venerdì, settembre 12, 2008

Economia, petrolio e zanzare

In economia, come in ogni ambito della vita (salvo la matematica…) si può dire tutto di tutto. Ieri una signora georgiana mi ha detto che alla base delle tensioni (si dice così quando un Mig russo bombarda casa tua) tra Russia e Georgia ci sarebbe il fatto che il patrigno di Putin sarebbe georgiano e che la madre, in seguito a queste seconde nozze, avrebbe messo il piccolo Vladimir in orfanotrofio (ora, se dovessi venire avvelenato dal Polonio sappiate che è il caso di guardarvi le spalle o voi lettori del Conciliabolo).

In economia è ancora piu’ vero perché partendo dalla stessa constatazione si possono trarre conclusioni profondamente diverse.

Si può sostenere che il prezzo del petrolio arriverà 200 usd a causa della domanda e sostenere che arriverà a 200 usd a causa della sola speculazione. E’ pensabile, contemporaneamente per queste due teorie, che a farlo scendere sotto i 100 usd sia stato il calo della domanda? Probabilmente si…ma una sola delle due è vera. Quale, io e Stiglitz lo abbiamo già detto.

Ieri, sul Corriere, si sosteneva che il prezzo troppo basso del petrolio, a cui si potrebbe arrivare, non è per nulla salutare. Anzi è foriero di gravi squilibri economici. Quando diverrà antieconomico estrarre il petrolio dalle sabbie bituminose del Canada, si chiedeva il giornalista, cosa faremo? Semplice, avrei voluto dire al giornalista, il prezzo risalirà sino a quando non sarà nuovamente economico estrarlo.

Si scopre ora che molte banche d’affari americane, guidate da uomini che girano in jet e doppiopetto grigio, dopo aver imbarcato le loro imprese nella vicenda mutui per salvare i bilanci abbiano investito nel petrolio che, nei loro report, indicavano a 200 usd. Non è che, mi chiedo, le stesse banche d’affari manovrassero sul prezzo del petrolio guadagnando a dismisura diffondendo previsioni sempre piu’ fosche per far salire il prezzo del barile? Se il mondo è in recessione, come pare da mesi, chi è che compra il petrolio? Ora che il petrolio è sceso, e si è scoperto che uno che guadagna 1000 dollari non può contrarre un mutuo per 700, le banche d’affari rischiano il fallimento e quindi, al metalmeccanico di Detroit, che gira con un vecchio pick up della Ford e ha perso il lavoro per la globalizzazione, probabilmente taglieranno il sussidio, daranno scuole peggiori per i suoi figli (che non potranno nemmeno piu’ fare gli operai perché intanto la fabbrica si è trasferita in India) dicendogli che questi sono gli effetti della recessione e della globalizzazione e che far fallire una banca d’affari o Fannie e Freddy avrebbe avuto ripercussioni devastanti per lui, operaio di Detroit già senza lavoro. La Borsa di Ny, nella quel notoriamente tutti i disoccupati dell’Illinois investono, avrebbe avuto un tracollo tale da far tremare le vene ai polsi. Quindi 200 miliardi di dollari di buco di F&F ricadranno anche su di lui. Ma, mi chiedo, tutti i profitti fatti negli anni sui quei mutui da tutti gli intermediari finanziari che li hanno trattati e trasformati che fine hanno fatto? Sono stati distribuiti e quindi è inutile cercarli.

Il punto è che solo i ricchi possono perdere i soldi. Ai poveri, da quelli che abitano sugli altopiani dell’Uganda a quelli che sopravvivo nelle bidonville di Rio e nei sobborghi di L.A., poco importa se F&F falliscono. Importa invece ai ricchi. E per questi salviamo F&F bruciando sull’altare del libero mercato (giova ricordare che se fosse davvero un libero mercato F6F sarebbero fallite) 200.000.000.000 usd (cosa vremmo potuto fare con quei soldi? risolvere il problema della fame nel mondo? salvare l'ambiente?).

Quello che oggi viene tutelato sono le ricchezze accumulate, il capitale, gli investitori ed i creditori. Quanto costerà, in termini di debito pubblico, pressione fiscale, minori ammortizzatori e minori servizi pubblici il salvataggio di F&F? Forse, per evitare il panico ed il tracollo l’unica soluzione era il salvataggio ma cosi facendo è venuto meno il principio, che vale per la finanza e per la vitra, che chi sbaglia paga. Se ho prestato dei soldi in malo modo solo per ricavare interessi devo essere io a pagare e non l’operaio di Detroit.

Ora voi lettori, mentre maneggiate i vostri IPhone e Black Berry avvolti dai fumi dei Cohiba dei vostri capi sorriderete dicendo: “Cazzo ma allora il Maresciallo è davvero comunista…” ma in cuor vostro sapete, pur non essendo comunisti, che ciò che scrivo è vero.

Lo stesso vale per Alitalia. Oggi i dipendenti Alitalia pare girino in limousine ed invece, come molti di noi, sono solo dipendenti di un’azienda che sino ad oggi è stata protetta e tutelata nel nome della politica e di un presunto libero (che tale mai è) mercato.

Pensare che oggi siano solo loro a pagare, insieme a noi, è ingiusto. Paghi chi si è arricchito. Paghino i politi che hanno raccolto voti e consensi in quei bacini elettorali. Paghino i manager ed i ministri che hanno approvato negli anni l’assurda gestione di questa società. La cordata, composta da gente che se potesse delocalizzerebbe anche i consumatori (magari legati a consumare come abbacchi) e che oggi si batte in nome dell’italianità, assuma dei rischi facendosi carico dei debiti e degli esuberi. Altrimenti significa che questa azienda è finita. Fallisca e si riparta da ciò che di buono c’è. E sia il mercato a stabilirlo.

Ieri Super Silvio, alla festa di An, ha schiacciato una zanzara definendola, con ovvia soddisfazione, “comunista”.

Ho l’impressione, che spesso, con la parola “comunismo” ed l’inevitabile e conseguente disprezzo, si sia bollato tutto ciò che sapeva di giustizia, equità e libertà.

Guglielmo, il Maresciallo

alitalia, sindacato, politica e privilegi

~~~disclaimer~~~
Profondo rispetto per le famiglie e i lavoratori di Alitalia. soprattutto il personale di terra...
~~end~~

Allora, visto che i sindacati sono così bravi e viste le risorse finanziarie di cui dispongono (cfr. "L'altra casta"), che se la comprino loro, Alitalia.
Alitalia è stata condannata dal Mercato (per ennemila motivi). Una compagnia aerea tra le più generose con i propri dipendenti... che non capiscono (loro o quegli incompetenti di sindacalisti) cosa sia una negoziazione... 

E, come in passato, sostenere che è meglio chiudere che 5mila esuberi, è la solita posizione demagogica che sta portando tutti i dipendenti a casa.. 
a sto punto mi auguro senza ammortizzatori sociali. echeca22o!
O anzi, visto che ci sono di mezzo anche i bambini, spero che la cosa pesi sulla coscienza dei sindacalisti come un macigno.

tec


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martedì, settembre 09, 2008

Varie

Già capire cosa sia la Patria non è facile. Per alcuni è la bandiera che rappresenta l’unità, la memoria e lo spirito di una Nazione. Ricordo che a Cefalonia un Carabiniere sfidò il fuco dei tedeschi per andare a ritirare un tricolore che stava per finire nelle mani dell’ex alleato. In quel drappo, nello sbando totale dell’esercito e del Paese, forse vedeva un il brandello d’onore che a lui, e a tutti i singoli soldati del nostro esercito, toccava salvare. Lui, con coraggio, lo fece attraversando quella piazza sotto il fuoco. Altri si immolarono per salvare i civili, altri ancora cercarono di garantire la legalità e di proteggere la popolazioni mentre altri ancora salirono in montagna con i partigiani.

Alcuni pensarono che la Patria fosse al fianco dei tedeschi. Sbagliarono.

E se il presupposto è che non combatterono nel nome della Patria e che si schierarono dalla parte sbagliata, allora è giusto rispettare i morti di Salò.

Gli uomini che scelsero la Rsi non scelsero la Patria. Scelsero un’ideologia. Schierarsi al fianco dei nazisti e contro gli angloamericani non significò solo schierarsi contro chi nei fatti liberò il Paese dalla dittatura ma significò schierarsi, rendendosene complice, al fianco di chi, da Cefalonia in giù, fece strage non solo di soldati italiani ma anche di inermi cittadini italiani.

Mettere sullo stesso piano chi diede la vita per proteggere la popolazione ed accelerare la fine della guerra con chi di fatto si schierò dalla parte dei tedeschi è sbagliato.

Non si può che ammirare La Russa per il coraggio che ha mostrato nell’esporre, in una così solenne cerimonia, le sue idee sulla Rsi.

Un'altra cosa che mi ha dato da riflettere riguarda la presunta gaffe di Obama.
Perché si deve affannarea smentire di essere mussulmano? Che problema ci sarebbe nell’esserlo? Alla base c’è l’idea che esistano culture e religioni superiori.

Non è razzismo? E lui stesso, nel vole fugare i sospetti di essere mussulmano, non ammette implicitamente che esserlo sarebbe disdicevole?

Bush, guidato dalla la sua fede, in questi otto anni ha portato catastrofi di ogni tipo.
L’erosione diritti civili negli Stati Uniti, la crisi ambientale (che necessitava di una leadership americana per poter essere affrontata), l’economia (il salvataggio di Fanny e Freddie saranno un boomerang) e le centinaia di migliaia di morti della sua vincente dottrina sono gli emblemi della sua amministrazione. Essere quindi cristiani è una garanzia di successo? Essere mussulmani è garanzia di disastro?

L’odio seminato ovunque e da chiunque negli ultimi anni ci ha portato a questo: a considerare le persone in virtu’ della loro religione.

Quando di parla di idee ed opinioni non bisognerebbe fare riferimento a Dio. Mi sembra che la religione serva spesso alle persone per giustificare scelte ed idee. La comunicazione, con queste persone, indipendentemente dalla religione, non è possibile perché ciò che pensano spesso non viene dalla loro coscienza ma fa appello a qualcosa di esterno.

Penso che Dio, ho riflettuto ascoltando Gerardo Colombo ieri a Mantova, c’entri poco con la politica e bisognerebbe diffidare di chi fa di Dio una bandiera. In ogni Paese e nazione.

Forse il mondo sarà un posto diverso quando le ideologie, di qualsiasi origine e natura, sarannao qualcosa di privato.

Guglielmo

venerdì, settembre 05, 2008

Avere i Maroni

5 settembre 2008

Bravo Maroni
Ha fatto le mosse giuste per vincere in Europa (e in Italia) sui campi rom
Roberto Maroni ha ragione di essere soddisfatto. La Commissione europea ha approvato le misure adottate dal governo per censire gli immigrati, compresi quelli raccolti nei campi rom, che erano invece state definite razziste, xenofobe, inumane e discriminatorie in molte sedi nazionali e internazionali. Maroni ha seguito una tattica intelligente, ha inviato preventivamente alle istituzioni europee i progetti di decreto, ha discusso e perfezionato i testi, senza cedere all’orgoglio ministeriale o alla pur legittima volontà di riaffermare, anche in questo caso, la sovranità “in casa nostra”. In questo modo ha ottenuto il risultato pieno di una normativa operante e che non può subire contestazioni. E’ l’esatto contrario di quello che aveva fatto il governo di Romano Prodi, che dopo essere stato costretto da Walter Veltroni a un decreto d’urgenza lo ha poi infarcito di complicazioni e di errori, fino a doverlo far decadere visto che il Quirinale si sarebbe rifiutato di promulgare un mostriciattolo giuridico. Allora il riferimento all’Europa, demagogico e sbagliato, aveva affossato il decreto, ora la collaborazione con l’Europa lo rafforza.
Naturalmente la situazione dei nomadi da una parte e quella della sicurezza dall’altra non si risolvono per decreto, ma un censimento realistico del problema è la base per intervenire, con la necessaria severità contro i criminali, con la necessaria solidarietà verso le loro vittime, a cominciare dai bambini costretti a mendicare.

Da ilfoglio.it

giovedì, settembre 04, 2008

ecco perchè Bach non posta più...

ci siamo connessi su facebook.... ha qualcosa come 200 e passa amici... sta lì tutto il tempo a scrivere....
Bach: richiamo all'ordine! 

attendo con ansia un post di fracanappa (sei poi entrato nella TUA casa?)

tec

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Nei secoli fedele

Nicolò Bozzo è un bambino che sogna di diventare vigile urbano nella sua città, Genova. La vita, lo porta a svolgere il servizio militare nell’Arma. Inizia qui una carriera nei Carabinieri che lo porterà a vivere, come testimone le trame che hanno insanguinato e segnato il nostro Paese e come protagonista episodi chiave della nostra storia.

Nel secondo dopoguerra, quando nell’Arma si erano riciclati in molti tra quelli compromessi con il regime fascista e con la Repubblica di Salò e quando coloro che dopo l’8 settembre si erano aggregati ai partigiani ed avevano combattuto per la Liberazione venivano guardati con sospetto, è testimone di intrecci tra alcuni ufficiali e l’eversione di destra.

Nel 1964 viene lambito dal "Piano Solo", il colpo di Stato progettato dal generale De Lorenzo. Nel 1972, dopo la “Scuola di Guerra”, viene chiamato allo Stato maggiore della Divisione "Pastrengo", dove assiste allo svolgersi di fatti oscuri (Golpe Sogno).

Negli anni di piombo è con il generale Carlo Alberto dalla Chiesa nella lotta al terrorismo. Come Presidente del Cocer Carabinieri, la rappresentanza militare dell'Arma, sarà in prima linea, pagando con l’emarginazione, nel denunciare le infiltrazioni della P2 di Gelli.

Quelli del generale Bozzo sono ricordi e riflessioni su episodi di cui ancora oggi si torna a parlare e se non servono per chiarire servono almeno per ricordare e comprendere meglio gli avvenimenti degli anni ’70 ma anche ‘80 e ’90.

E’ un libro sull’Arma. Sulle sue atmosfere e sulle lotte che l’hanno dilaniata negli anni ma che mai, come tradizione, hanno avuto modo di filatrare all’esterno.

Quando si entra in una caserma dei Carabinieri, in particolare in quello storiche, è come se il tempo tornasse indietro di anni. Tradizioni e regolamenti, sedimentati dai decenni, sono inamovibili riferimenti. La testimonianza del Generale Bozzo, raccolta nel libro "Nei secvoli fedele allo Stato" è preziosa anche perchè è la fotografia di un mondo.

E’ un libro sulla storia dell’Arma, dei suoi uomini piu' rappresentativi e del nostro Paese. Un libro sulla capacità dell’arma di rigenerarsi e fare appello, nei momenti di difficoltà, alla sua parte sana.
Nicolò Bozzo si è congedato da Generale dopo 42 anni di servizio per divenire Comandante dei Vigili Urbani di Genova. Si è congedato con un discorso dulla Rivoluzione Francese.


Guglielmo

un bel set....

sotto casa mia stanno girando una fiction. una famosa attrice (sic!) bionda della tv italiana, recita tutte le notti dopo le 23 e 30 [la frase messa così è quasi ambigua...].
 E' interessante osservare (una volta, giusto quei 15 minuti, non di più) tutto il turbillion che si scatena prima e dopo una scena. gente che corre indaffarata e che grida ordini (in giro o su radioline, quelli importanti hanno queste ultime), le comparse che stanno immobili, falegnami che sistemano le cose, tecnici della luce, e così via..
 poi la scena viene girata numerose volte... l'altra sera la tizia camminava, per 20 metri, piangendo. che due palle, di lavoro... (certo, per passeggiare alle 23:30 per 20 metri e ripeterlo quelle 20 volte, avrà preso quanto prendo io in un mese... forse è da riconsiderare, sai?).

in ogni modo, il set sono un paio di vetrine di un negozio sfitto, adibite a vetrine di negozi fasulli. così fasulli che sembrano quelli di disneyland. insomma, nemmeno Matteo penserebbe che si tratta di negozi veri. eppure, oggi, poco dopo pranzo (ho mangiato con la mia signora...) sono passato nel set: davanti a uno di questi negozi c'erano due signore che commentavano così: "ma vah che roba.. è enorme sto negozio e ha una vetrina così brutta.."; "ma poi" aggiunge l'altra, "chi è che viene qui a prendere delle lampade..."...
potenza delle fiction: sovvertire la realtà facendo apparire vero ciò che è palesemente falso.

tec



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