venerdì, ottobre 24, 2008

Ciccio Bombo Cannoniere

Il vespino di plastica rulla in corridoio come un Airbus in decollo. Sbuzzy pedala curvo sul manubrio. Le gambe spingono come stantuffi.
“Dai! E muoviti!” urla suo fratello alle spalle.
Federico fa per curvare. La ruota anteriore del monopattino aggancia la posteriore sinistra del triciclo. La moto sbanda e Riccardo vola per terra. Ridono. Icus (come lo chiama suo fratello) riparte. Il monopattino riprende l’inseguimento ma il vespino è troppo lontano. E’ lanciato a folle velocità. Federico alza le gambe quasi sopra il manubrio e, inclinando la testa verso terra, si schianta contro il mobile che custodisce ciò che resta del servizio in cristallo.
“Allora!” urla sua madre.
Lui, abbassa la testa. La guarda di traverso e sibila: “Smettila!”.
“Ehi!” gli dico io.
Capisce che non ci sono spazi e, mogio, riparte.

Fede ha imparato un sanguinoso insulto:“Ciccio bombo cannoniere, con tre buchi nel sedere!”
Lui lo pronuncia “Ciccio Bombo niere cuoo ee uchi edere” e poi ride.
Se la madre lo rimprovera lui, spavaldo, urla “Ciccio bombo” e fa un gesto alzando il braccio come dire “lasciami perdere, io sono leggenda”.

Se sua madre, prima che si addormentino, fa qualche coccola a Riccardo, lui, nel suo lettino, come un mantra, recita: “cicciobombicicciobombocicciobombocicciobombo…”. Questo sino a che sua madre si spazientisce.

Le parole, con Sbuzzy, hanno poco effetto. Comprende di piu’ quando, minaccioso, mi avvicino al suo sedere. Allora diventa ragionevole.

Sbuzzy è cosi. Un raccontatore di frottole leggendarie. Alla festa di suo cugino, spaventato, si è rifiutato di salire su cavallino per un giro. A casa raccontava a tutti di aver fatto un giro sul cavallo facendo prodezze alla Wild West Show di William Cody, alias Buffalo Bill. Di ritorno dall’Aqcuario, da me imboccato, ha sostenuto di aver fatto il bagno con gli squali: “Tuffo!” dice per iniziare il racconto. Ieri vedevamo al computer una foto di una tartaruga fatta da Ricky. Lui, con il suo sorriso da canaglia, ha sostenuto: “fatta io, foto uga….io….”.

Sbuzzy è cosi. Lunatico come un dobermann. L’umore dei prossimi cinque minuti è un mistero. Oggi deve averne combinate di ogni. Sono tornato a casa presto e mi sono preparato per la spesa. Fiutando l’aria gli ho detto: “Sbuzzy vieni con me a fare la spesa?”. Sua madre ha trattenuto il fiato speranzosa.

“no…no…io Icky”. Poi, dopo aver fiutato anche lui che tirava brutta aria, si è convinto.
“Ciao brutti ceffi!” ho urlato alla metà della famiglia che si allontanava verso l’oratorio.
“Ao utti effi ao!” ha urlato lui.

Sbuzzy è così. Non è uno che mette barriere tra le sue emozioni ed il mondo. E’ un bambino generoso che spezza in due un pezzo di pane che ha in mano e te lo pone in bocca. E’ uno che osserva per minuti interi le biglie che precipitano verso terra e nel cui petto frullano pensieri indecifrabili. Non conosce la paura, non perchè è coraggioso, ma perché è incosciente.

Ma anche lui, come tutti, ha qualcosa che lo rende speciale. È un bambino di una tenerezza infinita. Che si avvicina e, senza alcun motivo, ti bacia su una guancia o ti carezza la nuca. Il suo fascino è nella sua irrazionalità e nella sua imprevedibilità. E’ uno che per strappare una risata, a quelli di cui si fida, una cerchia parecchio ristretta, si butta nel fuoco.

Oggi, all’Esselunga, gli ho comprato un Land Rover dei Carabinieri. Lo ha posto sul nastro della cassiera e poi lo ha osservato sino a che non è passato dalla cassa. In ascensore abbiamo aperto la scatola ed abbiamo studiato il mezzo. Per un secondo fratello una cosa che sia tua, solo tua, è felicità vera.

“E’ tua! Solo tua!” gli dicevo.
“Mia! Mia!” urlava felice.

L’ho messo sul seggiolino. Lui, con gli occhi azzurri come il cielo dopo una giornata di vento spietato ed il sorriso da furfante con cui metterà in ginocchio metà della popolazione femminile tra 15 anni, mi ha detto una cosa che non mi sarei mai aspettato.

Ha alzato il Land Rover verso di me e agitandolo ha urlato felice:

“Grazie papi, ‘azie, ‘azie papi…”


Guglielmo
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