mercoledì, marzo 04, 2009

Angelo della nebbia

Sono dietro un telo bianco. Di fianco alla testa di mia moglie. Oltre il telo, persone che a malapena conosco, svolgono la routine del loro lavoro.

Scherzano.

La sala è fredda e pare che ogni rumore, ogni pensiero, venga assorbito dalle fredde piastrelle verdi.

Quello che sento non è un urlo. Quel debole vagito, non esiste un altro nome, fa scattare in me l’apprensione e l’impotenza che un padre prova nel tentativo di trattenere e proteggere quello spiffero di vita sfuggito da chissà dove.

Quel suono rauco e mucoso è quello di un essere fradicio che viene al mondo.

Strappato dalle profonde oscurità del ventre materno, dalle viscere di Dio, dal mistero stesso della Vita. Non chiede nulla. In fondo siamo stati noi ad averlo chiamato. Ad avergli chiesto di raggiungerci qui, in mezzo alla nebbia.

E' un piccolo angelo pallido e stremato. Gli occhi neri come il carbone

Sta bene? E’ sano? E’ lungo? Il peso? E’ bello? Di che colore ha gli occhi? Ha la fibrosi?

A questo penso.

Ed alla fretta che ho di portarlo via dall’ospedale. Come se li, dove la gente non solo nasce ma anche muore, fosse piu’ esposto alla durezza della vita. A casa, nella routine dei milioni dei bambini che nascono e crescono, sarà al sicuro.

Strappandolo, come pensano i cinesi, ai demoni, lo strapperemo per sempre da dove viene e lo faremo diventare nostro figlio. Al sicuro da ogni male.

Ma è già nostro figlio. Lo è sempre stato. Da quando ho visto quella piccola luce bianca brillare sul monitor.

Torno a casa. Mi addormento e sento che nella mappa del mio cielo dove prima c’era’un punto, minuscolo e pallido, ora c’è un buco della materia. Come se tutto quello che ha gravitato senza meta e senza perno per anni ora abbia trovato il centro. Il mattino seguente lo prendo in braccio. Pallido ed impalpabile come nebbia. Smarrito nella tutina piu’ piccola che abbiamo. La pelle rovinata dal lungo travaglio e il naso a patata. Non mi pare bello. Anzi. Ma e' li per noi.

Domani sono sei anni. Sei anni non sono tanti. Ma sono dopo i cinque. E fino a cinque si è minuzie. Ci si siede nel carrello. Si è portati in braccio. Si paga ridotto al cinema. Il tuo mondo finisce con tua madre ed inizia con tuo padre. Non devi dimostrare nulla. Nessuno ti chiede niente.

Da domani Riccardo entrerà in una nuova fase della sua vita. Stasera l’ho preso in braccio e l’ho piegato in due come un foglio di carta. Mentre rideva, e per l’ennesima volta gli raccontavo di come fosse arrabbiato quella notte che sua madre andò a prenderlo dietro la luna, stella lucente che si nascondeva allo sguardo di tutti se non al nostro, mi sono accorto che gambe e braccia scappavano ovunque. Che non potevo piu’ trattenere quel corpo tra le mie braccia. Che i muscoli delle spalle, del petto e delle cosce paiono quelli di un guerriero greco. Che non mi guarda piu’ come ancora mi guarda Icus e che la sua stima ed il suo rispetto dovrò guadagnarli ogni giorno. Sul campo. Finche me lo permetterà.

Tanti auguri Ricki, piccolo e pallido angelo della nebbia.

“Scelti da chissà che mano per essere buttati in mezzo alla nebbia…

“Angelo della nebbia”- L. Ligabue.


Guglielmo

4 Comments:

Blogger Moose ha sostenuto

ma perchè mi commuovo sempre??? in ogni caso... buon compleanno!!!

2:16 PM  
Blogger Unknown ha sostenuto

azz....a volte faccio gli stessi pensieri quando osservo il mio guerriero masai....lunga vita al professore...

12:35 AM  
Blogger sibilo ha sostenuto

... era bellissimo anche allora! Auguri passerotto (anche se adesso è un aquilotto)!

1:21 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

The One ringrazia tutti per gli auguri. Quando sarà uomo rileggerà questo Blog e chissà cosa dirà di suo padre...

11:18 AM  

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