venerdì, dicembre 01, 2006

Joyeux Noel

Il Natale è diventato, nel tempo, un giorno gioioso perchè liberatorio. E non liberatorio dal Male e dal Peccato ma liberatorio dal Natale stesso. La fine dell’estenuante periodo pre- natalizio.

Gia qualche giorno fa un amico mi confidava: “Oggi sono stato tutto il giorno in giro per regali cosi mi sono tolto dai coglioni un po di roba!”

E questo è lo spirito dominante. (anche il mio che sono già in ansia da regalo: a quello farò un regalo? Ma sei poi lui non me lo fa si offenderà? E se lui me lo fa ed io non lo faccio?).

Nel consueto delirio consumistico spendiamo cifre esorbitanti per puttanate incredibile sforzandoci di immaginare un regalo sorprendente o utile che finirà poi dimenticato in qualche cassetto o su qualche scaffalo (l’indotto poi è mostruoso. Pensiamo agli imballi, alla plastica, ai trasporti...ogni oggetto non solo si abbatte sullo spirito natalizio di ciascuno come una scure ma anche sull’ambiente circostante).

Per riscoprire lo spirito del Natale invito dunque alla visione d Joyeux Noel.
Un film sulla notte di Natale del primo anno della Grande Guerra.

Il regista ha raccolto una serie di episodi di fraternizzazione avvenuti durante la prima guerra mondiale tra tedeschi, francesi e britannici e li ha sorprendentemente condensati in questo film.

Un film semplice con sentimenti semplici che fanno quasi sorridere lo spettatore smaliziato di oggi.

Ma piano piano il film, che inizialmente appare poco credibile, commuove proprio per la sua semplicità e purezza. Nel cuore della terra di nessuno, sporchi del fango delle trincee, lontani da casa, uomini ossessionati dal nemico e dalla paura riscoprono non solo lo spirito del Natale ma quello cristiano (e non) della fratellanza.

Inizialmente la visione della spettatore è quella del soldato. Si vede il profilo della trincea oltre il quale, da una parte e dell’altra, si sente lo sguardo rapace dei cecchini.

Ma la notte di Natale qualcosa accade. Un tenore tedesco, arruolato a forza, si ritrova sul fronte a cantare “Stille Natch” per i commilitoni. Mentre la suo voce si fa strada struggente nei cuori dei soldati e nel gelo delle trincee, dall’altro capo della terra di nessuno una cornamusa scozzese si leva ad accompagnare quella voce tonante. Da un lato e dall’altro ci si accorge che “di la” non ci sono demoni ma uomini che soffrono, provano gli stessa nostalgia di casa lo stesso orrore di fronte alla guerra.

E qui l’immagine piu’ bella. Mentre il tenore, con un albero di Natale gentile dono del Kaiser, avanza nella terra di nessuno la telecamera sale dalla trincea mostrando il campo di battaglia dall’alto per quello che è: un fazzoletto di terra, martoriato dalle bombe e cosparso di corpi.


In quel piccolo albero di natale, nella potente canzone natalizia e nella struggente cornamusa lo spirito del Natale si condensa. Gli uomini, ipnotizzati, escono dalle trincea e fraternizzano.

Alla fine la sorpresa dello spettatore non è più per la semplicità dei sentimenti rappresentati(che credo che nelle situazioni estreme come la guerra si condensino nel cuore dell’uomo) ma per l’odio che non troppi anni fa ha dilaniato l’europa.

Un film da vedere, magari nei gironi di Natale, per riscoprire lo spirito natalizio.

Un film anche oper chi pensa che in ogni uomo, oltre la linea della trincea, ci sia per forza un nemico.


Guglielmo
Creative Commons License