mercoledì, dicembre 03, 2008

Tre libri

In rapida sequenza ho letto “Chesil Beach” di McEwan, “Il gioco dell’angelo” di Zafon ed ora (sono quasdi alla fine) “La spia perfetta” di Le Carrè.

Sono tre libri profondamente diversi. Ma ciò su cui ho riflettuto è stato lo stile ed il meccanismo che tiene in piedi io tre romanzi.

Il romanzo di McEwan è tagliente. È l’analisi della relazione tra un uomo ed una donna negli anni precedenti la rivoluzione sessuale. L’autore, con arte, si concentra sulla percezione della sessualità dei due protagonisti. Tutta la loro vita ruota intorno alla loro prima notte di nozze. A come i protagonisti vi sono arrivati, con le loro paure, i loro tabù, e come quei pochi istanti, cosi pregustati e temuti, diventano un peso capace di zavorrare la loro vita insieme. Un solo istante di vita, che si è preparato per anni, capace di mutare il destino di una coppia. Un libro bellissimo ed intenso che trae forza dalla capacità di scrivere dell’autore e soprattutto dalla sua sensibilità di scandagliare l’animo di un uomo e di una donna di fronte alla prima notte di nozze.

Zafon è l’autore de “L’ombra del vento”. Sulla scorta del sorprendente successo di quest’ultimo, l’autore ha scritto il “Gioco dell’Angelo”. Ha ripreso l’atmosfera di Barcellona misteriosa e gotica ed alcuni temi che nel primo libro mi avevano colpito. Non è stato capace però di rimettere insieme una trama coinvolgente. La scrittura, frettolosa, è piena di ripetizioni. Alcune parole ed alcune figure, anche belle, sono ripetute alla noia. Un libro che non si chiude. Una storia complessa che sfugge all’autore che, alla fine, non riesce a dare un senso ed una connessione a tutto ciò che ha narrato. Bellissimi, bisogna dirlo, alcuni dialoghi. Scambi di battute fulminanti che strappano il sorriso.

“La spia perfetta” è una palude. Un intreccio di ricordi e rimandi che inizialmente appaiono incomprensibili ma che, con lo scorrere delle pagine, diventano comprensibili. Nomi che pagina dopo pagina diventano personaggi. Un meccanismo che avvolge il lettore lentamente. La storia è quella di una spia. La spia perfetta. Un uomo che è un mistero non solo per amici, colleghi e familiari ma anche per se stesso. Attraverso episodi della sua infanzia, adolescenza e giovinezza si arriva a capire se, e perchè, la spia inglese perfetta è un infiltrato al servizio dei cechi. Attraverso dialoghi mai banali (capaci anch’essi di strappare piu’ di un sorriso) la vicenda si snoda rapida catturando sempre di piu’ l’attenzione del lettore.

Se potessi tornare indietro non spenderei 22 euro ed ore di lettura per Zafon. Se potessi tornare indietro avrei cercato con piu’ insistenza il libro di Le Carrè e non avrei atteso la sua comparsa su una bancarella di libri usati.

Le Carrè riesce a coniugare il bello che c’è nei primi due romanzi: una storia appassionante ed una scrittura non fine a se stessa ma al servizio della narrazione.

Guglielmo
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