venerdì, aprile 13, 2007

La rivolta dei boxer

Gli incidenti di Via Paolo Sarpi sono un fulmine a ciel sereno. Non perchè non si sapesse delle tensioni della zona ma perchè era impensabile che la comunità cinese scendesse con tale virulenza in strada. Conosco la strada per averla frequentata da studente e poi da consumatore. I negozianti hanno quasi tutto ceduto alle lusinghe dei commercianti cinesi (lusinghe monetarie ma anche la percezione della progressiva ed irreversibile trasformazione della via). Da via di shopping si è trasformata in magazzino e centrale di smistamento e produzione (più o meno in regola) delle merci Made in China. La comunità cinese, nota per essere piuttosto chiusa, è restia all’integrazione ed anzi, come avviene in tutte le città del mondo, ha creato una città nella città.

A sentire Saviano i cinesi sarebbero responsabili, nel porto di Napoli, dell’ingresso di merci contraffatte, o comunque che eludono la dogana, che poi si riversano in tutta Europa. Nei laboratori cinesi bambini, donne ed uomini, in condizioni di semischiavitù, trascorrerebbero giorni e notti in condizioni malsane impegnati nella produzione di manufatti. Nel dettaglio di via Sarpi, i residenti e non sono esasperati dal traffico indisciplinato di furgoni ed auto e dal via via di carrelli e carrellini che intasano i marciapiedi rendendo esasperante la circolazione di pedoni ed automobili.

Tutto il resto fa parte del razzismo, che nessuno risparmia.

L’episodio di ieri non è stato, come sembra, casuale. La decisione, piuttosto insensata, di chiudere la via trasformandola in isola pedonale fa il paio con quella della Regione di chiudere i call center che non rispondano ad una normativa piuttosto stringente (atrio di certe dimensioni, bagno in proporzione alle cabine). Mi sembra che invece di affrontare i problemi sul terreno (infiltrazioni terroristiche nei phone center o problemi di legalità e civile convivenza in Paolo Sarpi) si pensi di dare un bel colpo di spugna con normative stringenti che piu’ che curare, soffocano il problema.

Non tenere conto dei lavoratori e dell’indotto dei phone center (grazie ai quali vivono parecchie famiglie) o pensare che all’improvviso chiudendo Sarpi i cinesi si volatilizzino spostando il loro commercio altrove (altrove dove poi? In un’altra potenziale Sarpi) è miope.

L’errore è stato quello di lasciar fare sino ad oggi e di permettere che la comunità cinese si chiudesse al punto da divenire impermeabile alla legalità. La soluzione è quella di trovare una soluzione condivisa da tutti sradicando, come diceva ieri un assessore della Provincia, la pericolosa pianta dell’intolleranza.

Detto questo, quando ho visto le bandiere cinesi sventolare per la via, quando ho letto le reazioni del Console e di Pechino (noti per la loro tolleranza e democrazia), quando ho visto i vigili (ritengo folle accusarli di aver malmenato una donna ed un bambino) assaliti e chiusi in macchina mi sono arrabbiato e parecchio e, d’accordo con la nostra Letizia (cotonatissima nell’occasione) credo che in qualunque caso non debbano esistere zone franche e comunque la violenza non sia mai la risposta.

Tornando a casa ieri ho ascoltato radio Popolare. Nettamente schierati con i cinesi e contro Ghisa, Polizia e Comune. Come detto qualche errore forse c’è, ma schierarsi con chi usa violenza non è una scelta saggia e lungimirante.


Il Maresciallo
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