lunedì, marzo 06, 2006

Sguardi tra le macerie

E' in edicola un bellissimo volume che raccoglie il meglio degli articoli publicati dall'Europeo tra il 1945 e il 1960: il tema è la ricostruzione. Doveva essere un periodo incredibilmente fertile di idee e di emozioni. Gli uomini, scampati alla guerra, si guardavano attorino ma non vedevano macerie, vedevano opportunità. Sì, c'erano fosrti investimenti di denaro, c'era il piano Marshall, ma non è questo il punto. C'era voglia di rischiare. I miei nonni, entrambi provenienti da più che umili condizioni, si sono buttatti in grandi avventure: uno è diventato broker l'altro ha creato dal nulla un'impresa. tutto da soli. Hanno rischiato. Io mi guardo in giro, vedo i miei amici, i miei conoscenti, e non ne vedo uno che rischi un'onza in qualche impresa. Siamo benestanti, rispetto al passato, abbiamo mille aggeggi tecnologici che aumentano le notre capacità di previsione, comunicazione, gestione, ma non ne facciamo un uso proficuo. Eh, ma c'è il mutuo! Eh, ma sai, è dura! Tutte scuse, secondo me. E' che siamo abituati bene, e tra il rischio di creare qualche cosa e la sicurezza di vivere di rendita, scegliamo la sicurezza. (Per rendita, mi riferisco alla definizione che ne dà Alvi nel suo ultimo libro. Semplificando: se abbiamo da investire, preferiamo comprare un appartamento, piuttosto che una attività).

6 Comments:

Blogger Tecnologo ha sostenuto

segnalo anche che domani con il foglio a 9,9 c'è il dvd con tutti i dieci anni!

11:18 AM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Purtroppo fotografi la crisi del paese.

Su larga scala basta vedere come i nuovi ricchi siano immobiliaristi. Gente che guadagna su plusvalenze di immobili e titoli senza creare valore o posti di lavoro.

e' vero che siamo in cerca di certezze e che abbiamo poca voglia di rischiare. Il probelma credo sia anche l'università Si esce tardi, si trova lavoro tardi e si ha ormai solo voglia di metter su casa e famiglia.

i tuoi nonni avevano due molle fotrissime: bisogno e gioventu!

11:52 AM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

Non è la crisi del paese, è la crisi di tutti noi. Noi svendiamo i nostri sogni per avere quattro mura e il calcio la domenica. Accettiamo un piatto di minestra, un lavoro magari anche decente, ma non costruiamo nulla. C'era un mio amico, architetto, molto creativo, che avrebbe potuto partire con una impresa: moda high-tech, abbigliamento da vela e cose così. Si era appean sposato, aveva delle famiglie solide alle spalle, e una casa (niente mutuo). Ebbene, ha preferito andare a fare l'impiegato!

12:39 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Il paese siamo noi...

E' una questione di curva della soddisfazione. Ognuno si posiziona dove meglio gli aggrada. Il problema è che tutti scegliamo la parte bassa della curva.

12:54 PM  
Blogger Il connestabile ha sostenuto

temo sempre che riferndoci al "paese", la cosa si spersonalizzi troppo. penso piuttosto alle persone che conosco. Posto che poi, qualche esempio di eccellenza c'è.

12:57 PM  
Blogger Guglielmo il Maresciallo ha sostenuto

Grazie...

1:05 PM  

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