venerdì, settembre 08, 2006

Il quarto pilastro della previdenza

Come è noto i pilastri della previdenza pensionistica sono tre. Quello obbligatorio, quello di categoria e quello facoltativo. Da ieri sera, ho scoperto, c’è un quarto che ora vado ad illustrare.

Verso le 22, su una rete locale, il Ministro del lavoro (Ds) in diretta dal Festival dell’Unità di Milano, ha spigato alla mia generazione la sostanza del quarto pilastro.

A domanda precisa (“Ma uno che oggi ha 35 anni, che aspettative ha sulla pensione?cosa direbbe ad uno di 35 anni che le dice: ma io andrò mai in pensione?”).

Il ministro, che in realtà poteva essere di qualsiasi schieramento o partito perchè rappresentante di una lobbie trasversale , ha spiegato con toni soporiferi il meccanismo pensionistico.

La sua generazione godrà di una pensione calcolata su gli ultimi 5/10 anni lavorativi (quindi quelli con la retribuzione piu’ alta) mentre suo figlio avrà una pensione calcolata su tutta la vita lavorativa (considerando precariato, innalzamento dell’età pensionabile e via dicendo).

La ciliegina è che la pensione di suo figlio non è al momento prevedibile e, di conseguenza, ma questo il ministro lo lascia intendere, non si sa nemmeno se sarà sufficiente.

Applausi. La telecamera mostra la platea. Anziani, cinquantenni sbracati e sudati e clienti in versione rivoluzionaria del ristorante cubano sono estasiati dalla sintesi del ministro.

A questo punto vorrei infilare pantaloni e polo sudata e correre con le mie Puma verso l’area del Festival. Irrompere nello stand dove il dibattito ferve ed intervenire:

“Cari compagni, i miei nonni hanno fatto la guerra. Hanno combattuto in Grecia, Albania e Africa. Sono stati prigionieri di guerra, hanno sofferto la fame, la paura e la dittatura. Sono morti prima della pensione o dopo pochi anni, se non mesi, dall’inizio del meritato riposo. Le mie nonne in vita godono di pensioni ridicole e vivono grazie ai frutti di una vita di lavoro e sacrifici.

Ma cari compagni, la generazione di quelli nati poco prima della Seconda Guerra Mondiale (onore sempre al soldato sovietico che ha combattuto contro l’invasore nazista) o subito dopo che cazzo ha fatto? Hanno goduto del boom economico. Hanno goduto della spartizione delle ricchezze di questo paese, hanno goduto di posti di lavoro monolitici e strapagati, di pensioni baby e dorate, hanno goduto di lottizzazioni, spesa pubblica fuori controllo, bustarelle e raccomandazioni. E chi paga il conto? La mia generazione....

Perchè cari compagni invece di punire la vecchiaia chi non ha goduto iniziamo a punire chi ha goduto ed ha pensioni che accumula in banca come formichine impazzite?

Perchè chieder di pagare ai giovani che poca percezione hanno della loro pensione e che probabilmente avranno una pensione inadeguata?”

Levata di scudi. I cinquantenni sudati si leverebbero urlando “Ue’ pirla! Noi abbiamo lavorato 30 anni! 30 anni di contributi!”
A questo punto, poco prima di arrivare alle mani, direi: ”Ma perchè simpatico 50nne che sverni in Liguria, i miei fottuti 35 anni di lavoro (che sto facendo) vessato da tagli ai costi, da pressioni, instabilità del posto e via dicendo varranno meno dei tuoi 30 pacifici anni di lavoro?”

Già, perchè il punto è questo. Perchè dobbiamo tagliare pensioni maturate su redditi già in proporzione piu’ bassi quando ci sono tantissimi pensionati che prendono pensioni maturate su pochi anni di lavoro o comunque pensioni abbondanti?

Perchè in questo paese sazio, vecchio e disperato, i pensionati e quelli prossimi alla pensioni sono una casta intoccabile di reduci. Gli statali e parastatali nullafacenti ancora di piu’ .Una riserva di voti inesauribile che nessuno oserà mai toccare. Ed allora addosso ai giovani che pagheranno quando saranno vecchi e disperati, e che ora nemmeno percepiscono cosa sia l’età della pensione.

Ed ecco comparire il quarto pilastro della previdenza. Quello che, perdonate la brutalità, cari lettori, ci stanno piazzando nel culo!
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