lunedì, febbraio 26, 2007

Anna

Leggendo il libro di Anna P. “Proibito parlare” ho riflettuto sulla libertà e sull’uso che ne facciamo.
Il libro, una raccolta di articoli pubblicati in Russia da Anna, non è scritto bene. Forse la traduzione forse l’intento dell’autrice: essere semplicemente testimone.
Gli articoli non sono da inchiesta da assalto, non sono indagini. Semplicemente testimonianze di ciò che chiunque, dotato di un minimo di spirito di osservazione, può aver visto, sentito registrato per le strade di Mosca, nella scuola di Beslan, al Teatro Dubrovka, o nel cuore guerra cecena.
E’ un libro duro che in controluce, nei racconti dei profughi, delle vittime, dei dimenticati, mostra come quello che alcuni chiamano l’amico Putin stia traghettando la Russia e la sua federazione dal comunismo alla dittatura.
L’enorme ricchezza del Paese, sistematicamente depredata, non viene utilizzata nemmeno per lenire il dolore e le pene dei russi che al Teatro Dubrovka sono rimasti intossicati dai gas segreti utilizzati dalla Forze Speciali.
Uno Stato, la Russia, dove nemmeno i figli degli Eroi di guerra possono sperare di avere non un trattamento privilegiato ma un trattamento equo. L’unica speranza per il cittadino è quella di non aver mai, per nessun motivo, aver a che fare con la macchina governativa. Se questa è la vita del russo inutile dire che i ceceni sono meno che numeri. Le violenze, i soprusi e gli abusi si sprecano quando si entra nella martoriata Cecenia.
Un vortice di guerra, violenza ed ingiustizia che genera altro odio ed altra violenza.
Alla fine, dopo aver saltato alcune parti sulla Cecenia perchè intollerabili, mi sono trovato a chiedermi se noi occidentali facciamo buon uso della democrazia e della libertà di cui disponiamo.
Poi ho ripensato ad un servizio di Studio Aperto. Con gran clamore, dopo le tette della Yespica, è stato annunciato un servizio toccante. Una bambina down, e già qui mi chiedo se sia lecito “usare” il dolore di questa bambina in questo modo, ha perso il suo amato cagnolino e quindi, naturalmente, è molto triste.
Ho capito dunque che il giornalismo italiano, salvo rare e circoscritte eccezioni, ha rinunciato all’inchiesta, alla denuncia o semplicemente ad essere testimone. Vivacchia con commenti, riflessioni, racconti al limite del banale e del ridicolo. Non viviamo in un clima intimidatorio alla russa ma certo le pressioni (soldi, carriera, prestigio) sono ugualmente potenti se solo alcuni, i gia affermati o gli spericolati, osano inchieste.

Poi, per concludere, mentre mi addormentavo, ho pensato a questa nostra democrazia.

Siamo in tensione perchè un Senatore, malato, forse non sarà presente alla fiducia.

Tutto per una Legge elettorale che svilisce il Parlamento e lo riduce ad un mero conteggio di presenze.

Una Legge che ha spezzato il rapporto tra eletto ed elettore mettendo al centro di tutto il partito che sceglie e blinda i candidati.

Non votiamo piu’ un uomo con le sue idee affidandoci a lui ed eventualmente “punendolo” non votandolo piu’. In questo modo i Senatori ribelli, che hanno ascoltato la loro coscienza, sono stati additati (anche da me), come traditori. In discussione, Al Senato, non c’è piu’ un tema. Non c’è piu’ un gruppo di uomini che votano per il bene del Paese (perchè uno di Forza Italia non può votare o magari migliorare una Legge di prodi e viceversa?).

Ma una lotta numerica per fa cadere il Governo o farlo sopravvivere un altro giorno.

Siamo all’assurdo che uno che ha votato come sentiva giusto (in un film americano alla Capra sarebbe un eroe) è braccato dai compagni di partito come traditore. Ma l’assurdo nasce, come detto, dalla legge elettorale.

In un Paese democratico i giornali farebbero una campagna battente sulla riforma elettorale ed i partiti si affretterebbero a sanare questa situazione per poi magari tornare subito a votare ( e questo forse il Centro Sinistra avrebbe dovuto osare).
Ed invece usiamo la nostra libertà per svilire la democrazia ed usiamo il giornalismo libero per fare servizi che non infastidiscano e che istupidiscano la gente.

E per questa stessa libertà, di cui noi pare abbiamo la nausea, molti oggi muiono.
Anna Politkovskaja per queste sue testimonianze, per questo dire “io c’ero ed ho visto” ha pagto con la vita. Il 7 ottobre 2006 è stata ritrovata nell'androne della sua casa moscovita uccisa da quattro colpi di arma da fuoco.

Il Maresciallo
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