martedì, novembre 04, 2008

Dio bendica l'America

Oggi, negli Stati Uniti, si vota.

La forza degli americani è nella loro capacità di riconoscere un leader e di seguirlo. Nei momenti piu’ cupi della loro storia hanno avuto la forza di seguire le idee di un uomo e di uscire dall’impasse in cui erano piombati. Sono stati in grado di mettere in discussione le loro idee e le loro convinzioni e di affrontare il futuro. Dal Paese dilaniato dalla Guerra Civile e dalla questione della schiavitù sono usciti seguendo la via tracciata da Lincoln. Quale nazione, dopo essere stata devastata da una simile guerra fratricida (la Guerra Civile americana è il conflitto nel quale è morto il maggior numero di americani) sarebbe restata unita trovando, pur tra mille difficoltà e contraddizioni, una via comune?

Tra il ’29 ed ’44 gli Stati Uniti affrontarono la duplice sfida di superare la Grande Depressione e di trasformarsi da una nazione isolazionista e di fondo pacifica (con un esercito ridotto ed una limitata capacità militare) in una potenza capace di combattere su due scenari lontani e differenti (Europa e Pacifica) uscendone vincitrice ed imponendo un modello (con tutti suoi limiti e le sue storture) capace di garantire pace e prosperità per una buona parte del Mondo.

Quale nazione si sarebbe sollevato da una sconfitta non solo militare come quella del Vietnam?

La capacità di raggrumarsi intorno ad uomo, ad un’idea e rivolgere lo sguardo verso un’ideale. E’ questa credo la forza di questa Nazione.

Washington, Lincoln, Roosevelt, i due Kennedy, Martin Luther King, Malcolm “X” e tutti gli uomini del Pantheon americano hanno contribuito a formare la coscienza e la fibra di questa nazione e sono stati gli uomini intorno a cui i dubbi, le paure e le incertezze del Manifesto Destino si sono raggrumati ed hanno trovato risposta.

Ciò che percepiamo in Italia, leggendo i nostri giornali, è limitato al colore della pelle di Obama, al fucile della Palin ed alla prigionia di McCain.

Dietro c’è di piu’. C’è un modello economico e sociale in crisi da diversi anni che cerca una risposta. C’è un problema di Leadership mondiale venuta meno. C’è il problema del pianeta che muore che esige risposte forti ed immediate (Silvio ha già detto che sono piu’ importanti un paio di punti di Pil rispetto alla questione degli alberi. Al limite pianteremo un po di cactus in giro e risolveremo il problema) e c’è una nazione che fatica a riconoscersi in Bush ed in ciò che l’America stessa è divenuta.

La risposta di questa Nazione in perenne cammino la scopriremo stanotte.

Obama non è un guaritore o un santone. E’ un uomo che ha una visione. Ciò di cui oggi tutti, anche chi non vive tra Messico e Canada, abbiamo bisogno.


Guglielmo
Creative Commons License