mercoledì, ottobre 31, 2007

Massimiliano

Massimiliano ha qualche anno piu’ di me. Eravamo in classe insieme alle elementari. Era tra i piu’ alti della classe e tra i piu’ forti. Era un bambino vivace con sbalzi d’umore pericolosi. La schiena storta e la braccia sempre penzoloni. I capelli chiari come filo spinato sulla testa irregolare. Attraverso gli occhi, spesso due feritoie, brillavano occhi celesti vivaci. Ogni tanto, però, era possibile vederli tramutarsi in opache biglie di vetro.

Alcuni lo prendevano in giro e lo malmenavano altri, con perfidia simile ai primi, attendevano che accadesse per difenderlo.

Se avessimo davvero colto il suo essere come lo avremmo trattato? Può un bambino capire davvero cosa la vita ha negato ad un altro essere umano offrendo non odio o pietà ma solo accettazione, comprensione e affetto?

E io? Ho cercato di ricordare. Come ero con lui? L’ho mai considerato, se qualcuno lo ha mai fatto, per come davvero era? Quanto avrei potuto dare, insieme ad altri, a quel bambino che avevo al fianco per ore ed ore?

Durante l’intervallo correva scomposto in cortile inseguendo il pallone o restava coinvolto in frequenti discussioni per motivi banali. Spesso giocava da solo scavando, alla base di un piccolo dosso in cortile, una buca. Era arrivato ad un metro circa, e per questo lo guardavo con ammirazione.

Spesso gli davo una mano affascinato come ero da “La grande fuga”.

le autorità scolastiche, alla fine, decisero di interrompere gli scavi. Se il suo scopo fosse stato la fuga di certo non avrebbe iniziato gli scavi a 50 metri dalla recinzione.

Durante le battaglie con le altri classi veniva mandato avanti come un ariete. Convinti che godesse di impunità gli altri bambini fuggivano di fronte a lui per timore di sassi e pugni. Qualche volta Massimiliano trovava qualche vigliacco che gliele suonava. Lui allora piangeva.

A scuola aveva una maestra tutta per sé e qualche saltuario amico. Quando era di buon umore, si aggirava per la scuola abbracciando tutti con un sorriso buono sulla faccia.

Lunedi in piscina, guardando nella corsia alla mia sinistra, c’era Massimiliano. Non era cambiato molto.

“Massimiliano!” gli ho detto.
“Ciao! Ciao! Come stai?” si è sporto oltre i galleggianti della corsia e mi ha abbracciato con immutata foga.

“Ti ricordi di me?”
“No. Chi sei?” mi ha detto rattristandosi all’improvviso.
“Guglielmo! Eravamo in classe insieme alle elementari!Ti ricordi il maestro C.?”
“Si. E’ morto...” ha detto fissando l’acqua.
“Ma no. Non è morto!”
“Non lo vedo da tanti anni...”
“E la maestra F. te la ricordi?”
“No...è morta...”
“Cosa fai?” mi sono reso conto dopo dell’assurdità della domanda. Ma conoscendo già la risposta di tutte le domande che avrei potuto fargli e sapendo che a molte non avrebbe saputo rispondere, la nostra conversazione non aveva molti sviluppi.

“Nuoto!e tu cosa fai?”
Già. Cosa faccio?
“Ho due bambini!Ti ricordi della buca che scavavi in cortile?”
“Si!” si è illuminato “la miniera!”
“Con cosa scavavi?”
“Con un bastone...”
Ci siamo così riconosciuti.

Abbiamo parlato un po’ di Milan ed Inter. Mi ha detto che gioca in porta a calcetto. Intanto
continuava a prendere acqua in bocca e sputarla nella vasca. Alla fine abbiamo ripreso a nuotare.

Quando sono uscito dalla vasca sono tornato a salutarlo e a presentarmi con il bagnino che lo seguiva e con il suo accompagnatore.

“Nuota Massimiliano!” gli ho detto.
“Lui è veloce con la lingua ma non con le gambe!” ha detto il suo accompagnatore ridendo.

Massimiliano ha ripreso a zigzagare con la tavoletta nella sua corsia.

Mentre mi allontanavo ha urlato indicandomi: “E’ un mio amico...”

Lo sarò stato davvero?


Guglielmo
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