifica il ricorso a materiali come pietra, acciaio e via dicendo….”, mi ha fulminato con lo sguardo rispondendomi “il lavabo..:”. Oggi mi ha mandato via mail il preventivo: sto cercando di capire dove si celi la BMW, se tra il lavabo e la vasca o nella rubinetteria.

La fase progettuale è quasi giunta in porto. Restano aperte piccole schermaglie di confine che hanno assunto però il sapore dello scontro ideologico (“Lavabo (lavandino) incassato o poggiato?”). Ma gli spazi e le aree sono state definiti. In questo grande quadro fiammingo resistono circa un quattro metri quadri, definiti ottimisticamente “area studio”, nei quali dovrei posizione un computer (Archie mi ha giurato che con 250 euro produrrà artigianalmente un manufatto di impressionante potenza e velocità, monitor incluso), l’intera collezione di Ken Parker (sempre si sopravvissuta all’umidità della cantina), quella di “Magnum P.I.”, un crest della Compagnia Meccanizzata del 3° Battaglione “Lombardia “ dei Carabinieri ed una foto dei mie nonni in divisa.(questa mattina l’architetto ha accennato all’idea di spostare la parete del bagno riducendo l’ottimisticamente definita “Area studio”. L’ho guardata sorridendo e le ho detto. “gli ultimi due minuti di conversazione non sono mai avvenuti…”).

Malgrado tutto non posso che guardare con tenerezza alla nostra nuova casa. Tre le sue doti principali non posso non riconoscerle il fatto che, dopo mesi di totale disaccordo, abbia messo in un istante d’accordo me e Susanna. Che la vista, da un lato e dall’altro, mi apra il cuore (dalla cucina si vedono le montagne e nelle rare giornate in cui Milano non soffoca si vede dal Monte Rosa sino al Resegone). Che la luce che la invade al tramonto ed al mattino sia davvero bella E che sia quasi alla stessa distanza, rispetto a quella in cui vivo oggi, dalla Montagnetta e dalla mia piscina preferita…

Come ben sa chi ha vissuto questa esperienza, tutti hanno un amico che lavora benissimo, un’impresa a cui far fare un preventivo, un parere sul lavandino da mettere, uno sul parquet da posare (oggi una mi ha detto: Perché non fai il pavimento di cemento smaltato? Sono Indiano Cherokee e la mia religione me lo proibisce, ho risposto) però non c’è uno che vi dica : ti servono 15’000 euro?

Nei prossimi giorni vi terrò aggiornati ma non credo ci sarà nulla di eclatante sino al momento della prima picconata, prevista tra circa un mese.


Guglielmo

martedì, febbraio 23, 2010

Io sto con Mou




L'uomo è spigoloso. Non sempre condivido la sua voglia di polemica (anche se è adorabile il modo in cui provoca e litiga).

E' innegabile però che tiri un'aria strana. lo si è visto nel derby, a Napoli, a Bari ed in ultimo sabato.
Si sono mai visti due espulsi al 38° del primo tempo?
I falli c'erano e andavano sanzionati ma non esiste una valutazione che consideri l'intero match? O meglio non si poteva ammonire Samuel, richiamare Cordoba...insomma farci almeno giocare in 10?


Io per questo sto con Mou....

Gughi

sabato, febbraio 20, 2010

Into the Wild














“Non mi servono i soldi, rendono le persone prudenti. Parafrasando quello che dice Thoreau: non l’amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia, datemi la verità.”

Dal diario di Christopher McCandless.

Alexander Supertramp fu lo pseudonimo usato per qualche tempo da un giovane di nome Christopher Johnson McCandless; un nome che, probabilmente, alla maggior parte delle persone, non evoca nulla. Nel 1990 Christopher si laureò con il massimo dei voti in Storia e Antropologia e iniziò un lungo viaggio, per staccarsi dalla famiglia e da una società, a suo dire, ipocrita e dedita al consumismo. Dopo aver donato tutti i sui risparmi in beneficenza viaggiò per due anni negli Stati Uniti e nel Messico del nord, fino a raggiungere l'Alaska, da solo, con poco cibo ed equipaggiamento.

Iniziò la sua avventura con la sua vecchia auto che fu ritrovata, dopo qualche mese, da un gruppo di ricercatori di fiori rari nel deserto del Mojave: a causa di un guasto, Christopher decise di proseguire il suo viaggio in autostop o con mezzi di fortuna. Trascorse gli ultimi 112 giorni della sua vita nei boschi dell'Alaska, nel parco nazionale di Denali, avendo come unico rifugio un vecchio autobus abbandonato, da lui rinominato Magic Bus. Chris riuscì a sopravvivere con l'ausilio di pochi strumenti: un fucile Remington calibro 22, una sacca di riso, un libro sulle piante commestibili del luogo, ed altri semplici oggetti da campo. Fu ritrovato morto dentro l'autobus nell'agosto del 1992 da due cacciatori, che scoprirono il corpo a due settimane dal decesso. Ufficialmente è morto di fame (al momento del ritrovamento il cadavere pesava circa 30 kg), ma più probabilmente in seguito ad un avvelenamento intestinale per aver ingerito accidentalmente alcune piante velenose.

Accanto al cadavere fu ritrovato un diario, dove Chris annotava le sue esperienze di vita e i suoi pensieri. Pensieri e parole che ispirarono “Nelle terre estreme”, il libro sulla sua vita scritto da Jon Krakauer e pubblicato nel 1996, basato appunto sul diario di Chris e sui racconti di tutti coloro che lo conobbero durante il suo lungo viaggio. A sua volta il libro ispirò il film del 2007 “Into the Wild” corredato dalla favolosa colonna sonora di Eddie Vedder: il regista Sean Penn dovette aspettare 10 anni per poter girare il film, perché la famiglia era restia nel portare nelle sale cinematografiche la storia del loro figlio.

Ci sono persone che per quanto “piccole” e “comuni” sono destinate comunque a lasciare un segno. Così come alcune meteore non si accontentano di girovagare per lo spazio vuoto e infinito, ma si trasformano in stelle cadenti capaci di lasciare, anche solo per un istante, una scia di luce alle loro spalle. Allo stesso modo, alcune persone semplici, con un mix di istinto e intelligenza, riescono a trasformare la loro vita in una fonte di piccole verità, di illuminazione, di rapporti sinceri con gli altri. In un mondo sempre più complicato che corre veloce (per andare dove, esattamente, nessuno lo ha capito!) forse tutti noi dovremmo trovare la forza di aggrapparci a cose semplici, a pensieri positivi, al desiderio di staccarsi, almeno momentaneamente, dalle cose “reali” e di sollevarci da questa nebbia materialista che offusca la visione della verità.

Una verità sincera, disinteressata, priva di conflitti d’interesse e che non segua regole scritte da altri o modelli predefiniti; una verità magari non assoluta (le risposte al tutto non le ha nessuno in effetti), ma almeno che sia tutta nostra e sia onesta e meditata. Augurandoci di intraprendere, se non il viaggio fisico che fece Christopher, almeno il suo stesso itinerario alla ricerca di semplicità e verità. Alla prossima…

Alexander Supertramp

venerdì, febbraio 19, 2010

Novità

Il ragazzacccio, come direbbe lui, è recalcitrante.
Ma domani, ha promesso, esordirà.
Già.
Archie è scomparso.
Connie è introvabile.
Tec fa fugaci apparizioni.
Gli altri...poco meno che meteore.

giunge il momento di un nuovo contributor!

Garantisce post di economia, ecologia e costume....
Ironico quanto basta, riflessivo, arguto...
Lo attendiamo.

Tec mi ha fatto, per il momento e penso che durerà poco (se prima non lo faccio fuori io...) amministratore del Conciliabolo.

Quindi lasciamo che il nuovo Conciliabler si senta a suo agio prima di scatenare il vostro solito teatrino di intolleranza....

Gughi

peperonata alle cozze

mi sveglio di soprassalto, la peperonata alle cozze, preparata dalla figlia del vecchietto che curo mi fa questo effetto: incubi... sono mandida di sudore, ho gridato "aiutateme...". mi alzo. il rumore della tapparella del mio dirimpettaio. e' quello strano. quello che qui nel quartiere conosciamo tutti. Si affaccia, in maglietta... domani la moglie mi dirà che come al solito, la ventata di freddo, dal caldo del piumone gli ha compromesso la digestione e avrà passato quei 10 minuti abbracciato al water... si affaccia con un visore notturno, preso in america alla vendita degli oggetti dei reduci dall'iraq. all'orecchio un modello di cellulare criptato che gli permette di comunicare direttamente con il comando di Enduring Freedom. Gli avranno risposto come al solito: "Gughi... che c'è?... le pastigliette prima di dormire le ha prese?"... "sissignore".."stia al riparo...".."nossignore, vado!"..
(ecco, come al solito arriverà la pattuglia con la cimicia con le maniche lunghelunghe e le pastigliette).
Scende: pantaloni mimetici, torcia mag-lite, casio gshock, maglietta dei carabinieri.
Prende Chan, il cinise del ristorante, lo appende al muro, gli piazza la mag-lite neglio occhi e lo interroga. come al solito, i 50kg che li dividono fanno sì che Chan si pisci letteralmente addosso. piange: è maria, gughi, ha mangiato la solita pepelonata!
lo ignora, salta, ma solo per questa volta, il waterboarding, e si avvia verso il bar.
una luce blu intermittente si affaccia: peccato, lo fermeranno prima che faccia irruzione nel bar.
"gughi, porcamiseria... ti avevamo dato precise istruzioni di stare fermo e tenerci aggiornati"...
"ma..."
"ma un cacchio!.... torna da tua moglie"
...
[però ti ammiro quando fai così, amico mio...]

Grida nella notte

“Aiutateme!Aiutateme!”.
Sono queste le urla che mi hanno svegliato verso mezzanotte. Non nego che il desiderio di girarsi dall’altra parte e lasciare che il mondo oltre la tapparella chiusa andasse a farsi fottere è stato forte.
Ma erano urla di una donna. Probabilmente sudamericana. Su insistenze di mia moglie mi sono dunque alzato, inforcato gli occhiali, e mi sono affacciato alla finestra. Alzare la tapparella ed aprire la finestra significa farsi coinvolgere. Cosi ho fatto. Immediatamente ho chiamato il 112 (per un certo senso di appartenenza mi è impossibile digitare il 3 al posto del 2). Ho descritto la situazione cosi come era: “Sento urla di donna. Sembra spagnolo e chiama aiuto. Devo scendere?”
“No. Mando qualcuno.”
E se non scendo ed intanto succede qualcosa di brutto?
Siccome la telefonata, in ottemperanza al nuovo modello di sicurezza, era stata passata alla Polizia di Stato mi sono sentito di disobbedire. Mi sono vestito, ho preso il cellulare e sono sceso.
Immagino che alcuni di voi dissentiranno ma se tutti, come del resto hanno fatto tutti i miei vicini, si voltano dall’altra parte il mondo dove cazzo va a finire?
Fosse stata una rissa tra ubriachi, una faccenda tra uomini, me ne sarei guardato bene. Avrei chiamato e basta. Ma qui, di mezzo, c’era una donna.
In attesa della volante promessa ho girato per la via cercando di trovare da dove provenissero le urla ormai sopite. Ho interrogato il cinese sotto casa, che come al solito non capisce un cazzo di italiano, ma negava di aver sentito alcunché.
Dopo un paio di minuti si è palesata una pantera della Polizia. Ho fatto loro segno di fermarsi. Sarò ingenuo ma nutro una sconfinata fiducia nelle persone che passano la notte insonni, malpagate e mal equipaggiate, cercando di mantenere un minimo di ordine nelle strade di questa città. Mi hanno identificato (non avevo documenti) e mi hanno chiesto di ricostruire l’accaduto. C’era poco da raccontare. Non visto e sentito nulla se non le urla di quella donna.
Era un trans? Una donna malmenata da un fidanzato da prendere a calci in culo? Uno scippo?
Ho stretto la mano ai ragazzi, li ho ringraziati, ho dato loro qualche indicazione su dove guardare (però conoscevano la zona) ed augurato un buon lavoro. Della donna che urlava, non c’era ormai piu’ traccia.

I due agenti sono ripartiti nella notte.

Guglielmo

sabato, febbraio 13, 2010

Un mondo piatto

Il mondo, come mi ha detto un collega qualche giorno fa, è al fallimento. I disastrosi deficit di Grecia, dell’ex fenomenale Spagna e dell’Irlanda non sono che la punta dell’iceberg di un sistema globale che è cresciuto indebitandosi. E'come nella storia di Qui, Quo e Qua che vendono spremuta di limone in un banchetto improvvisato in mezzo alla strada e si scambiano sempre lo stesso nichelino l’un l’altro ingozzandosi di spremuta. Come se il semplice fatto di cambiarselo lo moltiplicasse alla fine si convincono di avere in casa un mucchio di dollari. In realtà hanno solo lo stesso nichelino, che si soono passati l'un l'altro, ma la limonata è finita. Cosi il mondo si accorge che continua a far girare e moltiplicare i soldi ma senza avere alle spalle una vera ricchezza.

Se il saldo di un conto corrente è di 10.000.000 di euro ma dietro quel numero che lampeggia sul monitor da qualche parte non ci sono materie prime, oro, case, qualcosa mangiare, acqua pulita o qualcosa che vale 10.000.000 di euro allora, quello, è solo un numero che lampeggia su di un monitor.

La vera ricchezza, le risorse naturali, vengono consumate in maniera forsennata all’insegna del motto ”tutto e subito”. La folle corsa al profitto (“L’avidità Buddy, è l’avidità che fa girare il mondo”) ed al consumo ha trascinato tutti, dalla multinazionale all’ultimo salariato, a soddisfare ogni presunto ed imposto bisogno e a soddisfarlo subito. Incuranti del fatto che dopo di noi arriveranno i nostri figli ed i loro figli a cui lasceremo il niente.

La Grecia ha vissuto oltre le sue possibilità? Paghi il conto....perchè, se non vi è chiaro, le formidabili ferrovie spagnole, la rete stradale greca ed l'ormai sfiorito boom irlandese lo pagheremo noi insieme ai tedeschi ed ai francesi (sempre ci avanzino soldi dopo il necessario ponte di Messina...).

L’assurdo è che oggi si parla di aumentare ancora l’età pensionabile. È un continuo cedere tempo libero in cambio di soldi e consumo. Lavoreremo di piu’ per consumare di piu’ e per permettere ad altri di consumare ancora di piu’. Il vento del materialismo, di cui noi occidentali abbiamo il marchio registrato, spazza ormai tutte le lande del mondo.

Gli Stati Uniti, il cui debito pubblico è ormai una voragine, continuano a comprare dalla Cina che a sua volte investe i ricavi in titoli di debito americani. Di fatto gli stessi soldi continuano a girare finanziando i consumi degli americani e producendo interessi sempre maggiori per i cinesi. Il meccanismo crea una dipendenza tra i due Paesi che costringe i cinesi a non desiderare l’implosione americana (chi vuole la morte del proprio creditore principale?) e gli americani a non inimicarsi oltre il dovuto il loro piu’ disponibile finanziatore. Ma se questi soldi continuano a girare vorticosamente è solo perché i cinesi, come ho già scritto, stanno svendendo le loro risorse naturali, il loro futuro, la loro dignità ed i loro figli, al demone del capitalismo.

E nella realtà che ci circonda possiamo cogliere questi segni. Gli scandali recenti, soldi, cemento e sesso consumato con ingordigia, non sono che un frammento di questa corsa al consumo ed al volere di piu’. E’ gente, indipendentemente dai colori, che guadagna bene, ha potere ed ha la possibilità di incidere sulla vita pubblica. Ha il dono, ricevuto dagli elettori, di fare qualcosa per cui rendersi immortali: rendere l’aria pulita, tutelare i deboli, ridurre lo spreco dell’acqua. Ed invece, per qualche mignotta e qualche migliaio di euro,rinunciano all'immortilità. Anche questa è la morte dello Spirito.

Qualche anno gli storici parlavano di fine della storia e di mondo piatto. L’impressione di questi primi dieci anni del nuovo millennio è che il mondo sia una voragine…

Guglielmo

lunedì, febbraio 08, 2010

Nel cuore dell'inverno

Mia nonna, nel cuore dell’inverno, era solita dire: “I vecchietti, con questo freddo, cadono come gli uccellini…”.

E lo diceva con il sorriso di chi, sul ramo, ci stava ben saldo. Pochi giorni fa, ed in un paio di giorni, il signor Aldo, protagonista di alcuni miei vecchi post, è morto.

Non gli avevo detto che tra poco (si fa per dire…) avrei cambiato casa. Non lo avevo detto nemmeno a mia nonna. Non volevo si preoccupassero che il condominio, ormai esangue, si svuotasse quasi del tutto. E non volevo che il signor Aldo temesse di restare senza uno dei suoi tuttofare. Al signor Aldo, mio vicino di casa, portavo tutte le settimane l’acqua, ogni tanto buttavo l’immondizia e, nelle emergenze, compravo le medicine e beni di primissima necessità.

Tanti anni fa, quando mi ruppi i legamenti di una caviglia, mi seguì in una specie di rieducazione. Mi faceva correre nel campo da calcio della parrocchia e mi insegnava gli esercizi da fare.

Quando gli portavo l’acqua parlavamo dell’Inter (l’ultimo derby diceva che l’avremmo perso, non ci ha mai preso molto o forse soffriva del catastrofismo di cui soffrono gli anziani), di quando allenava una squadra di calcio e di quando era giovane.

Le sue fobie, il suo lento trascinare i piedi sul ballatoio, il suo modo di chiedermi che fine avesse fatto la sua acqua (nemmeno non avesse un rubinetto in casa) e le sue teorie complottistiche sulla vita del condominio mi hanno sempre fatto sorridere. A Natale mi faceva avere sempre un cesto di cose buone da mangiare per ringraziarmi dei miei servigi.

In qualche modo, ho sempre pensato, avrei fatto. Mi sarei organizzato, anche dopo aver cambiato casa, per portargli comunque la sua acqua.

Le finestre della casa in cui vivo sono ormai orbite vuote. Vivendo sullo stesso piano in cui viveva mia nonna la sensazione di vuoto e silenzio che scivola dai piani alti è, se possibile, aumentata.

Quando finalmente arriverà il trasloco, me ne andrò con la sensazione di non abbandonare nessuno alle mie spalle. Che nessuno mi rimpiangerà. Questo piccolo mondo, in cui vivo da quasi 10 anni e che frequento da sempre, si va spegnendo.

Rinascerà con nuove facce, nuovi volti, che però non sapranno mai del suo lento trascinare i piedi.

Sabato, quando gli ho portato le ultime quattro casse di Levissima Allegra (immagino che in casa sua ne abbiano trovata una scorta significativa), ha saldato tutti suoi debiti. Mi ha pagato, come al solito, con un forfait. Sei casse d’acqua ed una pila per la sua torcia.

Ho detto a Riccardo, che ha visto il drappo funebre sulla porta ed ormai ha imparato a leggere anche il corsivo, che il signor Aldo non c’è piu’. E’ in cielo con la nonna e con la signora Giacomina che salutavamo dalla finestra quasi ogni mattina (…cadono come uccellini…).

“Ricordati che non devi piu’ portargli l’acqua….e cosa ne fai di quella che abbiamo in casa?” mi ha chiesto riferendosi alle 12 bottiglie di Lievissima Allegra dell’ultimissima inevsa consegna che ancora abbiamo in cucina.

“…me la berrò Ricky….” Gli ho detto sorridendo.


Guglielmo

giovedì, febbraio 04, 2010

Asterix

Cresciamo in un mondo in cui sin da subito ci viene fatto credere che il meglio di noi lo diamo traendo forza da qualcosa fuori di noi.
Asterix, per tenere testa alle legioni romane, assume la pozione druidica. Molti supereroi sono tali perché sono rimasti esposti a radiazioni o sostanze. Che la risposta ai nostri problemi sia fuori di noi, sia altrove, fa parte del nostro Dna. Ogni pubblicità, di qualunque tipo, ci dice questo. Con la tal macchina, il tal dentifricio o bevendo la tal birra saremo persone migliori.

Perché allora ci si stupisce se Morgan (se fosse davvero un Baudelaire, un maledette, a Sanremo non ci andrebbe nemmeno dipinto) dichiara che per vincere la depressione faccia ricorso alla droga?

Ma tutto va bene per far partire il teatrino dell’indignazione. Per mostrare che ancora abbiamo la capacità di indignarci in particolare quando l’obiettivo è un uomo che per fragilità, calcolo errato o semplice ingenuità ha dichiarato di fare quello che in molti fanno: sfuggire all’angoscia del vivere con una pozione magica. Che questa pozione sia la droga, l’alcool, il fumo, il consumismo sfrenato (anche questa una droga), il lavoro, la promiscuità, questo poco conta.

Ed allora un po mi viene da ridere ed un po’ davvero mi indigno quando sento alla radio ed in tv i censori che, di fronte a scandali ed immoralità vere tacciono ma che quando si tratta di dar addosso un singolo uomo allora si trasformano in ferrei tutori della morale e dell’integrità dei nostri figli fingendo davvero di credere che sentire Morgan dire ciò che ha detto possa far pensare a qualcuno drogarsi sia lecito e terapeutico.


Guglielmo
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