venerdì, maggio 16, 2008

Leoni per agnelli

Ho appena finito di vedere “Leoni per agnelli” di e con Robert Redford e con Tom Cruise e Meryl Streep.

E’ un film semplice e bellissimo. Semplice perché sin dall’inizio la vicenda sembra quasi banale. Il vecchio professore idealista, il senatore rapace, la giornalista onesta e tre ragazzi.

La trama, gli eventi, sono ridottissimi. E’ un film di dialoghi potenti dove l’America, l’America che amo, mette a nudo e a fuoco il drammatico e difficile momento che vive.

I giornalisti, che in nome del 11/9 si sono voltati dall’altra parte di fronte all’assurda guerra in Iraq, i politici, incapaci di trovare una qualsiasi situazione all’Iraq ed all’Afghanistan (“Siamo in guerra da sei anni, la Seconda Guerra Mondiale è durata meno di cinque..”dice la giornalista al senatore che tenta di convincerla dei risultati raggiunti) ed al popolo americano, rintronato dalla tv ed impegnato solo a costruirsi “una bella casa dai muri alti.”
Il messaggio di Redford è semplice ed è nello stupore che suscita in noi questo messaggio che comprendiamo quanto sia grave la situazione oggi. Già, perché sorprende che Redford ci ricordi quanto sia importante credere che ci sia un modo di cambiare le cose. Sorprende sentirci dire, dopo tanto, che disinteressandoci e limitandoci a “manovrare evitando le fiamme che bruciano Roma” facciamo solo il gioco di chi pensa solo al proprio tornaconto e profitto.

Roma, nel film, torna spesso. Il messaggio è: “come Roma, al culmine della suo percorso, anche noi nell’ozio, nei giochi circensi e nella corruzione, viviamo la parabola discendente“.

È un film pieno di chiavi di lettura. Un monito ai giovani, ormai privi della capacità di immaginare un mondo diverso, ormai privi e privati di un fervore rivoluzionario, rincoglioniti dalla tv e dal denaro.

Sorprende che un film simile arrivi da un uomo che viaggia verso i 70 anni. Forse la generazione di Redford (che ha sfornato altri grandissimi come Eastwood) non ha davvero eredi.

Pensando al nostro Paese la situazione non è diversa.

Per chi votano i nostri giovani? Berlusconi ( un settantenne ben diverso da Robert…), Fini e la destra becera leghista. Non mi aspetto che i giovani votino Veltroni o Di Pietro ma mi aspetto che qualche giovane, anche della mia generazione, si levi e denunci il vuoto morale in cui versiamo (banalmente quanti inquisiti e condannati siedono al Governo o in parlamento?) o che almeno mi parli di sogni e cambiamenti.

Quanto i giornalisti, anche da noi, sono asserviti? E’ in questi giorni alla nostra attenzione. Travaglio ha il torto di raccontare i fatti. Nessun giornale lo ha difeso solo per aver raccontato fatti.


Questo invidio dell’America. Dopo il buio della paura torna la luce. Registi e scrittori generosi tornano a parlare e discutere. Di recente ho visto “La valle di Elah”. Un altro bel film sull’Iraq e la devastazione che sta portando tra i giovani chiamati a combattere.

“Durante la Prima Guerra Mondiale i soldati tedeschi scrivevano odi al coraggio dei soldati inglesi mandati al massacro da comandanti inetti e pavidi. Un generale disse che gli inglesi erano leoni comandati da agnelli. Noi siamo cosi. Sono gli incapaci, digiuni di strategia che ci comandano…”

Il senso del film è tutto qui. Nel titolo.

Redford è un vecchio leone, capace ancora di potenti ruggiti.

Guglielmo
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