venerdì, maggio 11, 2007

Rashomon

I ragazzi del Conciliabolo si sono ritrovati l’altro ieri sera per un incontro che, nel mondo virtuale di Internet, viene definito RL, cioe’ in vita reale (Real Life).


La meta iniziale concordata con Tec e Conny dovesse essere la Feltrinelli, con l’obiettivo di cercare preziosi tomi scontati. Purtroppo ci siamo dovuti piegare alla voglia di mondanita’ di Gughi, che ci dato appuntamento nel cuore della Milano che ama vivere durante la settimana: Zona Corso Como. Qui, malgrado i nostri inviti non troppo velati a non infilarci in una birreria indicata da lui stesso come “un posto da Connie Boy”, ci ha trascinato di forza nel locale al grido di “E’ un pub Irlandese, sara’ come essere John Wayne in un ‘Uomo tranquillo’”. Peccato che il posto fosse frequentato da coetanei del John medesimo…


Avrei voluto raggiungere prima il gruppo, ma impegni all’ultimo minuto mi hanno impedito di arrivare in orario. Sebbene stanco e non avendo cenato, ho rinunciato a passare da casa per cambiarmi per non perdere preziosi istanti con i contributors. Stanco ed ancora nei miei abiti di lavoro, sono stato colpito entrando nel locale dall’aria fresca di doccia e rilassata di Gughi, vestito con una improbabili maglietta piu’ adatte ad un tifoso del Borussia in cerca del bicchiere della staffa che ad una serena serata tra amici.


Superati i lazzi dello stesso Gughi, abbiamo iniziato a discutere con Tec e Connie delle recenti evoluzioni tecnologiche, che permettono ormai a ciascuno di poter accedere a qualsiasi informazione in tempo reale. Il tutto era ovviamente supportato dal confronto tra le nostre esperienze dirette sui dispositivi che permettono tutto cio’. Il discorso era ovviamente osteggiato da Gughi il quale, non essendo in grado di distinguere il portatriangolo della sua Toyota da un palmare ultima generazione, ha tentato di sviarci parlando degli ultimi libri da lui letti, probabilmente trovati in allegato a Gente o Oggi.


Abbiamo quindi ordinato qualche birra, sebbene Gughi non sembrasse averne bisogno tanto era gia’ su’ di giri (anzi, ecco forse una causa del suo strampalato abbigliamento). La cameriera accompagnava il tutto con un piatto di patatine stantie e lascive occhiate all’indirizzo di Gughi. Io, affamato per non aver cenato, ho preso un misero Hamburger.


A quel punto Gughi, che aveva realizzato di non essere il centro dell’attenzione, ha lanciato un paio di temi: “La deriva e lo scarroccio: guardando la Vuitton Cup” o “Scemo e piu’ scemo, il mio film cult”. Per evitare di essere coinvolti nella solita trita discussione su come gli ebrei fossero stati invitati ad uscire dalle Torri gemelle l’11 Settembre, abbiamo optato di discutere della globalizzazione, portando come esempio l’esperienza di Disney con la standardizzazione dei suoi parchi vacanze. Sottilmente, Tec ha notato come in ogni modo il tentativo di omologazione sia poi scardinato dalle peculiari culture locali, sottolineando come nella sua esperienza la maggior tendenza alla socializzazione degli americani emerga chiaramente nelle quattro chiacchiere in coda, al contrario di quanto avviene nei parche europei, i cui avventori sono generalmente piu’ riservati.

Gughi, probabilmente gia’ obnubilato dalle birre tracannate in fretta e con le coronarie intasate dal ketchup delle patatine, ha iniziato a parlare delle solite storie della seconda guerra, affermando che il castello di Disneyland sia una copia del famoso Eagles’ Nest (il castello di Kehlsteinhaus), residenza di vacanze di Hitler.

Iniziava quindi a parlarci di come nel libro di Ambrose i ragazzi della Easy company conquistavano il nido delle aquile sotto i colpi dei Me-104 nemici e di un parallelo tra la loro storia e quella del 2 battaglione Rangers sulla spiaggia di Merville. Stava iniziando a ripeterci il cast del film (che ahime’ dopo 37 anni conosco a memoria come la formazione del Milan: Wayne, John; Connery, Sean,…) quando noi, imbarazzati, tentavamo di riportare il discorso sullo globalizzazione Disneyana discutendo dell’attrazione Smallworld: al che Gughi, tamponando un rivolo di sangue dal naso, esclamava: “Ma che cosa c’entra Superman con Topolino????”

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