giovedì, gennaio 17, 2008

15000 chilometri

...le prime volte che si andava all'asilo, matteo si avvinghiava a me. strillava, piangeva. mi guardava con due occhi così, quasi a dire: dove vai? torni? 
chissà dove diavolo va questo papà. ma soprattutto torna? perche' ai bambini piccoli magari queste domande vengono in mente. e allora li rassicuri, dici loro che papà sa badare a se stesso. che ne ha passate tante e ne e' sempre venuto fuori... e alla sera quando matteo mi vede tornare a casa sono sorrisi che si sprecano. anche ora, che comunque all'asilo ci è abituato, capita che ci sono dei giorni dove sembra accettare questo destino di doversi separare da me per un po' di tempo, ma lo sguardo triste e preoccupato me lo lancia.
sorrido le volte che capita: che bimbo sciocco, non capisce che torno?
.......
da qualche giorno, mio papa' e' andato a circa 15.000 chilometri di distanza (according to google earth). anziche' aiutare il prete della parrocchia sotto casa, e' andato da un altro, bel grosso, alto due metri, con due mani così. in un posto letteralmente in culo al mondo (mi si passi il francesismo, ma quando per andare in un posto ti sciroppi più di 24 ore di volo in tre tranche, ci vuole, il francesismo). 
quando l'ho salutato, aveva lo stesso, identico, fottuto e sicuro sguardo che ho con matteo al mattino all'asilo. 

tec

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2 Comments:

Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Quando si diventa padri si comincia a capire il proprio padre.

Forse però il sorriso di tuo padre aveva un diverso significato dal tuo.

11:03 AM  
Blogger Gino Bolla ha sostenuto

è molto bello vivere con la certezza che, a prescindere dalla distanza, la prossimità dell'altro si iscrive dentro ai nostri cuori, dentro alla nostra mente, tracciando su una virtuale cartina fisiognomica le coordinate dei nostri affetti più cari. Post sicuramente forte di suggestioni. Gino

2:10 PM  

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