giovedì, aprile 05, 2007

Telecom

E’ sconfortante leggere le reazioni che suscita l’assalto americano a Telecom. Nel corso degli anni, dalla sua privatizzazione, Telecom è passata di mano in mano garantendo plusvalenze di Borsa assurde ai suoi padroni e divenendo preda di affaristi che l’hanno in pratica spolpata. Le immense potenzialità che aveva sono state disperse in mille rivoli ed il risultato è che competitor che 10 anni fa erano minori oggi sono colossi.

Chi oggi, in qualsiasi parte d’Italia, si accinga ad entrare nel mondo dell’Adsl sa poi bene a quali disservizi ed a quali costi sia soggetto. Se poi ad uno, come a me, per sfuggire all’ex monopolista tenti la strada di altri operatori, si ritrova in un pantano esasperante. Telecom è nota, al momento, per i disservizi e per essere divenuta una centrale spionistica al soldo di non si sa bene chi…

Le reazioni, dicevamo. Tutti, dopo aver assistito da spettatori, nella piu’ benevola delle ipotesi, al crollo di Telecom ora si appellano all’italianità ed all’importanza della Rete. Da sinistra si arriva addirittura ad evocare il Cavaliere o le Banche incuranti del fatto che se sino ad oggi il conflitto d’interessi sia colossale domani sarebbe titanico. Se poi la proposta velata, come dicono i maligni, sia “Tieni Telecom ed esci di scena” è ancora piu’ grave.

L’appello alle Banche ha invece altre implicazioni. Sui giornali si continua a leggere che le banche italiane sono in lizza per Alitalia, Telecom, autostrade varie e cia dicendo. Ma è sano un Paese dove le banche controllano le imprese che a loro volta controllano le banche? Quale spirale si innesca in un sistema dove le banche valutano il merito di credito di una società da loro stessa controllata? Il ruolo delle Banche non è quello di amministrare e gestire le imprese. Il caso Parmalat, con Tanzi ce soci che sedevano nei Cda di Banche finanziatrici del gruppo, dovrebbe aver insegnato qualcosa.

Le ipotesi sul tappeto sono dunque poche. O lo Stato, in un rigurgito statalista che non coinvolge solo l’Italia, si fa carico della Rete (che però versa in condizione pietose) rendendola accessibile a tutti gli operatori e ammodernandola ( pare si parli di 10 miliardi di euro) oppure si cede il passo al Mercato scrivendo una normativa che garantisca a tutti l’accesso alla Rete.

La Rete, come ho scritto in passato, è strategica. Cederla è un errore. Ma se si trovasse qualcuno che all’interno di un quadro normativo chiaro e vantaggioso per la libera iniziativa (non quella che piace a Silvio o ad An) fosse disposto ad investire perché no? Qualcuno ha parlato di questo con i Messicano o con i ragazzi dell’At&T (se ci devono intercettare che almeno lo facciano i ragazzi di Langley che almeno sventano attentati e non si fanno i cazzi altrui a gratis…)?

Alla fine, temo, finirà tutto in mano alle banche. I Cavalieri Bianchi che già hanno “lavorato “ su Telecom ricompariranno come vassalli delle grosse banche e si metteranno nuovamente all’opera.

La vera attività di quelli che oggi si chiamano imprenditori è la Borsa. Fateci caso. Nessuno parla di piani industriali. Nessuno parla di cosa fare delle Rete.Tutti parlano di Golden Share, opzioni, patti di sindacato, patti controllo, catene di controllo e via dicendo. Con poche semplici Leggi, che riducano ad esempio le assurde catene di controllo che permettono con pochi euro di controllare colossi, si potrebbe rendere il Mercato di Borsa piu’ trasparente e l’economia reale piu’ rivolta al profitto e meno alla plusvalenza borsistica. I furbetti del quartiere, che oggi languono nelle patrie galere o che ammiccano da Verissimo, hanno fatto in modo artigianale quello che i Big della finanza fanno dal ponte dei loro vascelli fotografati sull’Espresso.

L’intreccio di interessi e potere( a destra e a sinistra) degli ultimi 10 anni ha impedito che venissero varate leggi ed iniziative per rendere questo Paese moderno. Ci scanniamo sui Dico e sugli embrioni, ci accapigliamo sulla Privacy e simili ma poi sui problemi veri cala una cappa plumbea.


Una nota a margine. Sino a ieri in Italia non si parlava che delle brutalità con cui Yukos è stata strappata al suo “legittimo” (sempre che in Russia esista qualcosa di legittimo) proprietario (che ora sverna in Siberia a spese dell'amico Putin). Oggi che Enel ed Eni si sono impossessati di frammenti dell’energia russa tutti in piedi ad applaudire…



Gughi

1 Comments:

Blogger fracanappa ha sostenuto

Che gli imprenditori italiani pensino più alla borsa (aspetto finanziario) che all' aspetto industriale non è cosa di oggi purtroppo.
Auguri di buona Pasqua e mi raccomando: solo biglietti e niente sms: il nemico ci spia

4:21 PM  

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