venerdì, gennaio 23, 2009

I Demoni

Possiamo limitarci a percepire la vita come un indefinito sapore di sangue in bocca. Possiamo coglierne le sfumature nei colori del sole che inondano la strada che percorriamo od inorridire di fronte alle fosse oscure nelle quali affondano gli altri (incapaci spesso di riconoscere le nostre).

Possiamo fingere di riconoscerne il bouquet come un sommelier che incanta gli astanti assaporando nella coppa il legno della botte, la fragola del bosco ed il mirtillo selvaggio. Ma sempre, sempre, ci mancherà il quadro di insieme. Ci mancherà il perché delle parabole che percorriamo. Ci mancherà il senso. Sempre non avremo il piano completo di battaglia. Siamo destinati a combattere qui ed ora, nel piccolo quadrante che ci hanno assegnato.

Non posso che pensare questo vedendo mia nonna combattere con i suoi demoni. Non posso che sorridere trascinando fuori dalla stanza in cui siamo rabbiosi cani immaginari e bambini chiassosi e scalzi. Non posso che sorridere rispondendogli che mia figlia sta bene e che presto la porterò a farle visita. Che senso avrebbe spiegarle che il mondo è diverso da come lei, ora, lo conosce. Che non ci sono bambini con coi e che la contessa non ha mandato nessuno a dormire a casa sua.

Ma lei, con i suoi occhi ancora belli e cosi simili a quelli di Riccardo, è questo? E’ l’anziana signora che piange perché si sente minacciata dalla badante polacca e mi chiede aiuto? E’ la madre che non riconosce le figlie?

O è la giovane levatrice che ha fatto nascere pianisti di fama e che ha sfidato i suoi tempi per poter studiare? E’ la donna che ha guidato carri e cavalli e che da bambino si presentava con un regalo ogni volta che facevo una puntura? E’ la donna che ha aspettato, in due guerre mondiali, uomini che non tornavano a casa? Che ha stirato tonnellate di camicie e pantaloni? Che ha realizzato uno dei desideri della mia vita e che ha tirato su tre figlie facendone tre maestre?

Ancora, smarrito e logoro, posso ritrovare nella sua mente, un filo cui ricongiungere tutto.
“Ti ricordi a Gerusalemme?”
“Si…i soldati con i fucili…il Mar Morto…il deserto…”

Quante volte riconosceremo nella nostra vita, nel nostro destino, i segni della sua?

E l’unico balsamo, di fronte a quest’ultima folle ed insensata battaglia che la vita le ha riservato e che forse riserva a coloro che piu’ d’altri hanno saputo in silenzio sfidarla, è il saltellare di Federico verso il portone di casa.

Nell’istante di tenebra, ancor piu’ buio della notte che precede, altri raccolgono la bandiera caduta.

Guglielmo
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