mercoledì, novembre 30, 2005

Finalmente!

Qualcuno che dice come stanno le cose

Cirielli

Riducendo i tempi di prescrizione si renderanno i processi più veloci?

Non era meglio intervenire sulla macchina processuale rendendo i processi piu' veloci?

Che importa, l'importante è che alla voce

"Riforma della giustizia"

si possa scrivere: Fatto!

E andiamo avanti!

Guglielmo

Forza, Italia!

E' iniziata la campagna elettorale e dai cartelloni della nostra città l'amico Silvio sorride fiducioso.

Alle sue spalle la bandiera italiana ed il solito blu speranza.

Appena l'ho visto mi è venuta un po di nausea, sempre la stessa faccia, sempre gli stessi colori.

Silvio ci esorta dicendo "...e andiamo avanti"

Spero che nessuno lo segua..

Forza, Italia.


Guglielmo

martedì, novembre 29, 2005

peccato, troppo tardi

mi hanno consegnato il letto a metà novembre.
peccato.
tec

mmmmh...

insomma, pare che la cosa sia più grande. Se fino a ieri pensavo di averla scampata, e di averla fatta scampare a(l) mio (futuro) figlio, ora mi preoccupo un cicinin.
tec

lunedì, novembre 28, 2005

Zoro Kpolo

Vorrei che anche il conciliabolo si esprimesse sul caso zoro...
per chi non sapesse:durante messina-inter Zoro ha preso la palla interrompendo il gioco per vari cori razzisti che giungevano nella sua direzione.
Mi colpisce come subito è stato detto che questi cori appartengono ad una piccola parte, faziosa, della tifoseria.
Per me non è vero. Tutte le volte che sono stato al Meazza ne ho sentite di tutti i colori..che andare e urlare allo stadio sia una sorta di catarsi come lo era per il mondo greco?e quindi tutti gli insulti vanno visti come parte dello spettacolo e non parte di gente che ci crede in quello che dice?
Di certo il razzismo dilaga, perfino in univerisità, perfino sui tram..
chissà se i signori della figc faranno qualcosa di concreto??!!

Sotto ragazzi!

Cari contributors del Conciliabolo, è opportuno pensare ad un piano di retention per il buon Tec , altrimenti ci scappa.

star wars

dedicato a tutti gli appassionati della (prima) trilogia!
tec

chi en sabe?

la vicenda di sofri, ha fatto riaprire il dibattito sulla grazia al medesimo.
è triste notare come l'animo umano si comporti in modo poco coerente.
in tempi non sospetti, mi sono espresso sulla grazia a sofri: indipendentemente sulla colpevolezza o meno, e dato che l'obiettivo ultimo del carcere è la riabilitazione, mi sembra che sofri si sia riabilitato. indipendentemente dalle sue idee.
il fatto che sia stato male, nulla c'entra con la grazia.
se grazia deve essere che sia. ma non per questioni di salute. altrimenti si sprofonda nel pietismo.
tec

domenica, novembre 27, 2005

Saint'ex

Tanti anni fa stavo tornando dal Mar Rosso, dove avevo trascorso una breve vacanza. Erano circa le 2 di notte e sul volo tutti dormivano salvo i due piloti, una hostess ed io. Come il Tecnologo sono un amante dell’aereo e manifesto questa mi passione cronometrando il volo, seguendo la rotta sui monitor (se ci sono), seguendo le variazioni del rumore dei motori, sussurrando frasi sconnesse e sudando copiosamente. Mia moglie, in genere, mi ignora da mezz’ora prima dell’imbarco fino al fatidico momento in cui il comandante mi informa della temperatura al suolo e mi augura di rivedermi la prossima volta che vorrò volare. Se il volo è di ritorno in genere sussurro tra i denti un bel “ma vaffanculo…” liberatorio, se il volo è di andata, per ammansire il bestione che mi ha portato, in genere dico ad alta voce “Certo che questo 737 è davvero un portento!”.

Quella sera ero parecchio teso e la hostess, con estrema cortesia, mi disse “Vuole dare un’occhiata alla cabina di pilotaggio?” (erano ancora tempi in cui la curiosità non destava sospetto).

Riluttante a sganciare le cinture di sicurezza (le sgancio solo per andare la bagno, dopo che ho letto di una giapponese morta per un vuoto d’aria…) ho, alla fine, acconsentito.

Mentre il pilota mi illustrava concetti di volo basilari il mio sguardo si perse oltre il muso del velivolo. Poche nuvole cambiavano rapidamente forma sotto di noi. La notte gelida color cobalto era illuminata dolcemente dalla luna e ovunque brillavano un’infinità di stelle. Guardando oltre il vetro mi è venuto in mente Antoine de Saint’Exupery ed i suoi voli pionieristici in Africa e America del sud. In quel momento ho ha avuto conferma della sua grandezza perché quell’immagine notturna era già da qualche parte in me e lui, l’autore de “Il piccolo principe”, l’aveva incisa riga dopo riga nei romanzi che avevo letto.

La sua maledizione è “Il piccolo principe”, il suo libro piu’ grande che ha quasi cancellato gli altri suoi romanzi bellissimi. Tra le pagine di quel libro per bambini e tra i suoi disegni sfavillanti ci sono molti dei sentimenti e delle emozioni che noi incontriamo durante il cammino della nostra vita. Per descriverli l’autore non ha avuto bisogno di descrivere un’epopea ma semplicemente ha parlato di una rosa, di un bambino, di una volpe e di una manciata di pianeti.

Nelle sue pagine tutto è delineato con tratti scarni ed essenziali come se visto da lontano, dall’alto. Pensando a questo mi è venuta in mente un’immagine che Antoine descrive in uno dei suoi romanzi. E sera tardi e da una pista nel deserto l’autore decolla con il suo aereo. Mentre l’aereo sale i dettagli si scolorano, le case della piccola cittadina nei pressi rimpiccioliscono ma, contemporaneamente, si delinea una mappa di luci accese, di fuochi e di auto che tornano verso casa. Ed in questa gelida solitudine il pilota riesce a scorgere dietro ogni luce gli affetti che si ricompongono prima delle notte. Mentre il motore lo trascina verso il cielo, il suo cuore si apre alla nitida percezione di ciò che accade sulla terra.

Saint’Exupery ha avuto una vita dura. Ha subito lutti dolorosi, ha fatto lavori infami, ha volato su rotte inesplorate quando volare era rischioso quasi come oggi andare sulla luna, ha subito scacchi tremendi, ha vissuto la vergogna della sua Patria piegata ai tedeschi, un matrimonio infelice e, quando fama e ricchezza glielo avrebbero permesso, non si è tirato indietro ed è andato a combattere per libertà della Francia. Questa sua condizione di continua solitudine e dolore non gli ha impedito di riconoscere gli istanti per cui vale la pena vivere ma gli ha anzi permesso di descriverli con la forza di chi vede una mappa dettagliata dall’alto.

Qualche anno fa ho ritagliato da un giornale una foto di Sanint’Exupery. Ha il viso triste, le spalle curve e la mani in tasca. E’è senza giacca, con una cravatta troppo corta ed i pantaloni sgualciti. E’ lontano mille miglia dall’uomo coraggioso che era e dal grande scrittore. Alle sue spalle però c’è un aereo. Antoine è vicino al motore, all’elica poderosa ed ai potenti cilindri posti intorno a lei.

Quel potente aereo, potente come la sua scrittura, era il mezzo con cui si alzava da terra non per fuggire ma per meglio comprendere e narrare.

E’ scomparso il 31 luglio del 1944 mentre svolgeva una missione di ricognizione nel sud della Francia. Aveva 44 anni.

Guglielmo

sabato, novembre 26, 2005

fenomenologia della stupidità dei blog

C'è da pochi giorni in giro un blog di una ragazza ai limiti della maggiore età che, in funzione del numero di commenti ai post, pubblica le sue foto via via più discinte.
spero ci guadagni qualcosa (con google adsense o qualche cosa d'altro), altrimenti se è solo per farsi vedere, è tristerrimo...
Inoltre i post sono assolutamente vuoti, privi di contenuto. fosse anche quello di far sì che la gente commenti per arrivare al post successivo.
siamo alla frutta!
tec
PS1: sì, ho il link, ma non lo dico
PS2: gughi, no, no! tu non puoi fare la stessa cosa: che orrore!

venerdì, novembre 25, 2005

Benigni: +10 punti

L'altra sera a blob ho visto benigni intervistato su France 2. Quando l'intervistatrice gli ha chiesto di Berlusconi, ha risposto in francese maccheronico più o meno così: "Non parlo qui di Belusconi, ne parlo in Italia dove è ovunque. Ma qui non c'è e non è bello parlare di una persona che non è presente".
Per la serie: (gl)i (eventuali) panni sporchi si lavano in casa.
Tiè!
Tec

Poteva stare zitto e lasciarci nel dubbio

E' da quel giorno di pioggia che ho cominciato a sospettare...

Alitalia III

Alitalia quota oggi: 0,99...

quando la tecnologia fa pietà

Spiace ammetterlo, ma è vero!
tec
ps: non ho nessuno dei sopracitati oggetti...

giovedì, novembre 24, 2005

Il giorno della civetta

Mi è capitato di recente di assistere ad un dibattito pubblico e di sentire affermazioni azzardate, quanto meno, sul capolavoro di Sciascia. C’è infatti chi sostiene che sia un romanzo facile, in qualche modo, e il suo protagonista – il Capitano Bellodi – sia un investigatore stereotipato, senza alcuna profondità, senza caratterizzazione. Ma c’è di peggio: qualcuno sostiene anche che il finale sia consolatorio.
Sento da sempre citare il romanzo nelle sue parti più note: la figura di Don Mariano Arena, la classificazione dell’umanità, la tecnica per aggredire la mafia secondo il Capitano Bellodi e così via.
Non che io voglia parlare de “Il giorno della Civetta” per far polemica nuova o per aprirne di vecchie: vorrei solo parlare della passione per un romanzo.
Infatti, è l’episodio finale, l’oggetto di questo breve contributo: per me, una delle immagini più vivide della letteratura.
Il Capitano Bellodi, giunge a Parma, sua città natale, per una “licenza” di un mese, in una “indolente sera di Parma, toccata da una struggente luce che era già di lontananza, memoria, indicibile tenerezza.”
Il protagonista si ritrova quindi a camminare per la città e mentre scende la neve, d’inverno, incontra un amico, decidono di andare ad una festa dove ci sono anche delle ragazze.
In questo finale Sciascia costruisce un parallelo, tra i ricordi di Bellodi – che ripensa alla sua esperienza appena trascorsa – e la “indolente sera di Parma”. Il capitano, incalzato dalle domande sulla Sicilia, non sa che rispondere dicendo “la Sicilia… è incredibile”, così come più avanti dirà che “la mafia.. è molto complicata da spiegare…è incredibile, ecco”. Insomma tutto appare lontano e il Capitano Bellodi sprofonda nella festa, nella vita normale, nelle chiacchiere e tutto ciò che ha passato diventa ricordo, si scolora: “Al diavolo la Sicilia, al diavolo tutto”, pensa il Capitano, ad un tratto.
Del resto, il lettore, a quel punto del romanzo – mancano 10 righe alla fine – sa tutto, ha visto l’indagine svilupparsi in tutta la sua durezza, ha visto i mafiosi architettare trappole e ha visto il Capitano fallire dopo esser stato ad un passo dal successo. Il lettore, nello sviluppo della storia, ha conosciuto tutta l’impossibilità di una vita normale in Sicilia, ha letto dei delitti efferati, e degli inauditi soprusi, e - insomma – ed uno come me, all’apparire di Parma, alla fine di tutto, pensa “ma sì, qui da noi è diverso, qui da noi ci si può rifugiare nel lavoro, nella famiglia, negli amici e non avrai mai a che fare con quelli” e si specchia nel Capitano che, lentamente, torna alla normalità e non possono che mancargli le parole per definire la Sicilia – nel senso che non la capisce più.
Ma non è finito il libro.
Ci sono poche righe che fissano nella memoria del lettore cosa sia la passione civile, il senso di missione e, forse, l’eroismo.
“Rincasò verso mezzanotte, attraversando la città a piedi. Parma era incantata di neve, silenziosa, deserta. pensò: che forse il carattere delle civiltà era dato dalla neve o dal sole, secondo che neve o sole prevalessero. Si sentiva un po’ confuso. Ma prima di arrivare a casa sapeva, lucidamente, di amare la Sicilia: e che ci sarebbe tornato.
- Mi ci romperò la testa – disse a voce alta”.
Ecco: “mi ci romperò la testa”, e non sta parlano di un rebus. No: ci sono persone che hanno deciso proprio così, di rompersi la testa, spendendo la propria vita al servizio dello Stato, o di un’idea e hanno incontrato davvero i Don Mariano Arena.
La grandezza di Sciascia, mi vien da pensare, in un romanzo come questo è che è riuscito a far capire cosa sia la Sicilia a chi, come me, è nella stessa posizione dell’amico del Capitano Bellodi e chiede “com’è la Sicilia?”
E la risposta è indicibile, quasi a dire, “non ti posso spiegare cosa sia, ma io mi ci romperò la testa, per amore della Sicilia”.
Le parole vengono a mancare a Bellodi, non è neanche in grado di articolare un discorso, si limita a dire che è incredibile. Eppure sa che non ne potrà fare a meno, non potrà fuggire dal destino che si è dato.
Non riesco a capacitarmi di come alcuni possano pensare che Bellodi sia una figura monodimensionale o, peggio, che il romanzo sia rassicurante. Perfino il titolo è un capolavoro.

E chi non vorrà combattere oggi con una simile speranza, se ne torni a casa propria e vada a letto: e se ardirà mostrarsi alla luce del giorno, sia fatto oggetto di scherno o meraviglia, come avviene alla civetta quando fuori d’ora si mostra
W. Shakespeare – Enrico VI, Parte terza, atto quinto, quarta scena.

Fazioso II

Mi definisci fazioso. Sei ingiusto.

Io sono critico nei confronti di Prodi, di Rifondazione e dei Ds e della sinistra in genere. Ho scritto mail a Italians, firmate con il mio nome, di critica alla sinistra quando l’ho ritenuto opportuno.

Tu hai mai scritto una parola di critica o condanna sul centro destra?

Condividi tutto?

Spero di no.


Il fazioso

Fazioso I

Purtroppo non bastano i numeri Tec. Non bastano a giustificare un paese il cui Pil non cresce o cresce meno di tutti gli altri paesi. Il taglio delle tasse è stata una mera manovra elettorale e lo hanno capito tutti. Se la pressione cala e cala il Pil cala da dove si prendono i soldi? Si tagliano i trasferimenti.La finanziari di quest’anno è stata corretta 2 volte e subito dopo è stata fatta una manovra correttiva per l’anno in corso. L’impatto di questi tagli si vedrà l’anno prossimo sul bilancio degli enti locali e delle Regioni. A quel punto le elezioni ci saranno già state è sarà facile comunque dire che la colpa è delle amministrazioni locali che sono nelle mani della sinistra.(una eccezione è la Sicilia, cui di recente sono stati regalati milioni di euro per sanare un buco che è una voragine.)

Il taglio delle imposte? Ne abbiamo già parlato. Si parla di circa 15/20 euro mese. Per me non sono nulla ma sommate per tutti, quante risorse sono state tolte al pubblico che potevano essere usate per i piu’ poveri? Non sono state tagliate in maggior misura ai ricchi? E’ giusto?Di quanto sono aumentati i prezzi dopo l’euro perchè nessuno ha vigilato sui commercianti ed ha imposto limiti e regole?

La disoccupazione. Ti do la risposta che ha dato D’alema a Berlusconi a Ballarò. La disoccupazione cala perchè la gente, in particolare al sud, è talmente disperata che non si iscrive piu’ alle liste di collocamento. Silvio è stato zitto perchè lui si limitava a leggere una tabella fornita da chissà chi senza sapere cosa accade davvero sul territorio.

Pensioni? Sono contento tu sia felice di lavorare sino a 60 anni...
Sanità? Non è meglio razionalizzare la spesa sanitaria e ridurre gli sprechi invece di farla crescere?
La Scuola? Probabilmente sarà una buona riforma. Non lo so.
Codice della strada? Ottimo.

Cambiare la Costituzione in questa maniera senza confronto con l’opposizione è stato corretto? Si moltiplicheranno i conflitti Stato/Regioni. Si raddoppieranno i ruoli e le competenze con aumento dei costi. E’ una legge raffazzonata fatta in fretta e furia per pagare un debito politico alla Lega che probabilmente verrà cassata dal referendum e metterà una bella pietra tombale alle riforme vere di cui c’era bisogno. Le varie Leggi che ora ci si affretta ad approvare sono solo frutto della pressione elettorale e di tirare gli ultimi colpi.

Mi dite che all’estero ci guardano con rispetto. Non mi pare molto. Quando Berlusconi parla del patto di stabilità in Europa rispondono con un silenzio imbarazzato. Quando va a Washington la Casa Bianca lo smentisce che ancora non ha il piede sulla scaletta dell’aereo.

Vogliamo poi parlare del conflitto di interessi e delle leggi ad hoc? Io ne ho quasi la nausea a furia di parlarne e leggerne...

Consoliamoci ...tra poco ci sarà il derby. Potremo comprare un decoder digitale terrestre prodotto dall’amico di Silvio (questo l’ho letto sulla Repubblica quindi magari non è vero) ed usufruire, grazie ad una legge ad hoc, dell’incentivo statale. Con questa stessa legge Rete 4 è stata salvata dal satellite. Poi potremo con calma sintonizzarci sulle reti del premier e vedere la squadra del premier che gioca di fronte al presidente della Lega calcio amico del premier e che anche il vicepresidente della squadra del premier. Lo stesso che ha venduto i diritti del calcio al figlio del premier battendo la concorrenza della televisione di Stato. Io mi sentirò in conflitto di interesse perchè interista.

Alla fine però, mi hai quasi convinto...quasi quasi in primavera voterò anch’io per la monarchia

Guglielmo il fazioso

mercoledì, novembre 23, 2005

dati e scelte

qualche numero, qualche informazione, qualche cosa per cominciare, col piede giusto la campagna elettorale.
A inizio del 2001, la pressione fiscale (tasse e contributi) era del 42,8% del pil, mentre a fine 2005 sarà pari al 41% (il dato tiene conto delle maggiori imposte regionali e comunali).
L'ultima riforma della scuola risaliva a Gentile (1924). la moratti ha riformato (nel bene o nel male, lo si capirà in futuro) la scuola e oggi, rispetto a quando studiammo gughi ed io, ma anche archie e connie, si esce dalla scuola superiore sapendo due lingue e le tecnologie informatiche. E' stato introdotto il doppio canale formativo dopo i 15 anni: alternanza scuola e lavoro. Obbligo laurea specialistica per chi vuole insegnare. 148mila immisioni a ruolo fra il 2001 e il 2005 (vien da chiedersi perchè protestano...). nelle università è stato attaccato il "baronato"...
occupazione: tasso di disoccupazione 2001: 10,4%. 2005: 7,5%.
Pensioni: innalzamento a 60 anni per le pensioni di anzianità. Bonus del 33% per chi continua a lavorare.
Sanità: aumento della spesa sanitaria del 40% in quattro anni (da 64 a 90 miliardi di euro).
Varie ed eventuali: patente a punti (2000 morti in meno, 50000 feriti in meno, 60000 incidenti in meno. senza dati delle strade urbane).
Lo so, si scatenerà un bel flame. domani sarò dal cliente tutto il giorno. una raccomandazione per gughi il fazioso: questi sono dati oggettivi, fonte istat. il resto sono chiacchiere. mi piacerebbe un flame nel MERITO...
io so già per chi votare a giugno...
tec

Rfk

Nel cimitero nazionale di Arlington, in Virginia, sono sepolti John F. Kennedy e suo fratello Bob.

Nella trilogia di James Ellroy, al momento incompiuta, sono ben descritti la dinamica tra i due fratelli, la loro parte nella storia del Paese ed i loro caratteri.

E’ pur sempre un romanzo ma credo che l’opera di ricerca effettuata dall’autore garantisca l’adesione alla realtà.

Rifletto, in particolare, sulla figura di Rfk dopo aver letto questo articolo di Furio Colombo ed aver visto, di recente, un bel documentario incentrato sulla figura di Bob.

Secondo Colombo, se fosse stato eletto, Robert avrebbe cambiato gli Usa e forse il mondo.

Difficile dire cosa avrebbe fatto se fosse diventato Presidente però le premesse erano buone.

E’ triste doversi rivolgere al passato per cercare un uomo capace di portare speranza.

La pietra tombale di Jfk ad Arlington è una grossa lapide di pietra su cui eterna brilla una fiamma. Quella di Bob è una semplice croce di pietra bianca in un lembo di prato a pochi passi dal fratello.

Giace li, l’uomo che avrebbe potuto cambiare la storia del mondo...

Guglielmo

parla come mangi

pronunziato da un mio collega in confcall stamattina:
"...espandere il footprint invadendo il back-end, schedulando il one on one al fine di..."
tec

martedì, novembre 22, 2005

Un film potente!

Ieri sera ho visto "lord of war": una bella denuncia sul traffico di armi, quasi mai banale (se non nel finale), in cui uno strepitoso Nicholas Cage - mercante d'armi - si arricchisce, sposa la più bella del quartiere e non esita un solo secondo a trattare quella merce neanche quando:
- gli ammazzano il fratello davanti agli occhi (e per causa sua);
- i genitori lo ripudiano;
- moglie e figlio lo abbandonano.
La morale?
E' il mio lavoro!. Titoli di coda.
Per una volta un film senza troppi orpelli che mostra come - purtroppo - spesso il male trionfa e tu non ci puoi fare nulla.

Alitalia II

Il diritto dell'azione si è allineato al diritto dell'obbligazione (è indifferente comprare l'uno o l'altro e convertire in azioni Alitalia).

Nel precedente post avevo prevsito Alitalia sotto 1 euro entro venerdi.

Attendiamo fiduciosi...


Guglielmo

Euro

Un fantasma si aggira per l'Italia, e non è il Comunismo...ma la voglia si scaricare sulle spalle di altri il fallimento di 5 anni.

Vorrei poi capire una cosa.

Il concetto di cambio favorevole Euro/Lira.

Vorrei che qualcuno gli chidesse che cambio avrebbe applicato perchè vorrei capire che vantaggio avremmo tratto da un cambio "migliore"(migliore in che senso poi: più alto? più basso?)

Questa è l'ennesima uscita populista priva di ogni aggancio con la realtà...



Guglielmo

comunicazione, capi, convocazioni e dinamiche aziendali

ieri, in seguito alla promozione del mio capo ad super-capo, è stata convocata una video conf. lo vengo a sapere da un paio di colleghi. interessato alla cosa, chiamo il super-capo e gli chiedo come mai non ho ricevuto la convocazione (cosa avvenuta a tutti i miei parigrado e a tutti quelli che sono qualche gradino sotto).
"a' tecnò (è romano), nun è gnente, du chiacchiere, poi sai penzavo che to dicessero i artri... vabbeh, è che me sò dimenticato. vieni anche tu". incidente risolto.
nella videoconf ha parlato per il 50% del tempo sulla necessità di comunicare le cose, di diffondere informazioni, sul fatto di essere tutti allineati.
cominciamo bbbbbene.
tec

domenica, novembre 20, 2005

La Vedova Ponsardin

Ieri mattina, presso un istituto di Suore vicino casa, si teneva una giornata di presentazione di una scuola gestita da una cooperativa di famiglie. Al gran completo, gattina e amici (Winnie Pooh e Tigro) esclusi, ci siamo dunque recati in loco. Premetto che, per esperienza personale, sono contrario a qualsiasi tipo di educazione scolastica. La gioventù dovrebbe essere trascorsa inseguendo i propri sogni, abbeverandosi alla fonte dell’esperienza diretta e dedicandosi a letture saltuarie guidate dal capriccio. Mi rendo conto che questo secolo, ed anche il precedente, non è pronto per questo e che anche i miei genitori, malgrado le pressioni esercitate sin dalla mia piu’ tenera età, non hanno mai voluto comprendere la grandezza di una simile intuizione. La sola idea, comunque, che il mio piccolino sia rinchiuso in una istituzione guidata da maestri o professori mi genera angoscia e tachicardia. Ad ogni modo nascondo egregiamente i sintomi e dissimulo il tutto mostrando interesse per il menu della scuola.

Durante il momento dedicato alle domande dei genitori, una madre si è superata. Si stava parlando delle attività complementari che si svolgono nel pomeriggio per i bambini dell’asilo (3 anni circa): musica, psicomotricità ed e educazione all’immagine. Una madre, presa da evidente raptus, si è tolta gli occhiali da sole Armani, eravamo in un sotterraneo e lei non era Nicole Kidman, ha guardato negli occhi le maestre e, inquisitoria, ha chiesto: “Il corso di Karaté è compreso nella quota annuale?” Il mio cuore ha sussultato. Ho sperato per un momento di essere capitato per caso nella sezione infanzia di Hereford, la scuola dei Sas inglesi. Ero già pronto a chiedere delucidazioni sul corso di paracadutismo ad ala fissa quando i colpi di tosse che dissimulavano risate mi hanno riportato alla dura realtà…

Stamattina ho preparato la colazione a Riccardo. Come tutti ha le sue fisime. Vuole che i Galletti del Mulino Bianco siano interi. Quelli spezzati li scarta richiedendo solo “quelli grandi”. Il perché è presto detto. Riccardo aggancia il biscotto dal lato breve, lasciando l’animale che da il nome la biscotto rivolto verso l’esterno, utilizzando pollice e mignolo come una morsa ed intinge l’intero biscotto senza però bagnarsi le dita. A quel punto allarga la bocca a modi capidoglio ed ingoia l’intero biscotto lasciando la mano aprirsi sul suo volto come un fiore. A questo trip se ne è aggiunto uno nuovo: il latte freddo. Se fino a pochi giorni fa il latte doveva essere tiepido da un paio di giorni deve essere di frigo.
Probabilmente che il latte gelido faccia male (io lo bevo solo freddo) è uno di quei miti tutti italiani ma io, per cautela, non faccio esperimenti e quindi ogni mattina invento un nuovo artifizio per fregare il piccoletto. Stamane ho tirato fuori il latte intero e quello parzialmente scremato ed ho estorto la tazza a Temugin. Malgrado le sue rimostranze, l’ho messa di fianco alla mia.
Ho versato il latte intero, il suo, nel pentolino e quello scremato nella mia tazza dicendogli che era la sua. Poi l’ho distratto parlando dell’albero di natale e, frapponendomi tra lui e le tazze, ho versato il latte un po intiepidito nella sua tazza. Lo Steve McQuenn di Musocco ha compreso che qualcosa non quadrava ed allora, quando gli ho messo la tazza di fronte, ha infilato, gli occhi fissi nei miei, il ditino nel latte per sondarne la temperatura. Ho sudato freddo ma il piccolo diffidente fine si è fatto fregare. Certo, non fidarsi del proprio padre…

Subito dopo ci siamo recati all’Iper vicino casa per comprare la pasta per fare la pizza. Appena entrati siamo stati accolti da una catasta arancione sovrastata da un enorme cartello che diceva. “15% di sconto! Massimo 3 pezzi!”. Un imperativo che già metteva angoscia. Perché solo 3? Senza bisogno di leggere ho riconosciuto l’arancione della confezione dello Champagne “Veuve Cliquot Ponsardin”. Il natale scorso, preso da raptus, ne comprai una bottiglia da portare a pranzo dai miei genitori. Mi pare di averla pagata una ventina di euro. Ritengo fosse ragionevole attendersi di veder comparire, al momento del dolce, il prezioso liquido francese. Sandrone, mio padre, propose, accampando motivi prettamente nazionalistici, un bella bottiglia di spumante Ferrari. Degnissimo, per l’amor del cielo, ma non era il mio Veuve Cliquot. La suddetta bottiglia è andata dispersa. Sandrone giura e spergiura di averla rovesciata in strada per protesta al veto della Francia sulla guerra in Iraq….

Comunque la confezione di millesimato era venduta a circa 18 euro. Non era quindi in regalo. Il bello è che in ogni carrello che incontravo erano stipate almeno due bottiglie, in alcune tre e nei carrelli scortati da marito e moglie, anche 5. Mi sono chiesto: Non colgo la potenza dell’affare? Forse i miei compagni di spesa sono tutti nobili abituati a pasteggiare con la vedova Ponsardin? Sono uscito con il dubbio ed una bella bottiglia di Veuve Cliquot sotto braccio…


Guglielmo

sabato, novembre 19, 2005

dedicato al pervertito...

...che è finito qui cercando "mia moglie nuda".
Ora, posso garantire anche per i miei colleghi, qui nessuno va con le mogli degli altri. Nè tantomeno, qualora lo facesse, pubblicherebbe delle foto.
quindi, un consiglio: scattale qualche foto, tientela sul pc e poi cercatele... però, caromio, se tu fossi convito che ci siano in giro delle foto di tua moglie discinta, non sarebbe il caso, prima di venire sul blog di persone timorate di Dio, di scambiare due chiacchiere con tua moglie e sistemare la faccenda?
infine, vah che i motori di ricerca, per quanto intelligenti, non arrivano a capire che se scrivi "mia moglie" sanno chi sei e chi è quindi tua moglie!
buona fortuna, comunque!
tec
ps: per chi non ci credesse, prego verificare shinystat a piè pagina nelle chiavi di ricerca di novembre.

venerdì, novembre 18, 2005

gughi, facciamo 500 e il deal è chiuso

Guglielmo, se insisti ti lascio il blog.
Il prezzo stra-scontato mi sembra onesto.
tec
ps: lo conoscevo da tempo, ma solo oggi mi sono accorto che siamo saliti di prezzo!

Genco Olive Oil Co. - 1

Mi son sempre domandato cosa avesse "Il Padrino" per attirarmi così tanto: per essere, insomma, il mio film preferito.
L'altra notte, insonne, mi sono alzato e ho inserito il DVD. Lo avevo lasciato alla scena in cui i capimafia si incontrano da Barrese (ma, da buon fanatico lo guardo in lingua originale e pertanto dovrei dire Barzini) per promuovere la pace tra i Tartaglia e i Corleone. Don Corleone, stremato dopo l'attentato e la morte di Sonny, concede la pace a patto che nessuno tocchi suo figlio Micheal.
In quell'occasione pronuncia le seguenti parole (le trovo solo in inglese, scusate):
I'm a superstitious man, and if some unlucky accident should befall Michael - if he is to be shot in the head by a police officer, or be found hung dead in a jail cell... or if he should be struck by a bolt of lightning - then I'm going to blame some of the people in this room; and then I do not forgive. But with said, I pledge - on the souls of my grandchildren - that I will not be the one to break the peace that we have made today.
E mentre mi godevo la forza della recitazione di Brando, pensavo proprio a questo, alla feroce determinazione del suo personaggio e a quanto sia simile ai personaggi di Omero, con la loro capacità di sentirsi rappresentati nello spazio e nel tempo, nel teatro del mondo e per l'eternità.

L'editto di Nantes

Ieri sera sono dunque andato all’assemblea condominiale della Susy per elegger il nuovo amministratore. Il vecchio amministratore, che aveva commesso alcune mancanze ed in sostanza si disinteressava del condominio, si era macchiato di due crimini gravissimi: aveva inviato il verbale d’assemblea aggiungendo alcune cose che non erano state dette in assemblea ma per strada e non aveva inviato la convocazione d’assemblea a nessuno dei condomini se non a me ed un altro. Io, che ero segretario, avevo controfirmato il verbale ed il fatto che fosse stato inviato un verbale con aggiunte palesemente false mi aveva dato sui nervi. Dopo aver ricevuto un mio fax, tutto sommato bonario, nel quale chiedevo una correzione del verbale e la riconvocazione dell’assemblea, l’amministratore si dava alla macchia.

A quel punto, di fronte al muro dell’amministratore, emerge il condomino di razza. Dopo numerose telefonate ed improvvisate nelle studio sono passato ad una tattica di guerriglia minando dalle basi la stabilità dello studio stesso.

Primo obiettivo, i dipendenti. Le segretarie sono due. Una anziana, timorosa, ed una giovane e spavalda. L’anziana, che aveva redatto il verbale, è stata messa in condizioni di non lavorare più. Dopo numerose telefonate durante le quali ha ascoltato con pazienza le mie rimostranze le ho detto:

“Signora, ha redatto lei il verbale?”
“Si...” ha risposto tentennante.
“Lo sa che falsificare e trascrivere un verbale assembleare falso è un reato federale?”
“no...in che senso?”
“Nel senso che esistono due sentenze, della Corte Suprema, per altro un po contraddittorie, che stabiliscono che la semplice redazione di un verbale assembleare falso è punibile con una pena massima di reclusione di 4 anni in un carcere di massima sicurezza della Luisiana...certo esistono alcuni paesi che non prevedono l’estradizione per questo tipo di reato...tipo Messico, regione Molise ed un’enclave serba in Ontario...ma non mi preoccuperei fossi in lei. Con la sua liquidazione può tranquillamente sostenere le spese legali...”.

L’ho lasciata singhiozzante al telefono.

Con la seconda ho minato la credibilità dell’amministratore come datore di lavoro.
“Se vuole” ha detto petulante” Lascio un appunto all’amministratore e la faccio richiamare...”
“Guardi” ho detto con tono socratico” non sprechi l’inchiostro...o scriva pure ma vedrà che non mi richiamerà. Certo deve essere dura lavorare per un uomo che non rispetta la parola data...mi spiace per lei. Buongiorno...” L’ho lasciata interdetta interrogandosi sulle sue possibilità di pagare il mutuo della casa.

Alla fine l’amministratore ha dato le dimissioni...

Ieri sera si teneva dunque l’assemblea per nominare l’amministratore (essendo un doppio condominio stasera avrò un secondo round...).

Avevo notato nel rendiconto che alcune spese, con notevole danno per qualche condomino, tra cui mia moglie, venivano suddivise non per millesimi (come da regolamento e codice civile) ma per teste. La novità era stata introdotta una decina di anni fa sfruttando un momento di distrazione dei convenuti. Bisognava, dunque porvi rimedio...

I partecipanti erano 6 piu’ il candidato amministratore, un avvocato. Ho studiato il parterre con attenzione ed ho aperto le danze. In attesa dell’inizio ho sondato il terreno sul vecchio amministratore. Ho avvertito ostilità e dunque mi sono buttato all’assalto. Ho sparato a zero sull’amministratore lasciando trapelare alcune irregolarità che coinvolgevano Parmalat, Cirio e banche americane a Nassau. L’indignazione è salita a livelli stratosferici. Giunti alla nomina dell’amministratore ho allestito una scenetta. Ho fatto uno squillo a Sandrone e lui, da padre premuroso mi ha prontamente richiamato:

Scusate ho detto ai presenti senza alzarmi dal posto.
“Dimmi?” ha esordito Sandrone
“J., ascolta, compra dollari su Londra e alleggerisci Sterline su Washington. Karla ci fa neri stavolta...Ricordati di mandare un fax alla Toyota perchè i 10 Land Cruiser che abbiamo comprato per il Gobi hanno problemi all’avantreno.” A quel punto ho lanciato schifato le chiavi della mia Toyota sul tavolo. (mi ero premurato, all’arrivo, di parcheggiare il mio furgonato da famiglia Corolla in luogo nascosto...).
Il tutto non era per intimidire ma per rendere la loro vittoria piu’ grande (Sandrone, intanto, mi aveva già mandato a cagare da un pezzo...).

Al momento di votare, avevo già calcolato che con i millesimi avrebbero vinto loro, ho mostrato il palmo delle mani in segno di resa e, per rendere tutto piu’ dolce, mi sono arroccato nell’astensione come a dire “con califfi della vostra taglia non mi ci metto nemmeno...”

All’assemblea non è parso vero di piegare alla loro volontà un uomo che compra dieci Land Cruiser per una spedizione nel Gobi e si sono fatti prendere dall’euforia. A quel punto li ho stangati.
Al momento del voto sul consuntivo ho estratto un vecchio verbale sottolineato con evidenziatore rosa ed innumerevoli punti di domanda. Di seguito ho estratto il regolamento del condominio ed una copia in pergamena della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti (va bene anche una copia dell’editto di Nantes del 1598, l’importante è che sia su pergamena...).

Ho esordito con enfasi “Ho notato che le spese condominiali vengono suddivise per teste. A norma dell’articolo 2524 del cc (ne ho sparato uno a caso perchè nessuno li ricorda a memoria....) e dell’editto napoleonico del 1806 andrebbero suddivise per millesimi...lei avvocato mi conferma?”

L’avvocato, invero un uomo preciso cui avevo lasciato baluginare un mio appoggio per l’elezione di stasera, è sbottato:
“Ma è inaudito!”
Tra le urla belluine dei condomini scandalizzati ho buttato li che il tutto avvantaggiava il signor C., il più odioso del condominio (era vero, ma avvantaggiava anche tutti i presenti...).

A quel punto sono esplosi i tumulti. Ho temuto che alcuni scendessero in strada a bruciare i cassonetti. Tra le grida “C. è uno stronzo!” (ad un certo punto mi pare sia comparsa una corda e qualcuno ha gridato “Impicchiamolo!”) ho fatto anche passare all’unanimità che i box non pagheranno più l’acqua ma solo quelli con laboratori e residenza saranno gravati dal balzello(tutti i presenti...).

Sono uscito dall’assemblea stremato ma soddisfatto... stasera si replica.


Guglielmo

Una creatura rissosa

La prima regola che viene insegnata prima di andare a fare servizio alla stadio è di non restare mai isolati dal gruppo. Ci sono decine di leggende, e chi ha fatto l’ausiliario è in grado di sgranarle una via l’altra come una nonnina il rosario, riguardanti ingenui ausiliari spogliati di ogni bene (pistola inclusa) , masticati e vomitati dalla furia Ultrà.

Durante il militare, di servizio in un memorabile incontro Milan-Fiorentina al Peppino Meazza, io ed un poliziotto ci distraemmo chiacchierando di nani, elfi e salamandre. Durante la nostra affabile conversazione non ci accorgemmo che qualcuno aveva dato l’ordine di arretrare. Restammo isolati, con un po di paura, premuti tra i tifosi viola(circa 3000) e le transenne che delimitavano quel settore. Imprigionati come la 101a nella sacca di Bastogne durante la controffensiva delle Ardenne imparammo cosa si prova di fronte ad una folla incontrollabile. Al momento pareva sopita ma sapevamo che, quando ci avessero scorti, avrebbero forse provato ad aggredirci.

La stessa emozione l’ho provata in un’altra occasione: di fronte ad un’assemblea condominiale.

Un paio di volte, l’amministratore presso cui lavoravo in attesa di partire per il militare, mi incaricò di sostituirlo in assemblea. Era condomini piccoli e senza particolari difficoltà, malgrado ciò faticai a mantenere l’ordine.

Gestire l’assemblea condominiale è un arte. Ci sono alcuni che la mantengono con pugno di ferro, altri che la guidano in maniera occulta ed altri ancora, la maggioranza, incapaci di controllare quella bestia volubile e capricciosa.

Nella mia militanza, durata circa 8 mesi, assistei a diverse assemblee cercando di imparare il piu
possibile sulla natura umana, i regolamenti di condominio e le normative.

Quando dunque partecipo ad un’assemblea condominiale mi preparo in anticipo. Spulcio il rendiconto in cerca di errori, analizzo le tabelle condominiali per comprendere gli equilibri che regolano il tutto ed infine rileggo i verbali delle assemblee precedenti per capire chi ha votato cosa e perchè. Da qui si comprendono i punti deboli dell’amministratore e quelli dei singoli condomini. Tutte le decisioni che, magari irregolarmente, sono state fatte passare per favorire l’uno o l’altro e per permettere all’amministratore di essere rieletto.

Il mio secondo maestro è stato Big Sandrone. Sandrone non è un fine schermidore ma un Troll d’assalto delle legioni oscure di Morodor. Impugnando la clava della ragione si fa strada nelle assemblee condominiali verso la verità. Io e lui in coppia siamo temibilissimi. Durante un’assemblea del suo condominio, che avevamo preparato tipo “Codice d’onore” pensando ad ogni mossa e contromossa che avrebbe fatto l’amministratore e la parte opposta a noi, l’amministratore del condominio, nel cuore del dibattito, si alzò di scatto dal tavolo e, brandendo una bottiglia, minacciò di tirarmela in faccia. Era l’inequivocabile segno della sua resa...

giovedì, novembre 17, 2005

autoreferenza!

siamo al trecentesimo post!
complimenti a tutti.
tec

guglielmo e la borsa

ATTENZIONE!
il gughi, l'ultima volta che si è addentrato nella borsa per propormi un titolo di una finto-farmaceutica ammerigana in forte espansione (uellà) a momenti mi faceva dar fuoco a parte dei miei risparmi.
pertanto su alitalia, procedere come segue:
1) se dice di comprare, bisogna vendere
2) se dice di vendere, bisogna comprare
3) se non dice niente, abbandonare l'europa e trasferirsi ai caraibi
tec

Alitalia

Alitalia è sotto aumento di capitale.

Ogni 2 diritti generati da azioni vengono assegnate 13 azioni
Ogni 60 diritti generati da obbligazioni vengono assegnate 13 azioni.
Per ogni azione sottoscritta bisogna pagare 0,8 euro.

L’azione, adesso, quota 1,339 euro
Il diritto generato da azionari quota 1,72
Il diritto generato da obbligazioni quota 0,0336

Ora se compro 2 diritti azionari spendo 3,44. Ottengo 13 azioni per le quali devo aggiungere 13x0,8= 10,4
Totale 13,84
Prezzo per singola azione 1,06

Ora se compro 60 diritti obbligazionari spendo 2,202. Ottengo 13 azioni per le quali devo aggiungere 13x0,8= 10,4
Totale 12,6
Prezzo per singola azione 0,96

Le azioni rivenienti dall’aumento di capitale saranno disponibili, e quindi vendibili, il 2 dicembre.

Se uno comprasse oggi i diritti ed esercitasse l’aumento di capitale pagherebbe circa 1 euro un’azione che sul mercato ne vale 1,339. Se questo prezzo restasse invariato sino al due dicembre si guadagnerebbero 0,3 euro circa ogni azione.

Come mai, mi chiedo, il prezzo del diritto è in caduta libera mentre l’azione tiene?
Chi compra l’azione (2 milioni di pezzi scambiati) oggi invece che comprare i diritti ed esercitare l’aumento di capitale (si ottiene lo stesso titoli invece che subito tra 10 giorni. Ma se uno punta al rialzo del titoli nel breve è indifferente avere azione o diritto anzi...)?
Come mai il prezzo del diritto azionari è piu' alto di quello obbligazionario anche se danno luogo alla stessa azione?

In borsa niente è mai come sembra...

Guglielmo

Fracanappa

Il mio collega, Fracanappa, ha 38 anni. E’ un vero personaggio attorno al quale sto plasmando un romanzo che mi renderà celeberrimo. Ogni tanto ha delle uscite stellari delle quali prendo nota scrupolosamente.

Lui ogni tanto mi chiede: “Come va il mio romanzo?”

Il suo non è amore per la scrittura. Ha per le mani un buon avvocato e sente l’odore del sangue.

Quello che non sa è che anch’io ho il mio team...

Comunque, per comprendere i contorni del protagonista (l’unica trasposizione cinematografica è possibile con attore principale Adrian Brody o John Turturro) vi racconto questa.

Fracanappa ha due sorelle sposate e vive con una deliziosa madre (sono stato a cena da lui una volta), di circa 70 anni, da quando è nato.

Beh, "sono il primo caso europeo in cui la madre, stanca della convivenza, è andata a vivere da sola... "

Ha spiccato il volo, ha lasciato la casa di famiglia e, a scanso di equivoci, si è trasferita in Trentino lasciando Fracanappa padrone del campo.

Nelle statistiche Istat di fine anno risulterà:

Genitore sfiancati dall’inerzia del figlio trasferite fuori regione: +1
Figli rimasti a vivere da soli: +1

Ditemi voi se non diventerò ricchissimo...

Gugliemo

tristezza (2)

quando vado nel regno sabaudo, i miei colleghi mi portano a pranzo in un bar.
trattasi di una rappresentazione, malriuscita e triste, dei bar di provincia. di quelli con i vecchietti che giocano a tresette e tengono il rosso nella caraffa nel mezzo della tavola. solo che è una brutta copia, e senza i vecchietti d'ordinanza.
la scelta del cibo è luculliana. piatti pronti (uno solo: tre fettine di zucchina grigliate e due di melanzana grigliata anch'essa, con una frittatina verdognola); ampia scelta di panini (cotto, crudo o salame con gorgonzola o philadelphia).
la prima volta che ci sono andato ho chiesto uno speck e brie. non avevano nè lo speck nè il brie. l'alternativa proposta ("tanto è simile" mi ha detto il barista) è stato: crudo e philadelphia ("simile a tua sorella", ho pensato io).
settimana prossima mi porto la schiscetta.
tec

mercoledì, novembre 16, 2005

' Na tazzuella e caffè

Dove lavoro, al mattino, abbiamo una pausa di 15 minuti per il caffè. Spesso usciamo e ci rechiamo in un bar all’angolo per gustare una tazzina di caffè. A volte, invece, attingiamo da una macchinetta del caffè che, in realtà, eroga un liquido marrone con un po di schiumetta saponosa.

Con il sopraggiungere dei rigori invernali, l’aumento indiscriminato del costo della vita e l’esponenziale aumento di bicchierini di caffè imbevibile versati nei lavandini io e altri due amici abbiamo avuto una pensata.

Ho dunque prelevato una caffettiera, facente parte del corredo nuziale, da casa e uno dei due ha comprato caffè “Crema e gusto” e pacco di zucchero di canna.

Oggi abbiamo quindi sperimentato l’emozione della moka al lavoro.

Come carbonari, durante la pausa, ci siamo recati in sala break. Abbiamo preparato la caffettiera ed abbiamo acceso la piastra elettrica. Ci siamo seduti chiaccherando come tre comari ed abbiamo atteso che la moka gorgogliasse. Un profumo delizioso si è diffuso per i corridoi attirando questuanti e curiosi. Indifferenti abbiamo continuato la nostra opera.

Alla fine, seduti comodi, i caffè fumanti tra le mani abbiamo continuato il nostro chiacchericcio.

Soddisfatti dalla qualità della bevanda abbiamo discusso su come organizzare al meglio la questione: tazzine, cucchiaini di plastica, buste e gestione delle risorse.

Ma già le prime nubi si profilano all’orizzonte. Uno dei due complici, noto per la sua generosità e gentilezza, ha già iniziato ad invitare estranei a partecipare alle nostre pause. Prevedo una richiesta della domanda che ci porterà a cercare caffettiere via viva piu’ grandi e accordi con la Lavazza per forniture maxi di “Crema e gusto”.

Lo shock da domanda porterà, come da manuale, ad una contrazione dell’offerta con conseguente ritorno al bar dell’angolo?

Riuscirà il nostro amico ad astenersi dall’invitare mezza azienda a bere il nostro caffè?

Verremo denunciati dalla società che gestisce le macchinette per violazioni contrattuali e concorrenza sleale?

Con che faccia diremo ai questuanti: “Guarda scusa, ci sono due piastre elettriche, comprati una cazzo di moka ed organizzati”?

Vedremo...


Guglielmo

Blogitalia

Il Tecnologo ci ha iscritti al sito Blogitalia.

A parte che ti sei messo unico autore...

Ma in che categoria ci hai iscritti?

Guiglielmo

tristezza

recentemente mi tocca andare una volta la settimana in una delle città più tristi del nord italia. torino.
la sede della mia azienda si trova inoltre in periferia. in mezzo a capannoni, magazzini all'ingrosso, insomma in una zona dove secondario e terziario si fondono e danno il loro peggio.
il cielo è grigio, ma non grigio come a milano. un grigio tristerrimo.
le persone forse risentono sia del luogo che di una situzione aziendale non brillante.
è pur sempre un'esperienza. ma ne farei a meno.
tec

martedì, novembre 15, 2005

Kora

Stamattina sono uscito in bici. Alla fine del giro ho tentato la salita della Montagnetta. Superata la prima rampa, dietro un curvone, ho visto uno dei vecchi frequentatori. Non conosco il suo nome ma spesso mi intrattengo a parlare con lui di politica , sport, economia e costumi. Di professione fa il ginecologo ed un uomo estremamente profondo. Ha un cane, Kora, un pastore tedesco femmina di 10 anni . E nata il giorno in cui il vecchio cane del mio amico, che era il nonno di Kora, è morto. Kora ha l’aspetto di un maschio, la testa grossa, il fisico possente e l’autorità che solo i pastori posseggono. Non è un cane aggressivo perchè il solo aspetto massiccio mette sull’avviso cani ed umani. L’ho vista, una volta, regolare un boxer che si era preso qualche confidenza di troppo. Quando mi affianco al suo padrone si avvicina con il suo testone annusandomi e si fa carezzare la testa ed il petto. E’ un cane molto bello ed affettuoso. Lei ed il suo padrone sono un tutt’uno. Spesso, anche nel cuore dell’inverno, li vedo correre insieme. Oggi Kora non c’era. Prima di salutare ho guardato il suo padrone ed ho buttato li: “Solo, oggi?”

Lui era accovacciato nell’erba una borsa gialla della spesa alle spalle ed un berretto di lana blu calato in testa.

Ha allargato le braccia mostrando le palme ed i suoi occhi hanno detto piu’ di mille parole.
“Non c’è piu’?” ho avuto la forza di dire.
“No...sono otto giorni oggi...purtroppo la morte biologica non ha gradazioni di dolore...l’unica consolazione è che ogni giorno che passa il dolore si diluisce...”.
“Mi dispiace...”
“Ha camminato nella mia ombra per 10 anni ed ora non c’è piu’...quando si prende un cane si sa. Si prende tutto il pacchetto. Già si è consapevoli che non ci sopravivrà. Passano in un lampo. A 5 anni sono in fiore. Fino a 7 mantengono. E poi da li piano piano peggiorano. Una vita in dieci anni...”

Intanto pensavo alla dignità con cui parlava di questo dolore e che ciò che diceva si adatta a tutto nella vita.

Abbiamo parlato ancora un po ricordando Kora. E mentre parlava mi tornavano in mente tutti i discorsi fatti insieme. Tutta la saggezza che mi ha regalato in questi anni durante nostri fugaci incontri.

Ci siamo salutati e sono risalito sui pedali. L’ho lasciato li, solo su quella curva, che riprendeva i suoi esercizi...

Guglielmo

lunedì, novembre 14, 2005

Un ufficiale

L’effetto sul plotone, e sull’intera compagnia, fu immediato. Lo spettro di essere cacciati, che tante volte ci era stato fatto danzare di fronte, era svanito nel nulla. L’impunità di Persico era l’impunità di tutti.

Se la paura di essere allontanati era scemata, ben vivo era comunque il terrore di non tornare a casa per un mese consecutivo o, peggio, quello di finire in mensa per una settimana di seguito.

Trascorse un giorno durante il quale Radio Anfibio fece girare la versione di Persico sull’intera vicenda. Il sottotenente Milanesi era ormai screditato e sul tenente Grossi gravava l’accusa di essersi fatto intimidire dallo zio Generale.

Il giorno seguente ero piantone in armeria. Con la mia mimetica verde oliva montavo la guardia alle scale che portavano alle camere blindate che contenevano carabine e pistole. Il mio compito, in realtà, era quello di scattare sull’attenti all’avvicinarsi di qualsiasi essere diverso dall’allievo.

Dopo un paio d’ore che ero montato di servizio comparve, dall’ultima rampa di scale, il sottotenente Milanesi. Io scattai sull’attenti.

Era di picchetto e quindi indossava la fascia azzurra ed il mantello pesante. Paludato in quella maniera pareva un fantasma in pena che si aggirava tra le vecchie mura della caserma.

“Guglielmo…comodo” mi disse.
“Come sta?” buttò li.
“Bene…lei signor tenente?”
“Bene…bene…me lo darà ancora il ritti domani quando entrerò in aula?”
Il ritti si dava quando un superiore entrava in aula. Il capoplotone dava l’attenti a tutto il plotone e quindi presentava la forza. Era una specie di passaggio di consegne ed un gesto di rispetto verso il superiore.

“Certo tenente…perché non dovrei?”

I suo occhi si velarono di lacrime. Non era certo quello che mi aspettavo dal comandante del mio plotone ma compresi che non era stato per caso che Milanesi aveva percorso le rampe di scale sino all’ultimo piano. Per un istante diventammo due ragazzi, in un ambiente diverso dal mondo cui erano abituati, che stavano facendo semplicemente il militare.

“Per quello che accaduto con Persico…” sussurrò.

“Tenente…lei ha fatto il suo dovere. Sono altri che non hanno tenuto fede alle promesse fatte. Io ed il plotone abbiamo stima di lei. Ha agito per il meglio…”

“Non voglio pensiate che io mi accanisca con Persico. E’ solo che voglio fare il mio dovere. Il
regolamento è questo. Lei lo vede Persico con una pistola in giro a fare il Carabiniere?”

“No..” risposi.

“Io non voglia avere questa responsabilità Se gli capitasse qualcosa o se la vita di qualcuno dipendesse da lui e lui non fosse preparato? Di chi sarebbe la colpa? Chi lo farà uscire da qui?
Io…ci sono alcuni meno svegli di lui che però cercano di fare del loro meglio…lui se ne frega.”
“Tenente…posso farle una domanda?”

“Dica…”

“Ma lei è di leva?”

“Certo…sono come voi…lo sa che da quando ho mandato Persico da Grossi nessuno mi rivolge piu’ la parola? Lo sa come mi chiamano gli altri sottotenenti? Don Chisciotte…perché dicono che combatto contro i mulini a vento…a tavola pranzo da solo e la sera nessuno esce piu’ con me. Grossi, quando mi ha fatto chiamare, mi ha strappato in faccia il foglio che gli avevo mandato su e mi ha detto di tenere la testa a posto. E per completare il quadro mi ha messo di servizio la sera di Natale e Capodanno.”

“Lei ha fatto il suo dovere…”

Si fermò ancora una decina di minuti durante i quali parlammo della vita che conducevamo da civili e di cosa ci aveva portato nell’Arma.

Quando sia allontanò lo salutai militarmente. L’istante era svanito.

Il giorno seguente si presentò al mattino in aula. Diedi il ritti e lui mi sorrise. Dopo poco comparvero, cosa strana, i due marescialli al comando di Milanesi. Il sottotenente allora riprese le interrogazioni. Dopo un paio di gruppi di interrogati fece silenzio per un po’.
“Persico..” disse levando uno sguardo fiammeggiante dal registro “ ci riproviamo?”

Persico, un pò perplesso ma, certo della sua posizione, uscì e rifece scena muta. Raccolse il foglio che Milanesi gli porse e ripartì con destinazione Grossi con il solito sguardo da cane battuto. Ma quella volta aveva fatto male i conti. La presenza dei due marescialli impediva qualsiasi tentativo di insabbiare la questione.

Persico, dopo aver pianto e gridato sulle scale che suo zio avrebbe fermato tutto prima della partenza, lasciò la caserma la mattina seguente verso le dieci. Gli fu impedito di portare via qualsiasi cosa gli fosse stato consegnato e, poiché alla prima occasione eravamo stati obbligati a riportare a casa le valigie usate per arrivare in caserma ed era proibito tenere qualsiasi abito civile, dovette partire con una tuta leggera ed un sacchetto della spesa pieno delle sue cose in una gelida mattina di dicembre.

Che cosa accadde?
Grossi cambiò idea, Milanesi forzò la questione fino alla rottura?
Quello che so è che una sera, io ed altri, usciti per un breve permesso incontrammo il nostro sottotenente in giro da solo per Torino con l’aria ben poco felice. Credo che i sei mesi che gli mancavano al congedo non furono molto piacevoli.

Il giorno della partenza gli consegnammo il gagliardetto che avevamo fatto fare con stampato il motto ed il nome che lui aveva dato al nostro plotone. Si commosse non poco e, a fatica, trattenne le lacrime. Quando salimmo sull’autobus non venne nemmeno a salutarci.

Trascorsero i mesi. Una mattina di ottobre mi trovavo in Duomo in servizio. Insieme ad altri due osservavamo il traffico della piazza godendoci quel servizio di rappresentanza. All’improvviso vidi un ragazzo staccarsi dalla folla. I capelli molto più lunghi e una montatura di tartaruga lo facevano somigliare ad uno studente. La camicia fuori dai pantaloni ed un giubbotto senza maniche. Mostrava tutti i suoi 26, uno meno di me, e tutta la sua insicurezza. Calcolai che si era congedato da almeno tre mesi. Si avvicinò e lo riconobbi subito. Scattai sull’attenti e, sorridendo, lo salutai militarmente.

Lo salutai, come si saluta un ufficiale dei Carabinieri…


Guglielmo

Persico, Grosso e Milanesi

Il sottotenente Milanesi non era d’accademia. Avrei dovuto capirlo dal fregio pulito sul berretto, dal taglio semplice della divisa e dalla poca sicurezza, che in alcuni suoi colleghi sconfinava in arroganza, con cui rispondeva al saluto. Era , come noi, di leva e temeva che, se l’avessimo scoperto, avremmo perso il rispetto dovuto al suo grado. Quello che ancora non aveva compreso, era che il rispetto al grado non si può negare.

Teneva le lezioni con entusiasmo cercando di trasmettere ad ogni allievo l’amore per l’Arma e la passione per il servizio. La sua umanità non gli impediva di comminare punizioni ma quando lo faceva, non sorrideva soddisfatto ma con aria corrucciata ne spiegava le motivazioni. Io stesso ne presi una a causa degli anfibi sporchi e, mentre mi diceva che sarei partito per casa con 6 ore di ritardo rispetto agli altri (su 36 ore di permesso, viaggio compreso, era una bella punizione...), dovetti fargli capire che comprendevo la sua impossibilità a condonarmela.

Il suo entusiasmo si infranse però contro un ostacolo: Francesco Persico.

Persico era il nipote di un Generale dell’Esercito e riteneva che questo fosse piu’ che sufficiente per garantirgli il superamento del Corso. In effetti, malgrado le minacce lanciate dal Comandante della Compagnia, il tenente Grosso, lui si d’Accademia, l’unico cacciato da un Corso per Ausiliari negli ultimi anni risaliva ad un paio di corsi precedenti al mio.

Alla fine del corso veniva fatta una classifica e girava voce che i meglio classificati(tenendo conto di voti, comportamento, uso delle armi e attitudine fisica) avrebbero avuto qualche chance in piu’ di essere avvicinati a casa. Era facile esser cacciati per problemi di comportamento, uso di droghe o perchè non si reggeva alla pressione del corso ma per il rendimento scolastico era molto difficile.

La sorte per gli esclusi era piuttosto dura. Si finiva ad Albenga ad un Car (Centro addestramento reclute) della fanteria additato da tutti come “quello cacciato dai Carabinieri”.

Ma Persico, con l’arroganza degli stupidi, sapeva bene ciò che faceva. Ed infatti non rispondeva mai in malo modo ai superiori ma si limitava a fare scena muta lanciando sguardi miti ed indifesi a chiunque osasse rimproverarlo e sguardi untuosi ai superiori in genere.

Ma quando era con noi, e non c’erano superiori in vista, si mostrava per quello che era:
“Mio zio è un Generale” ringhiava “non oseranno mandarmi via. Li faccio prendere a calci nel culo...“

I giorni trascorsero rapidi e le insufficienze di Persico crebbero con lo stesso ritmo.

Il limite fissato prima di essere mandati via era 4.

Persico era giunto a tre ed una mattina il Tenente Milanesi lo chiamò fuori. L’interrogazione durò circa un quarto d’ora e malgrado il tenente si sforzasse di fare domande semplici Persico non era in gradi di rispondere a nessuna di queste. Finita l’interrogazione il tenente compilò un foglio che certificava l’ennesima insufficienza lo mise nelle mani di Persico dicendo:

“Persico vada a rapporto dal Tenente Grosso e gli dica che deve essere trasferito ad altra arma...”
La sua aria non era di soddisfazione ma serena. Persico, invece, uscì dall’aula con la solita aria mite e gli occhi di chi aveva subito una palese ingiustizia. Milanesi, tra lo stupore generale, riprese la lezione come se nulla fosse.


Passò circa un quarto d’ora e Persico bussò alla porta. Entrò e si mise sull’attenti.
“Comandi, il tenente Grosso mi ha detto di dirle di andare da lui...”
Il tenente Milanesi affidò l’aula al capoplotone e si congedò da noi.

Appena chiuse la porta tutti si precipitarono da Persico che subito riacquistò la sua aria arrogante:
“Adesso Grosso gli fa il culo...cosi impara a rompermi i coglioni!”

Dopo pochi minuti Milanesi tornò in aula. Era terreo. Non degnò di uno sguardo Persico e riprese la lezione. Era chiaro che Persico l’aveva avuta vinta...


Guglielmo

Peter Ferdinand Drucker

Probabilmente, a parte l'Architetto, pochi di voi sanno chi era Drucker.

E' morto l'altroieri a 95 anni. Di origine austriaca, emigrato poi negli USA è stato, fino all'ultimo, un lucidissimo analisita della disciplina del management.

Iniziò nel 39, scrivendo "the end of the economic man", proseguì, un libro via l'altro, arrivando, in tempi non sospetti, a parlare di knowledge worker.

Negli ultimi anni, aveva portato, per primo, le applicazioni del management alle organizzazioni non profit, sostenendo, a ragione, che un approccio manageriale strutturato avrebbe portato a risultati migliori.

Per chi ne volesse sapere di più, ho la bibliografia a casa. gli altri, nel box qui a destra su amazon.

Tec

Parigo brucia 2!

Apocalittici integrati...

venerdì, novembre 11, 2005

Milano

Ho da poco finito di leggere un bellissimo libro sulla mia amata città: Milano.
Il titolo è :" Il crollo delle aspettative. Scritti insurrezionali su Milano" scritto magistralmente da Luca Doninelli, edito da Garzanti.
Doninelli analizza in modo ironico e partecipe la situazione della città di Milano, la sua evoluzione e la sua (secondo la sua tesi) involuzione che sta avvenendo da Tangentopoli ai giorni nostri.
Del suo libro mi colpiscono due cose: la prima è la capacità fotografica con cui Doninelli descrive alcune situazioni in cui mi sono immedesimato e alcuni posti di cui mi sono innamorato. La seconda è il modo in cui analizza la città non come un chirurgo distaccato ma come dimostrando che ha vissuto Milano, perchè ha camminato nelle sue strade.
L'analisi deriva quindi da un'esperienza accurata e quindi mi pare più verosimile, più attendibile.
Se amate Milano vi consiglio di leggerlo perchè ne vale davvero la pena.

Un nodo alla gola

Come corpi estranei in attesa di essere inglobati da quell’enorme organismo scivolavamo, ignorati in abiti civili, lungo gli ampi corridoi della caserma. Eravamo giunti li ormai da due giorni e da allora, dopo essere stati informati su dove avremmo dormito e a che ora avremmo mangiato, eravamo stati dimenticati.

Osservandoli, quelli giunti qualche giorno prima di noi, ci apparivano come marionette infagottate in mimetiche verde oliva troppo grosse. Correvano per la piazza d’armi reggendosi il basco e pestando a terra gli anfibi lucidi. Noi, dopo averli presi in giro da dietro le finestre gelate, tornavamo a sdraiarci sulle brande chiedendoci se il militare fosse tutto li. Prima di addormentarci, per nulla stanchi, passavamo ore a ridere al buio scacciando la nostalgia di casa facendo imitazioni dei marescialli e inventando scherzi per il giorno seguente.

Trascorse un altro giorno alla fine del quale fummo invitati a ritirare la mimetica, la divisa ed il resto dell’equipaggiamento. Indossata l’uniforme di fatica perdemmo il dono dell’invisibilità e con questo l’idea che ci eravamo fatti del militare.

La camerata che avevamo creato venne smembrata sostituendo le simpatie istintive con l’ordine alfabetico. Il quinto giorno iniziammo a marciare. 7 ore al giorno nel freddo di novembre con gli anfibi nuovi cercando di imparare a muoversi seguendo il tempo del comandante del plotone. Marciare è il modo con cui lentamente si perde la propria autonomia ed identità. Queste vengono sostituite con l’idea che si è parte di qualcosa di piu’ grande, che per il momento non si merita nemmeno, e che l’unico modo per muoversi è farlo in gruppo e, possibilmente, guidati da qualcuno.

Gli unici riferimenti sono i marescialli che comunicano solo urlando. Ogni infrazione, anche stupida, viene punita. La punizione va dal semplice richiamo di fronte a tutti (che però non hanno molta voglia di ridere perchè si rischia una punizione peggiore...) alla minaccia di non tornare a casa per diverso tempo (l’ipotesi di tornare a casa in tempi brevi è comunque piuttosto remota). Le infrazioni piu’ gravi sono: arrivare in ritardo all’adunata, radersi male e fare gli spiritosi. Altre non ce ne sono visto la monotonia della giornata. I disagi piu’ grossi sono: totale assenza di tempo libero, stanchezza per il continuo marciare e mancanza di sonno (si va a letto alle 22, ma il contrappello, in piedi di fronte alle brande in attesa dell’ispezione, non finisce mai prima delle 24 e ci si sveglia alle 6.35. Ogni tanto si movimenta la serata quando a pochi minuti dall’inizio arriva l’ordine di fare il contrappello in divisa ordinaria. Bisogna dunque cambiarsi a razzo ed essere inappuntabili e se, per caso, non si era provveduto a pulire divisa e scarpe sono guai...)

Il settimo giorno finii in mensa. 14 ore filate (5.30 /21.00), con un paio di pause di un’ora totale, trascorse a servire, cucinare, lavare e sparecchiare mentre un paio di anziani e sottufficiali mi urlavano nelle orecchie. Alla fine della giornata era maturata in me la convinzione che non avrei retto un anno e la sera stessa, maledicendomi per l’insistenza che avevo messo nel voler fare il Carabiniere Ausiliario, chiamai casa con un nodo alla gola, riuscendo a malapena a dire qualche parola mentre mio padre cercava di incoraggiarmi. Fu il punto piu’ basso di tutto l’anno....

Guglielmo

Liscio come l'olio

Un mio collega ha una vecchia Punto diesel. Quando arriva al lavoro la sua macchina si lascia alle spalle una scia di fritto. Il perchè è presto detto. Utilizza, al posto del gasolio, l’olio di semi. Lo stesso olio che si utilizza per friggere e che si compra al super a circa 0,6 euro al litro.

Il soggetto ha percorso, senza particolare manutenzione, circa 30.000 chilometri con un consumo medio di circa 15 km per litro di olio (20, sostiene, sulla A1).

Viaggia con il sedile invaso dalle bottiglie ed un imbuto sulla cappelliera. L’ho visto con i miei occhi fare il pieno d’olio.

La domanda è :

se una vecchia punto procede senza problemi con olio di semi consumando niente non è che magari si potrebbe produrre un motore (un semplice perfezionamento di quelli già esistenti) che consumi olio vegetale( O anche un motore ibrido gasolio olio vegetale) che magari non puzzi di patatine fritte e faccia meno fumo?


Ci sarà qualche motivo che mi sfugge?

Guglielmo

mercoledì, novembre 09, 2005

Amici 2

Ha contribuito anche una mail della nostra comune amica Simona...

Architetto

La punta massima dei contatti nel Conciliabolo delle ultime settimane è stata registrata lunedì in concomitanza con una delle rarissime apparizioni dell'Architetto...

Sarà lui che continua a connettersi per far aumentare i contatti o le folle lo amano?

Guglielmo

Amici

Jerome K. Jerome, in uno dei suoi bellissimi romanzi, giudica il protagonista fortunato perchè, giunto alla mezza età, puo’ vantare due o tre amici di vecchia data e di quelli veri. Leggendo questa frase, quando ero poco piu’ che ragazzo, la giudicavo eccessivamente pessimistica. Oggi, alla luce della mia esperienza, quasi ottimistica.

Quello che infatti non ho e mai avrò e’ un amico di vecchissima data. Un amico, per intendersi, che risalga all’infanzia o all’adolescenza con il quale si sia cresciuti insieme e con il quale si siano attraversate le tempeste della vita. E’ per questo che quando sono con il Tecnologo (che considero un amico vero) ed i suoi amici delle elementari provo un po d’invidia. Dai loro racconti e dal loro modo di relazionarsi traspare tutto il loro passato e di mille momenti condivisi durante la magica età dell’infanzia.

Ripensandoci, in passato, ho valutato amici persone che tali non erano e mi sono reso conto che ho percorso brevi tratti di cammino con persone che, anche per pochi mesi, prima di essere separati dalla vita, mi hanno onorato, senza al momento rendermene conto, della loro amicizia.

Però, tutto sommato, non mi lamento. Ho pochi amici ma preziosi. Capaci di accettarmi per come sono e capaci di slanci generosi. In questi giorni, durante i quali ho litigato a brutto muso con amico caro, ho riflettuto su tale sentimento e sulla difficoltà di coltivarlo.

E se all’inizio ho dato per scontato che non sarei stato in grado di recuperare il rapporto compromesso, in seguito ho cambiato idea. Ho capito che le motivazioni della lite, per quanto complesse e profonde, erano basate su incomprensioni e che le giornate lavorative, che condivido con questo amico, erano piu’ lunghe e monotone da quando non ci parlavamo piu’.

Per qualche giorno diversi colleghi sono venuti a chiedermi aggiornamenti sullo stato della nostra lite caldeggiando una riappacificazione. Non è stato ascoltando loro che ho cambiato idea, ma ripensando a Jerome K. Jerome.


Gugliemo

martedì, novembre 08, 2005

Fosforo per tutti

lunedì, novembre 07, 2005

Parigi brucia!

Intervista a Le Goff...

Andy

La madre di tutte le bolle

Il dollaro americano apre la settimana in forte recupero. Dopo giorni d’incertezza il mercato decide di puntare sul dollaro forte del recente aumento dei tassi della Fed americana e la sostanziale immobilità della Bce europea. Investire in un titoli di stato americano rende il 4%, farlo in area euro rende il 2%. Allora gli investitori decidono di investire negli Usa dove, a parità di rischio, si guadagna di piu’. Per farlo devono comprare dollari americani e quindi, per la legge della domanda e dell’offerta, il dollaro si apprezza sull’euro (ci vogliono piu’ euro per comprare la stessa quantità di dollari). Ma in economia l’effetto netto di una variazione di uno dei parametri, in questo caso i tassi di riferimento dell’area Usa, non è mai prevedibile. Lo stesso aumento dei tassi significa che per un americano indebitarsi costa di piu’. Tutti prestiti a tasso variabile e tutti i nuovi prestiti contratti diventano piu’ onerosi per le famiglie. Poichè negli ultimi anni le famiglie hanno contratto debiti con chiunque ed ipotecato tutto ciò che era ipotecabile si trovano ad affrontare una situazione difficile (far fronte con uno stipendi fisso a debiti che diventano piu’ onerosi). La situazione è esplosiva perchè il crack delle famiglie avrebbe impatto devastante sul sistema del credito (banche e finanziarie varie) e sui consumi in genere. Il rischio dunque è l’esplosione di quelli che qualcuno chiama la “madre di tutte le bolle” ovvero la folle spesa ai consumi che da un lato spinge l’economia a stelle e strisce ma dall’altro produce instabilità non solo nel sistema famiglie ma anche nel debito pubblico e nella bilancia commerciale del paese (il saldo di cio’ che si importa e ciò che si esporta). Se la bolla esplodesse il dollaro scivolerebbe verso cambi oggi inimmaginabili e le ripercussione geo politiche sarebbero tutte da valutare.

Gugliemo

chettelodicoafare?

non paghi di averci frantumato i cosiddetti per tutta l'estate, si prospetta il medesimo trattamento per l'autunno/inverno.
tec

domenica, novembre 06, 2005

La rosa bianca

Ieri sera sono stato a Saronno a vedere:"La Rosa Bianca".
E' un film tedesco che parla di un gruppo di universitari che si oppongono al nazionalsocialismo nel 43. Pagheranno questa loro lotta con la ghigliottina.
vi riporto la recensione fatta da sentieridelcinema.it
"Gli ultimi giorni della vita di Sophie Scholl, appartenente al gruppo di resistenza denominato La rosa bianca.E’ un piccolo gioiello il terzo film del tedesco Marc Rothemund. Innanzitutto per una messinscena misuratissima e antiretorica difficile da ritrovare in molti film sulla resistenza ai fascismi. Essenziale, mai urlato, persino pudico nel mostrare col contagocce simboli e bandiere naziste, il film di Rothemund a tratti pare essere una tragedia filmata più che un film di finzione. Una tragedia filmica, del resto, con molti riferimenti cinematografici alle spalle ('La passione di Giovanna d’Arco' di Dreyer soprattutto) e altrettanti riferimenti alla grande tragedia classica. Perché Sophie è tanto vicina nello spirito e nelle parole, con quel richiamo alla coscienza più che al rispetto delle leggi dello Stato, all’Antigone sofoclea, l’eroina che come Sophie non abbandonò il fratello nel momento della morte. Una compagnia di sangue, una fede di sangue che è veramente il punto di forza del film: Sophie non smette mai di richiamare alla memoria i genitori per tutti i sei giorni di quella che è una vera e propria passione (“Ho ereditato il coraggio da mio padre – dice a un certo punto alla propria compagna di cella). Dopo la confessione dinnanzi all’ufficiale della Gestapo (confessione maturata solo dopo aver scoperto che anche il fratello aveva fatto altrettanto), Sophie ha in mente più i propri genitori che se stessa (“Che farete a loro ? Li metterete in carcere ?”). E ancora, la scena commovente dell’abbraccio tra i due fratelli School e Cristoph, il terzo condannato, prima della morte. Una testimonianza nella carne e nel sangue, un martirio, in grado di smuovere le montagne e di sciogliere i cuori più duri. Così, la figura più complessa e interessante è proprio quella dell’ufficiale della Gestapo, Mohr, che di fronte all’incontro durante l’interrogatorio con Sophie all’inizio si adira, poi vacilla, si lava le mani alla maniera di Pilato e infine, nella sequenza forse più intensa del film, si riscopre uomo e padre, tornando, gratuitamente, a vedere, per un’ultima volta quel volto sempre più inondato dalla Luce."

venerdì, novembre 04, 2005

Maiuscole

Mettere le maiuscole è facilissimo. Basta premere con la sinistra la freccia verso l’alto e poi il tasto con la lettera che vuoi fare piu’ grande delle altre. L’ assenza di minuscole è l’inizio della mancanza di rispetto per la lingua italiana( e c’è gente che c’è morta per questa lingua...) e per le regole della comunicazione. Il passo successivo e tornare a fare i disegni sulle pareti delle caverne con i colori tratti da fiori ed alberi. Gli MMS, se ci pensi, sono un ulteriore passo verso il caos. Al linguaggio già stravolto degli sms verrà e viene sostituito quello delle immagini e dei video ( a un mio amico che non mi aveva invitato alla Feltrinelli ho inviato un video di una mia collega pugliese che in dialetto lo mandava a quel paese...ho perso l’amico...). Quindi sposta la manina sinistra sulla freccetta e premila BB perchè il passo successivo è il caos...


Gugliemo

giovedì, novembre 03, 2005

ma tu sei come nando!

oggi sono andato a passare un paio di ore in un centro dove alcuni ragazzi di 12 anni passano il pomeriggio a giocare e a studiare. il ritmo del pomeriggio è stato scandito da una breve partitella a pallacanestro (2vs2) e poi dallo studio con loro.I bambini in tutto una 30 sono divisa in circa 3 classi dove ciascun "educatore" sta con loro per aiutarli a studiare. Gli educatori in questione sono 3 ragazze con meno di 30 anni dal passato, a mio parere, oscuro. Sono finito con un mio amico in una classe di 10 elementi. Pensavo di passare un pomeriggio tranquillo&gratificante e che mi facesse andare a casa fiero per la mia bontà di donare il tempo per questi ragazzi, come si dice, disagiati.

Invece oggi ho sbattuto contro un reltà che non mi sarei mai aspettato. In quella classe c'era di tutto stranieri e italiani, bacino di utenza:quarto oggiaro.In quella classe oggi ho sentito bestemmie, improperi contro "l'educatrice" e parole varie che mai mi sarei aspettato da una bocca di un dodicenne.

Ho studiato con due ragazzini. Il primo biondo e pazzo furioso, il secondo cicciottello e mansueto ma con poca voglia di studiare.

Tutti i bambini in quella stanza sono caratterizzati da una sola cosa: la povertà feroce che si legge sulle loro facce e dal loro modo di rapportarsi con gli altri: la violenza.Sembrano usciti da un racconto di Fante.Oltre a insultare vicendevolmente madri e padri di chiunque capiti a tiro si mettono di continuo le mani addosso mimando sgozzamenti e prese degne di Ray Misterio.Ci hanno provato anche con me e con il mio amico,alto 1.85 con due braccia che farebbero passare la fantasia a chiunque.All'inizio credevo che fosse un gioco, che fosse uno scherzo, col passare del tempo ho visto una sistematicità di questo comportamento che mi ha fatto pensare.

Dietro alla dodicenne con il pircing al labbro che si veste alla moda con la cintura D&G e i pantaloni Richmond, che aspetta solo il sabato pomeriggio per andare al casablanca, cosa\chi c'è?chi ha lasciato che la strada la educasse?può la povertà lasciare al caso anche l'educazione?Il ragazzino che non ha rispetto per niente e che salta addosso a tutti che futuro può avere?fra solo due o tre anni dove potrà essere?

E io cosa vado a fare?per fortuna a queste miei pensieri mi è venuto in mente di leggere un pezzo di un mio caro amico che dice:"La carità è legge dell'essere e viene prima di ogni simpatia e di ogni commozione. Perciò il fare per gli altri è nudo e può essere privo di entusiasmo. Potrebbe benissimo non esserci nessun risultato cosiddetto «concreto » –per noi l'unico atteggiamento «concreto» è l'attenzione alla persona, la considerazione della persona, cioè l'amore. Sovvenire ai bisogni altrui.E' un punto di partenza ancora incompleto! Qual e il bisogno altrui?Questa impostazione è ambigua, dipende da cosa noi crediamo che sia il bisogno altrui: e se ciò che io porto nonè veramente quello di cui essi hanno bisogno? Ciò di cui hanno veramente bisogno non lo so io, non lo misuroio, non ce l'ho io. E' una misura che non possiedo io. Perciò le «leggi» e le «giustizie» possono schiacciare, se dimenticassero o pretendessero sostituirlo, l'unico «concreto» che ci sia: la persona,e l'amore alla persona."
mi sono permesso di esternare questi miei dubbi e queste mie preoccupazioni agli amici del conciliabolo

scusate le maiuscole ma non avevo molta voglio di stare qui a metterle tutte

Ma perchè non facciamo cifra tonda: 100

Devo dirlo a quella pelandrona di mia nonna, che la smetta di fingere e si dia una smossa.

Guglielmo

Dall'inizio!

Archie, con generosità, ha regalato a Riccardo due dvd destinati a diventare vere hits: “Gli Aristogatti” e “Winnie e gli efelanti”.

Ho avvisato telefonicamente il Professore e lui si è concesso una fragorosa e gioiosa risata carica di gratitudine per lo zio Archie.

Cercherò quindi, già da stasera, di scalzare “Peter Pan” il cui supporto è prossimo alla smagnetizzazione.

Ormai il piccoletto è in confidenza con lo Zio Peter. Conosce ogni pezzetto dell’omonimo film e stabilisce sera per sera da che punto debbano iniziare i suoi 20/25 minuti di dvd.

Alla domanda “Da dove iniziamo stasera?”
Lui risponde serafico“Dall’inizio!” Il problema è che l’inizio non mai è l’inizio del film ma, forte del suo assoluto egocentrismo, è da dove lui vuole iniziare quella sera.

Allora io attacco: “Da dove ballano gli indiani?”
“No papi, dall’inizio!” risponde gentile.
“Da dove esplode la bomba? BOOOM?”
“No papi dall’inizio!” risponde un po seccato dalla mia limitatezza intellettuale.

Allora inizio una scansione rapida del dvd. Ad ogni scena non gradita il tiranno dice “Questo lo vediamo dopo, papi” ( se cosi fosse andrebbe a letto alle 23) sino al momento in cui o il piccoletto si stanca o viene illuminato da un punto particolare del racconto. Purtroppo non esiste una regola precisa e l’inizio puo’ coincidere anche con la scena in cui il veliero di Uncino prende il volo.

Praticamente, la fine.

Da qualche giorno abbiamo aggiunto una nuova variante autunnale: le castagne. Le prepariamo prima di cena. Lui le lava, io le taglio, le mettiamo nella teglia, aggiungiamo un po d’acqua e via nel forno. A fine cottura prendo la castagna migliore e la spezzetto e, con un piattino adeguato alla bisogna, la porto al principino. Gettando uno sguardo distratto il mio pupillo analizza la qualità della castagna e dopo di che, piluccando con parsimonia, riprende la visione. La mia presenza puo’ essere tollerata, se funzionale. Quindi posso spezzettare le castagne prima di imboccare il piccoletto o accoccolarmi al suo fianco in attesa di ordini. La Susy intanto armeggia in cucina e lancia grida di scherno al mio indirizzo per la totale sudditanza con cui eseguo i miei compiti serali.

In effetti quei 20/25 minuti sono quelli in cui il piccoletto può fare ogni tipo di (ragionevole) richiesta. Sono il suo piccolo momento di grazia dove mi permetto di viziarlo un pò. Finiti quei minuti si torna alla dura realtà ed alla rigida disciplina casalinga.


E' bello osservarlo in quei momenti. E' tranquillo e concentrato sulla visione. Mi sembra al sicuro e soddisfatto di cio' che lo circonda. Ogni tanto fa qualche sorriso come se ridesse di Uncino e dei suoi brutti ceffi.

Quei momenti mi restano nel cuore e durante la lunga giornata lavorativa vi faccio ricorso, ripensando a quei brevi istanti di grazia...


Guglielmo

spirito dei tempi

Se fate un giretto qui, potrete vedere quali siano, paese per paese, le parole più cercate nel tempo su google. Ora, al di là della moglie dello gnocco (che continua ad andare per la maggiore sul web), è bello vedere che a settembre noi italiani eravamo presi da miss italia, mentre gli israeliani dal loro capodanno, i brasiliani dalle tasse, i francesi dalla fnac, e gli australiani da paris hilton...
fatevi un giro, non sarà un saggio di sociologia, ma qualche conclusione interessente riuscirete a tirarla fuori
Tec

mercoledì, novembre 02, 2005

KP!

Diversi anni fa un tizio, in vacanza in montagna, vide sprofondare davanti ai suoi occhi un nipote che camminava sulla sottile lastra ghiacciata di un laghetto. Lo zio non si perse d’animo. Fece un fune attorcigliando cinture e vestiti e, sdraiato sul giaccio per distribuire il peso in maniera uniforme, scivolò dal nipote traendolo in salvo.

In un giornale locale, alla domanda “Ma dove ha imparato?” rispose “Leggendo Ken Parker...”.

Io Kp l’ho incontrato quasi 15 anni fa tramite un amico comune. Questo amico, si chiamava Sergio, mi disse “Lo sai che marciando nella neve bisogna evitare di sudare perchè se la temperatura è molto bassa il sudore ti si gela addosso e muori?”. “E tu come lo sai?” gli chiesi “L’ho letto su Ken Parker” . Dopo un paio di volte che citò questo Ken Parker osai: “Ma chi è questo Ken Parker?”

“Un fumetto...”. all’epoca ero piuttosto diffidente nei confronti dei fumetti perchè li ritenevo per adulti poco cresciuti. Invece dal primo numero mi appassionai al punto da cercare nei mercatini la serie completa. Ma cosa mi fece innamorare di Ken?

L’avventura, in primis, che si parava in mille forme sul suo cammino di fuggiasco e vagabondo tormentato, la carica umana del protagonista, animato da un forte senso di giustizia gravato però da tutti i limiti e le debolezze che ognuno porta con se, l’attenzione per il vero e la caratterizzazione di alcuni personaggi indimenticabili che duravano lo spazio di un episodio.

Mentre poi completavo faticosamente la serie (ho scoperto nel frangente che il mio solo avvicinarsi alla bancarelle faceva lievitare il prezzo di almeno il 40%) i due autori, Berardi e Milazzo, stanchi di sottostare a ritmi commerciali del loro editore che limitavano e svilivano la loro opera, si gettarono in un’impresa come editori autonomi. Per diversi mesi sfornarono numeri bellissimi ma subito apparve chiaro che sarebbero durati poco. Problemi di distribuzione, costi elevati causati dal formato e dalla qualità della carta utilizzata incidevano sensibilmente sul prezzo di copertina e sulla puntualità delle uscite. Ma piu’ crescevano i problemi piu’ aumentava l’amore dei lettori e la qualità della produzione. I due autori introdussero novità inaudite per il mondo del fumetto (le piu’ clamorose furono l’invecchiamento del personaggio e la sua maturazione psicologica che seguiva alle dolorose vicende umane che attraversava) fino ad creare nuove forme stilistiche e tecniche.

Alcuni episodi sono indimenticabili per intensità e fattura. I paesaggi tratteggiati, i personaggi, le vicende umane e le atmosfere del vecchio west si stamparono indelebilmente nell’anima dei lettori.

La passione mi spinse fino a Torino al salone del libro per conoscere i due autori. Berardi si intrattenne con me per quasi mezz’ora parlandomi del suo personaggio, delle difficoltà che attraversavano nella loro avventura ma anche della vita.

Come detto ben presto le pubblicazioni si interruppero. I due si divisero ed il nostro eroe, dopo peripezie omeriche, fini’ in galera in Luisiana a scontare la pena per aver ucciso un poliziotto durante una sommossa a Boston. Ma proprio in prigione il nostro ebbe un ultimo colpo di coda.

Inizio’ a scrivere lui stesso le sue storie e Berardi e Milazzo divennero semplici strumenti al servizio della sua fantasia. Da allora, salvo tristi ristampe, di lui nessuna notizia. La mia collezione completa, causa mancanza di spazio, giace in cantina sigillata in attesa spazi adeguati.

Ogni tanto, come oggi, ripenso a quell’amico in prigione con il quale ho vissuto tanti momenti intensi e che mi regalato racconti bellissimi.

E nel caso in cui dovessi risultare disperso oltre circolo polare artico o in Montana nel cuore dell’inverno non preoccupatevi...ho letto Ken Parker.

Guglielmo
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