mercoledì, ottobre 22, 2008

The Special One

Ieri, colto da raptus, ho preso una giornata di ferie per oggi. Ieri sera ho indugiato sino a tarda ora sulle pagine di “La formazione degli Stati Uniti (1776-1876)” di Arnaldo Testi. Stamattina, il cuore leggero, mi sono svegliato un po’ piu’ tardi del solito. Insieme a Susanna ho accompagnato i ragazzi all’asilo e poi, un po tesi, ci siamo recati nella scuola elementare dove vorremmo iscrive Riccardo l’anno venturo.

Dopo qualche battuta introduttiva, durante le quali ho abbozzato un ritratto della nostra famiglia corrispondente al profilo della scuola in questione, la direttrice ci ha posto alcune domande inerenti il Professore.

“Come definireste vostro figlio con una parola?”

“Ne uso tre: The Special One” avrei voluto rispondere, ma Susanna, già emozionata, ha buttato li un “ Vivace”.

Ora, “vivace”, indica tutto e niente. Forte del mio essere “il piu’ grande scrittore vivente con un romanzo incompiuto” ho precisato: “ Io direi solare, aperto, curioso…”

“Bene, bene…” ha annuito la direttrice. “E….lo definireste un leader?”

“Signora, con tutto il rispetto, lei ha mai visto “Salvate il soldato Ryan” di Spielberg? Ecco, saprà allora che ad un certo punto il plotone guidato da Tom Hanks giunge in un paesino disperso sulla linea frastagliata del fronte. I papaveroni di Washington hanno catapultato i ragazzi della 101ma divisione qua e là per la Normandia e quindi la guerra, la Seconda Guerra Mondiale, cara signora, si gioca sul filo dell’anima di quei ragazzi. Sulla loro forza d’animo. Aulla loro volontà. Bene, tornando a Tom, il plotone incontra il suddetto Ryan su un ponte disperso tra Caen e Berlino. Qual ponte, qull’ultimo fottuto ponte, con tutto il rispetto signora, è la chiave di volta dell’operazione anfibia piu’ grande della Storia. Gli ufficiali sono morti tutti ed a capo dei superstiti vi è un soldato scelto che, conscio della gravità del momento, è diventato il riferimento per tutti i suoi commilitoni. Un faro. Quello, cara signora, è un Leader. Qual cazzo di soldato, su quel cazzo di ponte di pietra, beh quello, signora, è mio figlio!” avrei voluto dire.

“Si..è uno che ama guidare i giochi. Organizza ed incoraggia gli altri…” ho detto.

“Si” ha precisato mia moglie (cui avevo peraltro detto di non parlare se non interpellata da me. Il mio, conoscendola, era un puro esercizio di stile) “se ci sono bambini piu’ grandi li segue, ma se è lui il piu’ grande ama organizzare.

“bene…bene…eeeee…..che tipi di giochi ama?”

“Giochi…giochi signora…se per lei creare il vuoto in un barattolo di caffè e creare una tempesta di neutrini allora le dico che ama giocare con i barattoli vuoti. Gioca anche da solo. Certo. Di recente fa fare la battaglia ai soldatini. Con i Gormiti ha ricostruito la battaglia di Hastings e quella di Gettysburg. Tra parentesi la piu’ grande carica di fanteria della Storia. Con il Lego ha costruito la “Morte Nera” di Star Wars ma ha avuto problemi con la plancia di comando. Comunque è uno che gioca anche in gruppo. Bigliardino, calcio…le solite cose”. Prima che potessi dirlo Susanna ha detto. “Si…si …gioca da solo. Guarda libri. Ha molta fantasia.” . Mi sono limitato ad annuire.

“Il linguaggio? Parla? La dizione? Costruisce pensieri di senso compiuto? ”

“Signora. Ho portato a casa mio figlio dall’ospedale che aveva tre giorni. Alla sera del giorno stesso ho tirato fuori una giostrina che avevo comprato al mattino (strapagandola) e lui, tre giorni signora, ci sono le foto, seguiva con lo sguardo gli angeli e tentava di afferrarli. A nove mesi camminava. A tredici la prima parola diversa da “mamma”: “acqua”. Non da detto “brumbrum” “cacca” o “guagua”. Ha detto “acqua”. Così, Signora. Come io lo sto dicendo ora a lei. Usa il congiuntivo da circa due anni e suppongo sia capace di ammansire le fiere con la sua dialettica. Sua zia, che vive negli Stati Uniti, ricorda ancora di quando, durante un viaggio di pochi minuti, annichilì due adulti e 6 bambini di varie età con i suoi ragionamenti e la sua parlantina. Di recente siamo stati a Genova all’acquario ed il giorno seguente, su richiesta dell’insegnante dell’asilo, ha tenuto una conferenza di 45 minuti dal titolo “Delfini e tartarughe in cattività: è vera gloria? Riflessioni di una giornata nella brezza marina”. Inutile dirle che si è conclusa tra gli applausi. Il Dvd è su internet.”

“Si…si. Parla bene.” Mi è uscito.

“Bene…bene…. E come mai avreste pensato alla nostra scuola?”

“Signora. Avete fatto 7 al superenalotto”
“Ma il sette non esiste!”
“Appunto. Qui signora abbiamo un incrocio tra “La grande anima” Ghandi, Wiston Churchill, Enrico Fermi e Tesla. Il piano di studi del fanciullo è previsto sino ad Harvard, grazie agli appoggi degli zii in confidenza con un Giudice della Corte Suprema, e quindi questo non è che l’ingresso di una rampa spaziale in cui il razzo verrà lanciato nello spazio infinito.”
Questo doveva essere il tenore del dialogo ed invece….

“Non possiamo che condividere il progetto educativo che sta alla base della vostra scuola. La famiglia, pensiamo noi, deve essere il luogo principe dell’educazione. La scuola, come lei ha detto non è che di supporto. L’idea di una scuola in cui il genitore è presenza attiva e fattiva è per noi garanzia di un percorso di crescita mirato.”

A quel punto mi sono reso conto che il profilo che avevamo tracciato, pur non corrispondendo in pieno ai miei pensieri rimasti inespressi, era abbastanza alto.
“Comunque le abbiamo descritto quello che a noi sembra essere nostro figlio. Le devo dire che noi siamo innamorati dei nostri due figli e quindi, forse, tendiamo ad esagerare...”

Le ha sorriso e ci ha congedato.

Prima di uscire dalla scuola ho cercato, in corridoio, il punto in cui porranno il busto del Professore.
Sotto il suo profilo vergheranno: The Special One.

Ho accompagnato quindi Susanna al lavoro. Prima dell'ingresso abbiamo bevuto un caffè insieme. Poi sono stato dai miei a fare due chicchere e poi via in piscina. Sono tornato a casa. Ho messo in fresco una birra Menabrea e preparato una frittata con fagiolini, grana, zucchine e prezzemolo.

Ora sono qui, a scrivere per il Conciliabolo ascoltando i Coldplay.


Non posso che pensare…


“Ieri è storia.
Domani è mistero.
Oggi è un dono, per questo si chiama presente.”

Maestro Tai Lung, “Kung Fu Panda”, Dreamworks 2008


Guglielmo, padre di The Special One

2 Comments:

Blogger fracanappa ha sostenuto

Agghiacciante: e non mi riferisco al tuo pranzo.

3:16 PM  
Blogger Il Baccelliere ha sostenuto

sei uno dei pochi, assieme a Fforde, che mi riesce a commuovere e far ridere in un paio di capo versi.
lo dico sul serio

7:11 PM  

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