martedì, ottobre 03, 2006

In caso di rissa

Ieri Riccardo si è reso protagonista di una rissa al limite dell’incredibile. La sua insegnante, Nadia, al momento della riconsegna, guardando la Susy con occhi sgranati si è limitata a dire:
“Non lo conoscevo così...non si riusciva a dividerlo da Andrea...”.

Andrea è quello che mia madre definiva, quando io ero bambino, un “caratteriale”.

“Caratteriale” nell’accezione di mia madre, è un bambino aggressivo, instabile emotivamente, umorale e difficile alla relazione ed all’inserimento coerente nella dinamica di gruppo. Quello che in pratica mio padre, nella sua accezione, definirebbe una testa di cazzo.

Il soggetto in questione circola infatti per l’asilo con un passo rigido, marziale (ricorda quasi il passo dell’oca), provocando con pugni e calci gli altri bambini. Mostra giochi di sua proprietà invitando gli altri bambini al gioco per poi negarli.

Gli occhi azzurri, chiarissimi, quasi trasparenti, ricordano le descrizioni che fecero coloro che ebbero la fortuna (si fa per dire...) di vedere da vicino Hitler. A ben guardare anche il ciuffo del soggetto, è il tipico riportino in voga nella Gioventù Hitleriana negli anni immediatamente successivi al 1938.

Non vorrei, con questa descrizione, dare l’impressione di un padre schierato.

In realtà ho cercato di capire. Dopo un breve preambolo sulla fiducia e sulla sincerità che deve regolare i nostri rapporti ho chiesto al giovine virgulto di narrarmi la vicenda.

Il piccoletto, ovviamente, ha subito messo le mani avanti: “Ha iniziato lui!”. Avendo ben capito che è chi inizia che conta...
“Raccontami bene...” ho detto con voce comprensiva.

“Allora...io stavo giocando...l’Andrea cattivo (in effetti su questo bambino gravano dei preconcetti che forse lo inducono a tener fede all’immagine che tutti hanno di lui...) è venuto e voleva i miei giochi e mi ha spinto. E poi è arrivata Giada e anche lei lo ha picchiato PUM PUM PUM” intanto a mano aperta mimava i fendenti.

Domande mirate sulla vicenda ottenevano come unico scopo quello di confondere ulteriormente le acque. Quando nel racconto sono comparsi Lafayette, Napoleone (degli Aristogatti...), la Legione Romana “Fulminante” e Capitan Uncino ho capito che la verità sulla rissa non sarebbe mai emersa.

Allora ho cambiato strategia. Mentre dentro di me mi sentivo gratificato di non essere il solito padre che dice al figlio “Colpisci forte, colpisci duro e colpisci per primo” ho iniziato a citare l’episodio in cui, con somma magnanimità e spirito pacifico, Simba, protagonista del Re Leone, perdona il perfido Skar.
“Solo quando Skar torna a colpire Simba alle spalle, allora Simba reagisce”.

“Se un bambino arriva e ti spinge, tu non reagire...ti allontani dicendo “Non voglio picchiarmi con te!”. E’ piu’ forte chi non reagisce di chi picchia senza motivo. Se poi sei messo alle strette, se il bambino cattivo insiste, e non hai alternativa, allora difenditi con tutta la tua forza! Hai capito...?”
“Si papi!”“Devi essere forte e generoso come Simba!”
“Si papi!”
“Allora...ricapitolando...se si avvicina un bambino, ti spinge e si vuole picchiare tu cosa fai?”

Lui ha sorriso con aria complice, di quello che è andato oltre, e fiero mi ha detto “ Gliele suono!”

Ho ritenuto opportuno spiegare al piccoletto la memorabile “presa ascellare da parte di sentinella” e l’utilizzo del Tonfa (specie di manganello) nell’ordine pubblico.


Guglielmo
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