venerdì, aprile 14, 2006

Il prigioniero di Azkaban

E.D. si presenta davanti al grosso cancello grigio incrociatore puntuale alle ore 8.18 di un qualsiasi lunedi. Timbra e parcheggia la Golf nuova in un angolo nel quale incaute manovre non possano sfregiarne la scintillante scocca. Entra nell’enorme sala in cui lavora, saluta tutti, avvia il terminale della sua postazione, collega le cuffie tramite le quali colloquia con i clienti e di inizia la sua giornata lavorativa. Sono circa le 8.35. inizia, probabilmente, a sentire un po di pressione alla vescica. Getta uno sguardo alle code dei clienti e decide che può prendersi un paio di minuti per la minzione.

Sino a qui nulla di strano. Ma qui E.D., circa 30 anni, di Settimo Mil.Se, commette un errore imperdonabile. Entra infatti in uno dei 4 bagni situati al pianterreno, il piu’ vicino alla sala in cui lavora, ed si infila, le mani che già ghermiscono i bottoni dei Levi’s, malgrado tutti siano ugualmente puliti e egualmente vuoti, nel bagno di mezzo. Chiude la porta e gira la chiave fissa della serratura. Posso ora descrivere le sue sensazioni perché ciò che vado raccontare è accaduto anche a me, con la differenza che io, per pura fortuna, ne sono uscito. E.D., da ora il Prigioniero di Azkaban o, piu’ semplicemente il prigioniero, si riassetta la camicia nei pantaloni ed apre la serratura. Nulla. La chiave di plastica non fa cenno di voler ruotare. Il prigioniero, ancora tranquillo, getta la spalla destra, seguita da tutto il peso del suo corpo, sulla porta e cerca di aprire la serratura. Niente. Armeggia con la maniglia e la spalla ma nulla. Il panico, sottile, inzia ad infiltrarsi dalla griglia che alle sue spalle sbocca nell’impianto di condizionamento. Sono le 8.40.

“Cazzo!” dice quasi sicuramente sottovoce. Buona parte della forza che ora esercita sulla maniglia e sullo scivoloso pezzo di plastica nero che funge da chiave si disperde in quella parola rabbiosa. Ripensa alle volte in cui ha stentato ad uscire da quello stanzino piastrellato di bianco ed illuminato come una distesa artica dall’asettica luce al neon posta sopra lo stipite marrone.
“Cazzo!”. Immagina già la voce che dalle fondamenta della struttura sino ai piani alti scorrerà a breve di bocca in bocca in bocca. Da centro elettronico registreranno un aumento improvviso, quanto inspiegabile per chi non è li, di mail che partono dalla periferia dell’Impero per giungere sino ai colleghi che ora sono segretarie di veri pezzi da “90”, semplici addetti operativi o giovani rampanti in carriera. Di bocca in bocca…”Oh, un collega stamattina è rimasto chiuso nel cesso, hanno dovuto chiamare i pompieri per liberarlo!” la voce, come in tutti gli ambienti popolosi, si ingigantirà di bocca in bocca, qualcuno aggiungerà fronzoli barocchi ed il disastro sarà completo.

A questo punto si entra nel campo delle illazioni. Il prigioniero ha con se un cellulare? Lancia urla nel silenzio angoscioso dei corridoi che si riempiono normalmente solo dopo le 9? Sta di fatto che qualcuno viene avvisato. Con discrezione cerca di aiutare il malcapitato dall’esterno. Nulla…è necessario un intervento superiore. Viene avvisato il funzionario di sala.
Sono circa le 8.55. entro anch’io in sala. Capisco subito dal fermento che qualcosa non quadra. Raccolgo frammentari informazioni e vengo a conoscenza dei fatti nudi e crudi: “E.D. è chiuso in bagno! Quello che non funziona…” tutti i maschi della sala, almeno una volta, hanno rischiato di rimanere bloccati li dentro.

A questo punto lo spirito del reporter prende il sopravvento. Mi armo del mio Sharp GX25 (con registratore vocale e macchina digitale incorporata) e mi catapulto in bagno. La situazione è tesissima. Il prigioniero parla con voce alterata. Ai piedi della porta, deposti come fiori alla memoria, giacciono impotenti una pinza, un martello ed un cacciavite a stella. In ginocchi di fronte a loro un addetto della manutenzione saltato fuori da non so dove. Scatto un paio di foto per documentare l’evento (torneranno buone la prima volta che si esce a bere una birra con i colleghi…) cercando di cogliere lo sguardo impotente dell’addetto. Ii funzionario urla ordini oltre la porta:
“Aspetta! Mettila su chiuso, ora gira! “
“No! No! Ascolta”
“Prova a girare dall’altre parte! Adesso! non gira???”

Capisco che la situazione è delicata. Siamo sull’orlo del crollo nervoso per il povero E.D.. e’ dunque mio dovere accelerare il processo. Prendo, senza averne l’autorità, la direzione dei soccorsi.
“Provi con la pinza!” ordino all’addetto. Finge di non ascoltarmi. Mi avvicino dunque alla maniglia, raccatto la pinza ed inizio a lavorare intorno alla serratura. Niente. Vista la mia sostanziale incapacità il funzionario riprende il controllo delle operazioni. A questo punto però il prigioniero di Azkaban ha perso la pazienza. “Cazzo. Ascoltami!” urla oltre il sottile pannello di laminato e formica che lo separa dalla civiltà, “Dovete smontare tutta la serratura! E’ rotta!”. Intanto ha ripreso in me lo spirito del reportage d’alto profilo. Avvio dunque la registrazione di brani della conversazione. La mia presenza è ormai di troppo. Prima di tornare in sala, con la voce rotta dal panico urlo, “ E., vuoi che butti giu’ la porta???” la risposta è inequivocabile “MAVAFFANCULO!”.

Il funzionari trattiene a stento le risate e riprende il controllo. Il manutentore inizia dunque a smontare la serratura. Rientro in sala, ma prima di iniziare a lavorare, metto in grio qualche voce sinistra. Nell’ordine:

“Il prigioniero di Azkaban non è solo, ma si è chiuso in bagno in compagnia.”
“E. è prigioniero dalla sera prima ed ha dormito in bagno”
“E.D. è un fannullone e le inventa tutte per non lavorare”
“Il prigioniero di Azkaban è svenuto e si sta valutando l’ipotesi di utilizzare una jeep ariete per liberarlo”
“Sta arrivando una squadra di “Bomberos” di Lisbona specializzati nella liberazione di prigionieri nei cessi aziendali.”
“E.D. ha svitato la grata dell’aria condizionata e sta strisciando, come in “La Grande Fuga” lungo i condotti in acciaio.

Alle 9.40, finalmente, E.D., di Settimo Milanese è libero. Iniziò a far circolare la voce che sia stato pagato un riscatto. Appena il prigioniero di Azkaban rimette piede in sala alcuni si alzano in piedi e lo applaudono. Solo il rispetto della normativa interna ci impedisce di correre ad abbracciarlo.

Alle 9.41 il centro elettronico ravvisa un aumento dell’attività di posta elettronica aziendale…


Guglielmo

1 Comments:

Blogger Tecnologo ha sostenuto

ci voleva Big Sandrone!!!

3:18 PM  

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