lunedì, gennaio 12, 2009

Innumerevoli e contrastanti

Secondo sua madre lo adoro e lo proteggo. Secondo Riccardo do sempre ragione a lui. Secondo mio padre, noto come la mano destra del diavolo, lo meno troppo (nei primi due anni e mezzo di vita ne ha prese quante Riccardo in quasi sei). Secondo alcuni lettori del Conciliabolo prediligo il mio primogenito (noto anche come “The Special One”). Per Archie sono una specie di aguzzino.

Forse, è tutto vero.

Perché Icus è un ragazzo capace di suscitare innumerevoli e contrastanti passioni. Non è uno, a differenza di suo fratello, che vuole essere amato. Non gli importa di essere una star o di essere l’anima della festa. Se ci sono parecchie persone in giro praticamente non parla incurante del giudizio altrui. Se qualcuno, per strada ( e non capita di rado) gli dice: “Ma se proprio bello!” lui lo guarda duro e, se non fossi certo che ha poco piu’ di due anni, pare dirgli: “fottiti!”. Del resto anch’io, se fossi cosi bello, non starei troppo a preoccuparmi del consenso altrui.

Icus non è uno che fa capricci. Quelli che un osservatore superficiale definirebbe capricci, sono in realtà studiate provocazioni. Sono test della mia resistenza e studi scientifici su ciò che accade nel mondo quando non facciamo ciò che il mondo si attende da noi. Uno dei suoi ultimi esperimenti si è svolto in un centro commerciale. Ci trovavamo su un ascensore zeppo di persone. Dal pian terreno dovevamo giungere al parcheggio situato sul tetto. Io e Federico ci trovavamo sul fondo. Ad ogni piano, con voce tranquilla, gli dicevo: “Fede preparati perché tra poco scendiamo….”. Arrivati al terzo piano, mentre la porta si apriva e forse con una punta di agitazione nella voce perché la folla da fendere era corposa, gli ho detto: “dai andiamo!”. Susanna e Riccardo intanto erano già usciti.

Lui, per tutta risposta e continuando a fissare dal cristallo le persone che, come formiche, si ammassavano parecchi metri sotto di lui, si è abbarbicato ad un palo di acciaio che sorreggeva il corrimano. Preparato alla sua performance e senza perdere la pazienza l’ho sollevato, prendendolo per la giacca, come un sacchetto della spesa trascinandolo fuori tra le risate generali. Lui, impassibile, mi fissava con gli occhietti azzurri come se fosse la cosa piu’ normale del mondo lasciando penzolare gambe e braccia a peso morto. Appena usciti l’ho posato per terra e lui, soddisfatto, è ripartito ridacchiando.

Ma la voglia di sperimentare spesso degenera in sfida aperta. È capace, in uno spazio aperto, di stare minuti a distanza di decine di metri fissandomi negli occhi. Io gli faccio cenno di venire verso di me e di seguirmi e lui, impassibile, fa cenno di “no” con il crapino biondo. A volte vorrei sbucasse alle sue spalle una tigre siberiana o in alternativa un Tirannosauro Rex in maniera che il nostro Steve McQueen scoprisse la sicurezza che da stare nell’orbita del proprio padre.

Susanna non affronta con piacere le difficili trattative in cui Icus ci trascina. Se restano indietro loro due ed Icus si cimenta nei suoi esperimenti allora poco dopo richiama la mia attenzione e a gesti mi fa sapere che proprio non vuole saperne di ingaggiar battaglia con Federico. Io devo tornare indietro e vedermela con lui. A volte, quando proprio perdo la pazienza, gli assesto un bello sculaccione. Di bello c’è che Fede non è uno che serba rancore. Piange un po e poi tutto torna come prima. Posso prenderlo in braccio e chiedergli uno dei suoi baci che, solo a me, dispensa con generosità. Posso parlargli nell’orecchio dicendogli qualsiasi cosa e lui, rapito, sta ad ascoltarmi (“Che segreto gli stavi dicendo?” mi ha detto Riccardo, con una punta di gelosia, qualche giorno fa in una libreria. “Niente Ricky…stavo parlandogli di Annibale e dei suoi elefanti…”. Ed in effetti commentavo con Fede la copertina di un libro).

Con sua madre, poi, ingaggia duelli memorabili all’ora del bagnetto. E piu’ si perde la pazienza e piu’ lui, nella lotta, si esalta. Piu’ lo si minaccia, si urla, ci si agita , piu’ lui si intestardisce. Non vuole asciugare i capelli. Li vuole asciugare ma prima di suo fratello. Li vuole asciugare ma dopo suo fratello. Li vuole asciugare ma in bilico sul cuscino….alla fine devo entrare in camera da letto e, avvicinandomi con una certa decisione, dirgli: “Devo darti una scaldatine alle chiappe?”. Lui, che spesso capisce quando la sorte sta per girare, si porta le mani sul sedere e, scuotendo la testa, si avvia verso il phon. A volte, invece, finge di avviarsi ma poi, con movimenti da bradipo, indugia e nicchia. A volte è davvero esasperante e l’unico modo per sbloccare la situazione è sculacciarlo.

Ma è lo stesso bambino che la mattino apre gli occhi e chiama: “Papi!”. E’ lo stesso bambino che entra nel lettone e, disinteressandosi delle moine di sua madre, si catapulta verso di me spalmandosi come su una fetta di pane e lasciandosi scaldare i piedini gelidi. E’ lo stesso bambino a cui do due pezzi di pane dicendogli: “questo è per tuo fratello” e che corre da Riccardo consegnandogli il pezzo che gli ho indicato anche se è più grosso. E’ lo stesso bambino che, a volte, ascolta e mette in atto con saggezza quello che gli dico. E’ quello che se dico “chi viene a comprare il latte con me?” corre a prendere le scarpe gridando.”Io papi!”. E quello che se prende qualcosa in un supermercato e mi chiede “compriamo?” e gli dico di no, torna indietro e posa esattamente l’oggetto dei suoi desideri dove lo ha preso senza recriminare (o quasi…). E se si fa un puzzle con lui o se montiamo insieme il suo trenino Tommmy si anima con un entusiasmo contagioso. (Quando stiamo pre finire il puzzle nasconde l’ultimo pezzo ed aspetta che io dica,”manca un pezzo” per estrarlo trionfante da dietro la schiena.)

Insomma….un tipo capace di generare innumerevoli e contrastanti passioni…

Guglielmo
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