mercoledì, novembre 04, 2009

Due!

Federico è sul letto che gioca. Mi siedo al suo fianco e gli dico: “chissà se c’è qualcuno che vuole un po di coccole…”
“Senza dire niente gattona sino sulle mie gambe. Lo prendo e lo appallottolo tra le mie braccia. Lui lascia le gambe e le braccia molli ed incassa la testa tra le spalle. Riccardo osserva la scena e si avvicina. Poggia la sua testa sulle mie ginocchia. Allora li prendo tutti e due e li abbraccio forte fingendo di morsicargli le orecchie. Loro urlano si fanno coccolare un po e poi scappano via.
Finiscono di vestirsi e usciamo di casa. Dopo qualche minuto in macchina, durante i quali non smettono di parlare, arriviamo a scuola.

Riccardo supera il cancello . Percorre il viottolo lastricato piegando la testa in avanti per bilanciare il peso dello zaino. Ogni due o tre passi si gira verso di noi. Federico lo segue con lo sguardo. Sorride ed agita la mano. “Ciao Iki!”.”Ciao Picius!” risponde il fratello. Continuano cosi sino a quando Riccardo non scompare dietro la porta. “Ciao Riki!!!” urla nel gelo Fede.
A quel punto è il turno di Federico.
“Io devo andare a scuola?”
“Si…” rispondo con cautela.
“Perché?” riprende lagnoso.
“Perché io e la mamma andiamo al lavoro. Riccardo a scuola e tu all’asilo”
“Ma io sono stanco….vado dalla nonna Terri….”
“La nonna non c’è.”
“ah…”
Mentre percorriamo le vie della città mi accorgo che osserva tutto con attenzione. Osserva i camini in alluminio risplendere nel sole ed il riflesso dei lampeggianti dei camion dell’immondizia sulle serrande dei negozi.
“Papà ho visto una mini con un cuore! Quando sono grande te la compro…”
“Grazie Fede…”

Arriviamo all’asilo. Lo cambio, gli metto il grembiule e le scarpe dell’uomo ragno. Lo porto in braccio sino alla soglia dell’aula. Ci abbracciamo forte e lo bacio sulla testa. Sorride ma è un sorriso forzato. Separarsi, per lui, è sempre spiacevole. Gli accarezzo la testa e vado.

Per loro la cosa piu’ importante è stare insieme. “E’ la cosa piu’ bella se stiamo sempre tutti insieme” mi ha detto un giorno Riccardo. Se andiamo a trovare Susanna al lavoro, quando esce dalla porta le, saltano addosso. La abbracciano e le fanno festa. Se io rimango in disparte, Riccardo apre con un braccio il cerchio che ha formato con il fratello e, sorridendo imbarazzato, mi fa cenno di avvicinarmi.

La sera, prima di addormentarsi, accendono le loro torce elettriche e dal letto lasciano che i fasci di luce si rincorrano sul soffitto. Quando entro in camera all’improvviso, si immobilizzano.

“Se non la smettete vado a prendere il matterello della pizza e vi sistemo” oppure “ se non la smettete vado a prendere un cane lupo e vi sistemo!”.
“Ha detto che prende il matterello…” dice Fede ridendo. Allora spengono le torce ma appena esco dalla stanza riprendono a confabulare a bassa voce.

Anche rimproverarli quando sono insieme è difficile.

“Siete una vergogna!” ha detto loro Susanna esasperata dasl loro comportamento in un negozio.

Siamo la vergogna del Kung Fu!” ha risposto Riccardo citando Kun Fu Panda.

Ridevano tutti e tre.

Guglielmo
Creative Commons License