giovedì, maggio 03, 2007

Homeland

1. Ieri Sera ho letto le ultime, dense, pagine di “Homeland”. L’autore racconta di una telefonata intercorsa tra lui ed un amico di infanzia che, nel corso degli anni, si è spostato da posizioni progressiste verso posizioni conservatrici. L’amico, trasferitosi al sud dopo essersi arricchito, nel corso degli anni è rimasto permeato da una fede religiosa profonda che anima molti di sostenitori della politica di Bush. Politica che si esprime con una certa aggressività all’estero, tagli delle tasse a piu’ ricchi (per stimolare gli investimenti) ed una deregolamentazione che tanto piace anche da noi.

La lettera, amareggiata per una profonda ed antica amicizia al tramonto, è la testimonianza di un’america divisa. Lacerata in tre: progressisti, conservatori ed un centro (che deciderà del futuro dell’America e forse del mondo) indeciso sul dove schierarsi.

L’analisi è lucidissima. Gli Usa, questa è la tesi dell’autore, sono combattuti tra l’imperialismo ed una politica capace di far ripartire l’economia, garantendo le fasce piu’ deboli del Paese, e cercando di imporre, tramite accordi,a livello globale, regole certe, salari minimi, tutela ambientale che rendano concorrenziali le merci dei paese industrializzati e garantiscono le popolazione povere dallo sfruttamento.

La saggia politica di Franklin Roosevelt, che spinse l’America fuori dalle secche della Depressione evitando derive autoritarie ed imperialiste, è citata a giusto esempio.

Insomma, un bel libro. Di sinistra, certo, dichiaratamente, con onestà, di parte.

Animato però da un amore per il proprio Paese senza pari.

Guglielmo
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