giovedì, marzo 08, 2007

La verità rende liberi

“Il Consiglio d’Egitto” è un libro che, probabilmente, si può leggere su diversi livelli. Chiudendolo e leggendo le recensioni di semplici lettori e conoscitori di Sciascia, ho pensato di aver colto solo alcuni aspetti di quest’opera così densa. Mi chiedo però se questo immaginare piani su piani interpretativi e citazioni coltissime non sia da ricondurre alla volontà dell’autore ma all’immaginazione dei lettori.

Le semplici riflessioni che la lettura ha generato hanno riguardato la percezione della verità nel quotidiano e della verità storica.

L’impresa dell’abate Vella, inventare, nella Palermo di fine ‘700, la traduzione di un fantomatico testo arabo che giustifica o demolisce privilegi feudali, è mirabile. Sullo sfondo, in Francia, si agitano gli spiriti della rivoluzione che non mancheranno di travolgere alcuni siciliani coinvolgendo cosi la placida Palermo in un tentativo di rivoluzione subito soffocato con brutale fermezza.

Le reazioni della società, di fronte al falso, sono diverse. Ognuno in quell’opera di fantasia riconosce ciò che vuole. Per alcuni è la scintilla della rivoluzione giacobina, per altri una minaccia alle rendite fondiarie e per altri ancora una conferma della superiorità dei diritti della corona sulle pretese feudali.

Il meccanismo è bellissimo. Mostra come le verità, o meglio la menzogna, viene plasmata, anche inconsciamente, a proprio piacimento. Reputazioni, denari, carriere, amori si legano indissolubilmente a quest’opera di fantasia che, per vanitosa ammissione dell’autore, è addirittura superiore ad un ipotetico vero “Consiglio.”

Il libro è uno specchio della Sicilia. Un impasto di verità, menzogne e convenzioni dove ciascuno gioca il suo ruolo all’interno dei confini che gli sono dati.

I pochi che perseguono la Verità pagano con la vita. Ed anche nella morte subiscono l’ultimo oltraggio. Oltraggio non solo dagli avversari ma anche dai propri cari che non comprendono gli scopi di questa disperata ricerca (L’avvocato Blasi, giacobino primo a sospettare la falsità di quel testo, non solo, sancendo il suo privilegio rispetto agli altri cospiratori, viene condannato alla decapitazione invece che all’impiccagione ma deve anche subire che sua madre prepari una cerimonia che al pubblico manifesti il suo stato ma rinneghi le sue idee di uguaglianza.)

Anche noi, ho riflettuto, viviamo in un mondo dove la Verità è asservita. Sui giornali, nei telegiornali la verità storica viene piegata e manipolata a seconda delle convenienze. Nei rapporti con gli altri anche noi, nel nostro piccolo, pieghiamo la Verità, interpretandola, correggendola, rivedendola. Noi stessi, sotto queste incrostazioni, smarriamo la Verità sostituendola con altre verità.

Alcuni, come l’abate, riescono addirittura a creare un universo di fantasia al quale, poi, aderiscono con convinzione.

Prima di fare queste piccole, quotidiane, operazioni di riscrittura dovremmo sempre ricordarci che la Verità rende liberi.

Guglielmo

3 Comments:

Blogger Tecnologo ha sostenuto

pur avendo gughi ricevuto un'ottima educazione, con lui a volte è come cavare sangue dalle rape, abbia pazienza Tartaruga...

8:13 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

La Tartaruga in Tre righe Tre ha espresso tre concetti tre diversi.

Peraltro, tutti incompleti...

10:29 AM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

La riduzione cinematografica è terribile, per chi ha amato il romanzo.

Venendo al post: il romanzo è nato dall'incazzatura di sciascia verso tomasi di lampedusa. è una sorta di antigattopardo, almeno negli intenti.

Penso che uno dei segreti del romanzo stia nella scena in cui l'avvocato rivoluzionario tira un calcio ad una pila di libri, pieno di sconforto, durante la perquisizione di casa sua. E in quel gesto c'è tutta l'amarezza dell'intellettuale nei confornti della realtà: i libri non servono, alla fine.

E poi c'è la verità, l'impostura. Forse la verità non esiste, ma esistono le moltiplicazionid della verità, le moltiplicazioni infinite dei sentieri che si biforcano, dell'Aleph che tutte le verità (o meglio: le realtà) tutte le contiene...

O forse ognuno di noi ha la sua verità. Non so. Sulla verità Sciasci ha scritto passi memorabili nel giorno della civetta e, non per caso, li ha messi in bocca a Don Mariano Arena, il boss.

[vado a memoria] ci riempiamo la bocca con la parola verità... è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c'è più né sole né luna, c’è la verità

5:06 PM  

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