domenica, agosto 02, 2009

Vacanze al mare

Riccardo non è mai sazio di vita. Non l’ho mai sentito dire: “Basta sono stanco.”

C’è sempre un’ultima partita da giocare. L’ultima onda da prendere. L’ultima domanda da fare. L'ultima storia da raccontare.

Non si stanca di capire e trovare una spiegazione.

Se vede un’abbazia dal tetto in rovina mi chiede che fine ha fatto. Se gli dico che è bruciato vuole sapere chi ha acceso il fuoco. Vuole sapere chi erano i buoni ed i cattivi. Se vede un muro diroccato mi chiede se è il pezzo di un castello. Se gli dico di si vuol sapere da quanti cavalieri era abitato e con cosa lo abbiano ridotto cosi. Se rispondo: catapulte! allora vuol sapere come ci si difende dalle catapulte e come è andata la battaglia (dove erano i buoni?).

Riccardo non sapeva nuotare. Gli ho spiegato come fare. Due giorni dopo, senza che gli dicessi più niente, mi ha detto: “Guarda….” Ed ha fatto un paio di metri nuotando. Poi ha trovato una maschera nella sacca dei giochi e mi ha chiesto come si nuota sott’acqua. Dopo un paio di giorni lanciavo un piccolo annaffiatoio pieno di sabbia e lui lo recuperava dal fondo.

La prima sera che lo abbiamo portato alla Disco Shake (un nugolo impazzito di bambini che segue i passi di un quartetto di ragazze scalmanate) si è proposto per salire sul palco a mostrare a tutti (un pubblico di adulti e bambini) un ballo che palesemente non conosceva. Ne è uscito soddisfatto.

“Guarda che acrobazia!” mi dice prima di fare capriole e contorcersi sott’acqua. Si affeziona ai bambini e quando li vede partire piange per il dispiacere (“Riccardo le persone a cui si vuole bene non sempre si fermano. Bisogna sfruttare i momenti che passiamo con loro cercando di dare e ricevere piu’ che possiamo. Lo dice anche la canzone che ti piace: “Ho visto i volti di chi ho amata prima o poi andar via…”).

Federico danza intorno a suo fratello. Lo segue e lo osserva. Ama però restare da solo con me o sua mamma e vivere le cose a modo suo. In macchina osserva silenzioso la strada che scorre al suo fianco. Si chiude in lunghi silenzi da cui esce con un sorriso. Cammino nell’acqua trascinandomi dietro il canotto con lui dentro. Si preoccupa che non lasci la corda (Riccardo, quando è a bordo lui, spera che la lasci) ed intanto osserva il fondo rimestando l’acqua con un rastrellino blu. A volte trascina da solo il canotto in mare e, canticchiando incurante di tutto, cammina in acque, per lui, abbastanza profonde. Se ha un biscotto in mano e gli dici che hai fame, te ne dà mezzo in dono. Se suo fratello è in castigo e non può mangiare il gelato lui cerca di consolarlo e di convincermi a commutare la pena.
E' affettuoso e giocherellone ma, come detto, bisogna conquistarlo.

La sera, prima di addormentarsi, armeggiano insieme con le torce che gli ha regalato il nonno. Illuminano le pareti o uno illumina e l’altro fa volare un Tigro.

“Illumina qui che devo fare un lavoro!” dice Federico a Riccardo, ed intanto smonta la sua torcia e la rimonta. Io li osservo dallo soglia affogato nel buio. Quando si accorgono di me non ho il coraggio di rimproverarli perchè so quanta magia ci sia in quegli istanti. Loro si fermano incerti sul da farsi. Le lame di luce si paralizzano sulla parete. Quasi insieme, senza dire nulla, spengono le torce e posano le teste sui cuscini. Allora mi avvicino accarezzandoli e sussurro a ciascuno: “Lo sai che ti voglio bene?” e loro, invariabilmente, rispondono “Anch’io ti voglio bene…”

"Buona notte..."

Guglielmo
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