giovedì, ottobre 19, 2006

Cuore di tenebra

Riccardo, nei giorni scorsi, si era reso protagonista di un episodio inquietante. Istigato da Andrea, il caratteriale, sulla via di ritorno da casa aveva sputato sulle macchine in sosta.

Lo avevo blandamente ripreso spiegando che non bisognava seguire i cattivi esempi e che il gesto in se era deprecabile.

Ieri Riccardo si è ripetuto. A differenza della volta precedente, l’ho desunto dal racconto della Susy, l’istigatore è stato mio figlio.

Mia moglie ha dunque richiesto un mio intervento.

Già qui ci sarebbe da dire. Perchè devo intervenire io? Cosa posso dire io che non può dire anche lei?

Al mio rientro, verso le 19.45, Riccardo, visionando Cenerentola, stava consumando sul divano le “castagnette” che amorevolmente avevo preparato per lui al mattino.

Dopo aver cenato, mentre si preparava per la notte, l’ho chiamato in cucina.

“Cosa hai fatto oggi?” ho chiesto duramente.
“Cosa...?” ha detto lui. Nei suoi occhi, in un lampo, ho visto che ripercorreva la sua giornata in cerca di zone d’ombra. Deve averne trovata piu’ d’una perchè è rimasto in sospeso attendendo che focalizzassi la richiesta.

“Hai per caso sputato sulle macchine mentre tornavi dall’asilo?”
“Si...”
“Cosa ti avevo detto?”
“Che non si fa...”
“E allora perchè lo hai fatto?”
“Perchè volevo...”
E’ intervenuta Susy per sottrarlo al confronto: “Andiamo a lavarci io denti Riccardo...”.
Lui ha colto al volo la mossa della madre e si è defilato.

In questo preciso momento la realtà si è sdoppiata. Il padre ha visto una cosa, la madre, testimone del confronto, un’altro.

In quelle parole, nel suo sguardo, nel suo atteggiamento, io ho letto una sfida. Una sfida alla mia autorità. Mia moglie, invece, nel tono di voce ha sentito un’incrinatura. Un accenno di magone struggente che mostrava come il pargolo si fosse pentito del dolore arrecato.

Rapidamente ho meditato le seguenti soluzioni: prenderlo di peso ed assestargli un paio di sberle sul sedere, continuare il monologo o minacciare una giusta punizione.

“Se vengo a sapere che hai sputato ancora sulle macchine per tre sere non vedrai cartoni animati! Chiaro?” ho concluso.

A questo punto il piccoletto ha dato segno di capire che non scherzavo e che la mia disapprovazione aveva raggiunto il colmo.
Qui, sua madre, ha letto disperazione. Il panico, a sentir lei, si è impossessato del virgulto.

Dopo il lavaggio denti e le solite abluzioni serali il piccoletto, sereno, è venuto a salutarmi.

“Mi racconti cosa è successo ai micini al lavoro oggi?” (ogni sera mi invento una storia con i micini, Lafayette, Napoleone che devastano il mio posto di lavoro e mordono sederi a destra e manca tra i miei colleghi).
“Non so se sei stato abbastanza bravo perchè ti racconti la storia....”

A questo punto il piccoletto, desolato, è tornato sui suoi passi. Mano nella mano di sua madre, dopo pochi istanti, è ritornato indietro.
Sua madre ha messo la manina di Riccardo nella mia e ha detto: “Dai...fate pace...”

A questo punto ho accompagnato Riccardo a letto. L’ho intrattenuto sulle vicende dei micini ed alla fine, visto che era realmente mortificato, ho detto:
“Riccardo, saresti contento se qualcuno sputasse sulla Corolla?”
“No...”
“E allora...non devi farlo nemmeno tu...”“Ma, Andrea...”
“A me non interessa di Andrea. Interessi tu. Quello che tu fai...”
“Io sono stanco!” ha detto stizzito tentando di farmi tacere.
“Ricky.” Ho ripreso conciliante” a volte capita di sbagliare. Basta capirlo e non commettere piu’ lo stesso errore.”
“Ho sbagliato papà...” ha detto sinceramente contrito.
Questa frase ha spalancato un baratro davanti alla mia anima. Aver posto mio figlio di fronte all’errore ed all’inadeguatezza mi è parso, per un istante, mostruoso. Si sarebbe mai ripreso da una simile rivelazione?
“Io ti voglio bene. L’importante è che tu capisca che certe cose non si fanno. Adesso che hai capito è tutto a posto e so che non lo rifarai!”

Rinfrancato mi ha baciato e si è preparato ad affrontare la notte.

Susanna, dopo 20 minuti, è venuta da me.
Nell’ordine ha detto:
Riccardo è geloso di Federico.
E’ molto stanco.
Quell’Andrea ha un influsso negativo sul nostro piccolo Ignazio da Loyola.
La novità dell’asilo lo disorienta.
Mi aspettavo dicesse:
E’ il suo modo di lottare contro l’invadenza della auto nelle nostre città.
E’ sconvolto dal finale di Pocahontas.

Ma non ha osato tanto.

L’unica soluzione, l’unica logica ed accettabile, non l’è nemmeno passata per la mente.

Anche Riccardo, nel suo piccolo, come tutti noi ha un ombra nel cuore. E’ quella porzione, spesso incontrollabile, dove alloggia il nostro cuore di tenebra. Dove si realizza la nostra adesione al male.

Ma questo, per una madre, è inconcepibile. Nessuna madre ammetterà mai che nell’amino del figlio esista questa zona d’ombra. Nessuna madre ammetterà mai la finitezza del figlio e mai ammetterà che quest’ultimo sia posto di fronte ai suoi errori ed alle sue debolezze.

Persino nella Bibbia , nella parabola del figliol prodigo, la madre è assente. E non perchè non è rilevante ma perchè è assodato che in qualsiasi caso riaccoglierebbe il figlio che “ha ucciso” i genitori. E’ il padre che riaccoglie il figlio, perchè è il padre che lo ha posto di fronte a se stesso ed alla realtà.

Per questo hanno inventato i padri...per ricordare ai figli che tutti abbiamo un cuore di tenebra...

Guglielmo
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