sabato, dicembre 22, 2007

Buon Natale!

Polli in batteria. E’ questa l’impressione che ho avuto stamattina facendo la spesa. Che tutti noi, io e gli altri avventori, fossimo polli in batteria. Incassata la tredicesima eravamo già pronti a rimandarla al mittente. La gente arraffava di tutto. Riempiva i carrelli con frenesia. Le mani tremanti, pacchetti e confezioni in mano, valutava se ciò che aveva in mano potesse servirle. Nel dubbio, scagliava il pacco nel carrello. Un istante di serenità e via verso una nuova confezione ed un nuovo tremore. E’, nessuno lo neghi, una nuova forma di schiavitù. La schiavitù dell’avere e del consumare. Siamo pagati bene ma a patto che tutto ritorni in circolo. E siamo noi stessi a tenere viva la macchina . Non guardiamo con sospetto uno che estragga dalla tasca della giacca un Nokia dei primi anni del millennio? Se al lavoro dichiarate di possedere un Sony 28 pollici di 15 anni, che ancora fa il suo lavoro, venite guardato come probabilmente veniva guardato uno che 30 anni fa viveva nelle valli della bergamasca e dichiarava di non aver mai visto il Duomo.

La gente accatasta in casa (non mi viene in mete altro verbo) materiale elettronico che spesso resterà inutilizzato. Nella casa del piu’ disperato è possibile trovare un plasma 42 pollici comprato a rate ed un bel padelline orientato verso il satellite di Sky. Si comprano stronzate immonde per farne dono ad amici che nel migliore dei casi le ricicleranno, nel peggiore lo spediranno in discarica.

Gente male in arnese osserva con occhi avidi e lussuriosi gli ultimi N-Series della Nokia. Il cellulare in oggetto consente di navigare su internet e gestire una mole di dati ed informazioni impressionanti. Ma per un popolo che non legge piu’ e a malapena sa inquadrare eventi chiave della storia dell’umanità che utilizzo ha se non quello di chiamare a casa?

La pubblicità, la catena che ci lega ai nostri simili in questa enorme galera in cui instancabili voghiamo, è implacabile. Ci convince di avere necessità di possedere in casa un server per fare da back up ai nostri dati (quali?). Ci illude che la nuova A4 farà di noi un uomo diverso. Che un nuovo piumino ci slancerà. Che senza un orologio da 2000 euro non potremo fare nemmeno piu’ un passo. Ci convince che qualsiasi regalo faremo o riceveremo non sarà mai sufficiente. Non sazierà mai la nostra e l’altrui fame di roba. Ed allora possiamo solo continuare a comprare per consolare e consolarci del freddo che sentiamo nel cuore.

Stamattina, avendo adocchiato una confezione in sconto al 50% (9,90 euro) mi sono quasi convinto di avere una necessità impellente di salmone affumicato. Alla fine ho pensato al suo costo. Al mio salario orario ed ho pensato “Posso lavorare circa un ora per mangiare salmone affumicato a pranzo?”

Ora molti di voi penseranno: “La solita tirata natalizia del Maresciallo”. E’ uno dei sintomi che voi, come io del resto, siamo ormai insensibili alla realtà delle cose.

Ed allora, per farla bene, vi parlo anche dei bambini africani.

L’azienda per cui lavoro ha avviato una bellissima opera in un paese africano. Costruisce scuole, ha avviato programmi di vaccinazione dei bambini, combatte il diffondersi dell’Aids. Ogni tanto chiede ai dipendenti di sacrificare un numero di ticket (che poi viene addebitato in busta paga) per sostenere l’iniziativa. A scopo dimostrativo spiega cosa si può fare con un ticket di circa 5 euro di controvalore. In quel paese con circa 5 euro si fa prevenzione sui bambini, si permette ad un bambino di andare a scuola, mangiare, dormire al riparo e sfuggire ad un destino segnato. Per regalare una buona bottiglia agli amici ho speso circa un controvalore che va dai due quattro ticket.

C’è un senso?

Con l’arrivo della tredicesima, prima che evaporasse, ho fatto un piccolo bonifico ad un missionario in Guinea Bissau. Lo abbiamo conosciuto qualche anno fa in un incontro per adozioni a distanza. Mi ha colpito perché riesce a mandare alcuni giovani della Guinea a studiare in Italia con l’impegno di tornare poi nel loro paese a praticare la professione di medici, avvocati e ingegneri. Quest’uomo, stanco, malato ma indomito, sta costruendo una clinica per curare i piu’ poveri gratis ed i piu’ ricchi a pagamento. Sta creando un polo dove far lavorare dottori e dove curare corpi ed anime. Gli ho inviato una mail spiegandogli che avevo fatto un bonifico in maniera tale da esser certo che non si perdesse nella contabilità dell’ente che lui rappresenta e per farlo sentire meno solo. Dopo un giorno mi ha risposto ringraziandomi ed inviandomi una foto della clinica, sempre in crescita, ed una lettera dove racconta progressi e difficoltà della sua opera. Concludeva la mail ringraziandomi per la “generosa” offerta. Guardando l’importo mi sono sentito in imbarazzo perché l’offerta non era generosa ed ho pensato che la sua fosse una risposta standard.

Gli ho risposto ringraziandolo per le preghiere che prometteva per la mia famiglia e concludendo con una frase di circostanza. “Non è una gran cifra ma so che nelle sue mani diventerà molto piu' preziosa di quanto non lo sia per noi.”

Alla fine, dopo che avevo inviato la mail, ho riletto quella frase.

Non era di circostanza…

Buon Natale a tutti i nostri lettori!



Guglielmo
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