mercoledì, febbraio 28, 2007

4!

Riccardo settimana prossima compirà 4 anni. Sono volati.

Quando trascorriamo insieme qualche ora, magari in giro io e lui, parliamo tantissimo di ogni cosa e non mi stanco mai di rispondere alle sue mille domande e di cercare di capire i percorsi che fa la sua mente.

Ogni tanto mi scopro a pensare che quando sarà grande e non avrà piu' voglia di stare con me, quando andare a comprare insieme un film da Blockbuster in tram non sarà piu' per lui un evento, allora mi mancherà.

Immagino che avrò guadagnato un figlio adulto pronto alla vita ma avrò perso una creatura capace di vivere il presente pienamente. Per lui non esiste altro, non esiste futuro. Tutto è li, in quel preciso istante che lui vive. E non c'è tensione verso altro. Gode appieno ogni istante e quando io sono con lui in quel momento preciso io e quello che diciamo, o facciamo, è tutto. E' una sensazione strana ma che avverto, come avverto che tra poco passerà.

L'ho visto crescere e cambiare. Alcuni aspetti del suo carattere non mi piacciono altri invece, a volte, mi commuovono sino alle lacrime o mi inorgogliscono infinitamente. Mi fa ridere o arrabbiare ma non riesco a non pensare a lui come ad un pezzo di me.

Lui, credo, capisca quanto lo ami e quanto la sua felicità, e quella di suo fratello, siano prioritarie per me e Susanna.

E proprio per questo lui, quando gli nego qualcosa, sa come colpire.

Se mi chiede di giocare a carte (giocare con lui a rubamazzetto è uno spettacolo) ed io non posso, o semplicemente non ho voglia, lui sa cosa dire:

"Tu Non giochi mai con me! Io non ti voglio piu' bene! Anzi, " dice esasperato" ti voglio bene cosi" ed avvicina le mani e le dita a 10 centimetri l'una dall'altra.

Inutile dire che quando dice quelle cose mi ferisce. Cerco di non darlo a vedere per impedirgli di capire che cosi facendo sortisce l'effetto desiderato. In quei suoi momenti distruttivi spesso non so cosa fare o dire.

La gamma di emozioni che suscita questa sua manovra è vastissima. Verrebbe voglia di dirgli: "Ingrato!" ed elencargli tutto quello che in quella giornata ho fatto per lui. Oppure abbracciarlo per rassicurarlo che nulla, per me, è piu' importante di lui.

Alla fine, dispiaciuto, fingo di nulla cercando, senza cedere al ricatto implicito, di capirlo.

In genere dopo poco gli passa e tutto torna ad essere come prima.

E riprendiamo a vivere il presente come nulla fosse.

Guglielmo

E io cosa guardo in tv...

se mi tolgono il meglio?

lunedì, febbraio 26, 2007

Anna

Leggendo il libro di Anna P. “Proibito parlare” ho riflettuto sulla libertà e sull’uso che ne facciamo.
Il libro, una raccolta di articoli pubblicati in Russia da Anna, non è scritto bene. Forse la traduzione forse l’intento dell’autrice: essere semplicemente testimone.
Gli articoli non sono da inchiesta da assalto, non sono indagini. Semplicemente testimonianze di ciò che chiunque, dotato di un minimo di spirito di osservazione, può aver visto, sentito registrato per le strade di Mosca, nella scuola di Beslan, al Teatro Dubrovka, o nel cuore guerra cecena.
E’ un libro duro che in controluce, nei racconti dei profughi, delle vittime, dei dimenticati, mostra come quello che alcuni chiamano l’amico Putin stia traghettando la Russia e la sua federazione dal comunismo alla dittatura.
L’enorme ricchezza del Paese, sistematicamente depredata, non viene utilizzata nemmeno per lenire il dolore e le pene dei russi che al Teatro Dubrovka sono rimasti intossicati dai gas segreti utilizzati dalla Forze Speciali.
Uno Stato, la Russia, dove nemmeno i figli degli Eroi di guerra possono sperare di avere non un trattamento privilegiato ma un trattamento equo. L’unica speranza per il cittadino è quella di non aver mai, per nessun motivo, aver a che fare con la macchina governativa. Se questa è la vita del russo inutile dire che i ceceni sono meno che numeri. Le violenze, i soprusi e gli abusi si sprecano quando si entra nella martoriata Cecenia.
Un vortice di guerra, violenza ed ingiustizia che genera altro odio ed altra violenza.
Alla fine, dopo aver saltato alcune parti sulla Cecenia perchè intollerabili, mi sono trovato a chiedermi se noi occidentali facciamo buon uso della democrazia e della libertà di cui disponiamo.
Poi ho ripensato ad un servizio di Studio Aperto. Con gran clamore, dopo le tette della Yespica, è stato annunciato un servizio toccante. Una bambina down, e già qui mi chiedo se sia lecito “usare” il dolore di questa bambina in questo modo, ha perso il suo amato cagnolino e quindi, naturalmente, è molto triste.
Ho capito dunque che il giornalismo italiano, salvo rare e circoscritte eccezioni, ha rinunciato all’inchiesta, alla denuncia o semplicemente ad essere testimone. Vivacchia con commenti, riflessioni, racconti al limite del banale e del ridicolo. Non viviamo in un clima intimidatorio alla russa ma certo le pressioni (soldi, carriera, prestigio) sono ugualmente potenti se solo alcuni, i gia affermati o gli spericolati, osano inchieste.

Poi, per concludere, mentre mi addormentavo, ho pensato a questa nostra democrazia.

Siamo in tensione perchè un Senatore, malato, forse non sarà presente alla fiducia.

Tutto per una Legge elettorale che svilisce il Parlamento e lo riduce ad un mero conteggio di presenze.

Una Legge che ha spezzato il rapporto tra eletto ed elettore mettendo al centro di tutto il partito che sceglie e blinda i candidati.

Non votiamo piu’ un uomo con le sue idee affidandoci a lui ed eventualmente “punendolo” non votandolo piu’. In questo modo i Senatori ribelli, che hanno ascoltato la loro coscienza, sono stati additati (anche da me), come traditori. In discussione, Al Senato, non c’è piu’ un tema. Non c’è piu’ un gruppo di uomini che votano per il bene del Paese (perchè uno di Forza Italia non può votare o magari migliorare una Legge di prodi e viceversa?).

Ma una lotta numerica per fa cadere il Governo o farlo sopravvivere un altro giorno.

Siamo all’assurdo che uno che ha votato come sentiva giusto (in un film americano alla Capra sarebbe un eroe) è braccato dai compagni di partito come traditore. Ma l’assurdo nasce, come detto, dalla legge elettorale.

In un Paese democratico i giornali farebbero una campagna battente sulla riforma elettorale ed i partiti si affretterebbero a sanare questa situazione per poi magari tornare subito a votare ( e questo forse il Centro Sinistra avrebbe dovuto osare).
Ed invece usiamo la nostra libertà per svilire la democrazia ed usiamo il giornalismo libero per fare servizi che non infastidiscano e che istupidiscano la gente.

E per questa stessa libertà, di cui noi pare abbiamo la nausea, molti oggi muiono.
Anna Politkovskaja per queste sue testimonianze, per questo dire “io c’ero ed ho visto” ha pagto con la vita. Il 7 ottobre 2006 è stata ritrovata nell'androne della sua casa moscovita uccisa da quattro colpi di arma da fuoco.

Il Maresciallo

Meteo /3

38°
i gradi di Marta. Mentre il bacherospo salta e strimpella...
poi toccherà a me?

venerdì, febbraio 23, 2007

Meteo /2

stasera il bacherospo tocca i 39,4°

Gughi, tu che hai esperienza (e anche Archie, gli altri due si godano lavita...), quando posso cominciare a preoccuparmi?

Ciao DJ

giovedì, febbraio 22, 2007

meteo

il bacherospo ha raggiunto, per la prima volta, 38,9°.
sembra di tenere in braccio un calorifero.
tec

Anche Michele...

mercoledì, febbraio 21, 2007

Dichiarazioni pre voto

Dichiaro da subito che non sono assolutamente in grado di sostenere una campagna elettorale.

Mi asterrò quindi dal fare campagna sul Conciliabolo o in qualsiasi altro ambiente.

Non sono sorpreso ma quello che mi chiedo è: quando sono stati eletti quasti senatori, scelti dai partiti, lo sapevano che si sarebbe votato su Iraq, Afganistan e via dicendo?

Perchè da subito non hanno dichiarato come avrebbero votato? E perchè, per correttezza nei mie confronti non mi hanno detto: "Guarda corriamo con Prodi ma le sue idee non le condividiamo per nulla?". La lealtà e la fedeltà ai loro ideali non potevano manifestarla qualche mese fa?

Mi chiedo: si può far cadere un Governo per l'Afganistan?

La prima cosa da fare non era una Legge elettorale nuova ed una bella Legge sul conflitto d'interessi?

Si può governare con gente tipo Caruso o simili che a Vicenza gridano "Lotta dura!"?
(Certo vorrei dire anch'io: "Ma come cazzo si fa a fare una base militare alla periferia di una città?")

Lo dico subito.

Se i Ds, che voto da quasi sempre, si ripresentano insieme a massimalisti vari, cashmirati e simili non posso piu' votarli. Meglio andare da soli e contarci. Vedere quanta forza ha la sinistra "riformista" di questo Paese.

A questo punto, riflettendoci, mi restano due opportunità.

O prendo i voti e voto Casini oppure voto l'unico politico serio che lo schieramento di centro destra propone: Alemanno!

Scusa Silvio se ti ho illuso...sarà per un'altra volta...


Guglielmo

Tutti a casa!

E la prossima volta... VOTO SILVIO!


Gughi

Attenzione, arriva!

Sono in trepida attesa. Speriamo sia all'altezza degli altri...

Clancy, Tom

Prima che la leggenda diventi mito ci terrei a precisare che il famoso Tom Clancy che macchiai di pizza e sugo venne da me ricomprato.

Invertii le copertine ma Tec ebbe, ed ha ancora, la copia NUOVA!

Vista la mia nuova natura di lettore a prestito ci tenevo a questa precisazione!

terminologia

Da quando mi occupo io del piccolo della famiglia al mattino, solo un giorno è capitato che il suddetto piccolo non avesse fatto la "cacchina".
Fino a qualche giorno fa ero riuscito a scantonare la cosa con una certa astuzia. Ora non posso più. Stamattina mentre cercavo di ripulirlo (tra l'altro la cremina fissan mi puzza le mani fino alle tre/quattro del pomeriggio, ma questo è un altro discorso), mi domandavo un paio di cose. la prima come possa un essere umano di 10kg e rotti produrre una quantità di " cacchina" pari al 10% del suo peso corporeo. La seconda perchè la madre si ostini a chiamarla "cacchina", quando per le caratteristiche che ha secondo me è vera e propria MERDA. (ho studiato a Cambridge)

martedì, febbraio 20, 2007

A prestito!

Nella mia zona le librerie sono ridotte al minimo. A volte, parlando con un collega o un amico (anche se i pochissimi che ho non li vedo mai e se mi chiamano è perchè devono fare un trasloco)o leggendo un giornale mi viene voglia di comprare un libro.

Vado su internet, cerco recensioni, e poi se nell’unica libreria a cui accedo a piedi il titolo è disponibile.

Negli ultimi sei mesi non mi è mai capitato che avessero il libro che cercavo. Ed a meno che uno non cerchi un classico( ma non è detto) o l’ultima puttanata di grido allora niente.

Quindi cerco su Ibs, vado alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, quella in Duomo ed alla fine ho mi passa il desiderio o mi adopero, con dispendio di tempi e denaro, all’acquisto o lascio perdere.

Tutto questo perchè nella libreria vicino a casa non accettano ordini di libri.

O leggi quello che loro hanno sul bancali oppure...

E’ vero che la lettura è in calo ma ritengo assurdo e massificante che in una zona di Milano non vi sia una libreria tramite la quale accedere a titoli diversi da quelli proposti.

In compenso, di recente, ho iniziato a leggere ( e a far leggere..) libri in prestito.

Si risparmia, ci si confronta e si accede alle librerie altrui.

Unica condizione...non leggerli a tavola.


Gughi

lunedì, febbraio 19, 2007

Vertigo

Dopo aver letto il libro di Roberto Saviano, “Gomorra”, non si riesce piu’ a rivolgere lo sguardo verso Napoli senza provare una stretta allo stomaco.

Non è la violenza, che in quelle zone ha raggiunto vette inaudite, ma la complessità del fenomeno.

La camorra, il Sistema come viene chiamato tra gli affiliati, è ormai radicato nel territorio e nell’economia non solo del napoletano ma di tutta Italia.

I soldi della droga vengono riciclati in attività legittime che, lentamente, scivolano in una zona grigia dove malaffare ed imprenditoria si compenetrano sino a fondersi.

E sarebbe illusione pensare che queste siano attività locali o di medie dimensioni.

Alcune grandi aziende (forse inconsapevolmente...) si avvalgono di servizi legati alla camorra (per lo smaltimento di rifiuti pericolosi) o sottostanno (forse inconsapevolmente...) a veri e propri accordi distributivi che danno a rappresentanti del sistema il monopolio distributivo. Inutile dire che tale monopolio si trasforma, con l’intimidazione ed il ricatto, in una miniera d’oro imponendo ai rivenditori di tenere solo i prodotti che la camorra distribuisce (la concorrenza di altre aziende viene scoraggiata con la violenza).

Secondo l’autore i capi di alta moda, venduti a peso d’oro nei negozi di tutto il mondo, sono fabbricati nel napoletano. I materiali però, e qui la sorpresa, sono forniti dalla case stesse che sfruttano la manodopera in nero per strappare prezzi concorrenziali.

I manufatti venuti male, e rifiutati dai committenti, sono poi rimessi sul mercato dalla camorra che li rivende, a prezzi stracciati e con qualche falla, nei negozi da lei controllati.

Il porto di Napoli si è trasformato nell’ingresso per le merci contraffatte ( o originali ma che eludono la dogana) che da li vengono smistate in Europa.

Un cortocircuito sociale dove non è il cinema che imita il reale ma la malavita che imita il cinema.

I killer sparano come nei film di Tarantino (la pistola piegata, dall’alto verso il basso e di lato) con il risultato che colpiscono a casaccio provocando ferite dolorose (inutile dire che poi sono costretti al colpo di grazia). Le ville dei boss sono tratte dai film ( Una è copiata da Scarface).

Una terra devastata dall’inquinamento (ogni cava, pezzo di terra o struttura abbandonata diventa discarica) dove anche i ragazzini facilmente diventano soldati della camorra.

Un libro che getta un sottile fascio di luce in una voragine dove si è presi da una inevitabile vertigine.

Una voragine, dove guardando bene, si vedono pezzi d’Italia “onesta”...


Guglielmo

sabato, febbraio 17, 2007

la canzone del matteo

venerdì, febbraio 16, 2007

la mia prima cravatta

riceviamo e volentieri pubblichiamo:
 
Con oggi è il terzo giorno che la mattina mi sveglio col mio papà, pare che la mamma sia a lavorare (ma questo andrebbe confermato dal gughi, mi dicono). Oggi ho notato che il papà, tutte le mattine, dopo essersi messo la camicia (i cui bottoni mi fanno impazzire), mette anche una striscia di tessuto che chiama cravatta. Io rimango estasiato di fronte a tutte quelle cravatte disposte ordinatamente su due file, divise per colori e tipologie (regimental, tinta unita, pallini...). Stamattina ho fatto capire al mio papà che va bene che mi smolli nel box a vedere il solito dvd dei teletubbies (ne avevamo 4, gli altri tre dove sono?) mentre lui sta in piedi a farsi cadere l'acqua in testa in bagno, ma che mi piacerebbe provarla anche a me. E allora lui che è tanto buono e che gli voglio tanto bene mi ha messo una delle sue cravatte più preziose: mi ha detto che è la stessa di un certo Silvio (sarà un suo amichetto?). E io sono rimasto lì buono a farmi fare quelle cose dove un lampo mi stordisce e io rido e poi mi vedo sul Mac. E' stata una bella esperienza. Ora torno dai miei amichetti, qui all'asilo siam pieni di giochi e dopo la pappa arriva la mia mamma.
Matteo

martedì, febbraio 13, 2007

Una dilatata percezione della realtà

Stamattina, approfittando del mio orario di lavoro (inizio alle 12), mi sono recato in Corso Vercelli per comprare un paio di scarpe.

Archie, che conosce i negozi, mi aveva, nei giorni scorsi, indicato un negozio in via Belfiore:
“Scarpe su misura! Un artigiano premuroso che ti modella il prezioso cuoio sul piede! Pelli morbidissime!”.

Io, sensibile al bello, mi sono lasciato irretire dalle scarpe di Archie (portate sotto un vestito grigio finissimo. Tessuto importato dall’Inghilterra e scolpito da mastri italiani capaci, con mani sapienti, di dare alla stoffa l’autorità manageriale del proprietario).

Tornando alle scarpe alle ore 10.00 circa ero in Via Belfiore. Sulla sinistra, dopo un centinaio di metri, è comparso un bel negozietto. In vetrina, disposte ordinatamente, decine di scarpe. Testa di moro, nere, lavorate, scamosciate.

Veniva voglia di accarezzare le tomaie bombate e lisce. Di rigirarsi tra le dita quei manufatti perfetti, equilibrati come pistole da duello di fine ‘800. Le suole di cuoio, marcate con il nome del negozio, promettevano passi sicuri sulle scalette di voli internazionali e passi felpati tra i parquet e le moquette di prestigiosi uffici dislocati nel cuore della città.

Io, piu’ modestamente, le avrei utilizzate sotto un paio di jeans o al limite pantaloni blu.

Il proprietario, le stigmate dell’artigiano sulle mani, ha esordito con un rassicurante:
“E’ già nostro cliente lei...”. non era una domanda.
Io, riprendendo coraggio di fronte al sacerdote di quel tempio del bello, ho immaginato Archie che faceva chiamare una delle sue tre segretarie per dire “Si...si presenterà un giovane distinto ma vestito dimesso. E’ un poliziotto e lavora sottocopertura. E’ il fratello di Archie. Lo tratti come se fosse lui!”
“No...forse si confonde con mio fratello.. Archie...mi ha detto lui di venire...”
“Può essere...può essere...”

L’artigiano, come preannunciato, ha gettato li, dopo uno sguardo attento:” 46...direi un 46 ½!”
Annichilito dalle sue capacità mi sono limitato ad annuire e ad indicare il modello che volevo provare.
Mentre il nostro cercava silenziosamente nel magazzino sottostante io, inebriato dall’odor del cuoio e del lucido, mi perdevo tra i vari modelli.
Dopo poco ricompariva. Calzavo, come promesso da Archie, un guanto. Il Maestro del calzare mi pregava di fare alcuni passi e, come già Archie mi aveva anticipato, individuava alcune piccole criticità.
“Attenda cinque minuti! Vanno un pò ammorbidite sulla tomaia” con perentoria gentilezza.

Le mie scarpa sparivano dunque nel ventre del negozio per essere ammorbidite e plasmate. Io intanto immaginavo i futuri pranzi con Archie.
“Cccoli” avrebbero detto i sudditi di Archie “i fratelli! Si sussurra che le loro scarpe, (si servono da un vecchio artigiano che fa le scarpe a mano) siano fatte con pelli rarissime e pregiate, conciate al naturale, che vengono curate dall’allevamento alla conciatura in Australia.”

Insomma non ero acquirente di un paio di scarpe ma di un pacchetto di servizi. Dulcis in fundo il rappresentante galattico del bon ton calzaturiero mi chiedeva i dati personal per registrare il modello e la calzata per me ideale.

“Qui...” sussurrava complice “c’è anche il nome di suo fratello!”

Cazzo! Il mio nome era contenuto nel prezioso quaderno in cui anche il nome di Archie faceva mostra di se. Io e lui eravamo clienti dello stesso artigiano. I nostri dati, piedi gemelli, emanazione di un medesimo genio, erano a poche righe di distanza.

“Io” avrei potuto dire “per le scarpe non perdo tempo o denari. Mi servo dove si serve mio fratello!”.
Garanzia!
Pagavo. Infilavo la scatola, probabilmente dipinta a mano da qualche artista londinese, nel sacchetto e via.
Subito un bel sms ad Archie (volevo fare una foto al sacchetto ed inviarla):

“Sono stato da “Vescovi” in via Belfiore! Che negozio! Trovate, numero perfetto! Comodissime!”

Preso dal raptus entravo in una caffetteria ed ordinavo un bel caffè.

Con il mio sacchetto in bella mostra immaginavo io ed Archie, dopo l’orario di chiusura come i veri potenti, scegliere paia di scarpe gemelle contendendoci i pezzi piu’ pregiati della collezione e sollazzandoci ad un ricco buffet preparato per noi. Dopo il caffe, sempre con il mio bravo sacchettino, andavo alla Feltrinelli per comprare un paio di bei libri. Che giornata!

Come tutte le belle sensazioni, spesso dettate dalla mia dilatata percezione della realtà, è subito sfumata...sms di Archie:

“ Quale "Vescovi"? Il negozio si chiama Belfiore....”

Mi sono augurato che il negoziante non inserisse i dati in un computer...

Sulla via del lavoro, in linea d’aria circa 500 metri dal negozio, sempre per la mia percezione della realtà che unisce brandelli di città tramite territori immaginari abitati da draghi ed elfi e che mette in comunicazione zone in realtà distanti chilometri (Milano nella mia mente è come l’Alaska) mi sono perso.

Sono arrivato al lavoro in ritardo...

Gughi

Senza vergogna

Possibile che nessuno dica a Prodi che certe volte le spara un po' grosse?
 

Come Paperon de Paperoni!

E così gente come Bill Gates potrà costruirsi il deposito e riempirlo con tutte le scintillanti monetine!

Fico!

domenica, febbraio 11, 2007

mode

in tempo di outing era di successo essere gay, era di successo aver smesso con la cocaina dopo una lunga dipendenza, ha fatto audience aver avuto un tumore o un cancro o comunque qualcosa di mortale che poi si è risolto per il meglio, ora pare che la nuova moda sia uccidere qualcuno ...
ma il dolore non è una dimensione privata?

sabato, febbraio 10, 2007

Moggi

Finiremo, dopo il rinvio a giudizio, di vederlo in tv a pontificare sul calcio?

Sposami subito!

Non so se la legge che verrà approvata sia una buona legge. Penso che due persone, che si amino e che vogliano aver figli, (anche se non credo sia essenziale per formare una famiglia, per essere ugualmente una coppia capace di irradiare amore verso gli altri) decidano senza pensarci per il matrimonio (civile o religioso che sia). Perché due persone così non vogliono vie di mezzo. Vogliono vivere pienamente davanti allo Stato o davanti a Dio il loro desiderio di legarsi.

I Pacs, o come si chiameranno, sono un surrogato. Un surrogato per chi comunque non si sposerebbe e non formerebbe comunque una famiglia (si può costringere qualcuno a farlo?) o per chi convive con persone del suo stesso sesso e desidera che la persona scelta per condividere la vita goda di alcune legittime tutele legali.

Questo diritti non saranno lo sprone all’omosessualità (sempre che si sia superato il pregiudizio che non si tratti di perversione o malattia ma di semplice stato delle cose) o alla convivenza ad oltranza (ve le vedete le donne che tormentano i fidanzati per essere sposate che si vedono offrire in alternativa un Pacs? ) o alla rinuncia al matrimonio per un accordo legale.

Ciò che è incomprensibile è il comportamento della Chiesa. E’ lecito che la Chiesa dica la sua. Ma è lecito che a mezzo stampa eserciti pressione sui parlamentari? E’ lecito che terrorizzi la popolazione minacciando sciagure bibliche sulla nostra società e civiltà?

Vorrei che lo stesso fervore, lo stesso impegno, fosse dedicato a temi ugualmente importanti: la mercificazione della donna, lo stupro della natura, la deificazione del denaro.

E questi leader che si ergono a paladini della famiglia non sono, mediamente, sposati un paio di volte? Non sono spesso protagonisti di scandali intesi non come quelli di “Verissimo” ma quelli evangelici?

Ed allora come mai solo su questi temi riscoprono con fervore la loro Fede?

Sicuramente quelle delle unioni di fatto non era una priorità per l’Italia. Sicuramente c’è stata una concessione alla sinistra radicale. Sicuramente. Ma le reazioni che ha suscitato questa proposta di legge sono quantomeno curiose.


Gughi

Sgarbi Vs Cecchi Pa(v)one

Ho recentemente visto su you tube la rissa tra sgarbi e paone alla trasmissione tv Markette. Posto che non sono un assiduo frequentatore dei salotti televisivi, devo dire che sgarbi è diventato il mio mito, di fronte al nulla dei pacs proposti dal bi-omo-ultra-sex paone da laico sgarbi obiettava con la sua esperienza di laico. la parte più bella è quando cecchi parla male dei preti, sgarbi da laico si lancia in una difesa del clero, ma non ideologica, come l'accusa di cecchi (Solito cose:olocausto,fascismo,divorzio) ma parlando delle missioni. Poi certo il personaggio è un po' controverso e un po' folkloristico ma se pure Sgarbi, da laico, difende la cultura e la tradizione cattolica in Italia...altro che la Bindi...

mercoledì, febbraio 07, 2007

Signora mia, che tempi!

Allora, attenti. Prendete il prototipo (anzi: l'archetipo!) della gauche caviar, della sinistra champagne, insomma dei radical chic. Ecco prendete una donna, giovane colta, bella. Un(a) ministro(a): della cultura, un tempo, accipicchia! Ebbene, immanginate la sua specchiata carriera, costellata di immancabili presenze nei cortei anti Silvio, la sua presenza da vespa, dalla bignardi e company, sempre all'insegna dei temi impegnati, del "mondo delle idee" dello snobismo strisciante cultural/clanico, del "sappiamo tutto noi!", del "la letteratura centro africana degli anni cinquanta del 19 secolo", del "hai visto l'ultimo film coreano che ha vinto il festival del cinema di Ulan-Bator" e via discorrendo.
Ebbene immaginate la donna e il suo clan, il suo entourage di amici e sodali fighi, pieni di meravigliose letture e di grandissimo snobismo intellettuale, ecco adesso aggiungete anche lo stile, sì, lo Stile. I mocassini Tod's, le borsette Prada (ma non vengono ostentate!), le pashmine. Infine condite il tutto con i locali giusti: che so "dal bolognese" a Roma, la casina Valadier (ctrl spelling...), e via discorrendo.
Cosa ottenete?
questa

PS: lo dico subito, io ci sarei andato, e di corsa, ma io mica ho la puzza sotto il naso (in pubblico, ora si scopre) che ha la signora! E poi non è forse Briatore il migliore esempio di Berlusconismo (silvio a parte)? Mah!

Tutti a sinistra!

L’uscita di Silvio getta sul tavolo inquietanti interrogativi. I gay, gli omosessuali, sono tutti a sinistra? Nessuno di destra è gay? Ed anche se fosse perchè Silvio si è affrettato, ironicamente, certo, a precisare che “quelli” stanno tutti dall’altra parte?

Queste battute nascondono forme di discriminazione, di paura, ma anche disprezzo, verso “ quelli”, gli “altri”.

Nei giorni scorsi, sul Corriere e nel pieno della tempesta sui pacs, è apparsa un’intervista nella quale una donna, moglie di uno dei leader del centro sinistra, dissentiva dalle aperture alle coppie gay e, piu’ meno testualmente, diceva “riconosco ai gay ironia e sensibilità ma...”.

Ecco, anche in questa frase, ed in quelle simili (“Ho tanti amici gay e sono meravigliosi” “I gay sono simpaticissimi ed alle mie feste non mancano mai..:”) si celano, secondo me, pregiudizi altrettanto orrendi.

Catalogare le persone in base alle attitudini sessuali, religiose, razziali e via dicendo è un modo per massificare ed omologare gli individui negando l’innegabile unicità di ogni essere umano.

Ci sono omosessuali simpaticissimi e sensibilissimi nella stessa misura degli eterosessuali. Ci sono omosessuali odioso e cinici nella stessa misura degli eterosessuali.

Queste affermazioni danno la misura della tolleranza di questo paese nei confronti di chi, in qualcosa, è “diverso”.

E danno la misura della paura che si priva nei confronti di chi in qualcosa è diverso.

Chissà perchè ho sempre l’impressione che chi ha paura, chi denigra, chi mortifica, disprezza qualcosa degli altri è perchè negli altri ha paura di riconoscere qualcosa di se che non osa guardare o riconoscere.

Gughi

abbandono

 Era lì, intento a prendere un giochino da un altro bambino, pochi secondi prima si era accertato che fossi ancora lì, vicino alla parete. Poi si era girato, aveva osservato gli altri sette bambini, studiato quale giochino avessero, e una volta scelta la preda, gattonando come un missile si era gettato ad impossessarsi di una collanina. Poi si era adagiato e aveva cominciato così a giocarci. Osservava, di tanto in tanto, un altro bambino che piangeva come un disperato con gli occhi fissi alla porta; in attesa forse che riapparisse quella madre snaturata che l'aveva abbandonato; e lo guardava con un piccolo ghigno agli angoli della bocca: ahah, il mio papà è lì e mi guarda... e te sei solo, tiè.
 Chissà cosa è accaduto quando si è girato e io ero già sulla strada dell'ufficio? Avrà pianto anche lui? O si sarà fatto forte di quello che gli ho detto da casa all'asilo? Avrà guardato fuori dalla finestra, nel grigiore di una giornata invernale milanese pensando di vedere il suo papà lì attorno al telefono?
 Penso a quegli occhioni che mi hanno guardato pochi secondi, alla ricerca della conferma della mia presenza e del mio assenso alle prime razzie ai danni degli altri bambini. Penso che quando ha visto che non c'ero più, si è messo a battare il tempo della canzone dei red hot chilli peppers che balliamo insieme alla sera, in attesa che uno dei due responsabili della sua esistenza, ritorni per portarselo a casa.
 
tec
 
ps: in realtà appena entrato al nido si è completamente disinteressato di me...

martedì, febbraio 06, 2007

Don Tonino

Le dichiarazioni di Matarrese lasciano perplessi. Il morto, sostiene, fa parte del sistema calcio. Il dramma è che purtroppo dice quello che molti pensano. Il suo dire è lo specchio del calcio e riflette il buio e lo schifo in cui lo sport nazionale naviga e non da oggi.

Ora tutti parlano e vomitano opinioni e pareri. Tutti propongono. Tutti promettono. Tutti, a capo chino, esercitano il dovere all’autocritica. Poi, tra qualche settimana, quando tutto ripartirà come prima faremo finta di nulla e ci esalteremo per una prodezza di Ibra o Kakà.

Quello che non resterà negli occhi di nessuno è la foto di quel bambino composto tra i banchi di una chiesa ed infagottato nella divisa della Polizia. Ci sarà un minuto di silenzio e poi via ad inseguire la palla. E’ lui che la sera non vedrà mai piu’ rientrare suo padre dalla porta di casa.

Gughi

domenica, febbraio 04, 2007

Lincoln a Gettysburg

Tra il 1° ed il 3 luglio del 1863 Gettysburg, in Pennsylvania, fu lo sfondo di una delle battaglie piu’ cruente della Guerra Civile americana (secondo le guide del locale museo vi fu la carica di fanteria piu’ grande della storia dell’uomo…) Le truppe confederate, aggirando le difese unioniste, tentarono di aprirsi un varco da nord verso Washington . L’Armata del Potomac, corsa in soccorso della capitale, riuscì ad opporsi alle forze del Generale Lee. Sul campo di battaglia restarono circa cinquantamila morti. Per capire la portata della battaglia basti pensare che la stessa cifra di soldati è stata persa dagli Stati Uniti nell’intera campagna del Vietnam e che la Guerra Civile americana è il conflitto nel quale gli Stati Uniti hanno perso il maggior numero di soldati.

L’aria del campo di battaglia, alla fine di quei tre giorni, che coincisero con il Giorno dell’Indipendenza dalla Corona Britannica ( 4 luglio), non era impegnata solo dal dolciastro odore delle carcasse degli animale e dei corpi dei soldati insepolti, ma era ammorbata da qualcosa di piu’ tremendo: l’odio tra fratelli (fratelli di sangue si trovarono faccia a faccia sotto bandiere diverse) che dilaniava l’Unione.

Nel novembre dello stesso anno, all’inaugurazione del cimitero rurale approntato per accogliere i caduti, fu organizzata una manifestazione per commemorare i morti. A margine della cerimonia (a margine perché all’epoca lo stato federale contava meno dei singoli stati) fu chiamato ad intervenire Abramo Lincoln, Presidente degli Stati Uniti d’America.

Il discorso, 272 parole per circa tre minuti di declamazione, che Lincoln fece in quella fredda ma luminosa mattina è ricordato come uno dei dieci documenti che ha forgiato l’America ed uno esempio per i discorsi di tutti i politici che seguirono.

In quel testo Lincoln raggiunse il suo apice oratorio e mostrò ai suoi concittadini ed ai posteri la potenza della parola.

Gli americani di quell’epoca avevano un culto per la Dichiarazione d’Indipendenza ma anche un pregiudizio a favore della schiavitù. Il Presidente sosteneva che tra le due idee (“Tutti gli uomini sono creati uguali” ed hanno “certi inalienabili diritti fra cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità”) vi fosse un’incongruenza.

Il pregiudizio a favore della schiavitù poggiava sulla Costituzione (che evasivamente approvava la schiavitù) e sul fatto che l’autore della Dichiarazione, Thomas Jefferson, avesse continuato, malgrado la mobilissima dichiarazione, ad avere schiavi al suo servizio.

Con il proclama di emancipazione Lincoln, qualche mese prima, aveva liberato tutti gli schiavi che avevano preso le armi contro i sudisti. Ma questo solo negli stati ribelli e non sotto il controllo militare dell’Unione. Quello che Lincoln sapeva era che come Presidente non poteva violare la Costituzione liberando gli schiavi in tutti gli Stati Uniti, ma poteva, come Capo Supremo Militare liberare gli schiavi disposti combattere l’insurrezione sudista (per tutta la durata del conflitto Lincoln non usò mai le parole “ribelli” o “nemico” limitandosi a trattare la questione come un insurrezione che tentava di minare l’indissolubilità dell’Unione). In questo modo non violava lui stesso la Costituzione come gli insorti ( per abolire la schiavitù alla fine della guerra fu necessario un emendamento della Costituzione: il 13°) ma si limitava per esigenze militari estreme (eventualità prevista dalla Costituzione stessa) a sospendere i diritti sugli schiavi previsti dalla Costituzione.

Il dibattito sul conflitto verteva inoltre su un tema spinoso. Secondo i sudisti erano nati prima i singoli stati, che poi avevano aderito alla Costituzione e quindi all’Unione ed era dunque fatto salvo per ciascun Stato la possibilità di staccarsi dagli Stati Uniti aderendo cosi ad una nuova Confederazione.

Con queste premesse ci si attendeva che il Presidente facesse un discorso che citasse la schiavitù (uno dei moventi della guerra), il Proclama di Emancipazione, l’odiato Sud ribelle e l’Unione.

Lincoln non fece nulla di tutto ciò.

Lincoln trasformò, con poche parole, gli Stati Uniti d’America in un esperimento dell’Umanità. Un esperimento, iniziato 87 anni prima con la Dichiarazione d’Indipendenza, volto a creare “una nazione concepita nella libertà e guidata dal principio che tutti gli uomini sono creati uguali”.

La Guerra Civile, e Gettysburg stessa, non sono quindi che una prova che riguarda la possibilità di una nazione cosi concepita di “sussistere a lungo”. La Storia degli Stati Uniti non è che un cammino che partendo dalla Dichiarazione d’Indipendenza , e passando attraverso una Costituzione imperfetta, porta all’ideale democratico. Porterà, anche attraverso una guerra sanguinosa, “con l’aiuto di Dio, una nuova nascita nella libertà, e che il governo del popolo, attraverso il popolo, per il popolo non scompaia dalla terra”.

Con poche parole affermò la superiorità della Dichiarazione sulla Costituzione, il rispetto per la Costituzione che solo democraticamente può essere emendata anche nei suoi errori e limiti, e l’indissolubilità dell’Unione (per Lincoln la dichiarazione d’Indipendenza aveva dato vita agli Stati Uniti e poi ai singoli stati componenti e da qui l’impossibilità di staccarsi dall’Unione).

Il testo, analizzato approfonditamente da Garry Wills nel suo “Lincoln a Gettysburg” (gli è valso un Pulitzer), è ricchissimo di rimandi e citazioni e la sua apparente semplicità è, secondo me, una vetta del pensiero umano.

Leggendo il libro di Wills ho risposto ad una domanda che da qualche settimana mi ronzava in testa. Perché amo tanto gli Stati Uniti e sono appassionato dalla sua storia e dalla sua società?

Perché, ho capito, è un paese che ha fatto suoi i principi più alti concepiti dall’uomo e nel tempo, tra mille errori ed orrori, ha cercato di difenderli e elevarli. Perché è un paese che ha espresso persone come Lincoln. Politici che si scrivevano i discorsi da soli e quando parlavano e ragionavano aprivano i cuori e le menti delle persone alla speranza.

Oggi politici così non se ne vedono e l’America pare essersi scordata del suo passato.

Sino alla Guerra Civile The United States era plurale (“The United States are a free government”, gli Stati Uniti sono un governo libero). Dopo Gettysburg divenne singolare The United States is a free government.

Potenza della parola.


Guglielmo, il Maresciallo

sabato, febbraio 03, 2007

il mio nuovo gadget in ufficio

E' utile per colleghi rompiscatole, clienti non paganti, partner assillanti...


il tec

venerdì, febbraio 02, 2007

Voglio Vivere!

Nei giorni scorsi abbiamo affidato , per un pomeriggio, Riccardo ai nonni. Lui, prima di sucire, sa già che : “oggi i nonni mi viziano!”.

Il nostro viene munito di bottigliette da ½ litro, rimpinzato di yogurt e, in visita all’Esselunga, ha facoltà di acquistare una macchinina.

Appena rientrati in casa, Sandrone mi fa: “digli che deve andare a lavarsi i denti!”
“A chi!?”
“A Riccardo”

“Ricky, vai a lavarti i denti!”

Ha guardato me e poi suo nonno (devono essersi capiti con uno sguardo).

Ha allargato le braccia come un soprano napoletano a Mergellina, ha rivolto gli occhietti verso il cielo alzando le sopraciglia e,con un sorrisino ironico, ha intonato:
“VOOOGLIOOOO VIVEREEEEEE!”

“Cosa vuol dire???” gli ho chiesto

“Eh...quando il nonno risponde alla nonna , le dice VOOOOGLIOOO VIVEREEEE!”


Insomma un modo elegante, raffinato, per dire...lasciami stare!


Un pomeriggio con i nonni...


Gughi

paura...

Son sempre notizie che trasmettono un certo terrore....
per la cronaca: io a bolzano non sono mai stato!
 
il tec
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