mercoledì, aprile 11, 2007

SHAH MAT

A volte la vita è come gli scacchi. Qualcuno ha detto: gli scacchi sono la migliore rappresentazione della vita, insieme al teatro. Facce opposte della stessa medaglia: la rappresentazione, il calcolo. La recitazione e il procedere delle pedine. La partita ha una sua vita autonoma e le 64 caselle - bianche e nere - sono il palcoscenico in cui si recita la vita. Infinite combianazioni, non una partita uguale all'altra, anche se le mosse sono le stesse. L'infinito dipanarsi dei sentieri che si biforcano e si intersecano, direbbe Borges.
l'ultima partita di Capablanca è il tema di Shah mat, ultimo incompiuto romanzo di Gesualdo Bufalino. Scrittore siciliano, fu scoperto quando aveva sessant'anni, da Sciascia che lo definì "uomo che aveva letto tutti i libri". Personaggio coltissimo, mi pare di poterlo accostare a quella schiera di singolari personaggi siciliani che stanno in attesa che qualche cosa accada, che qualcuno li scopra: Tomasi di Lampedusa, Lucio Piccolo, e così via. Siciliani pigri e orgogliosi.
Autori di grandi capolavori, tutti si riconoscono - magari loro malgrado - nella definizione che Sciascia diede della Sicilia: una terra irredimibile. Pigri perchè sconfitti, stanchi pur senza aver lottato.
Ultimamente ho conosciuto due siciliani di spicco: il Professore (e Critico) e lo Scrittore. Enrambi siciliani. Entrambi coltissimi. Entrambi settantenni.
Il Porfessore, stimato in Italia e all'estero (insegna anche a Yale) è una delle menti più lucide della critica di questi anni e, direttore editoriale di nota casa editrice, trasceglie il meglio della letteratura contemporanea e ne scrive sul Sole 24 Ore.
Lo Scrittore, dal canto suo, vanta un capolavoro assoluto, scritto al principio degli anni settanta, e altri volumi minori, olre ad una innumerevole serie di interventi giornalistici.
Ebbene, per quanto di estrazione simile, per quanto brillanti e - in definitiva - simili, lo Scrittore odia il Professore.
Feroce con le sue battute, pur sapendo che mi lega al professore un rapporto di coridale e formale amicizia, l'altra sera a cena lo scrittore mi dice (presenti altre persone): "ma Lei lo sa come abbiamo soprannominato il Professore?"
"No", rispondo io, temendo giustamente il peggio.
"Sa, per via della sua propensione a raccontare palle, lo abbiamo soprannominato il Barone di Minchiausen"
Illumianto, lo sctittore. Scacco matto.

2 Comments:

Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Hai difeso il professore con qualche arguzia?

9:46 AM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

ho riportato ordine al tavolo, ricordando i meriti del Professore e lo Scrittore ha capito che non era aria...

11:05 AM  

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