domenica, dicembre 17, 2006

Pene, d'amor perduto

Io e Big Sandrone ci serviamo dello stesso “verduraio”. Un banchetto di frutta e verdura che il sabato, durante il mercato rionale, da il meglio di sé. Il banco è una distesa di colore, uno sfregio sull’asfalto e nella puzza di gas di scarico. Un piacere comprare clementini aspri, pomodori sugosi ed odorosi di terra, mele croccanti, venate di una secca dolcezza, e noci grosse come cocchi.

Al banco ci sono cinque o sei giovani di ogni razza e credo che inscenano, ogni sabato, uno spettacolo ogni volta nuovo. Urlano, si insultano, si maledicono, si sfottono, fanno commenti di grana grossa il tutto su uno sfondo variopinto come un arazzo normanno.

I nostri, per inclinazione e professione, cercano di fregare il cliente. Il mercato, si sa, è un suk. I prezzi variano, la qualità varia a seconda della bancarella, dell’ora e del cliente.

Bisogna comprare sapendo che la fregatura è in agguato e che, per quanta attenzione si presti, è facile tornare a casa con un ananasso un po troppo in là o con una sacchetto di coste buono per un esercito e fresco, al massimo, sino al pranzo della domenica.

Quello che Big Sandrone non comprende, o che forse comprende benissimo ma che nel suo mondo manicheo rifiuta, è che mentre le multinazionali e le grandi catene di distribuzione ci fottono in mille modi ma lo fanno su carta intestata, con carte personalizzate,con etichette variopinte e con testimonial d’eccezione il mercante da mercato è in una trincea in cui la linea di fuoco tra lui ed il cliente passa per la bilancia e lo scontro non è un cannoneggiamento anonimo ma un furioso corpo a corpo.

E Big Sandrone, in questa sporca battaglia, è un maestro.

Se il mercataro tenta di vendergli le fragole in novembre lui lo rintuzza: “No le fragole no! Ce l’hai l’anguria?”
“No!” risponde
“E allora niente…dammi due finocchi!”

Se il mercataro piange per il lo scarso afflusso di clienti lui organizza tra i presenti una colletta in suo favore.

Se dalla bancarella gli vengono proposte pesche in dicembre lui, serio, chiede al loro posto la Papaia.

Se il mercataro tenta di rifilargli 20 carciofi lui, con gesti teatrali, urla “Aho, mica ho un ristorante!”
Ed alla domanda “Quante te ne do?” “E…” risponde “ dammene una cinquantina di chili!”

Insomma uno spettacolo nello spettacolo.

Anch’io, nel mio piccolo, ho le mie strategie. Se mi servono 10 zucchine, ne chiedo due (nel sacchetto ne metterà 8). Se mi servono frutti speciali, li chiedo per ultimi, come fosse una concessione all’insistenza del bancarelliere. Se mi propongono frutta e verdure che non voglio ribatto “ ne ho ancora da settimana scorsa!” Oppure”sto facendo la spesa per due giorni perché poi settimana prossima siamo in montagna!”. A volte, quando la mia sconfitta è palese, mi rifaccio boicottando per un paio di settimane la bancarella ma poi, inevitabilmente, vista la buona qualità dei prodotti, il gioco riparte.

Ma un paio di settimane fa , l’irreparabile. Sandrone, forse qual giorno un po nervoso, ha avuto, un dissidio sul resto. Io credo, ne sono certo, che si sia trattato di un fraintendimento perché Sandrone è cliente generoso e perderlo per quattro euro sarebbe davvero da idioti.

Sta di fatto che da due settimane circa Sandrone non viene piu’ al mercato.

Il titolare è in ambasce. Uno perché Sandrone è ottimo cliente e due perché anche lui si divertiva.
Ed allora, dopo i soliti pianti e le solite recriminazioni, mi regala una cassetta di clementini per i miei (che io incamero…), una Stella di Natale enorme (che io riciclo…) o mi sconta l’ananas e le noci. Come un innamorato mi chiede “E tuo padre? Gli passerà?”

Ed io lo tranquillizzo “Ma si…mio padre deve riflettere…ma vedrai si stancherà della frutta dell’Esselunga!” ed intanto, per il mio lavoro di tessitore di pace, incasso i bonus.

Poi, verso le 9 del sbaato squilla il cellulare: “Allora? Cosa ti ha detto?”
“ma chi?” risposdo a mio padre
“Il mercataro…”

Insomma…pene d’amor perduto…

Il Maresciallo
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