venerdì, febbraio 06, 2009

Il calcolo dell'incalcolabile

Tutto, proprio tutto, può essere spiegato dall’economia. Ogni decisione, ogni scelta, che prendiamo è una scelta di tipo economico. Basata sugli incentivi, sui costi, sui ricavi e sull’utilità. Ma, come accade nella vita, nulla è prevedibile. Gli effetti di un aumento delle tasse, del costo del petrolio e via dicendo, sono imprevedibili. Questo perché le variabili in gioco sono talmente numerose che non esiste un modello in grado di considerarle tutte. Capita di rado, sui giornali italiani o nei discorsi dei politici, di vedere l’economia utilizzata per quello che è: uno strumento per comprendere la realtà. Spesso è solo un’arma per giustificare interessi di parte.

Per scoprire quanto l’economia possa essere uno strumento in grado di spiegare non solo il passato, ma anche il presente, vi suggerisco due libri: “Freakonomics” di Steven Levitt e “La coscienza di un liberal” di Paul Krugman.

“Tutto ha un volto nascosto”. E’ questa la massima che guida gli autori (non è un caso che i due studiosi, Levitt insegna economia a Chicago mentre Kruigman insegna a Princeton, si citino a vicenda nelle due opere). Molte delle credenze piu’ diffuse(il calo della criminalità a New York ed in tutti gli Stati Uniti negli anni ’90, vale la pena affidarsi ad un agente immobiliare per vendere casa?, come definiamo un bravo genitore?) vengono smontate da Levitt e spiegate utilizzando l’economia ed i suoi strumenti per collegare fatti apparentemente lontani. Quando si chiude il libro ci accorgiamo come sia facile dar a bere ogni cosa alle persone e come spesso ci fermiamo alla superficie delle cose.

E’ la storia degli Stati Uniti invece la materia di studio di Paul Krugman. Dall’Età dell’oro sino ad oggi Krugman analizza le presidenze che si sono succedute e i momenti chiave della storia del suo Paese. In controluce, nei fatti chiave della storia americana (la Grande Depressione, il New Deal, la Guerra Fredda, la fine della segregazione, il Vietnam) , riesce a scorgere le motivazioni dello straordinario benessere che trascinò fuori dalla povertà milioni di persone tra il ‘46 ed ’73 (il periodo che lui definisce della “Grande Compressione” poiché si assistette ad una straordinaria compressione verso l’alto dei salari ed una maggior redistribuzione delle ricchezze grazie alla tassazione progressiva piu’ alta sui redditi piu’ alti e alle tasse di successione) ed la successiva lenta erosione della classe media (scomparsa a causa della progressiva perdita di peso del sindacato e del ritorno al potere della destra ultraconservatrice. Un libro supportato da decine di dati e ricerche ma animato dalla straordinaria capacità di Krugman di vedere oltre le apparenze e oltre ciò che spesso è comodo per alcuni si creda (una su tutte: Reagan fu davvero un grande Presidente?).

Un libro per comprendere dove, grazie alla destra ultraconservatrice americana, il mondo sia oggi scivolato.

Un’ultima riflessione. Krugman e Levitt sono anche giornalisti. Sarebbe bello, anche nel nostro paese, avere uomini cosi indipendenti e lucidi.

“Credo in una società relativamente ugualitaria, supportata da istituzioni che limitano gli eccessi di ricchezza e povertà. Credo nella democrazia, nelle libertà civili e nello Stato di diritto. Tutto questo fa di me un liberal e ne vado orgoglioso”. Paul Krugman



Guglielmo
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