martedì, luglio 18, 2006

In mutande e canottiera

Poca fa, prima di essere tratto da una forza invincibile, ero a letto. Prima di addormentarmi ripensavo a ciò che la Susy, nella consueta telefonata serale, mi ha raccontato di Riccardo. Stasera, mentre Susy era nel soggiorno della casa che abbiamo affittato nei pressi di Erba, la banda degli alpini del paese suonava in piazza sino a schiantarsi i polmoni. Quest’orgia patriottica copriva il pianto del piccolo Federico. Ricky si è alzato dal suo letto ed è andato ad avvisare Susanna: “Mamma Fede piange! Corri!” le ha detto allarmato.

Susanna ha cullato un pò il piccoletto e poi è tornato da Riccardo cui aveva promesso una decina di minuti di coccole. Nel cuore del loro rito serale, quella decina di minuti in cui Susanna è di esclusiva proprietà del nostro primogenito, Federico ha ripreso le sue lagnanze. A quel punto la madre si trovava spiazzata. Doveva decidere a chi prestare attenzione. Allora ha detto a Ricky: “Senti Federico che piange? Devo andare da lui…ha fame forse…dobbiamo smettere con le coccole.”. Lui ha compreso e le ha detto: “Vai mamma. Buonanotte…”. Quando Susanna è tornata, dopo aver placato il Fede, Riccardo dormiva sereno.

Quando mia moglie mi racconta queste storie mi viene voglia di partire da casa per andare a dare un bacio sulla testa al mio topo.

Mentre ripensavo a questo mi sono tornati in mente due episodi. Ieri pomeriggio, nel calore domenicale, io e Riccardo ci eravamo distesi sul parquet. Con penne ed evidenziatori lavoravamo su alcune schede provenienti dagli zii romani. Su una scheda, con un orologio che progressivamente si trasformava in “O”e poi nella parola, io e il piccoletto ci esercitavamo a trovare tutte le “O” e a pronunciare : OROLOGIO.

Lui diceva “OROGIOLO” ed io ridendo lo correggevo. Riccardo capiva di pronunciare male la parola ma faticava a correggersi. Allora io facevo “Ricky….O-RO-LO-GIO”. e lui: “O-RO-GIO-LO” e rideva. Poi a fatica, facendomi il verso, facendo smorfie con la bocca ed alzando le sopracciglia verso il cielo diceva “O-RO-LO-GIO” e rideva. Mentre eravamo così impegnati ad un certo punto Federico, che dormicchiava a pochi metri da noi, ha iniziato a piangere. Riccardo si è immediatamente interrotto e dicendomi”aspetta!” è corso da lui. Con tono dolcissimo e carezzandogli la testa diceva “Cosa c’è Fede? Non preoccuparti…sono qua io…”. Tornava poi da me pronto a riprender il lavoro…

Venerdi sera, dopo due giorni e mezzo di imbiancatura, stremato da caldo e pennelli sono tornato dalla mia famiglia. Riccardo mi aspettava come la manna. La sua piscinetta, teatro di spettacolari acrobazie, era piena di insetti e foglie. Lui, dopo aver accusato la madre di negligenza (“Mamma te lo avevamo detto!” si lagnava lamentoso agitando la mania in aria) guardava a me come la panacea di ogni male: “Papi, dobbiamo pulirla!”. L’unico modo era svuotare la piscina. Dopo aver provato utilizzando un paio di principi fisici che evidentemente devo aver capito o applicato male mi sono rassegnato all’utilizzo di un secchio marchiato “Standa”. Mentre trascinavo il secchio dalla piscina alla grondaia (con il timore di veder comparire qualche vicino incazzato cui avevo infradiciato qualche parete) pensando che la capacità della piscina, stimata sulla confezione, era di circa 790 litri e che il secchio ne conteneva circa 10 (ma che la piscina era piena poco più che a metà…) lui, in mutande e canottiera con occhiali da sole rossi da Top Gun e cappello azzurro da pescatore, mi correva di fianco incitandomi: “Dai papi! Queste brutte zanzaracce… (ogni oggetto volante è una zanzaraccia…). Quando mi vedeva fiacco mi strappava il secchio dalle mani e si faceva un giretto portando un paio di litri alla grondaia. Alla fine, quando il fondo della vasca e comparso finalmente asciutto il picoletto puntando il dito al cielo ha esultato come se avessimo svuotato il Lago siberiano Bajikal “Bravissimo Papà! Domani faccio il bagno!Posso?”. “Certo..” ho risposto stremato ma felice…

Il Connestabile, una sera, mi ha chiesto perché scrivo così tanto dei mie figli. Perché vedendo “Peter Pan” di Spielberg mi è rimasta impressa una frase che la moglie dice a Peter adulto. “Devi dare retta ai tuoi figli. Ora sono loro che cercano te e vogliono le tue attenzioni. Ma questo durerà quanto? 8 o 9 anni…non di piu’…poi passerai la vita a rincorrerli…”. Io passerò la vita a rincorrerli ma sapendo che ho sfruttato al meglio questi intensi e bellissimi 8 o 9 anni. E quando mi verrà nostalgia di questi giorni sfoglierò le pagine del Conciliabolo e riassaporerò la magia trascorsa…


Guglielmo
Creative Commons License