martedì, ottobre 23, 2007

Il Kid

Federico è uscito da una lunga settimana di febbre. Il piccoletto appariva prostrato e malinconico. Pochissimi sorrisi ed un clamoroso rifiuto del nutrimento. In tempi normali Sbuzzy Boy fa fuori un antipasto di formaggi della casa, una generosa verdurata con pasta annegata in olio e grana ed un barattoletto di frutta a piacere. Poi, dal suo trespolino, studia la nostra cena e se individua qualcosa di suo gradimento non esita a chiederne piccoli assaggi. Puntando il dito sull’alimento prescelto urla come una scimmia ed alza al cielo gli occhi irrigidendosi come in preda ad una crisi epilettica. Che si tratti di orata, patate al forno, riso con i funghi o pizza poco importa. Basta che la fornace che ha al posto della bocca continui ad essere generosamente alimentata. Se la cosa è graditissima in uno eccesso di entusiasmo si gira l’indice nella guancia. Se perde il controllo li gira tutti e due ma nell orecchie. Finito di mangiare insiste per venirmi in braccio. Lo poso sul bordo del tavolo e dico “giu!”. Lui, assicurandosi che qualcuno lo guardi, si getta giù dal tavolo tra le mie braccia. Prima di posarlo a terra lo faccio dondolare come un pendolo tenendolo per le ascelle. Non si stanca mai del dondolio.

Passata la settimana di malattia il piccoletto si è ripresentato sotto nuova veste. Al posto del camaleontico Federico, capace di mimetizzarsi con estrema abilità in ogni situazione, è comparso una specie di Billy The Kid in patello. Come se la febbre gli avesse bruciato le sinapsi il nostro fuorilegge si aggira per la casa a caccia di guai. Si arrampica sulla poltroncina di suo fratello e da li, piuttosto concentrato, salta cercando di mettersi a sedere. Se il numero non riesce rimane immobile al suolo con lo sguardo fisso per una frazione di secondo e, quando si rende conto di essersi stabilizzato nella caduta, si rialza ridendo. Appena scompare dallo schermo dei radar di controllo si può contare sino a 10. Ad 11 un botto: Giochi lanciati, porte di armadietti sbattute, cd che volano come frisbee. Appena lo si coglie di sorpresa lui getta tutto quello che ha in mano e, fermo come sotto il fuoco nemico, ti pianta i suoi occhi blu in faccia e, con aria sorpresa, pare dire: “Moi?”.

Mentre gira innocentemente per la casa canticchiando in falsetto motivetti probabilmente scozzesi (“ta, tatata, tata, tata”) è in realtà sempre pronto al caos. Stasera, in un attimo di distrazione del sistema di sicurezza, si è avventato sul phon in attesa del crapino del Ricky. Ha strappato la spina dalla parete trascinandosi addosso la mia lampada da lettura. Tutto gli è crollato addosso. L’ho tratto in salvo dai cocci di vetro e lui, incurante del rumore, continuava a brandire il phon come uno Stinger. Ai rimproveri opponeva un fiero sorriso carico di orgoglio.

Quando può far ridere qualcuno è felicissimo. Una risata, se poi è di suo fratello è il tripudio, lo ripaga di ogni affanno.

Quando le campane della chiesa iniziano a suonare il demonietto si mette in posizione. Spinge il sedere in fuori, incassa la testa nelle spalle, ed inizia a ballare come tarantolato. Se si accorge di avere un certo seguito, l’energia profusa raddoppia accompagnando i movimenti composti con risate gioiose.

Con una piccola spada di legno si aggira per casa cercando battaglie. Mi colpisce sulla testa ed attende una reazione. Se lo rincorro si chiude in camera sua. Ogni tanto si affaccia dalla porta e scaglia qualche oggetto accompagnando il tutto con enormi sorrisi. Piu’ gazzarra c’è piu’ lui è contento.

Se alle 18.00 non sono a casa inizia ad andare alla porta e a chiamarmi. Appena arrivo a casa corre verso di me con le braccia al cielo sparando suoni a raffica. Immagino voglia raccontarmi la sua giornata e rimproverarmi per il ritardo. Io lo saluto carezzandogli la testa ed abbracciandolo.

Alla fine, stremato, lo depositiamo nel suo lettino. Alle 20.15 massimo poggia la sua testolina bionda cespugliosa sul materasso, infila le mani tra il materasso ed il paracolpi e si addormenta. In questi giorni, verso mezzanotte, gli porto l’antibiotico. Gli infilo la siringa in bocca e lui sorbisce tutta la medicina. Tira su la testa, si beve una sorsata d’acqua fresca e subito, dopo che gli ho detto “Posa il crapino adesso…”, si rimette a dormire.

Dopo qualche ora, nel cuore del risveglio, sentirò una vocina squillante in falsetto: “Dadadadadadadada!”.

Mi chiedo sempre se stia chiamando me o sia la sua imitazione di una mitragliatrice pesante Breda.


Dadadadadadada Guglielmo

1 Comments:

Blogger Tecnologo ha sostenuto

20:15?!?
Vuoi fare cambio con il mio genio-guastatore che alle 23 saltella in giro per casa?

10:03 PM  

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