martedì, giugno 05, 2007

Paul

Sbuzzy è un ragazzetto riservato, dall’intensa vita spirituale ed interiore. Questa sua tendenza gli impedisce di essere particolarmente espansivo. Lui non dispensa sorrisi a casaccio ma li centellina rendendoli, di fatto, preziosissimi. Le risate sono rarissime e sono causate da scuotimneti affettuosi accompagnati da morsi o pernacchie. Sulle guance paffute si disegnano due fossette e Sbuzzy da fondo al suo repertorio di grida e risate.

Il suo viso è spesso atteggiato ad uno sguardo di attesa. Sembra che da un momento all’altro un intera montagna debba franare ai suoi piedi e lui, un pochino preoccupato, attenda gli eventi.

La cerchia di persone di cui si fida è ristrettissima: Io, Susy e suo fratello. Altre persone possono entrare nel suo spazio personale ma rischiano, come spesso accade, di causare pianto o, peggio, il rifiuto (Sbuzzy si gira verso la mamma o il papà esprimento sdegno con un gesto della spalla ed una rotazione del busto).

Quando io e Riccardo usciamo per affrontare la giornata lui insiste, battendo i piedi per terra, per essere portato sulla soglia e sbracciarsi cosi in un caloroso saluto. Quando mangia non perde tempo in inutili teatrini ma in pochi minuti polverizza quello che gli viene posto di fronte. Se le cose non vanno come vuole lui esplode in un pianto disperato che subito svanisce quando il mondo riprende a girare come deve.

Ogni tanto, quando Susy non guarda, lo pettino con la scriminature in mezzo alla testa. Con i suoi riccioli ribelli, i capelli schiacciati dall’acqua sul crapino, gli occhi azzurri e l’aria distaccata sembra Paul Newman nella “Stangata”.

Stamattina siamo stati da soli e, in giro per compere, abbiamo avuto modo di affinare il nostro rapporto. In coda al super lo tirato fuori dal passeggino e lo slanciavo verso l’alto riempiendolo di baci e parole affettuose. Lui, felice, rideva.


Guglielmo
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