lunedì, luglio 03, 2006

Riflessioni della vigilia

L’aria, il bitume ed il cemento, bollendo, diventano vischiosi. Sembrano rallentare pensieri e movimenti restituendomi la Milano estiva della mia infanzia. Una Milano, quella, più lenta. Meno frenetica.

Ricordo, bambino, l’impietoso colare della luce che arroventava anche gli angoli piu’ nascosti.

Ricordo le persiane chiuse, le zaffate d’aria fresca ed odorosa che uscivano dalle cantine delle vecchie case ed i marciapiedi fondere sotto il peso dei cavalletti delle moto dai sellini stinti dal sole.

Era la Milano di agosto. La Milano di chi restava e guardava, nel calore opprimente, con silenziosa solidarietà a chi era restato. Ci si sentiva non naufraghi, ma custodi di un’immensa scintillante fortezza lasciata momentaneamente sguarnita.

Come se la città, rinchiusi i negozi e le botteghe dietro massicce serrande, potesse finalmente mettere in mostra i vecchi palazzi, le suggestive chiese e mostrasse allora il suo vero volto.

I cantieri, fermi per la pausa estiva, dalle ferite in attesa di essere rimarginate con il bitume, mostravano archi di mattoni e cunicoli che affondavano nel buio gelido.

Un paio di anni fa, io e la Susy, forse a fine Luglio, partecipammo alla visita guidata al Castello Sforzesco: giro che comprendeva merlate e segrete. La sotto, qualche metro sotto il Parco Sempione, una pericolante volta più antica del Duomo sospesa sul capo, era possibile sentire il respiro freddo della città sepolta.

Là sulle merlate, ascoltando la preparata guida, era possibile vedere Milano illuminarsi alla luce della Storia. Una storia che affonda nei millenni ed arriva sino alla seconda grande guerra.

Milano, in agosto, è ancora così. Ascoltandola e guardandola è possibile che si mostri ancora nei suoi mille dimenticati splendori. E, aggirandosi per le vie della periferia e del centro, è possibile smarrirsi inseguendo l’eco di indecifrabili promesse.

Venerdi scorso ho accompagnato, per l’ultima volta perché poi cambierà asilo, il mio piccolo Riccardo al nido. Quando sono risalito in macchina mi ha assalito un po di nostalgia. Dall’anno prossimo infatti il piccoletto andrà in una scuola vicino a casa e quindi, gioco forza, verrà meno i nostri 15/20 minuti trascorsi in solitudine sulla Corolla. Tutto il nostro piccolo mondo di giochi, scherzi e abitudini, dove lui sapeva esattamente cosa avrei detto poco prima che lo dicessi e viceversa, si dissolverà.

Domani è il 4 luglio. Verso mezzogiorno nascerà Federico. Ho comprato, in accordo con la Susy, un bellissimo libro illustrato sui pirati. Lo abbiamo incartato e domani, quando il prof vedrà suo fratello, gli diremo che Federico se l’è portato dietro per donarglielo.

Mi rendo conto, e non posso negarlo, che l’arrivo di Federico è tutto visto nell’ottica del Prof. Se paragono la capacità di interazione di Riccardo con quella di Federico mi pare di paragonare una Porcshe 911 con una Panda 750.

Sono anche sicuro che domani, quando quel piccolo batuffolo sarà tra le mie braccia e la nostra famiglia non sarà piu’ di tre persone, ci chiederemo, io e la Susy così come ce lo chiedemmo quando nacque il nostro primo figlio, come abbiamo vissuto sino ad oggi senza di lui…


Guglielmo
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