sabato, gennaio 06, 2007

Io sto con Sciascia

La polemica sui professionisti dell’Antimafia, originatasi 20 anni fa sulle pagine del Corriere, torna in questi giorni d’attualità. Ad un articolo che esortava i protagonisti dell’attacco a Sciascia a chiedere scusa allo scrittore siciliano è seguito un articolo sull’Unità ed una contro replica di Ostellino ancora sul Corriere.

In sintesi, almeno così l’ho capita io, Sciascia fu accusato di rompere il fronte Antimafia rendendolo di fatto inefficace. Alcuni, giornalisti noti, arrivarono ad insinuare che il nostro fosse addirittura colluso con la mafia e si arrivò addirittura a descriverlo vestito di bianco con panama in testa , intento a sorbire granite in noti caffè in odore di mafia.

La polemica, a mio parere, cadde nel grottesco. Sciascia, che come ogni siciliano immagino sappia cosa sia la Mafia (se non fosse cosi radicata nella società non sarebbe definita l’anti-Stato e va da se che averci avuto a che fare non significa essere colluso o complice), credo si limitasse ad una questione di metodo. Una critica ad un sistema di lotta che stava diventando appunto professione con tutte le storture legate a questa trasformazione.

Oggi la polemica ritorna con gli stessi toni. Ciò che sorprende è che a distanza di 20 anni ancora non si sia in grado di fare il punto della questione. La Mafia non ha vinto ma non ha nemmeno perso: ha subito colpi mortali e ne ha inflitti di tremendi. Ma si è trasformata adattandosi alla sfida dello Stato. Ma credo che guardando alle parole di Sciascia si potrebbe forse dire che aveva torto o ragione.

Ciò che indubbio e che ancora oggi chi, in situazioni di emergenza o presunta tale, critica il metodo (vale per l’Iraq, vale per l’Iran, vale per la presenza dei Mussulmani in Italia e vale insomma per ogni questione che divide) non passa semplicemente per uno che ha un’idea diversa per arrivare allo stesso risultato ma per un disfattista, uno privo di valori o, peggio, un traditore dell’occidente e del proprio Paese.

Ieri, Ostellino, faceva un paragone con la Resistenza. A suo dire l’antifascismo è stato fatto passare per sinonimo di democrazia quando in realtà era una miscuglio di democratici e totalitaristi (affermazione tutta da valutare) e chi osava rompere questo fronte veniva messo, come accadde a Sciascia, alla gogna. In seguito, a sentire i tanti revisionisti di oggi, il mito della Resistenza avrebbe cancellato la verità sulla fine del Fascismo e sulla Liberazione. La causa di tutto: la sinistra che ha monopolizzato la Resistenza stessa.

La cosa mi ha fatto riflettere.

Nell’Arma dei Carabinieri, nel dopoguerra, i reduci della resistenza furono in pratica accantonati e costretti quasi a nascondere il loro passato a beneficio di parecchi reduci di Salò. Solo negli anni ‘80 alla Bandiera dell’Arma fu concessa, su pressione del Generale Dalla Chiesa, la medaglia d’oro per la partecipazioni di diversi militari alla Resistenza. La storia del nostro Paese è invece costellata di golpe e trame piu’ o meno nere in cui parecchi reduci di Salò hanno giocato ruoli importanti. Di recente dagli archivi americani è emerso che alcuni membri della X Mas (reduci di Salò…) appoggiarono i banditi della banda Giuliano nell’attentato di Portella della Ginestra contro braccianti ed operai che festeggiavano una vittoria della sinistra alle elezioni.

Nella lotta al comunismo e nel legittimo tentativo di contenimento dell’egemonia sovietica spesso si scese a compromessi che non solo limitarono la sovranità italiana ma furono solo coperture per interessi particolari che poco avevano a che fare con la Ragione di Stato.

Scrivere queste cose oggi o in passato, come fece su altri temi Sciascia, significa essere tacciati di comunismo e di essere “trinariciuti”.

Se lo scopo, il contenimento dell’espansione sovietica, era legittimo, troppo spesso questo nobile movente fu invece il pretesto per manovre illecite che attentavano in alcuni casa alla Democrazia. La critica a questo sistema non era tollerata e non lo è ancora.

E’ piu’ comodo dire che la Resistenza è un mito che e che gli sbandati dell’Esercito che si unirono alla Resistenza difesero l’onore come chi si schierò con i Nazisti nella Repubblica di Salò (nulla toglie alle buone intenzioni di alcuni che lo fecero ma questo non significa che fu onorevole).

E’ piu’ comodo dire che la critica di Sciascia fu legittima mentre la critica all’Iraq o al metodo con cui la sinistra fu tenuta lontana dal Governo per decenni è pretestuosa e proditoria.

Sarebbe bello che lo stesso atteggiamento fosse applicato in tutti i campi. Indipendentemente dla sentirsi di destra o di sinistra.

Io sto con Sciascia…sempre…


Guglielmo
Creative Commons License