domenica, novembre 20, 2005

La Vedova Ponsardin

Ieri mattina, presso un istituto di Suore vicino casa, si teneva una giornata di presentazione di una scuola gestita da una cooperativa di famiglie. Al gran completo, gattina e amici (Winnie Pooh e Tigro) esclusi, ci siamo dunque recati in loco. Premetto che, per esperienza personale, sono contrario a qualsiasi tipo di educazione scolastica. La gioventù dovrebbe essere trascorsa inseguendo i propri sogni, abbeverandosi alla fonte dell’esperienza diretta e dedicandosi a letture saltuarie guidate dal capriccio. Mi rendo conto che questo secolo, ed anche il precedente, non è pronto per questo e che anche i miei genitori, malgrado le pressioni esercitate sin dalla mia piu’ tenera età, non hanno mai voluto comprendere la grandezza di una simile intuizione. La sola idea, comunque, che il mio piccolino sia rinchiuso in una istituzione guidata da maestri o professori mi genera angoscia e tachicardia. Ad ogni modo nascondo egregiamente i sintomi e dissimulo il tutto mostrando interesse per il menu della scuola.

Durante il momento dedicato alle domande dei genitori, una madre si è superata. Si stava parlando delle attività complementari che si svolgono nel pomeriggio per i bambini dell’asilo (3 anni circa): musica, psicomotricità ed e educazione all’immagine. Una madre, presa da evidente raptus, si è tolta gli occhiali da sole Armani, eravamo in un sotterraneo e lei non era Nicole Kidman, ha guardato negli occhi le maestre e, inquisitoria, ha chiesto: “Il corso di Karaté è compreso nella quota annuale?” Il mio cuore ha sussultato. Ho sperato per un momento di essere capitato per caso nella sezione infanzia di Hereford, la scuola dei Sas inglesi. Ero già pronto a chiedere delucidazioni sul corso di paracadutismo ad ala fissa quando i colpi di tosse che dissimulavano risate mi hanno riportato alla dura realtà…

Stamattina ho preparato la colazione a Riccardo. Come tutti ha le sue fisime. Vuole che i Galletti del Mulino Bianco siano interi. Quelli spezzati li scarta richiedendo solo “quelli grandi”. Il perché è presto detto. Riccardo aggancia il biscotto dal lato breve, lasciando l’animale che da il nome la biscotto rivolto verso l’esterno, utilizzando pollice e mignolo come una morsa ed intinge l’intero biscotto senza però bagnarsi le dita. A quel punto allarga la bocca a modi capidoglio ed ingoia l’intero biscotto lasciando la mano aprirsi sul suo volto come un fiore. A questo trip se ne è aggiunto uno nuovo: il latte freddo. Se fino a pochi giorni fa il latte doveva essere tiepido da un paio di giorni deve essere di frigo.
Probabilmente che il latte gelido faccia male (io lo bevo solo freddo) è uno di quei miti tutti italiani ma io, per cautela, non faccio esperimenti e quindi ogni mattina invento un nuovo artifizio per fregare il piccoletto. Stamane ho tirato fuori il latte intero e quello parzialmente scremato ed ho estorto la tazza a Temugin. Malgrado le sue rimostranze, l’ho messa di fianco alla mia.
Ho versato il latte intero, il suo, nel pentolino e quello scremato nella mia tazza dicendogli che era la sua. Poi l’ho distratto parlando dell’albero di natale e, frapponendomi tra lui e le tazze, ho versato il latte un po intiepidito nella sua tazza. Lo Steve McQuenn di Musocco ha compreso che qualcosa non quadrava ed allora, quando gli ho messo la tazza di fronte, ha infilato, gli occhi fissi nei miei, il ditino nel latte per sondarne la temperatura. Ho sudato freddo ma il piccolo diffidente fine si è fatto fregare. Certo, non fidarsi del proprio padre…

Subito dopo ci siamo recati all’Iper vicino casa per comprare la pasta per fare la pizza. Appena entrati siamo stati accolti da una catasta arancione sovrastata da un enorme cartello che diceva. “15% di sconto! Massimo 3 pezzi!”. Un imperativo che già metteva angoscia. Perché solo 3? Senza bisogno di leggere ho riconosciuto l’arancione della confezione dello Champagne “Veuve Cliquot Ponsardin”. Il natale scorso, preso da raptus, ne comprai una bottiglia da portare a pranzo dai miei genitori. Mi pare di averla pagata una ventina di euro. Ritengo fosse ragionevole attendersi di veder comparire, al momento del dolce, il prezioso liquido francese. Sandrone, mio padre, propose, accampando motivi prettamente nazionalistici, un bella bottiglia di spumante Ferrari. Degnissimo, per l’amor del cielo, ma non era il mio Veuve Cliquot. La suddetta bottiglia è andata dispersa. Sandrone giura e spergiura di averla rovesciata in strada per protesta al veto della Francia sulla guerra in Iraq….

Comunque la confezione di millesimato era venduta a circa 18 euro. Non era quindi in regalo. Il bello è che in ogni carrello che incontravo erano stipate almeno due bottiglie, in alcune tre e nei carrelli scortati da marito e moglie, anche 5. Mi sono chiesto: Non colgo la potenza dell’affare? Forse i miei compagni di spesa sono tutti nobili abituati a pasteggiare con la vedova Ponsardin? Sono uscito con il dubbio ed una bella bottiglia di Veuve Cliquot sotto braccio…


Guglielmo

2 Comments:

Blogger Tecnologo ha sostenuto

'scolta, è dal 2001 (cioè da quando non abito più con i miei) che ho lì tonnellate di biscotti che non mangio perchè non perfettamente integri.
LI VUOI?

10:40 AM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Allarmante...

Tra l'altro la Susy, stamattina, è stata beccata a scaldare il latte(non ha superato il test del dito nel latte) ed è stata stangata di brutto. Ha dovuto allungare con latte da frigo la tazza del piccoletto. Principiante....

10:58 AM  

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