martedì, agosto 28, 2007

Binocolo

La galleria è buia. Inghiotte le auto nel suo cavo gelido e dopo un’ansa di freddo sputa i bozzoli d’acciaio su una lunga rampa di cemento sospesa su una gola ricoperta di alberi. Dal fondo, se non fosse coperto dai motori e dal ronzio delle gomme sull’asfalto, sarebbe possibile udire lo scorrere spumeggiante di un torrente. A destra si estende Erba e in fondo, oltre una costa, la notte è possibile scorgere le luci, quasi immobili, dei voli che scivolano verso Linate. Una parete scabra, fradicia d’estate e gelida in inverno, illuminata dal sole solo per pochi giorni all’anno, costeggia la ferrovia. Pare attendere che il paese a monte gli scivoli addosso per farlo a pezzi.

Il paese, che chiameremo X, è chiuso alle spalle da una ripida collina. La morbida e scoscesa pendenza sui cui si adagiano le case si interrompe bruscamente trasformandosi in una parete di roccia. Sul fianco destro, perforata dalla galleria, una collina imponente. La strada, che si infila in una gola larga nel punto più ampio una quindicina di metri, fugge via retta verso montagne grigie.

X è dunque adagiato in una teatro naturale. Chiuso da ogni lato, l’estro edificatore dei locali trova sfogo negli ultimi brandelli di terreno rimasti liberi.

La configurazione del terreno, un poggio circondato da monti, fa si che ogni villa, condominio e casa sia affacciata sulle altre. Questo asseconda, e non di poco, la naturale predisposizione del locale al pettegolezzo. Immagino dunque che il silenzio, rotto solo dallo smarmittare di potenti moto da cross e sgommate di macchine all’ultimo grido, si in realtà una forma di mimetismo. Le case sembrano disabitate ma un occhio allenato, dietro le tende o le persiane socchiuse, può scorgere occhi desiderosi. Entrando da forestiero nella gelateria locale è possibile, come in un western di Leone, sentire il respiro fermarsi. I volti girarsi e poi, nel rapido riprendere del vociare, è possibile udire commenti vari sulla propria ascendenza e affiliazione o sulla casa in cui si è in affitto. Lo stesso, passeggiando in paese, avviene passando nei pressi dei rari crocchi di anziani che si godono il fresco sulle soglie di casa. Il mimetismo si interrompe solo in un caso: quando c’è da sfoggiare. La nostra vicina ci ha detto tre volte che aveva messo l’aria condizionata in casa, utile come una Ferrari Modena in un parcheggio dell’Esselunga, e che l’aveva pagata parecchio. Solo quando le ho chiesto la cifra si è quietata. Lo stesso vale per le magliette tecniche da montagna che ogni tanto stende. “belle ! Belle! Tengono asciutti...ma costano!”. L’unico modo per non sentirla piu’ è urlare dal balcone: “QUANTO!”.

Nei giorni scorsi Susy si è poi accorta di una stranezza. Rimirando le montagne dal nostro terrazzo, mentre io armeggiavo con il nostro barbecue a nolo, si è accorta di uno strano scintillio da una delle finestre del condominio in cui vivono i suoi. Al primo piano, dove abitano due anziani che per tenere sgombra la visuale della loro finestra tagliano o avvelenano le piante un po esuberanti, ha avvistato il signor Y con in mano un binocolo puntato sulla nostra casa. Cosa pensasse di vedere non è dato sapere. Certo non piu’ di Sbuzzy impatellato che saltellava di quà e di là, Ricky che urlava, io che armeggiavo con la griglia e Susanna che apparecchiava. Da allora, prima di sedermi a tavola, rivolgo un affettuoso saluto verso i due anziani osservatori (forse scrutano il cielo in attesa di Zero giapponesi) invitando i nostri bambini a fare altrettanto.

Guglielmo
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