mercoledì, giugno 18, 2008

Ghe riverem a baita?

Ora non ricordo la frase precisa e non ho il libro sottomano. L'ho scoperto tardi, ma "Il Sergente nella neve" e' davvero il piu' bel libro scritto da un italiano sulla seconda guerra mondiale. C'e' tutto, c'e' il coraggio degli italiani, la loro semplicita', la dedizione, la cialtroneria, la disorganizzazione e l'arte di arrangiarsi. E poi c'e' la Guerra, la disperazione, la paura, la morte, la fame e la sconfitta. Un volumetto agile, autentico, appassionato, scritto da chi c'era e voleva raccontare per non dimenticare. Non ci sono ideologie, ma solo una storia: quella di chi si e' trovato nella ritirata di Russia e ha provato a sopravvivere. La vita e' tutta li' dentro, come a dire: mi avete sradicato dalle montagne per fare una cosa che non mi riguarda - la guerra - non mi date nemmeno gli strumenti per farla, e poi alla fine mi mollate qui, a centomilachilometri di distanza. C'e' il senso della casa, della patria nel senso migliore del termine: le mie montagne, il mio paese, la mia gente. Cose (valori?) importanti.
Insomma, tutto questo per dire che quando ho appreso della morte di Mario Rigoni Stern, ho pensato che quel mondo stia lentamente scomparendo dalla memoria, con lo scomparire dei suoi protagonisti. Che almeno non scompaiano i libri, che ne rendono testimonianza.
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